domenica 22 febbraio 2015

MILANO & SALUTE - NIGUARDA CA' GRANDA -

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L'Ospedale Niguarda Ca' Granda, conosciuto ai più come Ospedale Niguarda è uno dei più importanti ospedali di Milano. Ospedale di riferimento nazionale, ospita tutte le specialità per le patologie di adulti e bambini.

Sorto nel 1939, nel 2014 è stato completamente riqualificato con nuove strutture che rispondono al superamento del concetto tradizionale di reparto a favore di un approccio multidisciplinare adeguato a differenti necessità del paziente.

Niguarda conduce attività di ricerca mantenendo stretti rapporti di collaborazione con i centri di ricerca internazionali e le università di tutto il mondo. È sede del Comitato Etico referente dell'attività di Milano area C. Il Comitato Etico ha la responsabilità di garantire la tutela dei diritti, della sicurezza e del benessere delle persone coinvolte in sperimentazioni cliniche.

Il 10 ottobre 1939, viene inaugurato l'ospedale Niguarda Ca'Granda. Il nome deriva dal legame amministrativo con l'Ospedale Maggiore Ca' Granda, il più antico ospedale di Milano che da anni era in rinnovamento logistico e organizzativo. L'ospedale Maggiore si era spostato dalla vecchia sede e aveva già inaugurato i primi padiglioni dell'ospedale policlinico universitario, mancava però un nuovo ospedale generalista. Niguarda risponde a questa necessità insieme a quella di dare alla città un ospedale in un'area in espansione e di facile accesso, l'area di Niguarda a nord di Milano.

Nel 1978 l'ospedale acquisisce una sua autonomia. Rimangono nel nome e nelle sculture del portone centrale i segni della sua origine antica. Il 14 giugno 1993: l’Ospedale viene individuato come ospedale di rilievo nazionale e di alta specializzazione Il 30 giugno 1994: l’Ospedale “Niguarda Ca’Granda” viene riconosciuto Azienda Ospedaliera.  Dal primo gennaio 2015 il dott. Claudio Scazza, già condannato per l'omicidio dello studente Sergio Ramelli è diventato primario del reparto di Psichiatria 3.

Negli ultimi 20 anni Niguarda si è costantemente rinnovato nelle strutture e negli apparati tecnologici. Oggi grazie a un piano di riqualificazione concluso nel 2014, l'ospedale comprende 3 moderni blocchi ospedalieri multidisciplinari organizzati secondo l'intensità di cure necessarie: le urgenze nel Blocco Dea, l'alta intensità nel Blocco Sud e le cure intermedie e l'area meterno infantile nel Blocco Nord.

È interessante vedere come le caratteristiche architetturali degli ospedali siano subordinate alle esigenze dettate dall'evoluzione della medicina.

Così è stato anche per Niguarda il cui progetto ebbe una nascita particolarmente travagliata.

Il bando di Concorso Nazionale per il progetto dell'ospedale fu pubblicato il 20 ottobre del 1926. Nessun progetto fu però ritenuto adeguato alle esigenze espresse nel bando. Dopo 5 anni il progetto venne affidato all'ing. Giulio Marcovigi, con la collaborazione dell' Arch.Giulio Ulisse Arata e la sovrintendenza sanitaria del prof. Enrico Ronzani. (13 luglio 1932).

Le differenze principali del nuovo progetto rispetto agli altri presentati si riassumevano in maggiore attenzione al contenimento delle infezioni ospedaliere dovute a una minore promiscuità dei malati e a strutture più razionali, unite a un'esigenza di contenimento dei costi di gestione.

L'impianto architettonico, caratterizzato da un'imponente architettura razionalista tipica degli anni '30, oggi tutelata dalle belle arti, aveva caratteristiche uniche per il tempo.

Il ruolo sociale e terapeutico dell'arte è stato rilevante sin dall'inizio per Niguarda.

All'ingresso, nella chiesa centrale, in aula magna, si trovano opere d'arte di artisti famosi dell'epoca: Aldo Carpi, Alberto Salietti, Anselmo Bucci, Cesarino Monti, Raffaele De Grada, Guido Marussig, Adolfo Wildt e di altri ancora.

All'ingresso si trovano due sculture principali:

il gruppo degli Sforza nell'atto di donazione al Papa della Ca' Granda, di Francesco Messina
San Carlo Borromeo che consegna ai Deputati Ospedalieri la bolla del perdono di Arturo Martini
Con la sua opera Messina vuole rappresentare la continuità storica tra l’antico ospedale Maggiore, donato appunto dagli Sforza, e il Niguarda di oggi. Lo scultore gioca sulla plasticità dei tre personaggi che si presentano maestosi mentre presentano il bozzetto della Ca’ Granda non al Pontefice, ma come suggerisce Elena Pontiggia, “consegnano il loro dono mecenatesco al giudizio dei secoli…”. Messina rappresenta San Carlo Borromeo che consegna ai Deputati Ospedalieri, i rappresentanti ecclesiastici del tempo, la “bolla del perdono” cioè il documento Papale che concede l’indulgenza plenaria. La scultura, suggerita dal cardinal “Schuster”, vuole rappresentare, con il dono dell’indulgenza, l’aspetto spirituale dell’ “ospitalità”.

Nella sua opera Martini, dedica un’attenzione particolare alla materia tanto da far saltare i blocchi di marmo con l’uso di petardi (es. sulla gonna di Bianca Maria Visconti) per ottenere effetti di scheggiature e rotture incontrollate e occasionali, anticipando di almeno 20 anni la scultura informale.

Punto cruciale dell'opera di Messina è San Carlo che alza il dito con un gesto imperioso. Messina su questo non transigeva, al punto che quando fu informato del ripristino del dito di San Carlo che si era rotto,accettò che il restauro fosse fatto solo a patto di utilizzare un calco del gesso originale che ancora conservava, perché si trattava del “centro ideale dell’opera”. Nel volto del primo Delegato Messina ha ritratto il poeta Vincenzo Cardarelli e nel secondo l’amico pittore milanese Piero Marussig, a sua volta autore delle vetrate della chiesa centrale.

Oggi Niguarda promuove l'utilizzo dell'arte nell'area della cura del disagio psichico con il MAPP, Museo d'Arte Paolo Pini, e le sue Botteghe d’Arte; accoglie inoltre numerose opere contemporanee e mostre itineranti.

Il marchio rappresenta l'identità e la storia di un'azienda ed è il primo elemento con cui si presenta al pubblico.

Alla fondazione in memoria di Bianca Maria Visconti, promotrice della costruzione dell’Ospedale, si scelse di inserire nel simbolo dell'ospedale una colomba circondata da raggi solari, come nelle insegne nobiliari dei Visconti. In araldica la colomba simboleggia l’amore casto e puro, la pace coniugale, l’animo semplice e benigno, la dolcezza e lo spirito di carità.

Il marchio venne quindi arricchito di nuovi simboli: la così detta “raza” (sole radioso), simbolo di fede, e dal cartiglio con la scritta “Ave gratia plena”, (l'ospedale è dedicato alla Madonna) e la dicitura “Magnum Mediolani Hospitale.”(Grande ospedale di Milano). Questo è l’emblema che ha accompagnato l’ospedale sino alla fine degli anni '70, quando cioè il Niguarda era insieme all’Ospedale Maggiore, all’Ospedale di Sesto San Giovanni e al San Carlo Borromeo un'unica realtà assistenziale.

Con l’autonomia acquisita nel 1978 nacque l’esigenza di creare un nuovo simbolo che fosse identificativo in modo univoco dell’Ospedale Niguarda. Nel 1981 viene scelto un marchio che unisce i due simboli caratteristici dell’architettura dell’ospedale, ossia la torre e l’arco, visibili in tutti gli edifici dell’Azienda.

Negli anni novanta il marchio subisce nuove modifiche. Si abbandona il colore blu distintivo dell’Ospedale Maggiore di Milano e viene aggiunta una seconda torre a rappresentare un fortino, simbolo di protezione della salute. Il simbolo della roccaforte è assimilato ad un H, l’indicatore segnaletico di ospedale, per questo immediatamente associato all’idea di cura. Nella H si può individuare la volta ad H che richiama la configurazione dell'arcata d'ingresso e simboleggia l'accoglienza. Per sottolineare l'unitarietà del Sistema Sanitario Lombardo, il marchio dell'ospedale è sempre associato a quello di "Sistema Sanitario Regione Lombardia".


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