sabato 21 febbraio 2015

IL PARCO LAMBRO

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Il Parco Lambro è uno dei più grandi della città di Milano. Per anni, coi suoi oltre novecentomila metri quadrati, è stato il maggiore in assoluto. Oggi il comune ne dichiara una superficie minore, tenendo conto di quanto perduto negli anni con la costruzione della tangenziale e l'ampliamento e la sistemazione del cimitero di Lambrate.

È situato a nordest della città e confina con il territorio di Segrate. La sua caratteristica principale è l'omonimo fiume che lo attraversa e ne traccia l'andamento.

Il progetto di Enrico Casiraghi si poneva l'obiettivo di riprodurre una sintesi del tipico paesaggio lombardo, dalla collina alla pianura ricca di acque e dalla vegetazione tipica dei diversi ambienti: la collina con le valli e due piccoli laghi, la pianura intersecata dal fiume e da innumerevoli rogge immissarie ed emissarie; boschi di querce e carpini bianchi, salici lungo le sponde, cascine con prati irrigui e arativi. Purtroppo del parco originale rimane molto poco, perché molti alberi furono tagliati per ricavarne legna da ardere, durante la guerra, e ripiantati in seguito con una piantumazione non selettiva.

È nota la storia dell'inquinamento del fiume, dagli anni settanta in avanti, con le acque "biologicamente morte", di colore variabile a seconda degli scarichi, perennemente ricoperte di schiume dense e maleodoranti. Anche i caratteristici laghetti alimentati dalla fitta rete di rogge sono stati prosciugati a causa dell'inquinamento chimico da molti anni. A tutto ciò si sommarono gli effetti dell'incuria e dell'abbandono e persino della compromissione dell'ordine pubblico, con prostituzione, spaccio e consumo di droga.
Oggi la situazione è cambiata dal punto di vista ambientale, da quello sociale a quello della manutenzione del patrimonio arboreo e delle strutture. Il punto di svolta coincise con l'entrata nel parco della comunità Exodus. Dalle siringhe infilzate nei tronchi di un ferito Parco Lambro degli anni ottanta alla rinascita e riconquista di questo polmone verde, grazie proprio all’impegno di Exodus. La storia di questi venticinque anni è raccontata in diversi libri del fondatore della comunità, don Antonio Mazzi: l'ultimo del 2010, Oddio, cosa ho fatto ne è un po' il riepilogo e nel presentarlo al sindaco di Milano, Letizia Moratti, don Mazzi ha messo sul tavolo un altro progetto che riguarda il Parco: il recupero della "Capanna dello zio Tom" per farne un centro ricreativo per i giovani.
Le cascine ricomprese nell'area del parco sono cinque: cascina San Gregorio Vecchio, cascina Mulino Torrette, cascina Cassinetta San Gregorio, Cascina Biblioteca e cascina Mulino San Gregorio. Solo la prima, situata in viale Turchia, è ancora attiva come azienda agricola, con seminativi e aree a foraggio che rammentano le tradizionali marcite, mentre gli edifici (nuclei abitativi, stalle e fienili) sorgono attorno ad una corte quadrata; puntando in particolare su queste attività, il comune ha promosso una campagna per rilanciare il ruolo di succursale campestre dell'intero parco nei confronti della città.

In via Marotta, si trova la seconda cascina, completamente ristrutturata, che è diventata la sede di Exodus e che ha conservato le ruote a pale e le macine dell'antico mulino. Nella stessa via si trovano altri due edifici radicalmente ristrutturati e appartenenti alla cascina Cassinetta San Gregorio. La Cascina Biblioteca in via Casoria, che è stata in attività fino agli anni settanta, è diventata la sede di una comunità per disabili, mentre la cascina Mulino San Gregorio, in via van Gogh, ospita le guardie ecologiche volontarie .

Nella vasta estensione del parco, sono molte le specie arboree presenti. Tra le tante, segnaliamo la robinia e la sofora, albero dei tulipani, il mirabolano a foglia rossa, il ciliegio da fiore giapponese, il cipresso calvo, faggio, il ginkgo, l'ippocastano, lo storace americano, il noce nero d’America, alcune varietà di olmo, pioppo cipressino e pioppo nero, platani, querce, il tiglio, il bagolaro e il salice piangente.

I viali del parco superano lo sviluppo di quattro chilometri e una parte è dedicata anche alla viabilità ordinaria che viene parzialmente limitata nei giorni festivi. Esistono due aree attrezzate per il gioco dei bambini, una pista di skateboard, che i giovani frequentatori hanno oramai designata come Lambrooklyn, e campi da calcio.


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