lunedì 20 luglio 2015

FUIPIANO VALLE IMAGNA



Fuipiano Valle Imagna è un comune situato alla sinistra della valle Imagna.

Posto nella zona nord occidentale della Valle Imagna e denominato  “tetto della Valle Imagna” per la sua posizione dominante rispetto al territorio vallare sottostante da sempre mantiene le caratteristiche del piccolo borgo montano, la cui storia, tuttavia, non è facilmente ricostruibile, stante l’assenza di precisi riscontri storiografici.

Le attività principali sono sempre state quelle del pastore, dell’allevatore, del boscaiolo e del carbonaio, ovvero colui che trasformava la legna in carbone vegetale.

Il toponimo sembra trovare origine nella parlata locale, il dialetto bergamasco: si pensa infatti possa derivare dal termine foipià, che indica un pianoro con molti faggi, anche se altre correnti di pensiero ritengono derivi da faveanud, inteso come pozza d’acqua, elemento molto presente sul territorio comunale.

Le origini del paese dovrebbero comunque risalire al periodo medievale quando il territorio, fino ad allora scarsamente antropizzato, vide un incremento abitativo dovuto alle lotte tra guelfi e ghibellini.

Queste infatti costringevano alcuni esponenti dell'una o dell'altra fazione (nonostante la valle fosse considerata una sorta di feudo guelfo) ad abbandonare i propri luoghi d'origine e di trasferirsi in posti al riparo dalle persecuzioni avverse, tra cui appunto la zona di Fuipiano. In questo periodo la famiglia di maggior importanza era quella dei Locatelli, la quale gestiva le principali attività anche nei paesi limitrofi, uno dei quali prese il nome dallo stesso casato.

Gli abitanti stessi infatti, cercarono di mantenersi estranei alle dispute di potere, cosa che garantì loro tranquillità al riparo da scontri e ritorsioni sia durante le suddette lotte, sia dopo l’avvento della Repubblica di Venezia, che tuttavia occupò soltanto una parte del territorio comunale, tra cui il rione di Arnosto dove vi pose una dogana, considerandolo una sorta di avamposto verso il Ducato di Milano che aveva il controllo sulla restante porzione di territorio.

I secoli successivi non videro fatti di rilievo coinvolgere la piccola comunità che, forte del proprio isolamento, seguì le vicende del resto della provincia senza parteciparvi in modo diretto. Tuttavia il paese risentì notevolmente della mancanza di occupazione, fattore che determinò l’emigrazione dei propri abitanti verso città e nazioni che potessero garantire maggior reddito. Soltanto negli ultimi decenni il turismo e la conseguente rivalorizzazione del territorio hanno arginato questo fenomeno, dando nuova linfa al paese.

Nel 1976 si verificò un episodio che sconvolse la tranquilla vita degli abitanti: una rovinosa frana, nella parte bassa del territorio comunale, spazzò via la contrada di Pagafone, cancellandola completamente.

L'edificio di maggior richiamo è indubbiamente la chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista. Posta in posizione dominante, risale al 1561, anche se presenta un sostanziale rifacimento avvenuto quasi due secoli più tardi. All'interno numerose sono le opere presenti, che permettono a questo edificio sacro di fregiarsi del titolo di monumento di maggior richiamo dell'alta valle Imagna: una Madonna delle Grazie di Giacomo Francia, ed altri di Giuseppe Orelli, di Giovanni Chizzoletti e di Francesco Quarenghi.

Nello stabile ove sono gli uffici comunali è presente un museo etnografico con la ricostruzione di ambienti casalinghi e la raccolta di oggetti  e strumenti di lavoro del passato (fine 800 inizi 900).

Di grande interesse storico e architettonico Il borgo di Arnosto è caratteristico per le sue costruzioni in pietra del sec. XVII con i tipici tetti spioventi coperti con le piode, antica sede della dogana veneta fino al 1797.
Il caratteristico raggruppamento di dimore rurali è situato a quota 1033 metri di altitudine, su un antico tracciato viario, lungo un pianoro poco a monte di Fuipiano. Le case disposte a schiera si affacciano sulla mulattiera e sono raggruppate in tre nuclei: agglomerato sud (verso Fuipiano), agglomerato nord e agglomerato nord-ovest (verso Brumano).
Per la sua posizione Arnosto, unitamente alle contigue contrade di Valzanega e Capione, costituì un avamposto di confine della Repubblica Veneta verso il Ducato di Milano dal 1428, fino a tutto il 700.
La definizione dei confini con il contiguo ducato di Milano fu uno dei problemi che Venezia si trovò costretta più volte a definire soprattutto nelle zone montuose dove sconfinamenti e scorrerie erano più frequenti. Tuttavia la linea di confine Arnosto - Capione - Grassello era già operante prima dell'avvento di Venezia. Un atto notarile del 1763 a firma del notaio Giovanni Andrea Urbani trascrive per intero una definizione dei termini stipulata di comune accordo tra i consoli della Valle nel 1406.
Secondo tale documento lungo la linea in questione passavano i confini con Lecco e con la Val Taleggio. Dunque nel 1406 fa la sua comparsa il toponimo di Capione, contrada vicinissima ad Arnosto che con la sua conformazione di agglomerato a schiera richiama in un certo qual modo la tecnica costruttiva di quest'ultimo abitato. Sostanzialmente la linea delimitata dai termini descritti nel 1406 rimarrà nei secoli successivi a definire il confine tra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia Ad Arnosto accenna finalmente la "Relazione" del Capitano Giovanni Da Lezze del 1596. Parlando di "Folpiano" il Da Lezze scrive:

"Questa terra è posta in monte confinante con Brumano e Mortone (Morterone) et Taiecchio (Taleggio) terre sotto leccho Milanese et è al monte sparsa in diverse contradelle chiamate Coegia, Peri, Casa, Arnosto, Praga, Capio; vi sono fogi (fuochi) in tutte queste contrade n. 71, anime 430, homini de fatione n. 58, il resto sono vecchi, donne e putti. Fra questi ve ne sono descritti de soldati delle ordinanze: archibusieri, picchieri, moschettieri et galeotti come nel generale".

Un esempio evidente di quest'incertezza ci viene offerto dalla celebre carta di P. Redolfi "Territorio di Bergamo" stampata a Venezia nel 1718. Su questa carta la linea di confine tra i due stati è chiaramente tracciata. Essa scende da Lavinia (Val Taleggio) ove è segnata una torre o casello, scende alla bocca del Grassello e attraversa la contrada di Arnosto lasciando Capione e Ruder in territorio di Brumano milanese. Il trattato di Mantova (16 agosto 1756) riporterà il confine sulla linea Capione - Grassello - Lavinia. Ed è proprio in seguito al trattato di Mantova che si decise di conficcare nel terreno pilastri abbastanza voluminosi e ravvicinati tra loro che recavano incise da un lato le sigle "S.M." (Stato di Milano) e dall'altro le sigle "S.V." (Stato di Venezia) con l'anno di impianto dei pilastri stessi. Alcuni di questi termini in pietra esistono ancora nei dintorni di Arnosto, a Capione, alla Bocca del Grassello e sui Canti.

È in questo contesto che l'abitato di Arnosto si va costituendo a partire dal XVI secolo e raggiungendo la sua conformazione, quale attualmente si conserva, nel secolo XVII. L'importanza di questa contrada, quale risulta dall'analisi del contesto storico ambientale si può raggruppare intorno ad alcuni aspetti che appaiono preminenti: l'insediamento rurale tipico, il nucleo residenziale sede del potere amministrativo, la presenza del luogo di culto. Sono tre aspetti che conferiscono a questo piccolo villaggio di montagna il valore di un centro storico da riscoprire e tutelare.

Il primo nucleo che si incontra venendo da Fuipiano è l'agglomerato sud. Le abitazioni sono allineate a schiera, lungo il pendio erboso e si affacciano sulla mulattiera che attraversa l'intero abitato proseguendo poi, contornata da muretti, verso la frazione Valzanega. All'imbocco meridionale un oratorio, perfettamente inserito tra le case, si fa notare solamente per il porticato antistante.

Tra le peculiarità più interessanti da notare:
le murature con pietre a vista;
i portali in pietra ad arco e finestre si aprono sulla mulattiera verso la luce della valle;
le finestre rivolte a monte sono più piccole;
la copertura dei tetti è costituita da un manto di lastre di calcare;
la presenza di sedili in pietra all'esterno dei portali;
le tracce di affreschi ormai scomparsi su alcune facciate.

Correndo l'anno 1662 il Parroco di Fuipiano Don Carlo Bisoni inviava una supplica all'Eminentissimo Cardinal Barbarigo, Vescovo di Bergamo, per costruire un Oratorio nella contrada di Arnosto. L'autorizzazione veniva concessa e nel 1664 la chiesina era costruita e dotata di ogni suppellettile. Nel 1665 veniva posta sopra l'altare una pala ad olio raffigurante i Santi Filippo Neri e Francesco da Pola con la Vergine, attribuita a Francesco Quarenghi. Sulla pala era dipinta la seguente scritta: "EX DEVOTIONE CA.R. ET. C.a MAN. UXORE SUA - 1665".

L'agglomerato nord è separato dall'agglomerato sud da un ampio spazio selciato e da una fontana abbeveratoio, quest'agglomerato, pure nella sua linearità architettonica essenziale, si distingue per una composizione più articolata e per alcune peculiarità proprie di un'architettura colta di tipo più marcatamente residenziale.

La disposizione dei fabbricati è sostanzialmente quella a schiera, ma è interessata sul fronte da un sottopasso nel punto dello snodo e termina con il cortile chiuso di una casa. All'estremità meridionale dell'agglomerato è ubicato un edificio indicato tradizionalmente come dogana o avamposto di confine.

I vari aspetti caratterizzanti questo nucleo sono:
una maggiore elevazione dei fabbricati;
un'accurata composizione e un più ricercato disegno delle aperture;
la pregevole fattura dei portali sia per quanto riguarda la lavorazione del legno che quella dei ferri battuti batacchi, catenacci, ecc.);
uno stemma in pietra dei Locatelli con la raffigurazione del "Locc" (allocco);
presenza di affreschi, espressione di religiosità popolare;
un frammento di cornicione in pietra lavorata sul portale d'ingresso al cortile nord;
comignoli dal disegno raffinato;
tracce di decorazione a fresco sul fianco dell'edificio dogana;
decorazione floreale a fresco sulla scalinata che all'interno dell'edificio dogana porta ai piani superiori.

L'agglomerato nord-ovest è scarsamente significativo a causa delle trasformazioni edilizie che ne hanno modificato l'aspetto, conserva tuttora la disposizione delle case a schiera comune agli altri due raggruppamenti. Tuttavia è interessante osservare che ai suo interno sopravvive una piccola porzione di fabbricato dalle caratteristiche cinquecentesche con portale in pietra al piano superiore che si affaccia su un ballatoio di legno collegato al piano terra da una scala pure in legno. Uno studio più approfondito della struttura nel suo insieme, potrebbe giovare a una miglior comprensione del complesso e delle sue origini.

Tra le possibili escursioni si consiglia quella in località Tre Faggi da cui si gode uno splendido panorama.


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