mercoledì 20 maggio 2015

BUSTO ARSIZIO E L' ARTE



Busto Arsizio conta tra i suoi edifici più pregevoli i numerosi monumenti di carattere ecclesiastico  a testimonianza della profonda religiosità del popolo. In particolare, si ricordano il Santuario di Santa Maria di Piazza, la Basilica di San Giovanni Battista e la Prepositurale di San Michele Arcangelo.

Per quanto riguarda l'architettura civile e l'archeologia industriale, grazie al grande sviluppo economico agli inizi del XX secolo, sono degne di menzione anche alcune ville e diversi palazzi, di cui un buon numero in stile liberty e Art Déco.

Un elemento aggregativo fondamentale di Busto Arsizio come della maggioranza dei comuni italiani ed europei è la piazza: sono tre le piazze più importanti del centro storico (santa Maria, san Giovanni e Vittorio Emanuele II) a cui si possono aggiungere le piazze centrali dei due ex-comuni autonomi di Borsano e Sacconago. I prati al di fuori del terrapieno che circondava il centro storico di Busto Arsizio, in diversi casi si sono trasformati in altrettante piazze.

Infine, pur facendo parte di un'area densamente abitata com'è la Conurbazione dell'Olona e in generale l'Altomilanese, la presenza di parchi è garantita sia appena fuori dal centro storico, sia nelle aree periferiche.

Attualmente a Busto Arsizio esistono venticinque chiese, tre cimiteri e diverse cappelle (come ad esempio quella molto capiente dell'Istituto Maria Immacolata o quelle dell'ospedale e della casa di riposo). Sono presenti inoltre il battistero di San Filippo Neri (accanto alla chiesa parrocchiale di San Giovanni) e diverse cappelle ed edicole votive.

Nel corso della storia, molte chiese sono state abbattute per essere successivamente ricostruite con capienza maggiore. Altre chiese, invece, sono state abbattute definitivamente: tra di esse si possono ricordare, oltre ai ruderi medievali di Santa Croce, sconsacrata nel 1948 e demolita nel 1972, la chiesa borsanese di Santa Maria dei Restagni, quella sinaghina di San Donato, quella di Sant'Eurosia in località Cascina Brughetto (demolita nel 1952) e la cappella di sant'Ambrogio in Canton Santo, non molto distante dalla chiesa di Santa Maria di Piazza.

Nel caso di Sacconago, la costruzione della nuova chiesa (1928) non ha comportato l'abbattimento della chiesa settecentesca dato che furono utilizzati a tale scopo i terreni appartenenti al vecchio cimitero.

Anche alcune cappelle ed edicole votive sono state demolite nel corso degli anni. Un esempio è costituito dalla cappelletta di sant'Alò in Vernaschella situata tra l'attuale via Silvio Pellico e il ramo oggi soppresso dell'attuale via Confalonieri (anticamente "Vernaschella").

Alcune delle chiese di Busto Arsizio, in particolare San Giovanni Battista, San Michele Arcangelo e Santa Maria di Piazza, sorsero prima dell'anno mille. In età comunale nacquero le prime rettorie, poi denominate parrocchie. Esse comportavano la presenza di un sacerdote al quale era affidava la cura delle anime e che generalmente era residente presso una chiesa preesistente. Busto Arsizio era sottoposta alla pieve di Olgiate Olona, ma la comunità, sulla base delle sue crescenti disponibilità economiche, costituì cinque "benefici curati" fra il XIII e il XVI secolo: tre presso la chiesa di San Giovanni Battista e due presso quella di San Michele Arcangelo, mentre la chiesa di Santa Maria, situata nella piazza centrale del borgo, si configurava come santuario, senza incombenze parrocchiali.

San Carlo Borromeo nel 1583 trasferì a Busto Arsizio le dignità ecclesiastiche della pieve (cioè del distretto) e i curati di San Giovanni e di San Michele vennero innalzati al grado di canonici, come coadiutori del prevosto nella cura delle anime (Busto Arsizio fu pertanto considerata formalmente parrocchia unica).

Nel Seicento un nuovo fervore religioso portò alla costruzione di nuove chiese, come san Gregorio in Camposanto (1632), Madonna in Veroncora (1639) e san Bernardino (1665), oltre che alla ricostruzione delle chiese di san Giovanni Battista (1609) e san Michele Arcangelo (1652). Nel Settecento sorsero Madonna in Campagna (1702), san Rocco (1706), la chiesa vecchia di Sacconago (1708), la chiesa di sant'Anna (1710, poi Tempio Civico), la chiesa di sant'Antonio da Padova (1717, nel territorio di Borsano).

Busto rimase di fatto una sola parrocchia fino al 1906, quando venne attribuita anche a San Michele tale funzione. Successivamente, nel 1928, Borsano e Sacconago vennero annesse al comune, portando a quattro il numero delle parrocchie. Nel corso del Novecento si sono poi formate le altre parrocchie fino ad arrivare al numero attuale, di tredici. È stato il secolo in cui sono state costruite più chiese (ben undici, a cui si può aggiungere quella dei Frati minori, sorta in realtà a partire dal 1898, ma terminata durante tale secolo).

Tra le cappelle tuttora esistenti di Busto Arsizio si possono ricordare quella secentesca di San Carlo Borromeo in via Matteotti, quella settecentesca della Madonna in via Matteotti, restaurata nel 1990, quella settecentesca dedicata alla Madonna di Caravaggio al biforcamento tra la via Quintino Sella ed il viale della Repubblica (nella quale si trovano due tele di Carlo Farioli del 1992 che raffigurano i beati bustesi Bernardino e Giuliana) e quella ottocentesca di Santa Maria Nascente in via Daniele Crespi, nei pressi della piazza Trento e Trieste. Quest'ultima era in origine un'edicola campestre situata in quella che è oggi la piazza e demolita nel 1802 per far posto alla via Daniele Crespi. Ricostruita due anni dopo, negli anni tra il 1862 e il 1864 fu spostata nella posizione attuale per poi venire inglobata dal palazzo che gli è sorto intorno.

Tra le cappelle scomparse è da menzionare sant'Alò in Vernaschella, che secondo alcune ipotesi l'intitolazione farebbe riferimento a sant'Egidio, vescovo francese vissuto tra il 590 e il 660, e secondo altre a sant'Anatalone, primo vescovo ambrosiano. L'edificio si trovava nel mezzo del bivio tra l'attuale via Silvio Pellico (anticamente "Vernasca") e il ramo oggi soppresso dell'attuale via Confalonieri (anticamente "Vernaschella"). La cappella, le cui prime notizie scritte risalgono al 1630, fu demolita nel 1914 con la promessa di costruirne un'altra all'incrocio tra la via Silvio Pellico e la strada Piombina (oggi via Venegoni), ma il progetto non fu mai attuato.

A Busto Arsizio esistono ville, palazzi e resti di strutture industriali in stile liberty, costruite ai margini del centro storico durante il periodo dello sviluppo industriale. Due tra le ville più importanti sono la Ottolini-Tosi e la Ottolini-Tovaglieri, situate nei pressi di uno degli stabili dell'ex-Cotonificio bustese (oggi Museo del tessile e della tradizione industriale di Busto Arsizio), entrambe progettate dall'architetto Camillo Crespi Balbi.

Altri edifici interessanti dal punto di vista architettonico sono la villa Leone, situata in via XX settembre, ed i Molini Marzoli Massari, che si affacciano su via Cadorna, entrambi progettati dall'architetto Silvio Gambini in stile liberty. Inoltre vanno menzionati il palazzo Marliani-Cicogna, oggi sede della biblioteca comunale ed un tempo residenza del conte di Busto Arsizio, e, appena fuori dai limiti del vecchio borgo, il palazzo Gilardoni, attuale sede del municipio ed ex-ospedale cittadino.

Alcune architetture civili sono andate perdute, come la sontuosa villa Bossi-Gabardi di via Mameli, progettata da Duilio Torres e costruita dopo il 1925. Di tale villa, dopo la demolizione avvenuta nel 1969 è rimasto solo il cancello, che oggi costituisce l'ingresso del Parco al liberty. Il monumento che si trova all'interno del parco è la testimonianza di un altro elegante edificio andato perduto: la casa Rena di piazza Garibaldi, progettata da Silvio Gambini e realizzata tra il 1906 e il 1907. È andata perduta anche la villa di Antonio Ottolini, su via san Michele, di Camillo Crespi Balbi e di bellezza non inferiore alle altre due, di Ernesto ed Enrico Ottolini.

Recentemente, anche gli antichi edifici lungo via Solferino hanno avuto la stessa sorte e sono stati demoliti tra l'agosto e il settembre 2010.

Sono invece in stato di degrado due importanti edifici settecenteschi: la casa Custodi, e la casa Canavesi-Bossi, detta "il Conventino", le cui cantine sono di origine cinquecentesca. Nel quartiere di Borsano, versa in condizioni di degrado anche la Cascina Burattana, una delle ultime realtà del patrimonio agricolo della città di Busto Arsizio.

In alcune circostanze, edifici in stato di degrado sono stati recuperati. Un caso è quello della villa Luigi Colombo di via Manara, progettata nel 1906 da Silvio Gambini in stile Lyberty. Il restauro ha coinciso con lo sventramento dello stabile, di cui sono rimaste solo la parete esterna sulla via Manara e le due pareti esterne perpendicolari ad essa. Dell'interno è stato possibile recuperare la scala elicoidale decorata da ferri battuti rappresentanti armoniosi intrecci fitomorfi.

Grazie allo sviluppo industriale, a partire dalla metà dell'Ottocento, Busto Arsizio conserva alcuni edifici storici industriali dismessi, di interesse per l'archeologia industriale, per i quali sono stati avviati piani di recupero:
Cotonificio bustese (fondato nel 1887 e chiuso nel 1978), acquistato dal comune nel 1980 ed ora Museo del tessile e della tradizione industriale di Busto Arsizio
Calzaturificio Borri (fondato nel 1892, acquistato dal comune nel 2001
Molini Marzoli Massari (costruiti nel periodo 1906-1926 in stile liberty, con sobrie decorazioni floreali, ad opera dell'architetto Silvio Gambini per la Società Anonima Molini Marzoli Massari). Si trattava di un grande impianto per la macinazione del frumento, studiato per una potenzialità di 500 quintali al giorno e affacciato sulla ferrovia, prima del suo spostamento. L'impianto cessò l'attività nel 1975, ma non demolito per il suo interesse storico artistico. Venne acquistato dal comune nel 1985 e dal 15 aprile del 2000 ospita il polo culturale comunale e la sede dell'università degli studi dell'Insubria (per il corso di laurea in biologia sanitaria della facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali).
Cotonificio Giovanni Milani (fondato nel 1870, costruito tra il 1880 e gli anni venti, chiuso negli anni sessanta e demolito nel 2004) e sulla cui area è stato creato un parco pubblico che conserva le due ciminiere ed il portale.
Tessitura Lissoni & Castiglioni, ora adibita a struttura commerciale.
Cotonificio Ercole Bossi (costruito prima del 1875), ora sede ACLI.
Cotonificio Crespi Lombardo-Veneto (del 1914), ora sede di banca.
Cotonificio Venzaghi (1906), oggi spartito in aziende minori.
Cotonificio Enrico Candiani (1907), sede dal 1970 di un'altra struttura produttiva.

Nella storia di Busto Arsizio l'attività agricola ha avuto un ruolo di secondo piano a causa della scarsa produttività del terreno e della sua permeabilità. Fin dai primi anni del XVIII secolo la maggior parte dei terreni era di proprietà di grandi latifondisti che lasciavano la gestione dei fondi a dei fattori. Accanto a questi grandi possedimenti vi erano poi i piccoli proprietari le cui terre, solitamente meno produttive, davano scarsi frutti, tanto da costringere i contadini ad arrotondare i guadagni lavorando per i maggiori possidenti o lavorando al Telaio. Erano però largamente presenti sul territorio cascine che oggi appaiono per lo più abbandonate: si tratta di edifici di modeste dimensioni, con un cortile, un fienile, un portico per il ricovero di carri e attrezzi, una stalla, un granaio e i locali di abitazione della famiglia del fattore e/o dei suoi lavoratori. Fa eccezione, per la sua complessità, la Cascina dei Poveri, situata nell'area più a nord del territorio comunale.

Tra le altre cascine (se ne contano in tutto 113), alcune delle quali ancora abitate o trasformate in agriturismi, le principali sono Cascina Burattana, Cascina Borghetto, Cascina Favana (antecedenti il 1772), Cascina Formaggiana, Cascina Malavita (poi Ama la Vita), Cascina Speranza (precedenti il 1857) e Cascina Calcaterra, successiva al 1920.

Con la frase "le piazze sono per eccellenza il luogo di nascita e aggregazione della civiltà occidentale" l'allora assessore ai Lavori Pubblici, Claudio Fantinati, inaugurò nel 2004 il nuovo arredamento di piazza Toselli nel quartiere di Borsano.

Storicamente, sono tre le piazze principali che si trovavano all'interno del borgo di Busto Arsizio: quella più importante, di santa Maria, in cui si affaccia la pregevole basilica bustocca, quella di san Giovanni Battista (sorta nella zona dell'antico cimitero) e quella oggi dedicata a Vittorio Emanuele II, dinnanzi all'allora dimora dei conti di Busto Arsizio, il Palazzo Marliani-Cicogna.

A queste, è possibile aggiungere le due piazze principali degli ex-comuni autonomi di Sacconago e Borsano, oggi quartieri meridionali di Busto Arsizio, che sono rispettivamente la piazza della Chiesa (insieme alla contigua piazza Carlo Noè) e la piazza Gallarini (sulla quale si affaccia la chiesa parrocchiale del quartiere).

Dopo la rivoluzione industriale, quando iniziò l'espansione della città oltre i confini del vecchio borgo, alcuni dei prati antistanti il terrapieno che circondava Busto Arsizio si sono trasformati in piazze. È il caso di piazza san Michele (il vecchio prato su cui sorse la chiesa di Madonna in Prato), di piazza Manzoni, di piazza Garibaldi (prato di porta Basilica) e di piazza Trento Trieste.

Più recentemente, ha acquistato importanza anche la piazza Volontari della Libertà, che accoglie la nuova stazione delle Ferrovie dello Stato, dopo lo spostamento della vecchia sede sull'attuale viale duca d'Aosta.

La Piazza Santa Maria è la più importante e centrale della città, nella quale convergevano le quattro contrade in cui era suddiviso l'antico borgo di Busto Arsizio. Sul lato nord della piazza si trovano il santuario di Santa Maria di Piazza, la chiesa trecentesca di sant'Antonio abate e il loro campanile in comune. Più recentemente è stato aperto, sul lato ovest, corso Europa, che termina, dopo poco più di 300 metri, in piazza Manzoni.

La Piazza San Giovanni è una delle tre situate nel centro storico. Sorge a est rispetto alla piazza Santa Maria, alla quale è connessa attraverso le vie sant'Antonio e Cavour, parallele tra di loro. Un lato della piazza è interamente occupato dalla Basilica di San Giovanni Battista. Sugli altri lati della piazza si affacciano palazzi storici, alcuni dei quali restaurati negli anni 2000, come palazzo Volonterio. La piazza è collegata ad altre tre importanti piazze della città: via Milano la collega a piazza Garibaldi, via Tettamanti Monsignor Giuseppe a piazza Vittorio Emanuele II, via Cavour e via Sant'Antonio la collegano alla piazza Santa Maria.

La Piazza Vittorio Emanuele II sorgeva di fronte a Palazzo Marliani-Cicogna, feudatari della Contea di Busto Arsizio. Ospitava il monumento ai caduti prima del suo trasferimento in piazza Trento e Trieste. Su di essa si affacciano la biblioteca comunale e le Civiche Raccolte d'arte, che occupano entrambe alcuni degli spazi di Palazzo Marliani-Cicogna, oltreché alcune dimore che in taluni casi risalgono al Settecento.
Piazza San Michele è situata al confine settentrionale del centro storico, dove sorgeva una fortificazione longobarda che difendeva il vecchio borgo. È dominata da un lato dalla prepositurale di San Michele Arcangelo e dal lato opposto dal palazzo più alto della città. Si trova a pochi metri dal parco del Museo del tessile ed è contigua a piazza Manzoni e alla piazzetta don Pio Chieppi, sulla quale si affaccia il museo di arte sacra di San Michele Arcangelo.

Piazza Manzoni dalla forma allungata aperta al traffico veicolare, lungo la quale si affacciano alcuni edifici degni di nota. Tra questi, in primo luogo villa Pozzi, che oggi ospita la caserma della Guardia di Finanza, realizzata nel 1905 dall'architetto Silvio Gambini per Ercole Pozzi, titolare di un'industria manifatturiera bustocca. In secondo luogo sono da menzionare le scuole Manzoni, opera dell'architetto Camillo Crespi Balbi, del 1903, e l'abside della chiesa di San Michele Arcangelo. Sulla piazza, che in precedenza si chiamava piazza della Fiera, si trovavano due delle quattro porte della città, Pessina (in corrispondenza dell'attuale via Giacomo Matteotti) e Savico (in corrispondenza dell'attuale via Giuseppe Lualdi). Fino al 1951 al centro della piazza transitava il tranvia Milano-Gallarate. In passato l'odierna piazza Manzoni ospitava il fossato che circondava le mura del borgo di Busto Arsizio, riempito con le acque provenienti dalla deviazione del torrente Tenore.

Piazza Garibaldi si trova tra piazza Trento e Trieste e Palazzo Gilardoni e da questa piazza parte la via XX settembre che arriva fino a corso Sempione in località Buon Gesù. La piazza ospita una fontana, realizzata nel 1966 dallo scultore bustocco Giuseppe Rebesco per celebrare il centenario dell'elevazione di Busto Arsizio a città. La fontana presenta tre formelle in granito di Alzo che raffigurano tre valori tipici dei bustocchi: il lavoro, la famiglia e la fede. Il 24 giugno 2005, giorno in cui si festeggiano i patrono della città, San Giovanni Battista e San Michele Arcangelo, è stata inaugurata la fontana dopo i lavori di restauro che l'hanno interessata, conclusisi in occasione dei 140 anni di elevazione della città. In questa occasione sono anche risistemate le aiuole e installati dei faretti per l'illuminazione notturna della piazza e delle telecamere di sorveglianza. In passato, al posto della fontana al centro della piazza era presente la statua della Gloria alata, realizzata dal milanese Costante Orazio Grossoni e inaugurata il 21 giugno 1927 alla presenza del re Vittorio Emanuele III. Questo monumento resistette solo 15 anni, in quanto i suoi 60 quintali di bronzo furono fusi ed utilizzati per scopi bellici.

Sulla Piazza Trento e Trieste si affaccia la chiesa di San Gregorio Magno in Camposanto, eretta a partire dal 1632. Inoltre ospita dal 2011 il monumento ai Caduti che fino al 2010 si trovava in piazza Vittorio Emanuele II. Questo monumento, realizzato nel 1958 dall'artista Enrico Manfrini, è formato da due stele in calcestruzzo rivestito con lastre di granito rosa contenenti tre uomini nudi in caduta. Sul lato esterno delle stele sono scolpiti, da una parte, gli ideali che hanno portato al sacrificio e, dall'altra, i valori della città: la famiglia (rappresentata da una madre con due figli uno dei quali viene allattato al seno), il lavoro, la fede (rappresentata dal Santuario di Santa Maria di Piazza). Alla base del monumento di trova l'iscrizione:

« a gloria dei suoi figli / caduti per la patria / BUSTO ARSIZIO / in auspicio di pace »

Gli uomini in questione sono tutti e tre nudi. I Bustocchi, quindi, hanno deciso di ribattezzare il nome della piazza con una fantasia locale senza riguardi: piazza tre cù, ovvero piazza tre culi.

Piazza Volontari della Libertà accoglie i pendolari e viaggiatori che giungono a Busto Arsizio dalla stazione delle Ferrovie dello Stato, inaugurata da Benito Mussolini il 26 ottobre 1924, che si affaccia su un lato della piazza. Di fronte alla stazione si trova un condominio di otto piani che sorge sull'area che sarebbe dovuta essere occupata dal palazzo Frangi, su progetto dell'architetto Silvio Gambini, della quale fu realizzata solo la parte più a nord-ovest, all'angolo con via Mameli, a causa di diatribe tra i proprietari dei terreni interessati dal progetto. Questo palazzo, risalente al 1926, voleva essere il biglietto da visita per le persone che scendevano dal treno e, uscite dalla stazione, si ritrovavano in piazza Volontari della Libertà. La casa fu eretta in stile neoeclettico, attentamente curata negli ornamenti e nei ferri battuti delle finestre al piano terra e dei balconi dell'ultimo piano. Al centro della piazza si trova il monumento equestre in bronzo e granito dedicato a Enrico dell'Acqua, industriale bustese pioniere delle esportazioni di cotone nell'America latina, realizzato da Enrico Saroldi e Amedeo Fontana. Intorno alla figura centrale raffigurante Enrico dell'Acqua a cavallo, si trova un gruppo di statue in bronzo a simboleggiare l'Industria Tessile, il Commercio, la Produzione, la Vedetta e la Nuova Alba. Il basamento in blocchi granitici misura 14,7 m × 14,3 m, mentre l'altezza totale del monumento è di 9,3 m (4,8 m di basamento e 4,5 m di statua bronzea). Grazie all'associazione Enrico dell'Acqua e all'intervento della provincia di Varese all'epoca presieduta dal bustocco Marco Reguzzoni, la statua ed il basamento sono stati restaurati nel 2007.
Il Viale della Gloria corre dalla zona dei Cinque Ponti, fino al confine con Castellanza, a sud-est. Fino al 1924 il viale era sede del tracciato ferroviario sin dal 1860.

Via Giacomo Matteotti era la strada che attraversava la contrada Pessina e corre da piazza Santa Maria (dove si trovava la grande una vasca, la piscina, da cui la strada prende il nome) fino all'antica porta Pessina, a ovest, affacciata su piazza Manzoni. Su questa strada sorgono diversi edifici risalenti a epoche diverse, come il Conventino (nome con cui è più nota la casa Canavesi-Bossi) risalente al XV secolo. Qui si trova anche un'edicola votiva dedicata a san Carlo Borromeo.

Il parco Ugo Foscolo sorge sull'area un tempo occupata dal vecchio cimitero cittadino, costruito quando i precedenti campisanti delle chiese di San Michele e San Giovanni erano diventati insufficienti. All'interno del parco è presente il monumento ai reduci delle patrie battaglie, inaugurato nel 1909. Costituito da due colonne doriche con una breve trabeazione, fu progettato dall'ingegnere Luigi Carlo Cornelli e realizzato dagli scultori Giulio Cassani e Enrico Sirtori.
Il Parco dell'Alto Milanese, che si estende sui territori comunali di Castellanza e Legnano e sulla parte meridionale di quello di Busto Arsizio, occupato da zone boschive e rurali. Il parco tutela la flora e la fauna locali e le tradizionali attività nel campo dell'agricoltura e dell'allevamento.

La sede del parco si trova nella villa Ottolini-Tosi di Busto Arsizio.

Il parco degli Alpini, situato su via Mameli ospita un monumento al liberty, realizzato con elementi decorativi di casa Rena, edificio liberty di piazza Garibaldi progettato da Silvio Gambini (1906-1907). Il cancello di accesso al parco è quello della demolita villa Bossi-Gabardi (costruita nel 1925), che sorgeva sull'area del parco fino agli anni settanta. Tale villa venne realizzata nel 1925, ad opera dell'architetto Duilio Torres e dell'ingegnere Piero Tosi, con una facciata sviluppata su piani degradanti e arricchita da morbide decorazioni, oltre che dal bugnato in pietra chiara che rivestiva gran parte dell'edificio.

Parco Comerio, inaugurato nel 2005, sorge nell'area della ex-fabbrica Ercole Comerio, nel quartiere di san Michele. All'interno del parco vi sono un laghetto, un bar e un'area con giochi per i bambini. La fabbrica che vi sorgeva fu sede di una retata fascista il 19 gennaio 1944. Furono arrestati sette lavoratori, colpevoli di aver fomentato uno sciopero. Solo Melchiorre Comerio, fratello del titolare della ditta, verrà rilasciato. Gli altri saranno deportati al campo di sterminio di Mauthausen.

Situato nel quartiere di san Giuseppe, proprio di fronte all'omonima chiesa, si trova il Parco per la Vita, altrimenti conosciuto come parco di viale Stelvio, per della sua ubicazione. L'altra strada che delimita il parco è la via Marmolada, che anticamente costituiva il letto del torrente Tenore.

Ogni anno, in tale parco, si svolge la tradizionale festa patronale di san Giuseppe, organizzata dall'associazione "Amici di san Giuseppe". Si tratta di quindici giorni di musica, gastronomia, esibizioni e preghiera.Il dipinto della Madonna dell'Aiuto raffigurante la Madonna dell'Aiuto si trova in vicolo guardiani, una traversa di via Montebello. La Madonna dell'Aiuto è raffigurata con la mano destra alzata quasi a proteggere la popolazione di Busto (la Madonna dell'Aiuto è una tipica icona della città di Busto Arsizio) da ogni sorta di incolumità. Vuole la tradizione popolare che in origine la statua, conservata nel santuario che da lei prende il nome, avesse tutte e due le mani posate e che, portata in processione in mezzo al borgo devastato dalla peste, nei primi anni del 1600, Maria avesse sollevato la mano destra fermando l'epidemia che aveva decimato la popolazione di Busto.




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