martedì 3 novembre 2015

FRASCAROLO



Frascarolo è un comune situato nella Lomellina sud-occidentale, a breve distanza dalla riva sinistra del Po.

Frascarolo, appartenente nell'alto medioevo al Contado di Lomello, fu assoggettato al dominio di Pavia con il diploma del 1164 dell'imperatore Federico I; nel 1250 appare come Frascarolum nell'elenco delle terre pavesi.

Già in età romana, dove ora sorge Frascarolo, esistevano alcuni insediamenti, come documentato dai numerosi reperti archeologici dell’epoca ritrovati e conservati in alcuni piccoli musei locali.

Tra il 924 e il 942 si cominciano ad avere notizie del borgo ad opera del vescovo di Lodi Ogglirio che fece dono a suo fratello Aldramano e al conte Alberico di alcuni terreni e borghi, tra i quali compare, appunto, anche Frascarolo.

Attorno al X secolo il borgo fu dominio dei conti Palatini di Lomello che risiedevano però a Pavia, ma nel 1024  detti conti vennero cacciati dalla città e dovettero ritirarsi nei loro possedimenti lomellini, dando origine a un piccolo Stato nel quale fecero erigere numerosi fortilizi creando un notevole sistema difensivo:  il castello di Frascarolo fu uno dei più importanti dal punto di vista strategico.

Ma ecco che un’altra famiglia, i Beccaria, avanza pretese sulla Lomellina, intraprendendo aspre battaglie con i Palatini che sono costretti nuovamente nel 1295 a rientrare a Pavia da dove sono definitivamente cacciati dalle truppe dei Visconti alleatesi con quelle dei Beccaria: era l’anno 1315. Il paese divenne poi feudo dei Varesini e dei Bellisoni attorno al XIII secolo, e rimase loro possedimento fino alla proclamazione della pace di Costanza. Dopo questo Trattato, però, i milanesi avanzarono pretese sui possedimenti dei pavesi e iniziarono aspre battaglie al punto tale che le soldatesche di Milano invasero Sartirana, Breme e Frascarolo.

Nel 1323, Marco Visconti prese in mano la situazione e proseguì l’assedio dei paesilomellini compreso Frascarolo, e per molti decenni diede impulso alla zona costruendovi anche un castello nelle immediate vicinanze dei ruderi di due  piccole fortezze. Ma come sempre è avvenuto in altre circostanze, si verificò che anche il castello di Frascarolo divenne teatro di cruenti battaglie combattute fra vari eserciti per il possesso della Lomellina.  Nella zona, il segno delle più violente devastazioni lo diede Facino Cane, che a capo di soldati di ventura, si accanì anche nei confronti di Pieve del Cairo e Olevano. La fine definitiva del castello di Frascarolo avvenne nel 1404, quando esso fu incendiato e irreparabilmente distrutto.

In effetti, Frascarolo, per  la sua vicinanza al Po (importantissimo confine naturale fra le terre lombarde e quelle piemontesi), aveva un interesse strategico di rilevante peso per le battaglie che si succedevano con una notevole frequenza durante quasi tutto il XIII secolo. Si cita come guerra di una certa importanza quella che intrapresero i duchi di Savoia per tentare di assoggettare tutta la Lomellina, ma alla fine essi dovettero sottostare ai voleri degli Sforza e il 30 agosto 1454 firmarono un trattato con il quale si impegnarono a desistere dalle loro mire e a riconoscere la supremazia dei Signori lombardi che durò fino al 1535. Nel frattempo (1512) venne riedificato anche il castello.

Dopo la dominazione sforzesca, il paese passò di mano in mano tra le più significative famiglie dell’epoca, tra le quali si possono citare i Cairoli e i Beretta. Giunti alla metà dell’800, il castello e gli annessi possedimenti terrieri divennero proprietà della famiglia Vochieri e rimase loro fino agli anni ’60 del XX secolo. Il maniero venne trasformato, nell’attuale aspetto, nel 1882 per opera dell’architetto Vandone di Vigevano, su incarico di Giovanni Vochieri. L’originaria struttura prettamente bellica del castello venne radicalmente trasformata in una sorta di residenza dal carattere signorile. Sostanzialmente il Vandone creò un complesso dall’elegante impatto scenografico e con un discreto gusto architettonico.

L'abbazia di Santa Maria di Acqualunga, va fatto risalire all'anno 1180, quando Ascherio, abate dell'abbazia di Santa Maria di Rivalta (nei pressi Tortona), giunse in zona e fondò una "ecclesia" ed una "domus", che furono poi citate nel suo testamento del 23 dicembre 1185, come dipendenti dalla stessa Rivalta Scrivia. La data del 1204 segna la nascita del monastero autonomo, aggregato all'ordine cistercense: gli storici dell'ordine annotano come data ufficiale il 24 febbraio 1204.

Nel XV secolo l'abbazia fu concessa in commenda al nobile senese Francesco Todeschini Piccolomini, nipote del papa Pio II Piccolomini. Nel 1503 lo stesso Francesco Todeschini Piccolomini, divenuto papa Pio III concesse l'abbazia al nobile pavese Galeazzo Pietra, che in seguito, nel 1530, fu nominato primo vescovo di Vigevano, alla creazione della diocesi da parte di papa Clemente VII Medici. La famiglia monastica cistercense cessò così di esistere. Tre monaci rimasero comunque come custodi fino al 1798, anno della soppressione civile.

Del monastero nulla è rimasto. È risaputo si trovasse nella parte meridionale della chiesa mentre l'attuale sacrestia è nei locali di quella che fu la foresteria.

La chiesa è di piccole dimensioni. Ciò che si presenta è un edificio in mattoni, a tre navate di due campate ciascuna, con volte a crociera cordonata, il transetto non è presente e il coro a terminazione piatta. Anche il coro è di due campate, fiancheggiato da cappelle. Non è possibile risalire all'originaria struttura a causa dei successivi interventi che comunque sono stati effettuati rispettando la planimetria originaria. Presumibilmente i lavori di costruzione risalgono alla prima metà del XIII secolo.

Il Castello ha pianta quadrilatera, con fossato intorno e quattro torrioni cilindrici sporgenti ai quattro angoli. Il tessuto murario mostra evidenti ristrutturazioni ottocentesche che hanno interessato l'intero piano superiore della costruzione, originariamente meno sviluppata in altezza; le torri stesse evidenziano il sopralzo, distinguibile nel terzo superiore dei quattro corpi cilindrici. L'ingresso all'antico maniero è ricavato nel centro del fronte ovest, sovrastato da un massiccio torrione - in forma di rivellino - che supera di un piano l'altezza della cortina muraria. Un ponte in muratura - caratteristica comune alla maggior parte dei castelli lomellini - sostituisce l'antico ponte levatoio, le cui tracce sono comunque ricostruite, e attraversa il fossato, trasformato in giardino, conducendo a un semplice portale con arco a tutto sesto, vigilato da due leoni accucciati posti ai suoi lati; sopra l'arco sono visibili la già citata targa marmorea e il biscione viconteo. Da un punto di vista architettonico la caratteristica più rilevante della costruzione, splendidamente conservata, è costituita dalla presenza di una serie ininterrotta di loggette poggianti su beccatelli tra i quali sono interposti balconcini su cui s'affacciano finestre - di cui alcune false, frescate sull'intonaco di fondo dei balconcini ciechi, chiusi nella parte alta da archivolti schiacciati - in linea con lo stile ottocentesco che domina l'opera di restauro. Il loggiato è uniformemente distribuito su tre lati dell'edificio; il lato posteriore, rivolto a oriente, in gran parte mancante in seguito alle antiche vicende belliche, è meno elaborato essendo il loggiato presente solo in una piccola porzione della parete che fa capo alla torre sud-est. Interessante è la triplice dentellatura dei torrioni. L'interno è completamente arredato. Il castello di Frascarolo è monumento nazionale fin dal primo decennio del XX secolo.

Il Museo del Contadino,ubicato nelle antiche strutture agricole della precitata Corte Grande è stato realizzato esclusivamente con fondi privati da parte della proprietà del castello. Sono state raccolte le diverse testimonianze(suddivise in tre sezioni denominate “La Casa” – “La Terra” – “Il Lavoro”) della locale civiltà agricola e del territorio, con riferimento anche alla peculiarità specifica dell’ambiente fluviale del Po; il tutto è ubicato attualmente su un’area coperta di circa 1000 mq., ma è in programma l’ulteriore sviluppo dello spazio espositivo, giungendo quanto meno ad oltre 3000 mq., costituendo una vera raccolta etnografica dove accanto agli oggetti vi siano appositi pannelli didattici esplicativi con supporti multimediali ,collegati al costituendo Centro di Documentazione, in modo da poter sviluppare pienamente gli aspetti collegati alle identità e tradizioni di questa zona rivierasca di confine.Il Museo è stato inaugurato il 15.06.2002 ed in questi anni ha visto una buona affluenza di pubblico, che può accedere al primo sabato di ogni mese, del tutto gratuitamente; vi sono state anche visite di  alcune scolaresche, dal vicino Piemonte, che hanno avuto modo di poter visitare la struttura, ed altre sono già prenotate per la prossima primavera. Per le classi scolastiche è possibile appunto effettuare la visita infrasettimanale su prenotazione, e contemporaneamente poter accedere alle parti visitabili del castello, del fossato e dei giardini, il tutto ovviamente gratuitamente. Inoltre per le scolastiche sono a disposizione appositi spazi attrezzati all’aperto e/o al coperto per il ristoro e la sosta. Il Comune ha in atto con la proprietà uno specifico accordo che consente altresì l’estensione dell’apertura al pubblico del museo e dei giardini anche in altri momenti dell’anno, in particolare in occasione delle feste patronali.

La Chiesa di S.Maria Maggiore “Castri Veteris”, antica chiesa del “castrum” medioevale di Frascarolo (di cui rimangono tracce in alcune abitazioni private in centro storico e in alcuni locali inglobati all’interno dell’attuale Municipio), la cui presenza è attestata dal 1322 in documenti conservati all’Archivio Segreto Vaticano. Rimaneggiata nei secoli XV – XVII – XVIII , ultimamente è stata oggetto di importanti lavori di restauro strutturale da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali/Soprintendenza di Milano; durante tali lavori sono riemersi significativi affreschi della prima metà del ‘600, alcuni dei quali già completamente restaurati e riportati al loro splendore originario. La chiesa è situata accanto al castello, cui sino al XVIII secolo era unita da un ponte levatoio, divenendo di fatto la “chiesa castellana”.Attualmente è chiesa sussidiaria, vi si officia alcune volte all’anno e , mediante specifico accordo con la Parrocchia, proprietaria dell’edificio, viene adibita a sede di concerti di musica classica, sala conferenze, mostre temporanee ed esposizioni confacenti alla natura del sacro luogo. E’ possibile la visita in occasione delle manifestazioni che vi si organizzano, o su appuntamento accordandosi con la Parrocchia. Accanto alla chiesa è ubicata la struttura settecentesca dell’antica Canonica, che forma con la chiesa un unico complesso architettonico.

La Chiesa Parrocchiale  B.M.V.Assunta e S.Vitale M., edificata nel 1841/1842 sull’area dell’antico castello medioevale della Comunità (antica sede del Comune), in stile neoclassico. L’interno è stato decorato negli anni 1878/1887 dai pittori Giovanni Valtorta di Milano, Achille Secchi di Lodi,Luigi Morgari di Torino. In merito alla descrizione pittorica si rinvia allo specifico opuscolo allegato alla presente documentazione. Coevo all’edificazione della chiesa è il palazzo municipale neoclassico che sorge sul lato destro dell’edificio sacro, ed al cui interno, in Sala Consiliare, conserva parte della struttura quattrocentesca dell’antico castello della Comunità.


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