martedì 19 maggio 2015

I PAESI DELLA BRIANZA : ARCORE

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Arcore è un comune italiano della provincia di Monza e della Brianza in Lombardia.

Si trova nella pianura padana a nord-est di Milano, da cui dista 20 km circa, in prossimità delle due più importanti città della provincia brianzola, Monza e Vimercate.

La testimonianza archeologica più antica rinvenuta ad Arcore è rappresentata da una lastra marmorea dedicata a tale Giulia Drusilla, databile al I secolo d.C., mentre i primi accenni documentati che nominano la comunità arcorese si rifanno a pochi documenti risalenti al IX secolo.

Il paese è inoltre noto in quanto all'interno del suo territorio si trovano l'ex Villa Giulini-Casati-Stampa, ora Villa San Martino, e la Villa Borromeo d'Adda.

Sull'origine di Arcore non esiste documentazione certa: dall'etimologia si può dedurre un'origine romana. L'etimologia del nome Arcore è infatti controversa: alcuni lo ricollegano al semidio Ercole, per il cui culto forse sorgeva un tempio in suo onore, altri lo associano ad un arco eretto dai romani.

Ciò potrebbe far supporre, pur con i dovuti accorgimenti, una possibile nascita del borgo di Arcore fin dall'epoca romana. Ad avallare questa ipotesi concorrono diversi elementi: com'è infatti noto, all'epoca della conquista romana, il territorio rurale veniva suddiviso in centurie, secondo le linee incrociate del cardo e del decumano. Questa centuriazione serviva per fare le assegnazioni di terre ai cittadini delle colonie di nuova fondazione; tracce di tale suddivisione sono ancora visibili sui rilevamenti cartografici della fine dell'Ottocento, mettendo in evidenza resti di centuriazione localizzati intorno a quella che oggi è la Cascina del Bruno.

È inoltre recentemente emerso che il territorio dell'attuale comune era attraversato, in epoca romana, dalla strada che univa Mediolanum a Leucum, passando per Modicia. Nell'area dove si è successivamente evoluto il paese di Arcore erano poste due pietre miliari: la prima, che contrassegnava una stazione di posta, si trovava all'altezza dell'attuale Cascina Sentierone, mentre la seconda presumibilmente nel luogo dove poi sorse il convento benedettino di Sant'Apollinare.

A questa documentazione si collega l'epigrafe riportata su una lastra marmorea romana, conservata al museo archeologico di Milano, unica testimonianza archeologica ritrovata ad Arcore, ora conservata presso il Museo archeologico di Milano.

I documenti più antichi finora ritrovati risalgono al IX secolo e sono relativi a donazioni alle chiese locali da parte di abitanti di "vico Arcole" o "loco Arculi". Arcore, nel medioevo, appartiene alla pieve di Vimercate ed è segnalata la presenza di due monasteri: il monastero benedettino di San Martino e la casa delle Umiliate a Sant'Apollinare.

Nel trecentesco Liber Sanctorum di Goffredo da Bussero è citata la chiesa di Sant'Eustorgio che diverrà la Parrocchia della comunità ai tempi di San Carlo Borromeo. Dal XVI secolo diverse famiglie nobiliari lombarde (Casati, Durini, Giulini, Vismara, D'Adda, Barbò) spostano la propria residenza lungo tutta la Valle del Lambro e la Bassa Brianza e vi edificano importanti ville di delizia, tra cui ad Arcore la Villa Borromeo d'Adda, la Villa "La Cazzola" e la Villa San Martino (già Giulini Della Porta, Casati, Stampa di Soncino), favoriti dalla buona collocazione geografica e dalle agevoli comunicazioni. La costruzione dell'attuale chiesa parrocchiale risale al 1759.

A metà del Settecento Arcore conta 580 abitanti divisi tra il paese e le due frazioni riconosciute (Cascina del Bruno e Bernate, che subirà nei successivi due secoli un continuo passamano con il comune di Usmate Velate).

Alcune prove consentono di presupporre che il paese, un tempo, ebbe un proprio castello. Il primo documento che ne cita l’esistenza, la donazione di Ariprando e Gisla (oggi presente nell'Archivio Storico di Concorezzo), risalente al 1100, cita il lascito, da parte del nobile milanese Ariprando e della moglie Gisla di due abitazioni, la prima delle quali situata nei pressi del già citato castello.

« … casa una cum area infra castrum de loco Arcori… casa una cum area et curte… infra villam de suprascripto loco Arcori »
(notaio Ugo, Lascito di Ariprando e Gisla)
Un altro documento, risalente al XIII secolo, conservato nell'Archivio di Stato di Milano, conferma la presenza di un castrum in vico Arcole, documento citato nel XIX secolo dallo storico e paleografo Giovanni Maria Dozio in Notizie di Vimercate e la sua Pieve, nel quale egli afferma che

« … Arcore fu terra di qualche significanza nel medioevo ed ebbe un castello, in luogo che tuttora ne conserva il nome, posseduto nel secolo dodicesimo dai valvassori di Arcore… »
(Giovanni Dozio, Notizie di Vimercate e la sua Pieve)
Nonostante ad oggi non sia rimasta alcuna traccia di questo castello, si può riscontrare, nelle mappe teresiane del 1722, l’indicazione dell’attuale via Monte Grappa come strada del Castello nonché, nella tradizione arcorese, l’abitudine di definire quella parte della città compresa tra via Abate d’Adda e via San Gregorio proprio zona del Castello.

In seguito all’annessione delle provincie lombarde, all’epoca austriache, al regno di Savoia (e con la definitiva unificazione d’Italia), Arcore venne dotata di una nuova amministrazione, con un sindaco, una giunta e un consiglio comunale. Nel 1869 alla cittadina, ancora di poche migliaia di abitanti, venne aggregata la frazione di Cassina Palazzina, staccatasi dal comune di Lesmo.

Da questo momento, Arcore ebbe una graduale crescita industriale coadiuvata dalla creazione stazione ferroviaria nel 1873 e della tranvia nel 1879, con l’insediamento di varie industrie, tra cui la famosa Gilera. All’incremento industriale si accompagnò un robusto boom demografico che in poco meno di 100 anni portarono a quintuplicare il numero dei residenti arcoresi, cui si aggiunse la definitiva annessione della frazione di Bernate nel 1963.

Lo sviluppo industriale arcorese nasce, molto probabilmente, in concomitanza con la costruzione, negli anni settanta del XIX secolo, della stazione ferroviaria sulla linea Lecco-Milano. Già a fine secolo sorgono le prime attività nel ramo meccanico (Morandi), saponifico, tessile (Monti e Martini) e di carpenteria (Zerboni).

Nel 1909 nasce l'azienda motociclistica Gilera, marchio che in pochi anni diverrà uno dei più noti in Europa e nel mondo, e, negli stessi anni, accanto allo stabilimento Zerboni (che poi diverrà Falck) prende piede la ditta Carlo Bestetti, un aeroporto per aerei da guerra e piccoli aerei commerciali, distrutto dai partigiani nel 1945.

Infine, nell'immediato dopoguerra, Giuseppe Perego, da responsabile carpentiere Falck fonda, nel 1949 la Peg Perego, oggi produttrice ed esportatrice a livello internazionale di passeggini ed accessori d'infanzia.

Ad Arcore è inoltre presente anche un impianto della Tenaris Dalmine, la sede italiana della Borg Warner Morse Tec ed in forte sviluppo è l'impresa del settore terziario.

L'origine dello stemma del Comune di Arcore si ispira senza dubbio a tre diverse finalità: evidenziare nell'emblema parte della sua storia, presentare una figura che richiami il suo nome, ricordare un'antica famiglia lombarda legata alla sua storia. Per evidenziare la finalità storica, nella sezione più elevata dello stemma è stata inserita la figura della mitra, a ricordo di tre monasteri esistenti anticamente sul suo territorio. Per ricordare il nome del Comune, nella sezione centrale è stata inserita la figura dell'arco romano. Infine, nella sezione inferiore è stato inserito il fasciato contrinnestato di nero e d'argento, che costituisce l'elemento caratterizzante dello stemma della famiglia d'Adda.
Si osserva, peraltro, che attualmente il Comune di Arcore fa uso di uno stemma lievemente diverso da quello concessogli nel 1955. La differenza si riscontra nella terza sezione dell'emblema araldico: il fasciato contrinnestato di nero e d'argento è stato trasformato ora in un campo d'argento carico di una fascia contrinnestata di nero.

La Cappella della peste è una piccola cappella aperta, situata all'interno del parco della villa Borromeo, edificata nel XVII secolo dopo la morìa di peste di San Carlo e quella del 1630 che colpì in particolar modo Milano ed il suo circondario.

La cappella, a cielo aperto e di ridotte dimensioni, è costruita attorno ad una croce di pietra, posta in quel luogo a commemorazione delle numerose vittime causate dalla peste, e si affaccia su di un piccolo sentiero secondario, isolata dai normali itinerari.

Esternamente, una copertura emiciclica di rame è posta a protezione della volta esterna; internamente, la facciata è invece molto semplicemente intonacata di bianco, mentre la conca absidale è di un azzurro tenue. Tra di esse, su un bordo aggettante anch'esso bianco, è dipinta, a lettere maiuscole nere, questa frase:
« Cappella della peste 1576 1630 »
La Cappella Vela è stata costruita tra il 1850 ed il 1853 per volere di Giovanni D'Adda all'interno del complesso di Villa Borromeo, venne commissionata all'architetto Giuseppe Balzaretto (già chiamato alla creazione dell'attiguo parco) ed agli scultori ticinesi Lorenzo e Vincenzo Vela per contenere le spoglie di Maria Isimbardi (Milano, 1827 - Muggiò, 1849), sua moglie.

Il piccolo edificio, a pianta ottagonale, presenta un pavimento marmoreo a motivi geometrici complessi, da cui si innalzano le otto piccole absidi. La raffinatezza della cappella è impreziosita da alcune statue, anch'esse commissionate dal conte Giovanni, in marmo bianco sulle quali spicca, con estrema malinconia, quella della giovane Maria Isimbardi sul suo letto di morte.

Restaurata con l'acquisizione della Villa da parte del comune negli anni settanta del XX secolo, è mensilmente visitabile.

Dedicata a Sant’Eustorgio da Milano, è la più importante e tra le più antiche della città, risalente al XIII secolo  ma ingrandita e ammodernata in più fasi nel corso dei secoli successivi.

L’ultimo importante restauro venne avviato, con il benestare delle potenti famiglie locali (Durini e D'Adda in primis) nel 1759 e si concluse definitivamente soltanto nel 1891 con la sua consacrazione da parte del cardinale Agostino Gaetano Riboldi (sebbene i lavori esterni fossero già stati completati nel 1805).

Esternamente, la chiesa si presenta con una classica pianta a croce latina con i due bracci secondari adibiti a piccole cappelle. Il campanile è situato a sinistra dell’abside, defilato, mentre la facciata, grandiosa, a doppio ordine e preceduta da un pronao a tre luci (non molto dissimile da quella della vicina Lesmo) è invece la sezione più recente, edificata in epoca fascista tra il 1925 ed il 1926.

La Chiesa-Monastero alto medievale è situata nel nord-est della città, tra Arcore e la frazione Bernate, risalente al X secolo e dedicata a Sant'Apollinare abate di Montecassino.

Originariamente, il complesso era costruito in pietra arenaria (le pareti esterne ed interne e le volte) ed in cotto (il tetto ed i pavimenti). Dell’originaria struttura è però ad oggi rimasta inalterata solamente la piccola cappella, mentre gli edifici attigui, ricostruiti in epoca più recente, sorgono sui resti del precedente monastero benedettino.

Recentemente restaurato, ad oggi viene ancora fruito da una comunità di monaci e da un centro di accoglienza per anziani.

La Chiesa di Santa Maria Nascente e San Giacomo è la chiesa parrocchiale della frazione di Bernate sita in piazza conte Durini e costruita come cappella privata tra i secoli XVI e XVIII, a pianta rettangolare e dotata di un piccolo campanile. L'attuale configurazione (lesene e timpano dentellato) è invece riconducibile agli inizi del XIX secolo.

Attualmente (primavera 2012) è in corso la ristrutturazione, ormai prossima alla conclusione, dell'edificio, compresi i ricchi affreschi delle volte e dell'abside, e della piazza circostante.

L'Oratorio della Madonna del Rosario è dedicato alla Beata Vergine del Rosario, sorge nella frazione Cascina del Bruno e si presenta come un piccolo edificio ad aula con un campanile a vela, di dimensioni piuttosto ridotte, tuttora funzionante. Esso è inglobato nel complesso di edifici della omonima cascina da cui prende nome la frazione.

Tra le altre chiese di Arcore ricordiamo:
la cappella di Villa Ravizza, situata nel margine sud-ovest del parco della villa;
la chiesa dell'Immacolata, costruita nel 1895 in stile neogotico presso l'oratorio femminile;
la chiesa parrocchiale di Santa Maria Nascente, in frazione Bernate;
l'oratorio San Vincenzo, in frazione La Ca', costruita nel XVIII secolo;
la parrocchia della Regina del Santo Rosario.

A partire dal XVI secolo si hanno documenti sulle acquisizioni di terreni e sui passaggi di proprietà da parte di famiglie aristocratiche quali i Durini, i Giulini, i D'Adda, i Barbò e i Casati. In particolare il territorio di Arcore viene scelto da alcune di queste famiglie per la costruzione di residenze di pregevole fattura architettonica, con parchi di notevole estensione e di grande valore paesaggistico:
Villa San Martino, edificata sul monastero omonimo dai Giulini, passò poi in proprietà ai Casati ed è oggi di proprietà Berlusconi;
Villa Borromeo d'Adda, dal 1980 di proprietà comunale, è inserita in un ampio parco pubblico; si può visitare la cappella che ospita sculture dei Vela (1850);
Villa Ravizza, la più recente, di proprietà privata, famosa sopratutto per il giardino all'italiana;
Villa "La Cazzola" la più antica (sec. XVI), in origine di proprietà dei Durini, deve il suo attuale aspetto all'intervento di Carlo Amati famoso architetto monzese del 1812; la villa di proprietà privata è inserita in un grande parco.
Villa Buttafava, edificio signorile tardo settecentesco, ora ristrutturata come centro redisenziale;
Palazzo Durini situato in frazione Bernate, dominava le 5 corti che costituivano l'antico borgo rurale.
La vita politica nell'800 e nel primo 900 è segnata soprattutto dalla presenza delle famiglie D'Adda e Casati che costituirono per la comunità un punto di riferimento anche sotto l'aspetto di interventi in campo sociale economico.
Un primo segnale del modificarsi delle condizioni economiche e sociali è dato dall'avvento della ferrovia con la realizzazione della stazione ferroviaria sulla linea Monza-Lecco nel 1875
Probabilmente la felice collocazione rispetto alla rete di comunicazione e lo spirito imprenditoriale di alcuni personaggi favoriscono già nei primi decenni del '900 l'insediamento di alcune grosse imprese industriali, come la Gilera, e di un campo di aviazione annesso all'industria aeronautica Bestetti sulla cui area si insediò successivamente la Falk.
Nella prima guerra mondiale furono 90 i cittadini che pagarono con la vita il servizio allo Stato.
Il tessuto industriale modifica anche i comportamenti sociali e politici: nelle grandi fabbriche si sviluppa la capacità di opposizione alla dittatura in forme più o meno attive e alcuni cittadini parteciparono dal 1943 a formazioni partigiane e ad atti di resistenza pagati con la vita, tra cui gli attacchi al campo di aviazione e l'eccidio/rappresaglia di Valaperta.
Nel secondo dopo guerra si ha anche l'esplosione del processo di industrializzazione che modificherà del tutto il volto economico e sociale del paese.
Attualmente Arcore vive un processo di deindustrializzazione con lo sviluppo di insediamenti produttivi più diversificati nelle ex aree industriali.

Il Mulino Taboga è un antico mulino da grano ad acqua, situato in via Molini di Mezzo, è costituito da un edificio di mattoni e travi di legno, sorretti da pilastri in muratura, su una pianta rettangolare. L'entrata, anticipata da un porticato, introduce ai locali interni del piano terra; il primo piano è invece raggiungibile tramite una scala esterna, in ferro battuto come le ringhiere dei balconi. Documenti circa la sua esistenza risalgono ai primi decenni del XVII secolo.

La Cascina Bice è una cascina ottocentesca costituita da un ampio corpo centrale rettangolare affacciato su via Michelangelo Buonarroti, aperta nella parte centrale, rientrante, da un portico a quattro archi, a cui corrisponde al piano superiore un analogo loggiato, sostenuto da colonne.

L'ex Palazzo del Municipio è situato in Via Umberto I, a breve distanza da Piazza della Chiesa, si presenta come unedificio a due piani, con una particolare pianta a T rovesciata, venne edificato tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX come nuova sede del municipio cittadino. Dopo il trasferimento, verso la metà degli anni sessanta, degli uffici comunali in una nuova palazzina in via Roma, il palazzo venne destinato prima come sede della biblioteca civica e successivamente, dagli anni ottanta, alla scuola statale Olivetti.

Lo Stabilimento Gilera è sorto per volere di Giuseppe Gilera nel 1916, esso fu dapprima ubicato presso alcuni capannoni dell'industria Bestetti, e solo successivamente nell'attuale sede in via Cesare Battisti; con la sua chiusura, nel 1993, ad oggi sopravvivono quelli che furono i locali amministrativi e gli uffici della casa motociclistica.

Il Corpo musicale Città di Arcore è stato fondato nel marzo del 1992 su iniziativa della sezione locale dell'Associazione nazionale carabinieri - Generale c.a. Dalla Chiesa, ad oggi è diretto dal maestro Pasquale Vaccarella. Collegato all'attività concertistica (in territorio comunale attivo durante le principali feste locali e nazionali), il corpo musicale ha anche attivato una scuola di musica. Attualmente, la sua sede è ubicata in via Belvedere, 22.

Feste e ricorrenze:
L'Arcore Street Festival è un vento musicale - nato nel 2003 - nel corso del quale si esibiscono artisti, musicisti, giocolieri e teatranti coinvolgendo tutto il centro storico cittadino, in particolar modo le vie Umberto I e Gorizia. Organizzato ogni terza domenica di giugno dall'associazione Pensieri in Corso e patrocinata dal comune.

Il Cioccoarcore è il cosiddetto Tour del Cioccolato, con decine di stand dei migliori artisti italiani del cioccolato, promosso dall'assessorato al commercio e dalla Pro Loco di Arcore, viene tenuto annualmente nella piazza del mercato comunale (via Pertini), durante i primi mesi dell'anno senza seguire una data precisa.

La prima domenica di ottobre la comunità parrocchiale della Regina del Rosario celebra la sua festa patronale. Da tempo memorabile questa è la seconda festa patronale di Arcore.

La Fiera di Sant'Eustorgio è l'evento sociale più importante del paese, tenuto il lunedì della terza settimana di settembre, in prossimità della festa padronale, durante il quale si può assistere alla tradizionale sfilata dei carri rionali, all'esibizione della banda cittadina, rivisitazioni storiche, giochi (palio dei Rioni in primis) nonché altre iniziative che coinvolgono l'intera cittadinanza.

Il palio dei Rioni è stato creato su ispirazione degli antichi palii medievali ma caratterizzato da prove di abilità più semplici e paesane (come, ad esempio, il palo della cuccagna), vede la partecipazione di quattro compagini: Bernate e boschi, La Ca, Cascina del Bruno e Arcore nord/sud (prima separate).

La prima edizione del Palio di Sant'Eustorgio si è disputata in Villa Borromeo d'Adda nel settembre del 2007 ed è stata vinta dalla squadra della frazione di Arcore Nord. Nel settembre del 2008, sempre in concomitanza con la Fiera di Sant'Eustorgio, è stata invece la squadra della frazione di Bernate ad aggiudicarsi il Palio, così come nelle edizioni 2009, 2010 e 2011. Nel 2012 infine, il titolo è stato vinto dalla frazione della Ca'.

La Fiera della solidarietà e degli stili di vita, considerata la vetrina ufficiale del mondo del volontariato in Brianza, si tiene la prima domenica di ottobre e vede la partecipazione di decine di stand di enti no profit, allestiti nel centro cittadino, tra via Roma e via Umberto I.

La cucina arcorese è quella tipica della regione brianzola, ed è ampiamente influenzata da quella Milanese e lombarda, nonché dalla tradizione contadina della città (basti pensare che fino agli inizi del Novecento Arcore era un paese rurale). La carne di maiale è la più utilizzata, e da essa ne derivano i principali prodotti gastronomici che rendono famosa la Brianza: salumi, cotechini vaniglia, luganega sono solo alcuni esempi.

Tra i piatti più noti, la cassoeula, la torta paesana (cucinata soprattutto durante la festa padronale di Sant'Eustorgio), la busèca, la polenta ùncia ed il risotto.

Di pari passo con la lingua italiana, abbastanza diffuso è l'utilizzo - soprattutto nella fascia più matura dei cittadini arcoresi - del dialetto brianzolo, che, come la maggior parte dei dialetti d'Italia, è una lingua romanza (precisamente la lombarda) derivata dal latino con infiltrazioni anche di altri idiomi (spagnolo, francese, tedesco...). Attualmente, benché in lenta fase di regressione, è attualmente conosciuto e compreso dalla maggior parte della popolazione attiva.

Persone legate ad Arcore:

Natale Beretta e Gabriele Colombo, partigiani fucilati il 3 gennaio 1945 a Valaperta, LC
Silvio Berlusconi, imprenditore e politico
Carlo Cagnola, politico italiano
Alessandro Casati, politico italiano
Alfonso Casati, medaglia d'oro al valor militare
Fiorenzo Crippa, ciclista su strada italiano
Emanuele D'Adda, politico italiano
Giuseppe Gellera, fondatore della Gilera
Giorgio Larocchi, pittore e poeta
Stefano Mauri, calciatore italiano, centrocampista della Lazio e della Nazionale italiana di calcio
Matteo Morandi, ginnasta, specialista degli Anelli, campionale nazionale ed europeo e vincitore della medaglia di bronzo a Londra 2012 (anelli)
Giuseppe Perego, fumettista italiano
Carlo Rigotti, allenatore e giocatore di calcio italiano
Ludovico Trotti, politico italiano
Nanni Valentini scultore, sue opere al Syracuse Museum NY, GAM Torino, MAMBO Bologna, Museo della Permanente Milano, Musei Civici Milano, MUSMA Matera, MIC Faenza, e importanti collezioni private




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