giovedì 23 luglio 2015

VISITA A SAN PELLEGRINO TERME



San Pellegrino Terme, collocata nel cuore della Valle Brembana, è una località climatica di cura e di soggiorno, adagiata lungo le rive del fiume Brembo, che divide in due il paese, situato in una valle naturale circondata da rilievi.

Oltre agli incantevoli e incontaminati paesaggi naturalistici, San Pellegrino Terme ripropone le affascinanti e suggestive atmosfere della “Belle Epoque” di inizio ‘900.

San Pellegrino Terme è una fra le più rinomate stazioni di villeggiatura della bergamasca, anche grazie alla sua acqua conosciuta e apprezzata in tutto il mondo.

Magnifico esempio di stile Liberty, il Casinò di San Pellegrino Terme sorge all’inizio del ventesimo secolo, tra il 1904 ed il 1906, e viene aperto nel luglio 1907. Costruito ad opera dell’architetto Romolo Squadrelli in prosecuzione dei porticati della Fonte Termale, presenta una facciata imponente e al tempo stesso leggiadra, ricca di stucchi, fregi e bassorilievi, opera dello scultore Paolo Croce.
La fantastica facciata, decorata con altorilievi in pietra artificiale, gruppi allegorici, mascheroni, elementi antropomorfi, busti umani, putti, motivi floreali in abbondanza e artistiche lanterne in ferro, si eleva con il grande pennone in ferro battuto del Mazzucotelli, sorretto da telamoni, simboli della fatica umana; alla base vi sono affrescati i cervi volanti che, come le farfalle, simboleggiano l’art-nouveau.
Il lavoro d’équipe, che vede lo Squadrelli collaborare con importanti artisti dell’epoca dà esiti felici anche all’interno dove, in un gioco allegorico di rimandi al luogo e alle proprietà delle sue acque, è sviluppato il tema della ‘joie de vivre’, negli affreschi del Malerba come nei rilievi del Bernasconi, nelle sculture del Vedani o nelle bellissime vetrate di Beltrami e Buffa o, infine, nell’arredo, interamente progettato da Eugenio Quarti.
Di particolare interesse è la facciata con le due alte torri che richiama il precedente Casinò di Montecarlo di Charles Garnier; la ricca componente decorativa con la sua forte carica simbolica comprende, fra l’altro, i portalampade e il pennone in ferro battuto di Alessandro Mazzucotelli, gli altorilievi ai lati della porta centrale in cemento trattato “a cotto” con scene bacchiche di Giulio Croce e il fregio dipinto con il motivo dei cervi volanti generalmente attribuito a Francesco Malerba.
Con le Terme ed il Grand Hotel, il Casinò dall’inizio del ‘900 contribuì a realizzare un efficace polo di attrazione per i numerosi e facoltosi ospiti, che a San Pellegrino potevano trovare grandi possibilità di svago e di divertimento. Era un mondo ‘fiabesco’, popolato da regine e principesse, ministri e diplomatici, personalità della finanza, dell’esercito, dell’arte e della cultura, provenienti da Roma, Parigi, Vienna, Berlino, Pietroburgo, Londra, Il Cairo.
Chiuso e riaperto a più riprese, nell’ambito di vari progetti, tesi, da un lato, alla disciplina del gioco d’azzardo e, dall’altro, alla valorizzazione delle stazioni termali e climatiche italiane, cessa definitivamente l’attività nel 1946.
Il magnifico edificio del Casinò costituisce ancor oggi una impareggiabile testimonianza per la fantasia compositiva del complesso, per l’eleganza dell’architettura e per le invenzioni delle decorazioni.
La struttura del Casinò Municipale ospita oggi manifestazioni culturali, teatrali e di vario genere, oltre a meeting, congressi, ricevimenti nuziali, cene sociali, serate di gala, sfilate di moda, convention aziendali, esposizioni e mostre di vario genere.

Le Grotte del sogno di San Pellegrino Furono scoperte nel 1931 da Ermenegildo Zanchi, il «nonno degli abissi», come veniva soprannominato e, già l’anno successivo, nel 1932, esattamente 80 anni fa, aprirono alle visite del pubblico (furono le prime attrezzate in Lombardia).

La nascita del Museo Brembano di Scienze Naturali risale al 1978 quando in seguito ad una precedente scoperta a Endenna di Zogno e al successivo recupero di un notevole numero di reperti paleontologici, fu costituito il primo nucleo museale a cui si aggiunse più tardi la sezione entomologica.
In questi anni la dotazione di reperti fossili ha raggiunto un livello di competenza e di specializzazione tale da rappresentare un punto di riferimento fondamentale nel complesso degli interessi del settore, non solo nei confronti dell’ambiente brembano, ma anche nel contesto più generale, tanto che nel 2007 il Museo Brembano di Scienze Naturali è entrato a far parte del SISTEMA MUSEALE “TRIASSICO.IT” che comprende altre realtà museali della nostra provincia come: Museo Civico di Scienze Naturali “E.Caffi”, Parco Paleontologico di Cene e il Monumento Naturale Val Brunone.
Il museo vanta circa 1500 pezzi catalogati e raccolti in una decina i vetrine che documentano in modo completo la nascita della Valle Brembana e si riferiscono al territorio compreso tra i Ponti di Sedrina e l’estremo limite delle Orobie. Questo territrorio, emerso dai fondali marini nel corso dell’orogenesi alpina, si era formato geologicamente per sedimentazione tra la fine dell’era Paleozoica e l’inizio della Mesozoica, i reperti paleontologici risalgono infatti a quell’epoca. Questa sezione comprende una discreta raccolta dell’età scitica, fossili dell’età ladinica, esemplari del periodo Norico; di conseguenza le caratteristiche paleontologiche della Valle Brembana risultano così dettagliate che, una volta definite nella loro complessità, potranno permettere progressi non secondari nella ricerca dei collegamenti tra le varie ere geologiche. Il Museo Brembano di Scienze Naturali è infatti in grado di fornire una gamma completa di informazioni sia dal punto di vista spaziale, sia da quello temporale, perchè i circa 40 milioni di  anni a cui sono riferibili le rocce del territorio brembano sono qui documentati senza interruzioni e in svariate località della valle.
Assai interessante è anche la sezione entomologica che costituisce la più completa documentazione esistente sui Lepidotteri dell’ambiente brembano.
La collezione donata da Attilio Torriani non comprende certamante tutte le farfalle che vivono sul territorio vallare, infatti ogni anno ne vengono catturate nuove specie, ma il suo valore scientifico e documentario è notevole e può essere considerata già di per sè ampiamente illustrativa: il numero delle specie esposte è superiore a 700, ma la ricerca continua al fine di rendere la sezione ancora più completa.
A queste due sezioni si è aggiunta una ricca e completa documentazione fotografica delle fasce vegetazionali della Valle Brembana, corredata da esaurienti didascalie e bellissime immagini dei principali endemismi floristici della valle, curata dal FAB (Gruppo Flora Alpina Bergamasca). Sul territorio brembano sono infatti presenti alcune specie esclusive della provincia di Bergamo, uniche al mondo, quali:Linaria tonzigii, Primula albensis, Saxifraga presolanensis, Sanguisorba dodecandra, Gallium montis-arerae, Viola comollia.
E’ di recente allestimento una sala dedicata alla Fauna Selvatica della Valle Brembana con con molti esemplari conservati che si pensa possa essere ampliata in futuro.
Una delle più suggestive attrattive del il Museo Brembano di Scienze Naturali di San Pellegrino Terme è il nuovo diorama, una rappresentazione tridimensionale di uno dei più belli paesaggi naturalistici delle nostre Prealpi Orobie: la conca del Calvi, con il Pizzo del Diavolo sullo sfondo ed in primo piano alcuni rari esemplari della fauna tipica di quelle zone, che va ad arricchire il patrimonio scientifico già contenuto nel Museo.
Il diorama è stato realizzato da  Uve Thuernau,artista tedesco che vive a Verona, dopo una serie di studi e sopralluoghi sul posto che hanno avuto una durata di circa un anno.

La terra bergamasca è ricca di fonti, alcune di uso antico, altre valorizzate più di recente. Fra queste la fonte di San Pellegrino diviene la più famosa, ponendosi con un preciso risalto anche tra le altre acque dell’arco alpino e via via guadagnando una rinomanza particolarmente significativa.
L’acqua minerale naturale di San Pellegrino Terme sgorga da tre sorgenti di identica composizione, situate l’una in prossimità dell’altra, alla base della falda meridionale di una rupe di natura dolomitica, costituita essenzialmente da carbonato di calcio e di magnesio, che s’innalza per circa 600 metri sino al poggio Belvedere. La sorgente più elevata e più abbondante è la “Palazzolo”; le altre due sono denominate “Salaroli” e “Fonte Vecchia”.
L’acqua scaturisce da strati profondi della crosta terrestre, al riparo da infiltrazione di acque superficiali come dimostra la costanza della temperatura (26° sia d’estate che d’inverno) e della composizione chimica, tanto nei periodi di piogge prolungate quanto nei periodi di siccità. L’ampia zona di protezione sanitaria intorno alle rocce da cui sgorgano le sorgenti garantisce l’assoluta purezza batteriologica dell’acqua.
La loro temperatura alla sorgente è poco superiore a 26°. La loro azione terapeutica si indirizza alle malattie dello stomaco e dell’intestino, del fegato e delle vie biliari. È consigliata nelle disfunzioni del ricambio, nelle malattie dei reni e delle vie urinarie ed in particolare nei casi di calcolosi renale, anche come trattamento post-operatorio.
Nel 1992 il Ministero della Sanità riconosce le proprietà terapeutiche, da utilizzarsi per le cure termali, della sorgente “Vita”. L’acqua ricca di sali minerali, è tuttora utilizzata presso il Centro Cura ed erogata con metodiche di fango, bagno, inalazioni, idromassaggio, irrigazioni vaginali e ginnastica vascolare.

La Chiesa parrocchiale di San Pellegrino, vescovo e martire col suo caratteristico campanile appare in un armonioso complesso di linee architettoniche sullo sfondo dei monti a recare il primo saluto a chi giunge. Al sommo della gradinata, che parte dalla statale, si presenta la facciata, che sebbene terminante con timpano e fregi barocchi, è di stile neoclassico a due piani: il superiore con quattro colonne lisce e capitelli di ordine ionico, cui corrispondono, sul piano inferiore, altrettante lesene in pietra locale di ordine attico.
Decorosa è la chiesetta dedicata a S. Maria Assunta, fatta erigere nel 1928-29 in località Vetta da quella colonna di villeggianti, perchè vi siano celebrate le funzioni domenicali nella stagione estiva.

La Vetta è una frazione situata a circa 650 metri s.l.m., situata sui monti del versante destro della valle. Nella prima metà del Novecento era un raffinato quartiere residenziale per i frequentatori abituali della stazione climatica, un tempo raggiungibile oltre che dalla strada che parte dal centro del paese, anche grazie alla funicolare inaugurata nel 1909. In questa zona si trovano le "Grotte del sogno", ampie cavità sotterranee dalla conformazione interessante, rimaste chiuse al pubblico per lungo tempo ma ora di nuovo visitabili (a partire dal 30 luglio 2011). Le innumerevoli attrezzature turistiche presenti in questa zona, che un tempo erano il fiore all'occhiello di San Pellegrino Terme, ora sono in disuso e in stato di degrado. È in fase di studio un progetto per il recupero della funicolare e dell'hotel Vetta.

Situate poco più a valle rispetto alla Vetta vi sono altre tre piccole frazioni: Aplecchio, Falecchio e Frasnito (tutte tre a circa 530 m di altitudine). Poco sotto Aplecchio c'è la località Paradiso, dove un progetto recentemente approvato prevede la costruzione di una zona residenziale. A monte della Vetta si trova la frazione di Sussia (a 908 m s.l.m.), ormai disabitata(è rimasto un solo abitante). Sempre sul versante destro vi sono altre piccole frazioni: Alino(690 m s.l.m.), Cà Boffelli e Vettarola (entrambe a 980 m s.l.m.), Pradello (a 600 m s.l.m.), Piazzacava e La Torre(entrambe a circa 450 m di altitudine).

Sul versante sinistro si trovano Cà de Rizzi (420 m s.l.m.), Frasnadello e Antea (entrambe ad un'altitudine di circa 500 m); più in alto sono situate anche Santa Croce (la frazione più grande, di circa 500 abitanti) a circa 750 metri s.l.m. e Spettino (860 m di altitudine).

L'abitato del fondovalle, che costituisce San Pellegrino, si può dividere in più rioni: a sud ci sono Ruspino (sponda destra del Brembo) e Pregalleno (sponda sinistra); procedendo verso l'alta valle si incontrano poi, sulla riva destra, la zona di Caravaggio, quella della chiesa parrocchiale e il centro storico. Dietro al centro si trova la zona del casinò e delle terme, e a Nord di queste il rione di Pernazzaro. Sull'altra sponda del fiume si trovano Piazzo Basso (di fronte al centro storico) e il Belvedere(di fronte a Pernazzaro). Fra Piazzo e il Belvedere si trova il Grand-Hotel, i cui esterni sono stati recentemente ristrutturati.



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