lunedì 28 dicembre 2015

GERA LARIO

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Gera Lario è il comune più a nord sulla riva settentrionale del Lago di Como. Il grazioso lungolago passa alla zona ricreativa con un porto turistico, spiaggia del mare con una riva del lago fortificato, molto grande prato, una piscina pubblica, scuola di surf con noleggio attrezzature e parco giochi per bambini.  La posizione rivolta a sud è un buon punto di partenza per escursioni su entrambi i lati del lago, alla Valtellina, e per sfidare montagna escursioni fino alle vicine villaggi di montagna sopra e Bugiallo.

L'edificio quattrocentesco della chiesa parrocchiale di S. Vincenzo rientra nello schema delle altre chiese altolariane coeve, ad unica ampia navata con tetto a travature in vista impostato su tre arconi in muratura che scendono fino a terra. A chiudere il presbiterio quadrato con volte costolonate, scende una grande parete affrescata appena aperta, al centro, da un arco trionfale a tutto sesto. La facciata a capanna ha un oculo tondo nell'alto e due lunghe finestre acute trilobate a lato del portale che fu protetto in epoca più tarda da un pronao su due colonne in «molera». Il rosso del cotto che contorna le tre finestre e quello degli archetti acuti che decorano anche tutto il giro sottogronda dell'edificio e del pronao sono una nota di colore sull’uniformità. Le due lesene che scendono dall'alto della facciata dandole movimento senza peraltro sottintendere ora una corrispondente partitura interna, s'interrompono, nel nostro edificio, alla muratura romanica, già fianco sud della primitiva chiesa di Gera. Il portale, che si apre in questa muratura, è ancora quello del secondo edificio romanico, già orientato come il quattrocentesco, e riutilizza a sua volta alcuni marmi scolpiti del precedente portale di cui sopravvive lì vicino un avanzo di arco murato, già ingresso laterale del primissimo edificio. All'infuori di questi resti, la chiesa di Gera appartiene, come s'è detto, al «tipo» delle chiese quattrocentesche dell'Alto Lago: Gravedona con Santa Maria delle Grazie, le vecchie parrocchiali di Livo (S. Giacomo) e di Dosso Liro (S. Pietro in Costa), quelle di Peglio e di Garzeno (ora scomparsa la prima e rimaneggiata la seconda), di Stazzona, Brenzio e Montemezzo. Una fioritura che risale dalle sponde del lago ai paesi della montagna e che si spiega storicamente con l'aumento della popolazione ed un suo maggior benessere dopo l'annessione di tutta la regione al Ducato di Milano al termine dell'irrequieto periodo comunale. Gera risulta eretta in parrocchia solamente nel 1587 dal Vescovo Antonio Volpi, ma secondo lo studioso comasco Monti Santo l'edificio fu costruito nel 1467 , contemporaneamente cioè alle Grazie di Gravedona con la quale appunto, pur essendo di minor imponenza, ha precisi punti di contatto. Una croce affrescata in rosso, del tipo che solitamente veniva usato per documentare la consacrazione di una chiesa, e riapparsa ora sul secondo pilastro di destra sotto ad un avanzo di intonaco affrescato con una cinquecentesca testa di S. Ambrogio, confermerebbe comunque una consacrazione anteriore al secolo XVI. Come l'architettura, così anche la decorazione pittorica accomuna tutte queste chiese. Costruite, come s'è visto, verso la metà del secolo XV, esse vengono quasi completamente ricoperte di affreschi ad incominciare dalla fine dello stesso secolo fin oltre la metà del seguente. Essendo quasi contemporanei fra di loro e distribuiti in un'area molto circoscritta, è ovvio che nella loro massa questi pittori appartengano alla stessa scuola, o almeno alla stessa corrente pittorica: scuola lombarda nella scia del Luini, caratterizzata da uno o da pochi maestri che ripetono loro stessi ed impostano negli aiuti i medesimi schemi nella costruzione della impalcatura di finte architetture e di deco-razioni a girali, raffaellesche e festoni dei riquadri. L'affresco, in particolare a Gera ed a Montemezzo riempie completamente l'abside, dalle pareti alla volta, poi trasborda allo stesso modo su tutto l'arco trionfale, e scende in due fasce regolari lungo le pareti della navata. A Gera stupisce per la ricchezza e complessità soprattutto nella zona presbiteriale, che è pur preparata dal complesso della navata, dove purtroppo, sulla parete sinistra furono cancellati fra il Sette e l'Ottocento parecchi dei riquadri cinquecenteschi: se ne intravede ancora la vecchia incorniciatura archeggiata, come le Sante Margherita e Marcella, o rettilinea, come per il S. Michele, o il nome del santo che vi era prima effigiato, come per l'Angelo e Tobia, oppure riaffiora il primo sotto al secondo dipinto, come per le stigmate di S. Francesco. Ad un altro pittore locale, Antonio Maria Caracciolo, detto il Caracciolo da Vercana (nato a Caino di Vercana, sopra Domaso, il 23 marzo 1727), si potrebbero attribuire i rifacimenti nella parete sinistra della navata, e qualche tela degli altari, come lo stesso pittore lasciò memoria fra il 1748 ed il 1775 in un suo libro manoscritto ora nell'Archivio parrocchiale di Vercana. Di un pennello migliore invece dovrebbe essere l'Arcangelo S. Michele, che consiste in una copia a fresco quasi fedele della pala d'altare della parrocchiale di Cremia, per la quale si fa addirittura il nome di Paolo Veronese. In questo più antico ciclo, che ora fortunatamente dà ancora il tono alla decorazione di tutta la chiesa, sembra di riconoscere tre diverse mani. Un buon pittore cinquecentesco affresca sulla parete centrale del presbiterio, sopra ed attorno al polittico della stessa epoca, le figure dell'Eterno Padre e dei martiri diaconi Vincenzo e Stefano; sulle due pareti laterali, a fianco delle finestre, i quattro dottori della Chiesa, Ambrogio, Agostino, Gerolamo e Gregorio; sulle spalle dell'arco trionfale i santi Pietro e Paolo, cui sovrappone i preziosi cartigli con la data del suo lavoro - 1546 - e la precisazione che gli offerenti erano i barcaioli di Gera riuniti nella loro numerosa corporazione.
La chiesa della Nostra Signora di Fatima edificata nel 1634 in centro del paese per rendere più comoda la partecipazione della popolazione alle funzioni religiose, fu decorata con il contributo dei pescatori che versavano il guadagno della pesca effettuata nei giorni festivi dopo aver soddisfatto l'obbligo del precetto. L'edificio venne invaso dal fango e gravemente danneggiato dalla tragica alluvione dell'8 agosto 1951 che provocò la morte di 17 cittadini di Gera Lario. Ristrutturata dopo dieci anni di lavoro, fu consacrata nel 1963 dal Vescovo di Como Felice Bonomini come "Santuario dei pescatori". Successivamente il Santuario venne visitato dal Vescovo di Fatima, Venancio Pereira, che consacrò i due altari laterali dando inizio ad un gemellaggio spirituale tra Gera e Fatima. Nel Santuario, ora meta di pellegrinaggi e d'incontri, è conservata un'effigie della Vergine proveniente da Fatima e benedetta a Roma in San Pietro nel 1959 da Papa Giovanni XXIII.

Uno scavo ha permesso di individuare fondamentali dati planimetrici relativi all'edificio della Pieve di Olonio, uno dei più importanti centri di culto dell'alto lago. Sono state individuate almeno quattro fasi. La prima, più profonda, è relativa a strutture di età tardo romana, con materiali di IV secolo, tra i quali una bella moneta costantiniana. Il rispetto delle strutture sovrapposte ha impedito l'ampliamento dello scavo: le planimetrie rimangono quindi molto incomplete. La seconda fase documenta la costruzione ad Olonium di un piccolo edificio per il culto cristiano: un oratorio rettangolare con abside semicircolare, ampliato - nella terza fase - prolungando la navata verso N-W. Una rara moneta in rame del VI secolo conferma la datazione del sacello paleocristiano. Nella quarta fase, probabilmente protoromanica, l'edificio, nel quale possiamo riconoscere la Pieve nota dalle fonti letterarie, venne monumentalizzato, con una pianta a tre navate (una, laterale, corrisponde al primitivo sacello), con tre absidi. L'ultima fase sembra abbia interessato l'abside centrale, che venne sistemata a pianta rettangolare, con copertura a volta. Lo scavo ha permesso di dare una nuova lettura alle vicende del centro preromano (dei Vicani Aneuniates) posto a controllare la chiusura settentrionale del lago di Como, sul quale erano possibili solo traffici via acqua. Un edificio a pianta quadrangolare, con peristasi (non sappiamo se a colonne o a pilastri, o addirittura in materiale deperibile, in legno), scoperto alla fine del secolo scorso e interpretato come mausoleo, può oggi essere inteso come cultuale, nella tradizione degli edifici sacri nel mondo celtico, spesso in rapporto con il culto delle acque e collocati a sacralizzare «il passaggio»: guadi, traghetti, ponti. Accanto a questo supposto centro cultuale preromano si formò un agglomerato, con funzioni amministrative e civili, legate alle riscossione dei pedaggi, all'assistenza dei viaggiatori, all'amministrazione del modesto comprensorio agricolo tra i due laghi. Gli edifici sotto il sacello e la Pieve sono certamente relativi a questa fase, nella quale venne anche sistemata la strada per la Valtellina, della quale sono state individuate tracce delle potenti arginature che le permettevano di attraversare la piana paludosa. La cristianizzazione portò alla creazione del sacello, poi trasformato in una grande chiesa: la posizione importantissima del sito, che controlla tutte le comunicazioni verso la Rezia (l'attuale Svizzera) e la Valtellina, portò alla creazione della Pieve, tra le più importanti del lago. Il destino di Olonium era però legato al progressivo spostamento del corso dell'Adda, che originariamente sboccava nel lago di Mezzola, ma che progressivamente si spostava verso occidente e poi verso Sud, avvicinandosi sempre di più all'insediamento. Soprattutto nel XIV e XV secolo la situazione divenne insostenibile per gli abitanti di Olonium: lo scavo ha rivelato come il fianco stesso della chiesa venisse erosa dalle acque del fiume. Alla costante minaccia delle inondazioni si aggiungeva il flagello della malaria. Nel 1444 veniva deciso il trasferimento della Pieve nel vicino paese di Sorico (dove già era un'antica chiesa, altomedievale). A Olonio rimase una torre, con un piccolo presidio di soldati, a controllare il passaggio dell'Adda (non ancora il Mera), frequentato soprattutto dai contrabbandieri e chiuso da pali piantati sul fondo e da catene. Ma anche la torre, nel XVI secolo, venne distrutta nel corso delle operazioni militari degli Svizzeri, che premevano verso il lago e il territorio lombardo. A non molto distanza, nei primissimi anni del secolo successivo, la poderosa struttura del Forte di Fuentes raccolse l'eredità militare di Olonio. Infine, nel XIX secolo, il corso dell'Adda venne spostato verso Sud, direttamente nel lago di Como. Si ponevano così le premesse per la bonifica della piana tra i due laghi e per la ripresa, dalla fine dell'800, degli insediamenti nel sito che nascondeva i resti dell'antica Olonium.
Sul territorio comunale sono presenti diverse cappellette ed edicole votive a testimonianza del radicamento del sentimento religioso nella comunità locale. Sulla piazza principale e nelle contrade si trovano anche antiche case che propongono in facciata affreschi raffiguranti soggetti sacri.

Nella zona a lago, nel 1957 è stato eretto un faro votivo, nei pressi del porticciolo turistico. Il manufatto è situato nella zona devastata nel 1951 dall’alluvione che provocò diciassette vittime e la devastazione dell’intero paese, a memoria del tragico evento. Il faro costituisce un esempio unico di tali architetture nel litorale dell’alto lago, è un punto di particolare emergenza visuale ben identificabile dall’ ampio bacino dell’Alto lago e dalle alture circostanti il paese, che connota la sponda di Gera Lario divenendone il simbolo.


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