martedì 24 febbraio 2015

STUDIARE A MILANO - UNIVERSITA' STATALE -

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L'Università degli Studi di Milano, (nome che viene abbreviato spesso nella sigla UNIMI) nota più comunemente come Statale di Milano, è la più grande istituzione universitaria milanese e della Lombardia, la cui sede centrale è oggi situata nell'edificio rinascimentale della Cà Granda, voluto dal Duca di Milano Francesco Sforza. È l'unico ateneo italiano a far parte della LERU (League of European Research Universities).

L'Ateneo di Milano è relativamente giovane nel panorama italiano, in quanto la città di Milano faceva storicamente riferimento all'Università di Pavia, fondata nel XIV secolo.

Antecedente diretto della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Ateneo fu l'Accademia scientifico-letteraria che, come il Regio Istituto tecnico superiore (l'attuale Politecnico) fu promossa dalla legge Casati del 1859. Principalmente finalizzata ai suoi esordi alla formazione degli insegnanti, anche se non mancarono le sollecitazioni, soprattutto a opera di Graziadio Isaia Ascoli, per accentuarne le funzioni più propriamente scientifiche, all'Accademia venne in seguito aggregata una scuola di lingue moderne.

Nel 1870 fu avviata un'altra istituzione destinata a far parte dell'Università degli Studi, la Scuola superiore di Agraria, il cui Statuto, oltre ai compiti didattici e formativi, ne sottolineava la funzione di "promuovere il progresso dell'agricoltura per mezzo di ricerche sperimentali".

Un passo fondamentale nel percorso che avrebbe portato la costituzione di un'Università pubblica milanese, fu l'inaugurazione, avvenuta nel 1906, degli Istituti clinici di perfezionamento destinati ai giovani medici, voluti e promossi da Luigi Mangiagalli. Figura chiave nelle vicende che portarono alla fondazione dell'Università degli Studi, medico ostetrico, collocato politicamente nell'area della democrazia radicale, eletto deputato nel 1902 e in seguito sindaco del capoluogo lombardo, Mangiagalli operò strenuamente nei primi due decenni del Novecento per dotare Milano di un sistema di formazione superiore all'altezza delle funzioni di una metropoli moderna non limitandosi al terreno, a lui naturalmente più caro, della scienza medica, e andando ben oltre la sua idea di dar vita a una grande facoltà medica lombarda. L'entusiasmo di Mangiagalli fu sostenuto dal decisivo contributo degli enti locali, che l'avrebbe accompagnato fino alla fondazione dell'Università.

Alla fondazione dell'Università degli Studi di Milano apre la strada la riforma Gentile del settembre 1923, che prendendo atto dell'incompatibilità tra facoltà medica pavese e Istituti clinici milanesi accorpa questi ultimi all'Accademia scientifico-letteraria entro una nuova università statale autonoma, rettore Luigi Mangiagalli. Essa inizialmente comprende solo la Facoltà di Lettere e Filosofia (antica Accademia scientifico-letteraria), nonché gli Istituti clinici di perfezionamento istituiti da Luigi Mangiagalli nel 1906, cui spettava il solo compito della formazione postlaurea, che già esercitavano.

Tuttavia, specificando che all'Università si potesse ulteriormente provvedere con convenzioni tra lo stato ed altri enti che avrebbero potuto determinarne la configurazione, anche in relazione ai mezzi finanziari reperiti, la legge Gentile apriva uno spiraglio per allargare le aree di competenze del nuovo ateneo, un'opportunità che Luigi Mangiagalli, nel frattempo divenuto sindaco di Milano, non mancò di cogliere.

Al suo appello perché Milano non restasse priva di un'Università degna del suo rango, le forze locali, il Comune in prima linea, risposero con uno stanziamento finanziario in grado di conferire all'ateneo una fisionomia ben diversa da quella inizialmente prospettata. Il 28 agosto 1924, presso la Prefettura, venne firmata la convenzione con cui si sancì la nascita dell'Università degli Studi di Milano, "completa" delle quattro Facoltà di Giurisprudenza, Lettere e filosofia, Medicina e chirurgia, Scienze fisiche, matematiche e naturali, così come Mangiagalli l'aveva voluta.

Le attività dell'Università di Milano iniziano nel 1924. Primo magnifico rettore è Luigi Mangiagalli e l'inaugurazione dell'Università ha luogo l'8 dicembre 1924.

Posta al servizio di una città di oltre un milione di abitanti, la nuova Università dovette subito far fronte ad esigenze superiori ai mezzi a disposizione. Se il reclutamento del corpo docente poteva contare, per Medicina e Lettere, sull'alto livello dei titolari delle cattedre già attivate presso gli Istituti clinici di perfezionamento e l'Accademia, con la facoltà di Giurisprudenza che si impose subito tra le più prestigiose del paese per il livello complessivo dei suoi docenti, più difficoltosa si presentava la formazione dell'organico del corpo docente per la Facoltà di Scienze.

Le maggiori carenze si riscontravano tuttavia nella disponibilità degli spazi, ben presto rivelatisi insufficienti per un ateneo che, partito il primo anno con 1419 iscritti, raggiunse nel 1928-29 le 1965 unità, ponendosi al quarto posto in Italia dopo Napoli, Roma e Padova.

Nell'idea dei promotori l'Università avrebbe dovuto occupare edifici da costruire nel quartiere Città Studi progettato prima della prima guerra mondiale, e avere sede nel palazzo delle Scienze di via Saldini 50, ora sede del Dipartimento di Matematica "Federigo Enriques". Tuttavia, l'idea di raggruppare entro i confini della Città degli Studi tutte le facoltà "in una possente e gloriosa unità" ribadita da Mangiagalli nel 1926, alla vigilia della sua andata fuori ruolo, si rivelò ben presto inattuabile. Medicina poté continuare ad avvalersi del fondamentale appoggio delle strutture cliniche convenzionate, ma il rettorato e le due Facoltà umanistiche dovettero rinunciare a Città Studi per trovare collocazione in un palazzo del Comune in Corso di Porta Romana, nel centro città.

L'ipotesi di destinare loro l'ospedale sforzesco venne già allora presa in considerazione, ma la sua realizzazione fu rimandata, in attesa della costruzione del nuovo grande nosocomio di Niguarda, che sarebbe iniziata solo nel 1931. Malgrado le difficoltà legate all'avvio delle attività, la risposta degli studenti che si rivolsero al nuovo ateneo fu subito rilevante. La facoltà di maggior richiamo si rivelò Medicina, passata dai 360 studenti del 1925-26 ai 1330 del 1936-37; Giurisprudenza, sulla quale si erano inizialmente indirizzate le maggiori preferenze, con 623 iscritti nel 1925-26, raggiunse una punta di 801 iscritti nel 1931-32, stabilizzandosi in seguito sulle 600 unità. Nel 1932 entrò a far parte dell'ateneo l'Antica Scuola di Veterinaria, che, come Facoltà di Medicina veterinaria, figurò quell'anno con 81 iscritti, saliti a 145 nel 1939-40. Tre anni più tardi fu la volta dell'Istituto superiore di Agraria, divenuto anch'esso facoltà, con 144 iscritti saliti a 191 alla vigilia della guerra. Entrambe le nuove facoltà vennero insediate a Città Studi, in via Celoria.

Alla metà degli anni trenta gli studenti iscritti alle sei Facoltà dell'Università degli Studi assommavano a 3017, a cui si aggiungevano i 366 che facevano capo ai corsi di perfezionamento e alle scuole di ambito medico. Alla stessa data, per avere un termine di confronto con gli altri atenei cittadini, gli studenti dell'Università Cattolica erano 2301, quelli del Politecnico 1117 e 848 quelli della Bocconi. Per la Statale, l'incremento più sensibile nel quindicennio che precedette lo scoppio della seconda guerra mondiale riguardò Scienze, che nel 1939 registrava 624 studenti iscritti, superando sia Lettere e filosofia sia Giurisprudenza.

A fronte della considerevole crescita dell'ateneo, il problema degli spazi si ripropose in termini allarmanti agli inizi degli anni quaranta. Tramontata ancora una volta l'ipotesi del trasferimento delle facoltà umanistiche alla Ca' Granda, si ritornò all'idea originaria di Mangiagalli di far confluire anche queste due strutture in nuovi edifici da costruirsi a Città Studi, ma il progetto rimase sulla carta. Alla vigilia della guerra, le facoltà di Lettere e di Giurisprudenza vivevano una situazione di grave carenza strutturale, non disponendo degli spazi necessari per integrare l'attività didattica con esercitazioni, seminari ed istituti forniti di dotazioni adeguate. Né si trovava in acque migliori la Facoltà di Scienze, costretta a far convivere in ambienti del tutto insufficienti istituti con indirizzi di studio fra loro assai differenziati.

Gli stessi problemi di carattere logistico si ripresentarono, in condizioni generali sensibilmente peggiorate, all'indomani del conflitto. I bombardamenti del 1943 avevano reso inagibili gli edifici che ospitavano le due facoltà di Lettere e di Giurisprudenza, che furono obbligate a trovare una sistemazione provvisoria nel Collegio delle Fanciulle di via Passione. Anche se la decisione di assegnare alle due facoltà umanistiche e al rettorato la Ca' Granda venne finalmente formalizzata, i tempi si prospettavano lunghi: gli ingenti danni riportati dall'ospedale sforzesco in seguito ai bombardamenti angloamericani avrebbero infatti richiesto un lavoro di restauro molto laborioso, iniziato solo nel 1951.

Compatibilmente con le risorse di bilancio e con i mezzi messi a disposizione dal Ministero dei Lavori pubblici, nel corso degli anni cinquanta proseguirono i lavori di recupero e ampliamento delle strutture, di cui si giovarono soprattutto gli istituti di Città Studi, di interesse delle facoltà di Medicina, Scienze, Agraria e Medicina veterinaria. Gli investimenti più cospicui furono riservati a Scienze, con le nuove costruzioni riservate alla geologia, alla botanica, alla zoologia, alla genetica e alla fisica: per quest'ultima venne progettato alla fine del decennio un edificio interamente nuovo su un'area concessa dal Comune tra via Ponzio e via Celoria.

Il segno dell'avvenuta conclusione della lunga fase di ricostruzione postbellica fu il trasferimento, nel 1958, del rettorato, degli uffici e delle due facoltà di Giurisprudenza e di Lettere e filosofia nella nuova sede di via Festa del Perdono, alla Ca' Granda. Il restauro aveva riguardato per il momento l'ala settentrionale sette-ottocentesca e una parte dei corpi contigui al grande cortile centrale: negli spazi che vi vennero ricavati trovarono posto l'aula magna, gli uffici e il nuovo settore didattico, tanto ampio da apparire, per quei tempi, addirittura esagerato per le esigenze delle due facoltà umanistiche. Attendevano ancora una sistemazione definitiva le biblioteche, le segreterie studenti e gli istituti delle facoltà, per i quali si sarebbe dovuto aspettare che avanzassero i lavori di recupero dell'ala più antica, affidati a Liliana Grassi, architetto del Politecnico.

Mentre proseguivano i lavori nell'edificio di Festa del Perdono, nel 1957 fu costituito il nuovo corso di laurea in Lingue e letterature straniere presso la Facoltà di Lettere.

Malgrado questi miglioramenti, restavano le difficoltà per quanto riguardava l'entità del corpo docente, che continuava ad essere sottodimensionato rispetto alle richieste, e si aggravavano i problemi per le strutture cliniche di cui usufruiva la facoltà medica, ormai compresse e sacrificate entro l'area del Policlinico, che i piani urbanistici di quegli anni destinavano d'altronde a diversi usi, e a maggior ragione dunque bisognose di trovare sistemazione in altre aree della città.

Con gli anni sessanta, per effetto dell'estensione dell'obbligo scolastico e della successiva liberalizzazione degli accessi e, più in generale, delle migliorate condizioni economiche complessive del paese, le immatricolazioni alle università italiane conobbero un progressivo e sempre più vistoso incremento. Ampiamente coinvolta nel processo in atto, l'Università degli Studi di Milano passò dai 7461 iscritti del 1959 ai quasi 20.000 del 1969-70. Da quel momento, anche sullo sfondo della contestazione studentesca e delle ulteriori suggestioni che questa alimentava, la tendenza si fece via via più intensa e accelerata, fino alla punta dei 63.642 iscritti nel 1978-79.

Gli anni della contestazione, che dal marzo 1968 investì l'Università degli Studi di Milano con particolare intensità ed effetti che si prolungarono notevolmente nel tempo, furono per l'ateneo un periodo di notevoli realizzazioni e di scelte significative, determinanti per lo sviluppo successivo.

Oltre all'avvio e al potenziamento dei rapporti di collaborazione con gli enti nazionali di ricerca (dal CNR all'INFN), nel corso degli anni settanta si provvide ad ampliare notevolmente le strutture sanitarie a disposizione per la formazione dei giovani medici, mediante specifiche convenzioni stipulate con otto poli ospedalieri, di cui cinque a Milano. Si promosse un consistente ampliamento dell'offerta didattica, con nuove facoltà (Farmacia e Scienze politiche furono create nel 1970) e nuovi corsi di laurea, si moltiplicò il numero delle scuole di specializzazione e dei centri di studio e di ricerca, mentre a partire dal 1984 si dava via libera a un primo nucleo di dipartimenti, soprattutto di area scientifica.

Erano intanto continuate le realizzazioni sul fronte dell'acquisizione di nuovi spazi: a Città Studi proseguì l'ampliamento del settore didattico di via Celoria e si diede avvio alla costruzione del grande edificio per i dipartimenti biologici su progetto dell'architetto Vico Magistretti. In vari casi, anche per le iniziative maggiori, si fece ricorso a spazi presi in locazione: fu acquisito con questa modalità palazzo Resta-Pallavicino in via Conservatorio (poi acquistato nel 1997), destinato a Scienze politiche e che tuttavia si sarebbe ben presto rivelato insufficiente a contenere il complesso delle esigenze della nuova facoltà.

L'ottenimento di un cospicuo finanziamento nell'ambito del Fondo di investimenti per l'occupazione permise di ampliare ulteriormente gli spazi di Città Studi e di avviare la realizzazione di due importanti settori didattici e di ricerca per la Facoltà di Medicina (uno presso l'Ospedale Sacco e l'altro presso il San Raffaele). Negli anni successivi si sarebbe trovato il modo di portare a compimento il restauro dell'edificio di piazza Sant'Alessandro per Lettere, di acquisire in affitto per l'Informatica un edificio in via Comelico e di provvedere alle necessità degli uffici amministrativi con la locazione di Palazzo Greppi, in via Sant'Antonio.

I maggiori investimenti negli anni 2000 sono andati alle nuovi sedi di via Noto (per la facoltà di Lettere e il centro APICE), Sesto San Giovanni (come sfogo di Scienze politiche, sede di un corso interfacoltà e vari uffici) e via Condino (per l'"incubatore d'impresa" della Fondazione Filarete), e secondariamente, in collaborazione con gli enti locali, di Crema (informatica) e Lodi (veterinaria).

L'attuale magnifico rettore è il professor Gianluca Vago, subentrato nel 2012 al professor Enrico Decleva.

L'Università comprende 31 dipartimenti afferenti a 8 facoltà e 2 scuole; le sue sedi sono sparse su oltre 200 edifici e 79 numeri civici e possiede ben 113 biblioteche.

Dipendono o fanno parte inoltre dell'Università innumerevoli enti dotati di varia autonomia, fra cui centri interdipartimentali, centri di ricerca, centri di servizio, aziende agrarie, spin-off e diverse istituzioni culturali.

Si segnalano in particolare: per la loro rilevanza economica il CTU (Centro di servizio per le tecnologie e la didattica universitaria multimediale e a distanza, fondato nel 1975 da Giovanni Degli Antoni come primo Centro Televisivo Universitario d'Italia) e il COSP (Centro di servizio di ateneo per l'orientamento allo studio e alle professioni); per la loro rilevanza culturale il centro APICE, (Archivi della Parola, dell’Immagine e della Comunicazione Editoriale), il CALCIF, l'orchestra (fondata nel 2000 e oggi fra le poche orchestre universitarie europee e le principali orchestre giovanili italiane) e l'Istituto Confucio (approvato dagli organi accademici nel maggio 2009 e inaugurato il 30 novembre 2009 nella sede dell'interfacoltà di mediazione linguistica e culturale, a Sesto San Giovanni).

Il Centro APICE (Archivi della Parola, dell’Immagine e della Comunicazione Editoriale) è stato fondato a ottobre 2002 con lo scopo di raccogliere, conservare e valorizzare fondi bibliografici e archivistici di particolare interesse scientifico, pregio e rarità. Nel corso degli anni il patrimonio del Centro è considerevolmente aumentato attraverso successive acquisizioni e donazioni, arrivando oggi a custodire oltre cinquanta fondi di inestimabile valore culturale e artistico che rappresentano una preziosa occasione di studio della letteratura, dell’arte e dell’editoria moderna e contemporanea. I volumi della biblioteca sono consultabili liberamente sia da studenti dell'università, sia da studiosi esterni che ne faranno richiesta. Dallo studio e dalla valorizzazione dei materiali di archivio sono state realizzate numerose tesi di ricerca, oltre a diverse mostre e ad esposizioni virtuali.

Il logo è costituito da due elementi, l'immagine della Minerva e la denominazione "Università degli Studi di Milano":
l'immagine della Minerva, a rappresentazione della Sapienza, è collocata sullo sfondo di un profilo della Ca' Granda, sede dell'Ateneo e circondata dalla scritta "Universitas Studiorum Mediolanensis".
Tale denominazione costituisce parte integrante del logo e non può per nessun motivo venire modificata (variandone il carattere o la dimensione) od omessa.
Il logo deriva da quello che si trova su una medaglia del 1924: inizialmente rappresentava Minerva con, sullo sfondo, il Duomo di Milano, il Castello Sforzesco e la Ca' Granda; nel 1954 venne aggiunto, nella mano della Dea oltre alla lancia, anche un ramo d'ulivo.

Nel 2004 il logo subisce un primo restyling: i soggetti sono inalterati, ma da ovale diventa rotondo, forma che mantiene tuttora; nel 2005 viene ridisegnato, e i soggetti sono ora più dettagliati e meglio caratterizzati. A seguito dell'ultima revisione, nel 2010, vengono rimossi dallo sfondo il Duomo e il Castello, visto il legame sempre più forte esistente tra l'università e la Ca' Granda.


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