domenica 2 agosto 2015

MONUMENTI A GARDONE VAL TROMPIA

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Il Monumento a Giuseppe Zanardelli è una statua fusa in bronzo e realizzata a grandezza naturale dallo scultore Salvatore Buemi e collocata su un alto basamento, in pietra di Rezzato e Collio, progettato dall'ing. Giovanni Carminati. Le colonne e le catene metalliche di delimitazione sono fuse e offerte dalla ditta Glisenti di Villa Carcina. Sul basamento è applicata una lapide che reca la seguente scritta: "A Giuseppe Zanardelli la Valle Trompia 1911".
I Medaglioni di Giuseppe Garibaldi: il primo, realizzato in terracotta, è appeso sulla parete destra nella sala del Consiglio comunale, nel palazzo municipale. Il secondo medaglione, fuso in bronzo, è applicato ad una lapide visibile su un’abitazione privata che si affaccia sulla piazza Garibaldi. È stato realizzato nel 1911 utilizzando quanto era avanzato dalla cifra raccolta per erigere il monumento a Zanardelli.
Il Monumento alla libertà e alla pace si compone di tre formelle di bronzo accostate che svolgono il tema. Nella prima formella l'albero rinsecchito e la larva umana dietro la grata significano la condizione di servitù spirituale e di oppressione morale e fisica che umilia l'uomo quando è soffocata la libertà. La lotta partigiana efficacemente richiamata nella formella centrale, è mezzo per il qual si è riscattata la libertà. L'abbraccio fraterno degli uomini, presentano nella terza sezione di questa scultura l'universale anelito umano alla concordia e alla pace.
Il Monumento al marinaio è collocato nel piazzale centrale dei portici Beretta. La scultura, in bronzo, è opera di Francesco Medici da Ome ed è stata inaugurata il 12 giugno 1983. Un basamento in porfido reca incisi i nomi dei marinai gardonesi caduti nell'ultimo conflitto mondiale. Da questo sporgono parzialmente un'ancora e la bocca di un cannone, che, quale relitto che le onde rimandano verso la terraferma, rappresenta un severo ammonimento rivolto a ogni uomo perché rifiuti la guerra. Al centro del basamento innalza un'onda sulla quale poggia un gabbiano con un'ala drizzata verso il cielo.
I Monumenti e busti Beretta sono posti al centro di un giardinetto che sorge a lato della via dedicata all'imprenditore gardonese, sorge il monumento a Pietro Beretta costituito da un busto bronzeo opera dell'affermato scultore bresciano Claudio Botta, collocato su un basamento marmoreo che reca la seguente dedica: "A Pietro Beretta la gente di Gardone - collaboratori e amici- XXIX-VI-MCMLIX". L'industriale è ancora effigiato da A.Righetti in un medaglione in bronzo posto nel 1960 nella sede del Banco Nazionale di Prova delle armi da fuoco portatili che ospita un altro medaglione bronzeo con l'effigie di Carlo Beretta, figlio di Pietro, posta nel 1986.
L'Altorilievo della maternità si trova nell'atrio dell'Ospedale vecchio di zona. Il pannello si deve allo scultore Tommaso Lazzari di Grosseto che lo esegue nel 1972.

La casa gotica sorge all’interno di un cortile prospiciente l’odierna via Mazzini, poco oltre il settecentesco palazzo Chinelli-Rampinelli, oggi sede comunale. La costruzione in bella muratura esterna a conci di pietra scoperti, si articola su tre piani. Il portichetto del piano terra è formato da due archi a lieve sesto acuto che poggiano su una rustica colonna in pietra. Notevoli le finestrelle monofore, quelle dell’ordine inferiore sono anche trilobate. La copertura è stata rifatta negli anni ottanta.
Il palazzo dello della loggetta fu costruito su disegno dell’architetto bresciano Faustino Soncinelli da Cadignano. Il palazzo, sede antica del Comune di Gardone, presenta una facciata che nell’ordine inferiore è caratterizzata da tre archi leggermente ribassati che si impostano su pilastri di sezione cruciforme. L’ordine superiore riprende la scansione spaziale di quello inferiore disponendo tre finestre in corrispondenza ai tre archi. Le modificazioni subite dall’edificio nel corso dei secoli hanno cancellato in larga parte il disegno primitivo della costruzione del quale si conservava fino all’ultima ristrutturazione, fra gli elementi più interessanti il grande salone del piano nobile, oggi adibito ad uffici. Il complesso è oggi proprietà della società S. Filippo Neri e parzialmente della parrocchia.
La palazzina di Aveno sorge in località omonima, a circa 900 m. di altitudine in una posizione che si colloca tra la Valle di Gardone e quella d' Inzino. La costruzione che ha l’aspetto di un fortino militare, si raggiunge attraverso la mulattiera che porta alla Croce di Pezzolo. E’ collocabile tra il tardo Cinquecento e il primo Seicento. Sfrutta l’andamento a terrazzo del terreno ed è costituita da un ampio piazzale rettangolare sostenuta da un terrapieno recintato da muraglioni a lieve scarpata ottenuti con conci di pietra. Questa scarpata si conclude con una cordonatura in pietra grigia. Nell’angolo di sud-est e di sud-ovest si osservano due torrette quadrate, lievemente sporgenti, anch’esse con muro a scarpata. Sul lato est sono oggi la casa colonica e la casa padronale e nell’angolo a sud-est si innalza la chiesetta, di eleganti forme settecentesche, dedicata alla Beata Vergine Madre di Dio e fatta costruire da Apollonio Chinelli con licenza del 29 marzo 1721. La cappella è ora completamente abbandonata. Le due case d'abitazione presentano un aspetto seicentesco; quella padronale ha subito interventi e trasformazioni tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento.

Palazzo Chimelli già di proprietà dell’omonima famiglia e quindi dei Rampinelli, in ragione d’un vincolo matrimoniale, il palazzo è sicuramente già abitato nel 1735 poiché in quell’anno vi viene ospitato il vescovo di Brescia, cardinal Angelo Maria Querini con il suo seguito, durante la visita pastorale compiuta a Gardone. Non si conosce al presente il nome dell’architetto al quale si deve il progetto dell’edificio, disposto ad angolo tra le attuali vie Mazzini e Costa. La costruzione, con pianta a L presenta finestre con fregi a conchiglia. Un cancello si apre sulla via Mazzini dà accesso al cortile, abbastanza ampio, che presenta, addossata al muro di cinta una monumentale fontana. Di fronte si disegna la facciata del palazzo: si compone di un ristretto portico, a due arcate, soprastate da una bella loggetta cui si accede per uno scalone marmoreo, scandito in due rampe e fiancheggiato da una balaustra che ripete lo stile del piccolo loggiato. La volta del medesimo è ornata da un medaglione affrescato, raffigurante il mitologico Nettuno, dio del mare. Alla sinistra di chi si affacci alla loggetta, si apre il salone del consiglio comunale con volta a spicchi e medaglione centrale, affrescato nel 1937 dal pittore gardonese Giuseppe Mozzoni che vi raffigura la fucina di Vulcano. Secondo un bozzetto conservato nel palazzo municipale, l’artista avrebbe dovuto completare la decorazione dell’aula consiliare con altri dipinti da eseguire a fresco nelle diverse specchiature. I lavori di ristrutturazione dell’antico palazzo, compiuti nel 1986 sotto la direzione dell’ing. Carlo Giorgio Pedercini hanno consentito di dare sistemazione più conveniente a tutti gli uffici comunali e di ricavare in particolare, al piano nobile dell’edificio un altro ampio salone – detto della Giunta – con soffitto che presenta due affreschi di discreto interesse. Alle pareti di questo salone sono appese tele provenienti dalle chiese della frazione di Magno. Degno d' annotazione, nello studio del sindaco, il medaglione raffigurante La caccia di Diana opera di Giuseppe Mozzoni datata 1937.

Tra le più antiche residenze private si segnala a Gardone la villa già dei Mutti Bernardelli ed ora di proprietà comunale con ingressi in via Matteotti e XX Settembre. La costruzione comprende ambienti che spaziano dal XV al XVIII secolo. Interessante il portico seicentesco, ad archi ribassati, sul lato di via XX Settembre e in particolare, alcuni locali del piano terra: un’ampia sala con camino in pietra, datato 1749 e fregiato dallo stemma dei Mutti; un salone attiguo di impostazione quattrocentesca con volta scandita a vele sotto le quali sono sistemati alcuni lunettoni dipinti su tela da Battista Mozzoni; un salotto con soffitto a cassettoni sui quali compaiono i simboli zodiacali accompagnati dallo stemma di Valtrompia.

Da questo ambiente chiamato il "salottino rosso" si accede all’ex cappella privata della villa. Sulla parete destra del piccolo oratorio, dove probabilmente era l’altare con il tabernacolo, è tuttora visibile una pregevole scultura in bassorilievo assegnabile al sec. XVI e raffigurante una Madonna in trono con il Bambino. Sotto questa scultura, scolpito ancora in bassorilievo, si veda il busto di un prelato, probabilmente discendente dagli antichi proprietari. Percorrendo la via Costa, la via Gramsci, la via Mazzini e la via Zanardelli non è infrequente osservare la persistenza nelle abitazioni private di strutture edilizie che spaziano dal secolo XV al secolo XVIII. Notevoli le case signorili con cortile interno e fra queste suscita speciale interesse la casa Beccalossi-Biussa con bel porticato, pozzetto cinquecentesco in un angolo del cortiletto e monumentale fontana a doppia tazza. Degni di nota anche i balconcini dell’edificio di chiara impronta veneta, riferibili al Settecento.
Singolare segnalazione merita fra le abitazioni private costruite nel secolo XX, la villa BERETTA, fatta costruire nel 1925 su progetto dell’ingegner Egidio Dabbeni, professionista affermato cui si devono altre notevoli opere in Brescia e in Provincia. Preceduta da un ampio parco disegnato all’italiana che affianca per un lungo tratto l’odierna via Matteotti; questa villa è caratterizzata architettonicamente dall’ecclettismo del suo progettista ed è decorata esternamente da Eliodoro Coccoli. Il pittore che opera nel 1927, distribuisce sulle strutture lignee dell’ampia gronda e del cornicione vari motivi geometrici e fiori stilizzati mentre, nei riquadri tra le mensole di sostegno, raffigura guerrieri e scudi a forti accenti cromatici. Degli ambienti interni, merita attenzione specifica il salone al primo piano, affrescato dal Coccoli e da Gaetano Cresseri. Tra le attuali via Moretto e S. Maria si dispone la villa Bonomi ora Alberti, costruita nel biennio 1927-28, su progetto dell’ingegner Gennaro Stefanini per Arturo Bonomi, podestà di Gardone dal 1930 al 1938. L’edificio conserva pregevoli dipinti firmati da Giuseppe Mozzoni e saloni affrescati con gusto liberty. A questo stile può ricondursi anche la Beretta ora Stefanini con ingressi in Via Mazzini e via Convento preceduti da un piccolo parco all’inglese. Lungo la citata via Convento si nota infine la villa Fausti-Gardoncini con ingresso anche in via Diaz.

Il Museo delle Armi e della tradizione Armiera è visitabile presso la Villa Mutti Bernardelli, disponibile anche visita guidata e laboratorio per gruppi e scuole.

Il percorso museale si snoda su due livelli. La prima parte è dedicata all’evoluzione storica delle armi, rappresentata mediante significativi esemplari delle più importanti tipologie di manufatti.
Una rassegna che, senza dimenticare esempi di armi bianche ed armature, si concentra sulle armi da fuoco, a partire dal ‘500. Il percorso illustra e testimonia, in un ricco excursus di esemplari, le armi da difesa, da caccia, d’impiego militare ed il loro funzionamento.
Una particolare attenzione è riservata ai prototipi ed ai modelli che hanno costituito momenti di profonde innovazioni tecnologiche.
Il secondo livello contiene una significativa sezione didattica che, con l’ausilio di modelli e filmati, rende accessibile la storia dei processi tecnologici inerenti la lavorazione delle armi, la riscoperta di antiche tecniche e dimenticati processi di lavoro, affinati da esperienze secolari.
Il laboratorio didattico, allestito in modo da ricordare gli arredi di un’officina, è collocato nell’ampio sottotetto.

È sede della famosa casa produttrice di armi Beretta. In tutta la valle la produzione armiera è consistente, tanto da rendere la Valtrompia famosa per essere una grande produttrice di armi da fuoco che vanta numerose aziende, dalle dimensioni variabili: aziende di ragguardevoli dimensioni si affiancano a piccoli laboratori artigianali, spesso a conduzione familiare, dove la produzione delle armi vede pochi pezzi prodotti interamente a mano.

È sede anche della ditta Redaelli che ha realizzato le funi per gli stadi degli europei di calcio di Polonia 2012 e i mondiali di Brasile 2014.


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