martedì 28 aprile 2015

PERSONE DI VARESE : LUIGI SACCO

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Sacco, Luigi. - Medico e igienista (Varese 1769 - Milano 1836). Appassionato fautore della vaccinazione jenneriana, contribuì a diffonderla in tutto il Lombardo-Veneto. Scrisse fra l'altro: Osservazioni pratiche sull'uso del vaiolo vaccino come preservazione del vaiuolo umano (1800).

Luigi Sacco (Varese, 9 marzo 1769 – Milano, 26 dicembre 1836) è stato un medico italiano, pioniere della vaccinazione anti-vaiolosa.

Luigi Sacco nacque a Varese il 9 marzo 1769,da Carlo Giuseppe e da Maddalena Guaita,civili ed agiati borghesi. Studiò medicina all'Università di Pavia alla quale si iscrisse dopo aver vinto il posto di alunno al Collegio Ghislieri e dove fu allievo di Lazzaro Spallanzani di Antonio Scarpa e di Giovanni Pietro Frank e di altri luminari di quell'ateneo. Nel 1792 conseguì la laurea in Medicina e Chirurgia. Diversi testimoni affermano che Sacco vestiva la tunica collegiale allora d'uso in modo trasandato, e spesso dimenticava passatempi e pranzo, tutto assorto negli studi fisiologici o negli studi anatomici sui cadaveri.

Nel 1792, dopo essersi laureato, si trasferì a Milano dove cominciò la sua carriera pratica e contrasse amicizia con Pietro Moscati,rinomato professore di ostetricia. Presentò alla Società Patriottica delle Scienze a Milano uno scritto "Sopra una nuova maniera di preparare gli insetti" che gli valse un premio, assieme alla nomina di socio corrispondente. Continuò a viaggiare per l'Italia, allo scopo di erudirsi sempre di più, tentando di realizzare il suo desiderio di visitare l'America, ma una volta, quasi al momento di partire, una donna che si definì una "principessa" lo invitò a non imbarcarsi. Fu quasi un segno del destino perché l'imbarcazione a bordo della quale avrebbe dovuto trovarsi fece naufragio.

Quando nel 1798 Edward Jenner pubblicò uno scritto "An inquiry into the causes and effects of the variolae vaccinae", nel quale descrive il proprio metodo di vaccinazione, Luigi Sacco iniziò ad interessarsi alle cause della contaminazione del vaiolo in Italia. Nel settembre del 1800 si recò a Varese esaminando un certo numero di vacche provenienti dalla Svizzera colpite dal vaiolo, che presentavano pustole e croste sulle mammelle. Decise prelevare dall'interno dalle pustole mature del materiale con il quale effettuare i suoi esperimenti.

Il dottor Sacco nel suo libro "Osservazioni pratiche sull'uso del vajuolo vaccino,come preservativo del vajuolo umano",così scrive:

« Abbenché non mi sembrasse di poter dubitare che questo fosse il vero vajuolo vaccino,pure essendo la prima volta che io lo vedeva,mi nacque il sospetto che le pustole potessero essere del genere di quelle che accompagnano il vajuolo spurio descritto da Jenner. »
(Ferrario,  p. 6)
Il primo esperimento venne effettuato su cinque bambini di età compresa tra i 2 e i 7 anni. Avevano timore della vaccinazione, allora il dottor Sacco per persuaderli si autovaccinò. La facilità con la quale s'inoculò, l'assenza di dolore e la promessa di premi, indussero i ragazzi a lasciarsi vaccinare.

Quattro di loro contrassero il vaiolo vaccino ed uno non subì alcuna alterazione,nemmeno dopo una seconda vaccinazione. Anche il dottor Sacco , dopo l'inoculazione,contrasse il vaiolo vaccino,con la comparsa di varie pustole che dopo alcuni giorni essiccarono. Dal settembre del 1800 all'aprile del 1801 egli eseguì più di 300 innesti di virus vaccino a Varese,a Giussano,a Montonate ed in gran parte a Milano. Questi furono dunque i primi trionfi della vaccinazione in Lombardia ed il governo della Repubblica Cisalpina nominò il dottor Sacco direttore della vaccinazione, ponendo a sua disposizione gli orfanotrofi per istituirvi pubblici esperimenti.

Fin dalle prime vaccinazioni si serviva di un ago simile a quello che si adopera per l'abbassamento della cateratta. Scoprì inoltre uno dei più importanti vantaggi del vaiolo vaccino : tra gli uomini questa malattia non è contagiosa, trasmettendosi soltanto per inoculazione.

Pertanto, secondo il dottor Sacco, i vaccinati possono mescolarsi con coloro che non lo sono e con chiunque non abbia contratto il vaiolo umano, senza temere di recar loro qualsiasi danno Mentre con l'inoculazione del vaiolo umano si metteva spesso in pericolo di vita, non solo l'inoculato, ma anche le persone che gli stavano intorno. Riteneva che la differenza di nomi attribuiti dagli abitanti al vaiolo vaccino fosse stata la causa del ritardo di questa scoperta. Questa malattia veniva chiamata groffera , scabbiola, broccardo, varola,ecc...

Dopo il 1801 effettuò vaccinazioni a Parma, Reggio Emilia, Modena, e, recatosi a Bologna continuò a sperimentare l'innesto del vaiolo vaccino per contrastale la proliferazione di una micidiale epidemia vaiolosa. Fu un successo, e i bolognesi riconoscenti, premiarono il dottor Sacco con una medaglia d'oro, cosa che fecero anche i bresciani, nel maggio 1802.

Nel 1802 pubblicò a Milano il suo "Rapporto del solenne pubblico esperimento di controprova coll'innesto del vajuolo umano" condotto nell'Orfanotrofio della Stella il 31 agosto 1802 su 63 individui,e riuscito con grande successo in presenza delle principali autorità della Repubblica e di molti professori dell'arte.

Nel 1803 venne nominato medico primario dell'Ospedale Maggiore di Milano e direttore generale della vaccinazione nella Repubblica Cisalpina.Nello stesso anno pubblicò il suo libro "Memoria sul vaccino unico mezzo per estirpare radicalmente il vajuolo umano, diretto ai governi che amano la prosperità delle loro nazioni", testo che divenne famoso in tutta Europa. Il suo ceppo di vaccino antivaioloso fu utilizzato in paesi remoti quali la Persia, Bagdad e l'Indostan.

Luigi Sacco riteneva che per estirpare totalmente il vaiolo naturale fosse necessario che i governi adottassero misure a favore della vaccinazione, e che i cittadini stessi formassero dei gruppi di pressione, per incoraggiare e assicurare quelle persone che ancora dubitavano nell'efficacia del vaccino.

Egli stesso effettuò un'intensa propaganda, e le sue circolari erano sempre unite ad un'omelia scritta da un vescovo, con l'intendo di infondere religiosamente nel popolo la necessità e l'obbligo in coscienza di farsi vaccinare. Nel 1804 effettuò esperimenti di vaccinazione con il vaiolo pecorino e scoprì che questo virus innestato nell'uomo produce il medesimo effetto del vaccino del vaiolo umano. Nel 1806, in poco più di sei mesi presentò al governo i nomi di 130.000 persone, vaccinate solo in alcune zone del Nord dell'Italia e di 120.000 nelle province venete. Grazie alla vaccinazione, la città di Venezia risolse una grave epidemia di vaiolo che uccideva circa 15 persone al giorno.
Nel 1809 pubblicò la sua opera più importante, il "Trattato di vaccinazione,con osservazioni sul giavardo e sul vajuolo pecorino", in cui riepilogò quanto aveva narrato nei suoi scritti precedenti, dedicando l'opera al principe Eugenio di Beauharnais viceré del regno d'Italia. L'illustre professore Giuseppe Frank chiamò quest'opera "Opus aureum". L'opera venne tradotta in Germania da Guglielmo Sprengel, in Francia da Joseph Daquin e anche in Inghilterra. La fama del dottor Sacco divenne mondiale. Ben grato al grande Jenner, nel suo trattato diceva che la scoperta jenneriana fu uno dei più preziosi doni della Provvidenza, e merita la riconoscenza della presente e delle future generazioni.
Durante i suoi studi sul vaccino il dottor Sacco però cadde in errore: riteneva che una sola vaccinazione avrebbe reso immune il vaccinato per tutta la vita, fatto che ancora non era stato statisticamente confermato. La sola esperienza del tempo dimostrò infatti che molti individui vaccinati, dopo 10-15 anni dalla vaccinazione furono attaccati dal vaiolo umano, e alcuni di loro morirono.

Egli affermava:

« So bene essersi detto che talvolta il vajuolo è venuto a qualche vaccinato;io però rispondo con tutta ingenuità di non aver finora mai osservato alcun esempio di tal fatto.»
(Luigi Sacco)
Temendo che il popolo diminuisse troppo la sua fede nel vaccino, continuò a sostenere la sua convinzione. Durante l'epidemia vaiolosa proveniente da Marsiglia e da Genova nel 1823,che colpì anche coloro che erano stati vaccinati, il dottor Sacco riteneva che la causa di ciò fosse una vaccinazione con vaccino spurio e che non fosse necessario effettuare una rivaccinazione. Nel settembre 1832 a Vienna egli lesse al Congresso dei Naturalisti e Medici della Germania una dissertazione da titolo : "De vaccinationis necessitate per totum orbem rite instituendae", in cui ribadiva che bastava una sola vaccinazione per preservare il popolo dal vaiolo umano.

Fin da quando ebbe rassegnato la carica di direttore generale della vaccinazione dedicò parte del suo tempo ad attività industriali, agricole e terapeutiche. Nel 1811 venne premiato con una medaglia d'oro, per aver istituito una fabbrica di barbabietole da zucchero e con una medaglia d'argento dall' Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti per i prodotti che si ricavavano dalle barbabietole.

Nel 1820 l'Istituto del Regno Lombardo-Veneto premiò il dottor Sacco con una medaglia d'argento per avere introdotto una nuova macchina che preparava il lino e la canapa senza macerazione. Contemporaneamente a tali iniziative, intellettuali e pratiche, agrarie e industriali, inventati o perfezionati da lui, si occupò di una grandiosa opera di idraulica agraria nella provincia di Sondrio, assieme all'imprenditore francese Giacomo Rousselin.

Nel 1835 venne nominato Cavaliere dell'Ordine Imperiale Austriaco della Corona di Ferro. Nel maggio 1836, in occasione della memorabile adunanza dei medici di Milano, fece adottare alcuni provvedimenti anticontagio per difendere la popolazione dalla nuova pestilenza del cholera morbus indostanico.

Negli ultimi anni della sua vita il dottor Sacco iniziò alcuni esperimenti su cani idrofobi, utilizzando il cloro come cura contro l'idrofobia. In alcuni casi aizzava dei cani alla rabbia, privandoli d'acqua, di cibo e lasciandoli chiusi in gabbia sotto il sole.

Per questo motivo non ottenne alcun appoggio e dovette terminare questi esperimenti. Nonostante ciò continuò a fare ricerche sul cloro, in particolare come cura del tifo petecchiale. Infatti dopo che ricomparve nel 1820 la febbre petecchiale,vennero radunati alcuni malati e il dottor Sacco se ne prese cura. Il loro corpo veniva lavato con idrocloro puro e dovevano bere tre bibite al giorno di idrocloro allungato con acqua : dopo otto o nove giorni giungevano alla convalescenza. Il dottor Sacco mostrava interesse verso ogni novità medica o chirurgica: sperimentò l uso dell'agopuntura,dello iodio e della litotrissia, per la quale fece appositamente costruire un semplice letto d'operazione.

Si dice che mentre viaggiava per l'Italia, generoso propugnatore e propagatore della vaccinazione, era da un lato accolto dalle accademie e retribuito con medaglie e onorificenze sociali, dall'altro veniva considerato un impostore o un temuto emissario della Repubblica e preso a sassate dal popolo quando teneva le sue conferenze sulla vaccinazione nella pubblica piazza.

Asseriva di non saper singolarmente amare qualcuno. Nonostante ciò sposò Carolina Borghi, già vedova di due mariti, i signori Giovanni Attanasio e Carlo Resnati, e dalla quale ebbe una figlia di nome Maddalena che morì poco dopo la nascita.

Si prese cura delle tre figlie che la moglie aveva avuto dai precedenti matrimoni.Nel 1829 venne nominato temporaneamente direttore dell' Ospedale Maggiore e dei Luoghi Pii Uniti di Milano, ma non sostenne abbastanza il decoro e i diritti dei suoi colleghi, si mostrò troppo debole e ligio nei confronti di chi voleva trovare colpe nei suoi dipendenti e pretendeva eccessive restrizioni nei rimedi costosi per i vari ospizi.

Il dottor Sacco era un uomo d'alta statura, sobrio nel vivere, di carattere un po' confuso, astratto e divagato; non faceva distinzione nel visitare il tugurio del miserabile del povero malato o il palazzo del ricco o del principe. Negli ultimi anni della sua vita si dedicò al giardinaggio, ed in particolare si prese cura della sua raccolta di migliaia di camelie di diversa varietà.Il 26 dicembre 1836, a 67 anni,morì vittima di un attacco cardiaco dovuto ad una dilatazione abnorme dell'arco aortico,in un'abitazione di corso Monforte a Milano.









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