domenica 26 luglio 2015

IL SANTUARIO DELLA MADONNA DELLE GRAZIE A ARDESIO



Il santuario della Madonna delle Grazie, situato nel centro di Ardesio, risale al XVII secolo.

Il santuario fu edificato nel luogo in cui la tradizione vuole essere avvenuta, il 23 giugno 1607, un'apparizione mariana.

La sera del venerdì 23 giugno si era scatenato sul paese un furioso temporale che lasciava prevedere una tempesta distruttrice d'ogni coltivazione. Di fronte all'imminente pericolo la madre chiamò le due figlie e le mandò nella stanza delle immagini a pregare affinchè venisse scongiurata la bufera. Infatti l'Apparizione avvenne mentre era in pieno ritmo la stagione della raccolta del fieno e l'invito alle bambine era in rispondenza alle necessità di quella famiglia contadina e di tutta la popolazione. Mentre pregavano le bambine videro ai piedi del Crocifisso uno splendore con accanto un trono d'oro dove era seduta la Vergine Maria con in braccio il Figlio. Il fatto rimane isolato e non si ripetè in successive apparizioni della Vergine.
Ella si mostrò una sola volta ai piedi del quadro nella stanza dei Santi, seguirono invece fenomeni inspiegabili per tutto il mese di giugno, luglio e parte di agosto del 1607. La notizia si diffuse in un baleno e fu un accorrere di gente nel luogo privilegiato. Ci si invitava a vicenda dicendo: " E' comparsa la Madonna nella casa dei Salera in Ardesio, andiamo a vedere".
Propagandosi sempre più la fama della prodigiosa apparizione ed accorrendo da varie parti molta gente a visitare quelle immagini, il Parroco di Ardesio, don Giacomo Gaffuri, stimò suo dovere fare relazione alla Curia di Bergamo e per questo scopo mandò due persone di piena fiducia con lettera accompagnatoria al Vicario Generale della diocesi Mons. Giacomo Carrara. Questi diede ordine che si chiudesse la stanza e venisse vietato l'ingresso.
Intanto i fatti prodigiosi si rinnovavano per cui il Parroco sollecitò con lettera Mons. Vicario perché si volesse decidere sul da farsi. Mons. Carrara delegò con lettera del 25 agosto 1607 l'Arciprete di Clusone, don Decio Berlendis, perché si portasse sul luogo per prendere tutte le informazioni ed istruisse un processo giuridico in merito all'avvenimento accaduto. L'Arciprete venne immediatamente ad Ardesio e con il Parroco del paese si recò nella casa di Marco Salera ed esaminò ogni cosa. Nello stesso ambiente costituì il tribunale canonico composto, oltre che dai due Sacerdoti, da un pubblico Notaio Sig. Marco Maria Gaffuri ed altre ragguardevoli persone in funzione di giurati.
Furono interrogati diciannove testimoni che rilasciarono deposizioni giurate sulla autenticità della Apparizione. (Testimonianze conservate nell'archivio del Santuario).
Accertata la verità dei fatti, il Vicario Generale ordinò di coprire con un velo le Sacre Immagini e permise il libero accesso alla stanza.
Nel frattempo, in Ardesio cominciarono a verificarsi guarigioni improvvise e inspiegabili. Di questi fatti furono ascoltati altri diciotto testimoni del paese e cinque di Songavazzo. La lettura di questi atti convinse Mons. Carrara a portarsi in Ardesio per un sopralluogo personale. Giunse in Ardesio l'11 novembre e lì interrogò sia i primi che i secondi testimoni. Constatata la realtà dei fatti, il continuo flusso di pellegrini e l'ardente brama della popolazione, permise che si fabbricasse un Santuario con il titolo di Madonna delle Grazie.

L'apparizione di Ardesio avvenne in un periodo in cui l'eresia protestante, giunta dalla Svizzera e penetrata in Valtellina, zone con le quali molti valligiani avevano rapporti commerciali o professionali, stava tentando di propagarsi anche nelle valli orobiche, in parte facilitata dal governo della Serenissima che all'epoca era in contrasto con il papa e aveva espresso toni di condanna nei confronti dell'editto del cardinale Borromeo contro le dottrine "erronee".



La delibera per la costruzione della chiesa risale al 13 gennaio 1608, mentre la posa della prima pietra è del 24 giugno dello stesso anno. Successiva è invece la costruzione del campanile, iniziato nel 1645.
Il 24 giugno 1608, in solenne processione , con il Parroco don Gaffuri, fu collocata la prima pietra.
Incorporata ad essa, una lastra di piombo recava questa iscrizione latina:
« nel giorno 24 giugno 1608, essendo Papa Paolo V e Doge in Venezia Leonardo Donati , Vescovo di Bergamo Giovanni Battista Milani, la prima pietra di questa Chiesa è posta per mano del Sacerdote Andrea Gaffuri, Parroco ».
I lavori di costruzione procedettero con solerzia. Il Comune mise a disposizione i suoi boschi ed altre somme per pagare la manodopera degli operai. A più riprese si susseguirono delibere consiliari per molteplici concessioni. La motivazione era sempre all'unanimità , così formulata:
« à questo acciò detta Vergine Maria interceda presso Dio per questo Comune ».
La popolazione prestò la sua collaborazione offrendo una giornata a turno per lavorare. La fabbrica fu accelerata in modo tale che il 5 agosto 1608, finita la cappella dell'altare maggiore, vi fu celebrata la prima Messa e quindi con solennità una seconda dall'Arciprete di Clusone. Tale ricorrenza fu la solennità più grande del Santuario fino al 1691, anno in cui con pubblica delibera, si stabilì di festeggiare la data del 23 giugno di ogni anno, anniversario dell'Apparizione, essendo tra l'altro terminati i lavori di costruzione. Il Sommo Pontefice Paolo V con Breve del 27 gennaio 1609 concesse l'indulgenza plenaria a chi visitava il Santuario nel giorno dell'Annunciazione della Beata Vergine Maria (non era ancora fissata la celebrazione per il 23 giugno) e pregava per la concordia dei principi cristiani, l'estinzione delle eresie e l'esaltazione della Santa madre Chiesa. Con un altro Breve del 29 luglio 1617 lo stesso Pontefice Paolo V ordinò che la Chiesa del miracolo avesse una sua amministrazione autonoma, non venisse mai vincolata a commenda o beneficio ecclesiastico alcuno; l'amministrazione di tutti i beni, di qualunque natura e da qualsiasi parte provenissero, rimanesse sempre in mano agli uomini di quella terra. Solo ne dovevano rendere conto al Vescovo Ordinario ogni anno. (i due brevi sono conservati, in originale , nell’archivio del Santuario). Questi documenti non solo dimostrano il sollecito intervento dell'autorità ecclesiastica, ma sono anche la prova della veridicità storica dei fatti narrati.

Nel 1645 iniziò la costruzione del campanile conclusasi circa vent'anni dopo con la spesa di ventimila scudi. Si adoperò marmo locale fornito dalla cava che ancor oggi è chiamata la «Corna della Madonna». Raggiunge l'altezza di 68 metri con una elegante linea architettonica che lo rende uno dei più ammirati della diocesi.La costruzione della struttura venne affidata all'Arch. Giovmaria Bettera da Gandino che era anche l'autore del disegno approvato all'unanimità.
Si assicura che il Card. Carrara alla vista del campanile, affermasse alla presenza del Vescovo di Bergamo Mons. Paolo Dolfin: « non ho visto cosa più solida né più elegante fuori delle porte di Roma». Le otto campane in-Re Bemolle maggiore classico che salutano i pellegrini furono fuse nella Fonderia Crespi da Crema nel 1780.

L'organo, opera di sommo rilievo, fu eseguito dal Sig. Giovanni Rogantino da Morbegno che con contratto autenticato dal notaio Bernardino Baldi di Clusone, nell'anno 1636 si obbligava a « costruirlo perfettissimo quanto sia possibile, con peltro del più fino ».

Nello stesso anno i tre intagliatori Battista Chinetti da Gandino, Paolo Luino e Andrea Facchinetti di Bergamo approntavano la grandiosa cassa e la Cantoria con pregevoli rilievi.
Fino alla metà del secolo scorso l'organo occupava gran parte della parete laterale sud del Santuario e la sua mole, avanzando nell'interno della navata centrale, impediva la linea architettonica e quindi la visuale armoniosa del tempio. Nel 1862 si pensa di collocarlo sulla facciata di fondo. La sistemazione con il rifacimento di tutta la meccanica, mantenendo le antiche canne, fu affidata ai fratelli Carlo e Francesco Perolini di Bergamo e lo spostamento della cassa al Sig. Giacomo Angelini detto Cristina sotto la direzione dell'architetto Cattò, pure di Bergamo. L'opera fu ultimata per il giugno 1863. Nel frattempo i pittori Maironi procedevano con gli affreschi in genere e il Bergametti ricavava leggeri dipinti nel 1864 e il Dolcini, più tardi nel 1884 rivestiva la volta di vivaci e abbondanti stucchi. Inizialmente il Santuario risultava di solamente 3 arcate; in seguito ne fu aggiunta una quarta nel 1718 e questo permise più tardi lo spostamento, come s'è detto, dell'organo e della cantoria.

Venne conservata la parete di fondo ovest e gli affreschi vennero incorniciati da una grande ancona in legno scolpito, dorato e dipinto, suddivisa in quattro scomparti. In alto sempre in legno scolpito dorato e dipinto, in rilievo cartelle raffiguranti: la Visitazione, lo Sposalizio e la fuga in Egitto. Dette opere sono dei Fantoni. Nella volta campeggia la tela dell'Immacolata tra un coro di Angeli, dipinta da Domenico Carpinoni. Negli angoli e nei vani intermedi ci sono opere affrescate dal pittore Cesare Maironi. Sulle pareti di fianco sono due ovali molto belli con la deposizione della Croce e la reposizione al sepolcro. Le due opere sono attribuite ad Antonio Guadagnini. Ci sono poi due cappelle laterali una dedicata a S. Anna e l’altra a S. Giuseppe con i rispettivi altari abbelliti da quadri del Guadagnini. Le volte abbellite dagli stucchi sono completate da numerosi ovali che glorificano la Madonna.

Ai piedi della stupenda ancona dell'affresco è collocato l'Altare Maggiore. Si presenta in bella armonia di marmi policromi con sculture e intarsi. La mensa è arricchita sulla fronte di un bel paliotto decorato da formella in marmo bianco ad alto rilievo che rappresenta il fatto dell'Apparizione, coronata da due angioletti quasi a tutto tondo. Seduti sui modiglioni ai lati del palio altri due angioletti. I gradini per i candelieri sono due con intarsi di marmi a girali, uccelletti e madreperle coronano ai lati il tabernacolo a tempietto ottagonale riccamente decorato. Tutto il lavoro delle opere descritte è dei Fantoni.

Sull'arco trionfale che chiude il presbiterio è il grande affresco della scena dell'Apparizione eseguito da Cesare Maironi.
Al centro della volta quattro belle grandi tele di autore ignoto. Sui fianchi della volta una bella sequenza di 6 affreschi che commentano le varie invocazioni contenute nella " Salve Regina ". L'autore più probabile è Francesco Bergametti discepolo del Guadagnini. Lungo la navata, sui due lati sono state affrescate dal pittore Cesare Maironi figure dell'antico testamento. Nella volta sono riportate in quattro lunette scene di altre quattro apparizioni, tra le più ricordate, della Vergine Santa: Quella della Madonna del miracolo di Desenzano, quella del Santuario di Tirano in Valtellina, quella della Madonna della fontana in Caravaggio, e quella di Lourdes. Lungo le navate laterali sono raffigurati nelle volte due teorie di Santi. Sono opera di Alberto Maironi , fratello di Cesare. Le due navate sono arricchite da due dipinti ad olio su tela del pittore Antonio Guadagnini raffiguranti una l'adorazione dei Magi e l'altro le Nozze di Cana. Sono grandiosi e molto belli, vengono ritenuti tra le opere migliori di questo pittore. Sul lato della navata laterale è stato posto un affresco del XV secolo donato da un privato di Ardesio al Santuario. Rappresenta il Mistero dell'Annunciazione di Maria Vergine. Tra i quadri e dipinti del Santuario, non va dimenticato L'incoronazione della Vergine con S. Carlo Borromeo in preghiera, un dipinto ad olio, del XVII secolo. La maniera dell'esecuzione è quella di Palma il Giovane.

La volta è sorretta da cornicione con aggetto decorato, appoggiato a sua volta su archi in muratura, sostenuti da colonne in marmo grigio locale in stile composito classico. Le navate laterali sono coperte da serie di volte a botte in muratura, gravati su piattabande, sorrette da colonne e paraste in marmo, in stile composito, incastonate nelle mura esterne. Il presbiterio, diviso dalle navate da un poderoso arco trionfale, sorretto da paraste scanalate in stile composito, rialzato da quattro gradini rispetto alla quota delle navate (non ha il coro), coperto da cupola a tazza sorretta da mensole arcuate. Completano il transetto due edifici coperti da cupola a tazza e lunotto a lanterna.La cripta, sotto il presbiterio è a pianta quadrata, coperta da cupola in muratura a tazza, ampliata dalla parte sotto la Sacrestia, a pianta rettangolare, su due possenti pilastri che ergono una serie di volte a crociera. La facciata est, è una struttura architettonica eseguita in pietra locale e marmo rosso a fronte in stile ionico settecentesco, riproduce la forma interna dell'edificio a tre navate. Le parti laterali sono ornate da due grandi paraste in stile ionico con sovrastante ricco cornicione marmoreo. Nella parte centrale, alla base ha sede l'entrata principale, affiancata da due ampie finestre con abbondanti decorazioni marmoree. In alto vi sono due finestre cieche a forma di edicola. La parte centrale termina con decoroso cornicione marmoreo. La parete sud è ornata da un elegante portichetto, eseguito a ricordo della Consacrazione del Santuario del 1919. E' costituito da una serie di archi a tutto sesto, sorretti da colonne in pietra locale in stile tuscano classico. Tra queste ed il muro della Chiesa si ergono leggere volte a vela in muratura. Il campanile nell'imponenza dei suoi 68 metri di altezza, eseguito in pietra locale a base quadrata fino alla cella campanaria, è completato in forma ottagonale ed arricchito da decorazioni in marmo rosso con capitelli e mascheroni stile barocco e cupola a cipolla.

Il pulpito, proveniente dalla bottega dei Fantoni, I due Angeli con Crocifisso donati dallo Scultore Andrea Fantoni.
Nello scurolo del Santuario è stato allocato il cosiddetto Sepolcro Fantoniano, composto da sette statue a grandezza più che naturale: il Cristo Morto posto sul trono-letto, la Vergine Addolorata seduta ai piedi della Croce, la Maddalena, Giovanni Evangelista, Maria di Cleofa, Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo. Nel Santuario esiste anche una ricca raccolta di quadri/tavolette "ex voto".



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