domenica 22 marzo 2015

IL CASTELLO DI VEZIO



A Vezio venne eretta una fortificazione che facilitava il controllo della via della Riviera e delle sponde del sottostante lago, sul cui promontorio, nel frattempo, era sorta Varenna, punto d'attracco del naviglio commerciale e militare della zona.
Il perimetro delle mura e delle opere difensive di Vezio si estendeva presumibilmente dalla Foppa allo sperone a strapiombo su cui si erge il castello. All'interno di questo perimetro sorgevano le abitazioni ed i magazzini delle cui fondamenta sono visibili tutt'oggi l'imponenza e la perfezione muraria in molte cantine del centro storico.
Che fosse stato teatro di cruenti ed accaniti scontri lo dimostrano i rinvenimenti di armi e di resti umani di varie epoche ed origini.
I reperti piu' importanti si trovano nei musei di Como, Sondrio, Lecco ed Esino.
Nel 1891 vennero alla luce alcune tombe dell'eta' del ferro e nel 1955-56, durante i lavori di ricostruzione del castello ad opera della famiglia Greppi, attuale proprietaria, affiorarono punte di frecce in ferro con cuspide triangolare, spade ed elmi.

La leggenda vuole che questo luogo fu una delle ultime dimore della regina Teolinda, terreno su cui fece edificare la chiesa di S. Martino con il campanile a forma di torre e l’oratorio di S.Antonio unendolo al castello, come a voler cristianizzare una dimora finalizzata alla guerra. Morì a Monza dove fu anche seppellita, ma il suo cuore e la sua anima restarono nella cerchia di queste mura. Si dice infatti, che nelle notti prive di luna il suo spirito vaghi per i corridoi del castello. Esistono anche delle autentiche testimonianze come dimostrano i gessi di fantasmi in cartapesta realizzati dai gestori della rocca.
In Lombardia molte sono le localita' che rivendicano tale tradizione, tuttavia si deve tener conto che l'ordinamento longobardo doveva munirsi di migliori difese militari.
Nel caso di Vezio e' evidente l'interesse alla ricostruzione del castello andato distrutto a seguito di eventi bellici non precisati.
L'edificio, così com'e' giunto ai nostri giorni, presenta caratteristiche costruttive di epoca medievale.
Ogni comune allora era cinto da spesse mura, e i castelli e le torri, disseminate sulle alture, avevano per lo piu' funzione di avvistamento o di punti obbligati per la riscossione dei pedaggi.
Il fatto che l'Anonimo Cumano non citi il castello di Vezio nei suoi commentari relativi alla guerra decennale (1118-1127) tra Milano e Como a causa della nomina del vescovo di questa citta', non significa che il castello non fosse precedentemente esistente.
E' evidente che quando le soldaresche avverse cercarono di penetrare in Varenna, provenendo dal lago, non trovare nessun castello davanti a sŽ, bens“ solide mura e validi difensori.
Il castello non si trovo' coinvolto, se non marginalmente, nemmeno nel 1244, quando per la prima volta Varenna fu distrutta dai comaschi, ai quali si era ribellata; La popolazione trovo' rifugio nel maniero che, per la sua posizione, era inespugnabile ed in esso i varennesi ritemprarono gli animi e la forza per ribellarsi di nuovo, quattro anni dopo, durante il giogo comasco.
Anche in questa occasione Varenna venne messa a ferro e fuoco, ma il castello resistette.
Vezio vide trascorrere le Signorie dei Visconti e dei Torriani, le dominazioni dei francesi e degli spagnoli, cos“ come sopporto' i decreti dei veneti e dei signori di Bergamo.
Divenne, con Varenna, un feudo vescovile, quindi passo' ai Dal Verme e ad altri ancora sinchz non ne vennero investiti il conte Francesco Sfondrati ed i suoi eredi.
L'investitura della costruzione passo' nel 1631 a Giovanni Antonio de' Tarelli e l'affittanza, venticinque anni dopo, ad Antonio Tarelli.
In questo periodo il castello venne addirittura riedificato piu' che riattato.
Lo si deduce da due iscrizioni, dettate dal poeta Parlaschino, le cui ceneri si trovano tuttora a Riva di Gittana, nel territorio perledese.
In merito alla famiglia Tarelli, occorre sottolineare che fu decimata dalla peste che imperverso' tra il novembre del 1629 e il marzo del 1630.
L'ultima discendente di questa famiglia e' scomparsa in tempi recenti (1959);
Nel cimitero di Vezio esiste la sua lapide commemorativa.
Nel 1647 le terre di Perledo e Varenna vennero investite nel feudo valtellinese del conte Giulio Monti.
Nel 1778, l'infeudamento di Varenna passo' alla famiglia Serbelloni, la cui congiunta, Crivelli Serbelloni, mantenne il possesso della torre di Vezio fino all'Ottocento.

Nel 1891 si scoprirono alcune tombe dell'età del ferro e nel 1956 affiorarono spade, elmi e frecce in ferro con cuspide triangolare. La torre principale ha una merlatura quadrata uguale a quella del castello di Cly in Valle d'Aosta. La rocca seguì il destino di Varenna, a cui era stata unita da muri che scendevano fino al lago difendendo il borgo. Divenne un feudo vescovile insieme a Varenna.

All'interno delle mura attorno alla torre, vedrete ciò che rimane di questo avamposto militare. Passando su un ponte levatoio si accede alla torre principale, con la possibilità di raggiungere la sua sommità.

Siete accolti da un viale in ghiaia che affianca il lato nord del Castello. In primavera sono visibili dei fiori incantevoli. Più avanti, al cancello, a sinistra si nota il lago di Como. Appoggiandovi alla balaustra si vede subito sotto Varenna. Una scalinata in salita porta nel giardino degli olivi. Nei giardini sono presenti dei sotterranei: si tratta di un appostamento del sistema difensivo italiano alla Frontiera Nord verso la Svizzera, impropriamente noto come Linea Cadorna, destinato a battere d'infilata la vallata che da Porlezza scende a Menaggio nel caso di un possibile tentativo tedesco di invasione attraverso il neutrale territorio elvetico.

Il Castello di Vezio ospita un falconiere (talvolta vestito in abiti d'epoca) che gestisce un allevamento di rapaci, curandoli e addestrandoli. I rapaci, ad oggi, sono sei, di cui due poiane di Harris (originarie dell'America centrale), una poiana ferruginosa (Stati Uniti del Nord e Canada), un barbagianni, un falco lanario e un gufo.
In alcuni orari si possono ammirare dei voli spettacolari dei rapaci.

Dalla cima della torre principale si può godere di un'ampia vista del lago di Como, particolarmente suggestiva nelle giornate più terse.



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