lunedì 25 maggio 2015

LA CHIESA DI SANT' AMBROGIO A LEGNANO

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La testimonianza più antica di un insediamento religioso a Legnano si trova nella chiesa di Sant’Ambrogio. Nel corso del restauro avvenuto tra il 1984 e 1991,  si scoprì una struttura absidale di forma semi circolare risalente al 1400, anche se, documenti storici ne attestano l’esistenza già nel 1200. La chiesa subì nel corso dei secoli diverse e radicali ristrutturazioni, una delle più importanti nel 1587 a seguito della visita di San Carlo Borromeo; la stessa proseguì sino al 1618 per diretta volontà del cardinale Federico Borromeo.
Nel medesimo periodo, la chiesa fu arricchita grazie all’opera dei fratelli legnanesi, Gianbattista e Francesco Lampugnani, che si dedicarono alla volta e alle lunette; in queste ultime vennero raffigurati otto profeti di aspetto molto severo, che ricordano le opere pittoriche legnanesi di Bernardino Lanino in San Magno. Sempre dei fratelli Lampugnani, è la pala d’altare che raffigura la Madonna col Bambino, san Carlo, sant’Ambrogio e san Francesco. La chiesa custodisce elementi di pregio artistico ed architettonico, dalla parete di fondo dell’abside, decorata con una prospettiva settecentesca che risalta la profondità dello scenario, alla sacrestia che conserva l’originario pavimento in cotto.
Dal crocifisso, probabilmente di fine Settecento, proveniente dalla cappella centrale di un antico cimitero legnanese, al pavimento dell’ingresso ricoperto da una grande vetrata, che mostra i resti dell’abside dell’edificio paleocristiano. La struttura architettonica attuale, è quella realizzata tra la fine del 1500 e l’inizio del 1600.
Nel 1740 si realizzò un ulteriore allungamento di tutta la fabbrica sia nella parte della navata sia nella parte dell’attuale abside.
La bellezza della chiesa viene esaltata dalla presenza dell’organo, opera dell’ultimo discendente della famosa dinastia organaria di Legnano, Antonio De Simoni-Carrera. Lo strumento composto da 1200 canne fu ultimato il 22 Agosto 1886, conserva tuttora la sua originaria fisionomia.

E’ il tempio cittadino più antico della città, come attestano le fondamenta visibili all’ingresso, rinvenute con gli ultimi lavori di restauro, assieme ad alcune sepolture medievali e l’ansa di un vaso datata V secolo d.C. Alle vestigia si aggiunge lo scritto di Goffredo da Bussero che cita, già nel 1389, la chiesa, presumibilmente in origine titolata a S. Nazaro. In occasione della visita pastorale del 1570, S. Carlo Borromeo ivi istituì per il borgo la prima scuola pubblica di Legnano affidandola alla Compagnia dei Disciplini; fu così che l’edificio trovò ampliamento nonché il suo assetto attuale. E’ riconosciuta, con scritti consultabili in archivio parrocchiale, anche la presenza in epoca spagnola, da cui la peste romanzata dal Manzoni, della Confraternita de “il Santo Entierro”, il cui scopo precipuo era assicurare sepoltura cristiana quale opera di misericordia corporale. Da ultimo, sulla quinta in marmo policromo dell’altare sono visibili, in controluce, firme autografe con nominativi austriaci e italiani, fra cui pure una coronata aquila bicipite asburgica: incisioni, presumibilmene ottocentesche, effettuate con punteruoli o baionette, effettuate per devozione, affidamento o ricordo.

Affonda le radici nel mito il racconto che vorrebbe sito nella chiesa il leggendario tesoro di Leone da Perego, arcivescovo di Milano, caduto in disgrazia a seguito della disputa fra Visconti e Torriani, rifugiatosi a Legnano e qui certamente inumato; ne dà testimonianza il prevosto di allora Agostino Pozzo, quando nel 1650 a seguito di alcuni lavori di restauro in chiesa “fu trovato il corpo dell’arcivescovo Leone da Perego sotto un volto del muro, poco elevato da terra, tutto intero, in un grosso tronco di arbore e scavato a modo di culla et scrivendo questo viveano persone che attestavano haverlo veduto. Venne ciò a notitia di San Carlo vivendo qual si trovò una sera in Legnano et riconosciuto il tutto la mattina immediatamente seguente non si vide né l’arcivescovo vivo né il morto”.Da qui la presenza sullo stemma di Contrada degli ori, assieme allo staffile.

La chiesa è un’autentico scrigno di arte e cultura lombarda. Eccellono l’affresco parietale sull’ala perimetrale sinistra e il dipinto sito nell’abside di Gianbattista e Francesco Lampugnani (XVII secolo): il primo inscena l’acclamazione di Ambrogio a vescovo e il suo ingresso in Milano; il secondo figura la Vergine con l’Infante, attorniata dai Santi Ambrogio, Carlo e Francesco. La parete di fondo dell’abside è decorata da una pregevole prospettiva settecentesca che aumenta la profondità dello scenario, opera di Ambrogio Bellotti. La sacrestia, che presenta ancora l’originario pavimento in cotto, custodisce il quadro della Madonna del Soccorso, effigie venerata nel borgo, quando nel mese di Maggio, itinerava di corte in corte ove ci si riuniva per la recita del rosario. Menzioniamo anche l’organo a canne, del 1886, opera di De Simoni-Carrera, ultimo discendente della celebre dinastia organaria legnanese: lo strumento è stato restaurato e presenta una timbrica unica nel suo genere. La torre campanaria annovera cinque campane a corda; i sacri bronzi sono stati fusi dalla ditta Mazzola nel 1894; da qui trae spunto lo stornello “Suona, suona campanina…!”.

Dal 2008, per concessione dell'Arcivescovo di Milano, ogni domenica e festività di precetto, alle ore 17:30, viene celebrata una Santa Messa in rito Ambrosiano antico. La celebrazione è quindi officiata in lingua latina.



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