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venerdì 17 aprile 2015

LE CITTA' DEL LAGO MAGGIORE : ANGERA

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Angera è un comune italiano in provincia di Varese in Lombardia.
Posta in uno splendido golfo, Angera fu apprezzata e contesa per la sua invidiabile posizione, a controllo dei traffici commerciali nella zona meridionale del Lago Maggiore.
Bella è la passeggiata sul Lungolago alberato di Angera, luogo di mondanità (qui si trova anche il palazzo comunale), con la visione del curioso Isolino Partegora, che affiora per incanto dal lago, rivestito di vegetazione, ma disabitato. Sul lungolago sorge il Santuario della Madonna della Riva: iniziato nel 1657, non fu mai portato a termine. Proseguendo verso nord, la strada panoramica raggiunge, in pochi minuti, il centro di Ranco. Dal Lungolago, inoltre, in soli 5 minuti di navigazione tramite linea pubblica, è possibile raggiungere Arona.
Il Lungolago e la sua Allea sono il principale luogo d’incontro degli angeresi ed ospitano gli eventi principali legati alla vita cittadina, come per esempio il mercato del giovedì mattina o le manifestazioni legate alla Festa del Santuario, a fine giugno.

La presenza umana nel territorio è testimoniata fin dal Paleolitico Superiore grazie ai rinvenimenti risalenti all'Epigravettiano finale rintracciati nella Grotta di Angera, importanti reperti del neolitico provengono inoltre da località Baranzini e dall'area dell'attuale cimitero. Non sono stati ad oggi rinvenuti reperti significativi e sufficientemente abbondanti da testimoniare un insediamento nell'età del bronzo e del primo ferro, ossia all'epoca della famosa cultura di Golasecca, che pure fu tanto importante per tutto il Basso Verbano. Reperti ceramici insubri tardo celtici testimoniano invece una continuità di insediamento a partire almeno dal II secolo a.C. Tra II e I secolo a.C. iniziano a diffondersi nella zona sempre più numerosi reperti romani che testimoniano l'avvenuta romanizzazione dell'area. Nel 49 a.C. anche gli abitanti Angera, come tutte le popolazioni che abitavano il territorio a Nord del Po, divennero cittadini romani a pieno diritto. In seguito il borgo conobbe un forte sviluppo commerciale con lo sfruttamento dell'insenatura naturale di Angera come porto lacuale di scambio per le merci trasportate via acqua lungo Po, Ticino e Verbano, e i prodotti che vi giungevano via terra grazie alla strada Mediolanum-Verbanus. Dal villaggio iniziarono a partire dall'età romana i blocchi di pietra di Angera e il legname dei boschi dell'Alto Verbano, utilizzati sicuramente per la costruzione di importanti edifici milanesi e del territorio. Non vi è certezza sul nome del villaggio di età romana; l'identificazione con il villaggio Sebuinus citato su un basamento scultoreo ospitato nel lapidario della Rocca, è solo una ipotesi, anche perché non si conosce l'esatta provenienza di tale basamento nell'ambito delle estese proprietà borromaiche. Il nome più antico, testimoniato da fonti del X secolo, è quello di Statio, che sembra indicare il ruolo di porto e stazione commerciale svolto da Angera in epoca antica. Il nome muterà nel primo medio evo in Angleria, di non sicura etimologia, ma molto probabilmente derivante dalla contrazione di Ad Glaream ovvero "presso la ghiaia", presente abbondantemente nel terreno alluvionale dove sorgeva il nucleo principale.

Nel Medioevo Angera era a capo di una Pieve che comprendeva paesi delle due sponde del lago. Sul suo territorio, nel 1300, si contavano 20 edifici religiosi. La storia di Angera va però letta anche in chiave militare. Almeno dall'XI secolo al posto dell'attuale Rocca di Angera si trovava una struttura fortificata che poi divenne proprietà degli arcivescovi di Milano. Nel Duecento la struttura passò in mano alla famiglia Visconti, che la trasformò in una maestosa fortezza, in posizione dominante su tutto il paese. Nel 1449 fu acquistata dalla famiglia Borromeo, attuale proprietaria. Angera assunse titolo di Città nel 1497, per nomina di Ludovico il Moro. Il fascismo annesse al comune Barzola e Capronno. Nell'aprile del 1954, con decreto del Presidente della Repubblica, Angera venne ufficialmente denominata città. Nel settembre 2014 sono stati celebrati i 60 anni della città, con una festa che ha coinvolto la Protezione Civile nazionale, regionale, provinciale e locale.

La storia di Angera è narrata nel Civico Museo Archeologico, sito in via Marconi 2, nel centro del Borgo antico. Il museo è situato in una bella palazzina quattrocentesca con portico colonnato. Al pian terreno dell'edificio si trovano l'Ufficio Turistico, il Lapidario, con importanti stele ed epigrafi di età romana, e la sala conferenze. Il primo piano ospita la sezione preistorica e quella romana. Nella sezione preistorica sono conservate le testimonianze della più antica presenza dell'uomo nel territorio varesino, dal Paleolitico superiore all'età del Rame; oltre ai reperti provenienti dalla Grotta di Angera e da numerose località della zona, sono esposte anche riproduzioni di archi, frecce ed asce preistoriche. La sezione romana presenta al pubblico la storia del vicus in età romana, quando raggiunse grande prestigio come luogo di scambio commerciale e di incrocio tra la via fluvio-lacuale costituita da Po, Ticino e Verbano e la strada carrabile che da Milano conduceva al Verbanus, giungendo proprio ad Angera nella attuale Via Greppi. Le prime vetrine di questa sezione ospitano reperti rinvenuti in occasione di scavi e recuperi archeologici nel borgo. I reperti più antichi risalgono ad epoca tardo-celtica e repubblicana e contribuiscono a raccontare la fase della romanizzazione del territorio. Sono molto significative anche le testimonianze della prima età imperiale, che ci mostrano un villaggio al centro di commerci tra l'alto Adriatico e l'area transalpina. Una vetrina è dedicata ai nuovi scavi ed una ospita i reperti provenienti da un edificio residenziale e lavorativo scoperto negli anni ottanta e dove è venuto alla luce, tra gli altri reperti, anche un tesoretto di oltre 280 monete. La seconda parte della sezione romana è dedicata alla Necropoli romana che venne scavata negli anni settanta e che si trovava in corrispondenza dell'attuale cimitero. Una lettiga funebre carbonizzata illustra il rito funerario più diffuso ad Angera nella prima età imperiale e nelle vetrine sono esposti a rotazione alcuni dei più significativi corredi tombali tra le svariate centinaia rinvenute nella zona. Il Museo ha ingresso gratuito e offre visite guidate gratuite a singoli, gruppi e scolaresche.

La Rocca Borromea di Angera è uno dei principali punti di interesse di Angera. Si può visitare e ospita il Museo della Bambola, una collezione di oltre mille pezzi tra le più ricche d'Europa, completata di recente dall'acquisizione di preziosi automi francesi, tutti funzionanti. In un'altra ala del castello si trova il Museo dell'Abbigliamento infantile con capi raccolti tra l'Ottocento e la metà del Novecento.

La Rocca fu fortificata dapprima dagli arcivescovi di Milano e successivamente dai Visconti e dai Borromeo. Lungo la strada di accesso alla Rocca, si trova una spelonca, già abitata in tempi preistorici e attribuita forse arbitrariamente al culto di Mitra. Interessanti la chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta e la chiesa S. Alessandro.
Altro luogo di interesse è senz'altro l'Oasi della Bruschera e l'isolino Partegora, zona protetta ove si possono scorgere fauna e flora caratteristici del lago Maggiore.
Persone legate ad Angera:
Cristoforo Solari, detto il Gobbo. Scultore, architetto nato probabilmente ad Angera, fratello di Andrea pittore e scultore. Nel 1489 fu a Venezia, dove lavorò nella chiesa della Carità. Ritornato a Milano, nel 1493 lavorò per il Moro, nel 1501 lavorò per il Duomo di Milano, nel 1519 lavorò anche per il duomo di Como. Morì a Milano nel 1527.
Pietro Martire d'Anghiera. Nacque ad Arona dove i suoi genitori, originari di Angera, avevano dei possedimenti; egli, dopo vari viaggi, si stabilì alla Corte di Spagna, qui ebbe modo di accedere alle notizie che giungevano dalle nuove terre. Pietro il 13 novembre 1493 scrisse al card. Ascanio Sforza Visconti una prima lettera per descrivergli il primo viaggio di Cristoforo Colombo. Scriverà poi altre 11 lettere raccolte nel "De Orbe Novo" la sua più importante opera letteraria.
Antonio Greppi, partigiano, antifascista, scrittore e primo sindaco di Milano del dopoguerra.
Palmiro Togliatti vi si rifugiò durante le persecuzioni fasciste.
Il personaggio di maggior spicco dei Castiglioni di Angera, fu certamente Teresa nata il 15 ottobre ad Angera e morta a Como il 29 marzo 1821.
Alessandro Volta vi scopre l'"aria infiammabile nativa delle paludi", ossia l'attuale metano.
Giuseppe Garibaldi libera Angera dagli Austriaci durante la Seconda guerra di indipendenza italiana. Oggi la piazza è a lui dedicata.
Enzo Emilio Galbiati ultimo Capo di Stato Maggiore della M.V.S.N. che qui sposa Gianna Brovelli il 5 maggio 1930.


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mercoledì 1 aprile 2015

LA VILLA BIANCHI DI TOSCOLANO

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Storica dimora gardesana dove una compatta struttura ottocentesca si fonde armoniosamente con raffinati motivi in stile liberty, negli ampi saloni, decorati da affreschi, e arredi originali in perfetto stile Umbertino.

Fu sede del Partito Fascista Repubblicano e del Comando delle Brigate Nere con Alessandro Pavolini.


La villa Bianchi appartenente nel 18° secolo circa alla facoltosa famiglia dei Conti Bettoni di Bogliaco, insieme a numerose altre proprietà sparse per tutta la Riviera fino a Limone, non fu solo una casa di abitazione privata, ma fu adibita a vari usi industriali. Si presume che la famiglia Bettoni, nota per essere dedita alla esclusiva attività della coltivazione dei limoni, l’abbia anche usato per scopi inerenti a questa attività.

Nel 1849  in questo stabile vi era installata, probabilmente esistente già da diverso tempo, una piccola cartiera appartenente a Franco Veronese, appartenente ad una nota famiglia di Maderno risultante proprietaria, già dal 1811, di un’altra cartiera nella valle in località Maina di sotto, dove è sorto recentemente il Museo della carta. In questa piccola cartiera esistente in Via dell’Arco, ora Via Aquilani, venivano in quell’epoca impiegati ventinove operai e la produzione si riferiva a carta fine di gran qualità. Dallo stesso documento risulta che in questo stabile funzionasse anche un filatoio di “galete”(bozzoli dei bachi da seta) con 16 fornelli e 37 dipendenti, di Erculiano Veronese il quale gestiva, probabilmente nello stesso edificio, anche un torchio da olive.

Le suddette attività svolte in quest’edificio cessarono definitivamente nell’ultimo decennio dell’Ottocento, quando nel 1894 passò di proprietà ad un certo Generale Lamberti di Castelletto del Piemonte, il quale lo trasformò in abitazione privata. Per questo scopo  Lamberti provvide a lavori di ristrutturazione della facciata verso il lago, alla costruzione della torretta principale e a qualche aggiunta stile “liberty". In quel tempo non esisteva ancora la strada statale, che fu costruita qualche anno dopo, e quindi il giardino della villa confinava con il lago.

La villa Bianchi fu ristrutturata dal sig. Bianchi e, nell’anno 1925, fece anche completare la facciata a lago ed ai lati con significative decorazioni a “graffito” (particolare tecnica d’incisione eseguita con una punta su una superficie dura, mettendo allo scoperto un sottostante strato di colore diverso).

Intorno agli anni quaranta il palazzo fu ceduto ad una società immobiliare con a capo G. Battista Benoni, il quale fece eseguire numerosi lavori interni d’abbellimento. Fu verso la fine del 1940 che, per una disposizione governativa, conseguente alle necessità della guerra allora in corso, fu tolta l’artistica cancellata di ferro che cingeva il parco a lago lasciando solo l’attuale muretto. Nel 1942  Benoni chiamò il noto pittore salodiano Angelo Landi (1879-1944) a decorare con preziosi affreschi, tuttora esistenti, le pareti dello scalone che porta al primo piano nonché il soffitto della veranda, ora rovinato dalle infiltrazioni d’acqua, e di una saletta accanto. Gli affreschi dello scalone riproducono la “Leggenda di Engardina”, la mitica regina dei nani che, rapita dal dio delle acque, Nettuno, celato sotto le spoglie di un camoscio, con lui s’immerge nelle acque del Benaco donandovi il colore e lo splendore dei suoi lunghi capelli azzurri. Pochi mesi dopo che questi dipinti furono ultimati, e precisamente nell’ottobre 1943, quando Mussolini liberato dalla prigionia al Gran Sasso costituì la Repubblica Sociale Italiana, viene scelta la Riviera del Garda quale sede di questo nuovo governo ed a Maderno (anche se la Repubblica è ora comunemente chiamata di Salò) fissano la loro sede i principali uffici Ministeriali. Il Ministero dell’Interno, uno dei più importanti di ogni governo, s’installa nell’edificio scolastico mentre la Sede del Partito Fascista Repubblicano ed il Comando delle Brigate Nere è sistemata nella villa Benoni. La direzione di quest’importante ufficio politico è assunta da Alessandro Pavolini, ex Federale di Firenze, il quale fissa la sua abitazione presso la Villa Cavallero posta sul Lungolago di Maderno. Intorno a questo palazzo fu posto un servizio di sorveglianza continua composto da Agenti di Polizia alternati da gruppi di giovani fascisti chiamati “Bir el Gobi”, armati di mitra.

Verso la fine dell’aprile 1945, quando l’Italia settentrionale è raggiunta dalle forze alleate, gli uffici sono frettolosamente abbandonati ed inizia una fuga generale. Sul terrazzo superiore della villa Benoni i fascisti appiccarono fuoco a numerosi documenti. Pavolini fu poi catturato e ucciso dai partigiani a Dongo il 28 aprile e la sua salma, successivamente, fu esposta in Piazzale Loreto accanto a quella di Mussolini ed altri gerarchi.

Dopo alcuni anni dal termine della guerra  Benoni cedette il palazzo alla famiglia Piva, già proprietaria dell’Albergo Maderno, la quale, dopo opportune modifiche, lo trasformò in Albergo. In un primo tempo fu chiamato Albergo Palace, mentre dal 1965 prese definitivamente il nome di Albergo Golfo.


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