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mercoledì 21 settembre 2016

VITA REALE E VIRTUALE

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L'immersione totale nello schermo e nel computer del soggetto può implicare che la realtà possa scomparire in un generico non-luogo.
Ciò che viene chiamata la realtà virtuale ha senza dubbio un carattere generale e in qualche modo ha assorbito, si è sostituita alla realtà nella misura in cui nella virtualità tutto è il risultato di un intervento, è oggetto di varie operazioni. Insomma tutto si può realizzare di fatto, anche cose che in precedenza si opponevano l'una all'altra: da una parte c'era il mondo reale, e dall'altra l'irrealtà, l'immaginario, il sogno, eccetera. Nella dimensione virtuale tutto questo viene assorbito in egual misura, tutto quanto viene realizzato. A questo punto la realtà in quanto tale viene a perdere ogni fondamento, davvero si può dire che non vi siano più riferimenti al mondo reale. E infine tutto vi si trova in qualche modo programmato o promosso dentro una superformula, che è quella appunto del virtuale, delle tecnologie digitali e di sintesi. Accade effettivamente che a un certo punto il reale ci sta pur sempre di fronte, e noi ci confrontiamo con esso, mentre con il virtuale non ci si confronta. Nel virtuale ci si immerge, ci si tuffa dentro lo schermo. Lo schermo è un luogo di immersione, ed ovviamente di interattività, poiché al suo interno si può fare quel che si vuole; ma in esso ci si immerge, non si ha più la distanza dello sguardo, della contraddizione che è propria della realtà. In fondo tutto ciò che esisteva nel reale si situava all'interno di un universo differenziato, mentre quello virtuale è un universo integrato. Di certo qui le care vecchie contraddizioni fra realtà e immaginazione, vero e falso, e via dicendo, vengono in certo modo sublimate dentro uno spazio di iper-realtà che ingloba tutto, ivi compreso un qualcosa che sembrava essenziale come il rapporto fra soggetto e oggetto. Nella dimensione virtuale non c'è più né soggetto né oggetto, ma entrambi, in via di principio, sono elementi interattivi.

La virtualizzazione della società si fa sentire in molti aspetti della nostra vita quotidiana. Uno degli ambiti in cui è più presente e spesso ha effetti più limitanti è quello della comunicazione fra mezzi d’informazione e pubblico, fra istituzioni e cittadini, fra cittadini e altri cittadini.

Si è sviluppata moltissimo la comunicazione virtuale, on-line o comunque non dal vivo. Essa però ha diversi difetti. Il primo è che tende a limitare l’accessibilità per determinate categorie di utenti, escludendoli molto più di quanto non accada nel caso di incontri fisici e diretti. Questo aspetto è direttamente collegato al fatto che per comunicare oggi bisogna avere la possibilità e la capacità di utilizzare strumenti tecnologici.

Anziani, bambini, indigenti e chiunque non abbia le competenze o le risorse – anche economiche – per accedere ad essi è tagliato fuori dalla comunicazione. Il terzo problema è che le interazioni virtuali non sono complete, poiché difettano di tutta la parte non verbale – quella cosiddetta analogica – e questo rende impossibili un dialogo e un’organizzazione reciproca dei rapporti fra le persone. Quando si comunica si ascolta, se va bene, il contenuto e non si tiene conto del tipo di relazione che c’è fra coloro che stanno dialogando.

C’è anche un quarto aspetto, cioè il fatto che il mondo virtuale rende la comunicazione spesso divisa in canali paralleli, che non si incontrano. Ciascun utente comunica solo con chi vuole e non con tutti quelli che ci sono. Insomma, è fortemente selettivo, proviene da un mondo frammentato e conduce a un mondo ancora più frammentato, sotto il profilo delle percezioni, dei punti di vista e così via. La realtà in cui viviamo è costituita da tanti aspetti, spesso divergenti o addirittura antitetici, ma questo tipo di comunicazione esaspera tali differenze, amplificandole e allontanando le persone le une dalle altre, isolandole.

Il quinto problema è il venir meno dell’interazione fisica con il mondo. Nel momento in cui gli strumenti comunicativi diventano sempre più virtuali, immateriali e astratti, siamo costretti a comunicare attraverso rappresentazioni sempre più semplificate ed evanescenti di ciò che vogliamo dire. Ridurre tutto il nostro mondo a qualcosa di incorporeo, riduce anche il nostro rapporto con ciò che è fisico, limitando la nostra capacità di intervenire sulla realtà e di modificarla. In questo modo si perde da un lato la socialità più conviviale, dall’altro la capacità di decidere e creare la forma del mondo in maniera condivisa.



C’è un sesto e ultimo aspetto negativo, cioè il fatto che gli strumenti di comunicazione virtuale sono quasi sempre gestiti da organismi centralizzati, che sfruttano le nostre informazioni e, a livelli molto alti, organizzano le politiche economiche globali e decidono il destino dei paesi. Inconsapevolmente concorriamo all’eterodirezione delle politiche nazionali e mondiali, ma questo è risaputo. Se la comunicazione virtuale ed eterodiretta risponde più a logiche centralistiche e di concentrazione di potere e di capitale, la comunicazione diretta funziona al contrario e in un certo senso è più vicina a un concetto di libertà individuale e di sovranità popolare.

Nella comunicazione diretta c’è un controllo reciproco da parte delle stesse persone che interagiscono. Questi aspetti non vengono mai evidenziati, ma sappiamo che è così. Tutto questo avviene in maniera silenziosa, ma sulle nostre vite ha un peso enorme. Le politiche nazionali e locali non riescono a emanciparsi da meccanismi più grandi di loro e questo è possibile grazie all’utilizzo di strumenti di cui ci serviamo solo perché sono più comodi nel momento in cui li usiamo.

Internet ha permesso il costituirsi di una vastissima rete sociale. I social network sono uno strumento per favorire lo scambio di informazioni e la conoscenza reciproca tra le persone. E’ tuttavia un tipo di relazione sociale completamente nuovo e lontano dai modi finora vissuti tra le persone.

Manca il rapporto faccia a faccia, cui gli uomini sono abituati per relazionarsi tra loro. E’ assente la gamma di comunicazioni trasmesse dal contatto personale, con lo sguardo, la mimica facciale, i gesti.

Manca la voce, che manifesta l'espressività della persona e le emozioni.

Il rapporto avviene esclusivamente attraverso la parola scritta, che non corrisponde però a quella usata nella corrispondenza tradizionale. E’ la trascrizione di un linguaggio orale contratto, abbreviato, spesso appartenente a gerghi sociali. Ortografia, grammatica, proprietà lessicale, correttezza sintattica non rientrano nelle regole del gioco dei social network e dei blog, quindi le persone impoveriscono la propria lingua madre.

Inoltre è una comunicazione scritta che nasce da impulsi emotivi più che dalla ragione, da una spontaneità analoga a quella che dà vita alla conversazione informale tra conoscenti o amici.

Predomina l'emozione, ma è un'emozione senza volto e senza voce, come vedevamo prima, non c'è l'altro di fronte che può rispondere alle mie emozioni e le può modificare. Quindi l’emozione diventa egocentrica, chiusa in se stessa. “I dialoghi nei social network sono spesso caratterizzati da estremo egocentrismo: le emozioni di ciascuno sono espresse in modo esagerato, e si assiste al classico “dialogo tra sordi”. Sono espresse soprattutto le emozioni di base, come paura, rabbia, disgusto, gioia o tristezza. Vengono invece inevitabilmente a mancare sentimenti più complessi ed emozioni squisitamente sociali, come vergogna, senso di colpa, pudore: nello spazio virtuale, a differenza di quello reale, non si può perdere la faccia, proprio perché non la si mette in gioco come in un incontro vero" (S. Bonino, La folla telematica: le reti sociali in internet, in Psicologia contemporanea, n. 218, p 35).

Infatti l’anonimato è un'altra caratteristica della relazione in rete. Se non rivelo la mia identità, posso affermare quello che voglio, posso giudicare, esprimere pareri assurdi e anche provocare e insultare, senza assumermi alcuna responsabilità. Si eludono così le norme morali e sociali che regolano i rapporti tra le persone nella vita ordinaria.

Per una persona molto giovane, che non ha difese immunitarie di esperienza e di ragionamento come un adulto, gli aspetti descritti costituiscono un pericolo. Le numerose ore trascorse a chattare, presentandosi con uno pseudonimo, e a intessere conoscenze in rete con sconosciuti, fissa il giovane nel mondo virtuale, allontanandolo da quello reale. Di conseguenza si preclude l’apprendimento delle abilità sociali, o se ne limita lo sviluppo, indispensabili nella formazione della persona e nelle relazioni sociali.


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venerdì 30 ottobre 2015

I PENSIERI NEGLI OCCHI

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La comunicazione verbale rivela solo una piccola parte di quello che esprimiamo di continuo. Normalmente, le nostre parole passano per alcuni filtri, ovvero i condizionamenti sociali o le circostanze. Per questo, non sempre le parole comunicano tutto quello che vogliamo dire. Qualcosa di diverso succede con gli occhi, non a caso qualcuno li ha definiti “lo specchio dell’anima”.

Il linguaggio degli occhi è fondamentalmente inconsapevole. Quasi nessuno riesce a mantenere il controllo sugli occhi e tanto meno può decidere il raggio di apertura delle proprie pupille o il grado di umidità degli occhi. Questi piccoli dettagli rivelano moltissime informazioni su ciò che realmente accade nella nostra testa. 

Le pupille generano dei messaggi molto sottili ed è per questo che, in genere, non vengono percepiti. Tuttavia, le pupille hanno un loro alfabeto che è possibile decifrare. L’aspetto più visibile è la dimensione, la quale cambia a seconda delle circostanze, senza che possiamo controllarlo.

Normalmente le pupille si dilatano se ci troviamo di fronte a qualcosa o qualcuno che ci piace e che accettiamo senza riserve. Evidentemente, diventano più grandi anche quando la luminosità è scarsa o abbiamo difficoltà a visualizzare qualcosa. Tuttavia, se le condizioni di illuminazione e visibilità sono normali, la dilatazione della pupilla è segno di piacere e attrazione.

Vale anche il contrario, ovvero quando ci troviamo davanti a qualcosa che scatena in noi rifiuto o timore, le pupille tendono a contrarsi. Le pupille piccole rivelano ostilità o cattivo umore, anche se non stiamo guardando direttamente l’oggetto che è fonte di queste emozioni.

È probabile che da centinaia di anni esista questa conoscenza in maniera intuitiva. Le prostitute cinesi ed egiziane dell’antichità utilizzavano la pianta di belladonna per aumentare la dimensione delle pupille quando dovevano incontrare i loro clienti. Pensavano che questo le rendesse più desiderabili.

Per quanto riguarda le pupille contratte, è facile osservarle in tutte le persone pronte ad attaccare. Oltre a socchiudere gli occhi, se osserviamo attentamente, noteremo anche che il diametro delle loro pupille diminuisce.



Gli occhi sono in continuo movimento, anche quando dormiamo. Normalmente, si tratta di piccoli movimenti delle palpebre o del bulbo oculare, piuttosto difficili da percepire. Nonostante ciò, esistono anche movimenti più espliciti che hanno permesso di identificare quello che si nasconde dietro questa dinamica.

Se gli occhi si muovono verso l’alto e si inclinano verso destra, probabilmente sono stati avviati i meccanismi della memoria del cervello. Il movimento denota la rievocazione di un dato o di una situazione passata. Se, al contrario, si muovono verso l’alto e verso sinistra, di sicuro si sono attivate le funzioni creative relazionate all’ambito visivo.
Questo movimento si verifica quando captiamo un’immagine che ci risulta sorprendente.

Orientare gli occhi verso il basso significa che siamo entrati in un processo di introspezione. Se lo sguardo è rivolto verso sinistra, di sicuro è perché stiamo valutando una situazione o un messaggio. Se lo sguardo si sposta verso destra, è segno che stiamo portando a termine un processo di memoria legato a delle sensazioni fisiche.

Muovere gli occhi verso sinistra è segno che si è attivato un processo creativo. Muoverli verso destra, invece, indica che è in atto un processo di memoria. In entrambi i casi, si tratta di esperienze legate ai suoni.

Questi sono solo alcuni esempi dell’enorme universo che è la comunicazione non verbale. Anche se sono utili per svelare tutto quello che dicono le persone con cui stiamo parlando, forse hanno più un valore aneddotico perché riescono solamente a rivelare alcune informazioni isolate riguardo a quello che c’è nel nostro cervello.

Gli occhi nella cultura cinese sono chiamati “le finestre della mente”. Fintanto che la finestra è aperta i maestri della fisionomica cinese ritengono di essere in grado di leggere nella mente della persona. Gli antichi esperti cinesi, che a mio parere erano anche un po’ superstiziosi, ritengono che gli occhi di drago possiedano il massimo delle qualità: creatività, vitalità, lungimiranza, potere, autorità e sono riscontrabili nei grandi leader. Gli occhi di drago sono grandi con palpebre doppie e rotonde, i margini inferiori piegati all’insù e le pupille sono molto grandi. Questi occhi che richiamano il mitico dragone cinese sono ritenuti potenti, affascinanti e luminosi. Questo tipo di occhi sono i più desiderabili dai cinesi.

“la lucerna del tuo corpo è il tuo occhio. Se il tuo occhio è semplice,anche il tuo corpo è illuminato, ma se il tuo occhio è guasto, anche il tuo corpo è tenebroso…Se dunque tutto quanto il tuo corpo è illuminato, senza lacuna parte oscura, sarà illuminato completamente come quando la lucerna ti illumina con il suo splendore” (Lc 11,34 ss).

Ciò che caratterizza l’essere umano è la comunicazione con l’ambiente circostante che si realizza attraverso gli organi sensoriali e motori. L’occhio è al primo posto, tra i recettori, a causa della sua mobilità espressiva tanto da essere detto: “specchio dell’anima”.

Gli occhi grandi che aderiscono alle cose: essi sono vivaci e brillanti, hanno una presa attiva sugli oggetti e sono caratteristici del temperamento sanguigno.



Gli occhi grandi, pacifici, spenti, un po’ sognanti, senza brillantezza, sono caratteristici del temperamento dei flemmatici, che sono portati ad osservare l’ambiente senza particolari incentivi all’azione.

Gli occhi piccoli, semichiusi, quasi l’individuo si fosse svegliato dal sonno in quel momento. Questi occhi sono quasi rivoli all’interno a contemplare la realtà interiore. Sono gli occhi dei melanconici, inclini alla riflessione ed al pensiero anche astratto, o alla forma artistica.

Gli occhi tonici, piccoli, a volte ridotti ad una fessura che sprizzano energia, volontà di dominio, ascetismo e d attitudine al comando. Sono gli occhi del temperamento collerico.

Lo sguardo tonico mantiene l’azione sulla linea di ciò che ha deciso la personalità; questo frena gli eccessi. Contrariamente lo sguardo atonico no ha questa capacità di inibizione e lascia libero corso a tutti gli impulsi della vita affettiva e istintiva.

Occorre però guardarsi dal giudicare la tonicità positiva e l’atonia negativa.

Ambedue gli aspetti hanno elementi positivi. Comunque gli estremi sia di un tipo che dell’altro hanno un valore negativo. Ad esempio l’ipertonia può denotare uno squilibrio della personalità; occorre comunque tener conto anche degli altri elementi del volto, in quanto la legge dell’armonia tende a compensare eventuali debolezze della personalità.

Secondo gli orientali gli occhi rappresentano nella loro complessità le condizioni del fegato e rivelano la situazione del sistema nervoso.

Nello stadio di sviluppo del feto gli occhi si trovano ai due lati come nei pesci. Se lo sviluppo dell’embrione in questa fase è anomalo, gli occhi resteranno distanti tra loro e questo denota una minore vitalità nel soggetto.

Gli occhi piccoli e tondi rivelano un sistema nervoso robusto, quindi una persona ricca di vitalità con una costituzione piuttosto robusta. Gli occhi grandi invece indicano una persona con scarsa vitalità e una costituzione piuttosto debole.

Se lo sguardo di un individuo non è, si pure limitatamente mobile, ma è irrigidito e fisso, indica che il soggetto è paralizzato da uno spavento piuttosto serio. Se questa situazione è transitoria, il sintomo è meno grave e potrà tornare in breve tempo alla normalità dello sguardo. Se invece gli occhi sono sgranati e lo sguardo è fisso in un punto lontano, tale situazione esprime una predisposizione abituale all’angoscia.

In determinati casi l’individuo è calmo ma ha gli occhi infossati e lo sguardo fisso, quasi folgorato da un’idea maniacale o da un pensiero persistente, che assorbe la persona fino al limite del fanatismo delirante. Questo sguardo è caratteristico di persone che sono pronte al suicidio per un’idea fissa o per un’ossessione. Se osserviamo individui cosiddetti “martiri”, che si sono immolati come kamikaze, troviamo questa fissità preoccupante negli occhi.

In qualche caso lo sguardo è inquieto e l’individuo ha gli occhi da animale braccato, quasi terrorizzato. Questo può essere uno dei sintomi di ipertiroidismo.

L’occhio che devia è determinato dal fatto che uno degli occhi non riesce a mantenere il parallelismo e devia verso l’esterno. Non si tratta di strabismo, ma del cosiddetto “occhio storto” o “strabismo di Venere”.
Il fenomeno è indice di grave astenia mentale, di persone soggette a stati depressivi periodici. Di solito si tratta di una deviazione che si verifica da un giorno all’altro e può anche migliorare; talvolta ritorna al parallelismo originario, soprattutto se sono superati i problemi che hanno portato allo stato depressivo. In qualche raro caso questa anomalia è congenita. Pur essendo meno grave nel caso di occhio storto congenito, indica comunque un’indole incline agli stati depressivi.



L’astenia dello sguardo può essere costituzionale, se si tratta di sguardo atonico e è indice di indole introversa ma normale.

Se invece si tratta di una vera astenia dello sguardo e non solo di mancanza di brillantezza, ma si tratta di uno sguardo spento, quasi cupo, secondo Corman è sintomo di “reazione difensiva contro l’esaurimento nervoso”, che non tarderà ad arrivare se l’individuo oltrepassa le proprie energie continuando l’attività stressante. È necessaria una particolare attenzione all’astenia dello sguardo dei bambini. Essa può essere confusa con la dolcezza dello sguardo. Questi bambini vengono spesso catalogati come disattenti a scuola, con profitto scarso, nonostante il livello di intelligenza. Gli insegnanti li classificano come pigri e disattenti ignorando il dramma che spesso sta dietro questi sguardi astenici.

Comunemente si pensa che quando una persona sta mentendo, tende a non guardare negli occhi. In parte è vero, d’altra parte però chi dice una bugia tende a tener lo sguardo fisso per mascherare l’inganno. “Occhio”, dunque – in un doppio senso – agli eccessi. La chiave per scoprire la verità è proprio lì davanti a voi.




lunedì 23 febbraio 2015

STUDIARE MILANO - UNIVERSITA' BOCCONI -

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L'Università commerciale Luigi Bocconi è un'università privata di Milano, fondata nel 1902 e specializzata nell'insegnamento delle scienze economiche e sociali, giuridiche e manageriali. È situata vicino al centro storico della città, tra Porta Ticinese e Porta Romana. Oltre all'università, il campus comprende la Scuola di Direzione Aziendale SDA.
L'ateneo venne fondato da Ferdinando Bocconi, proprietario dei magazzini Bocconi (i quali vennero poi venduti a due delle famiglie più abbienti di Milano che, con l'aiuto di Gabriele D'Annunzio, crearono La Rinascente). Ferdinando Bocconi faceva parte di una élite culturale milanese convinta che un vero e solido progresso economico si sarebbe potuto realizzare solo mediante una riqualificazione del capitale-lavoro, congiuntamente ad un affinamento culturale e professionale dell'imprenditore.

La scomparsa di Luigi Bocconi nel corso della battaglia di Adua, instillò in Ferdinando l'idea di rendere immortale la memoria del figlio (a cui l'università è intitolata), affrettò la realizzazione di programmi verso i quali da tempo si stava indirizzando la città. L'idea di Ferdinando Bocconi di creare una Scuola Superiore di Commercio da aggregarsi al Politecnico di Milano veniva a soddisfare una duplice esigenza: quella di dotare gli ingegneri di una solida base commerciale e quella di promuovere socialmente i ragionieri attraverso un diploma universitario. Il modello ispiratore del corso di studi immaginato da Ernesto De Angeli era quello della École Supérieure di Anversa.

Date fondamentali:
1902: fondazione dell'Università ad opera di Ferdinando Bocconi in memoria del figlio Luigi, caduto nella battaglia di Adua.
1906: nasce l'ALUB, Associazione dei Laureati dell'Università Bocconi.
1938-41: viene costruita la sede, architettura del Razionalismo Italiano (Giuseppe Pagano e G. Predeval).
1946: attivazione del corso di laurea in Lingue e letterature straniere (1946-1972).
1970: istituzione dei corsi di laurea in Economia politica (CLEP) e in Economia aziendale (CLEA)
1971: nasce la SDA Bocconi, Scuola di Direzione Aziendale dell'Università Bocconi.
1974: attivazione del corso di laurea in Discipline economiche e sociali (DES).
1983: la Bocconi entra nel PIM (Program of International Management), che raccoglie alcune università di Business.
1984: viene introdotto il numero programmato.
1986: viene creata Bocconi Comunicazione.
1988: insieme ad altre tre università europee (HEC, Esade, Köln) partecipa alla creazione della CEMS, Community of European Management Schools. Nasce EGEA, casa editrice dell'Università Bocconi. Fondazione della prima junior enterprise italiana, JEME Bocconi Studenti.
1989: approvazione del piano decennale Bocconi 1990-2000, che prevede una revisione dei piani studio. Verranno introdotti i corsi di laurea in Economia delle istituzioni e dei mercati finanziari (CLEFIN), in Economia delle amministrazioni pubbliche e delle istituzioni internazionali (CLAPI), in Economia e legislazione per l´impresa (CLELI). Vengono adottati metodi di valutazione della qualità su didattica e servizi.
1999: attivazione dei corsi di laurea in Scienze economiche, statistiche e sociali (CLE), in Economia per le arti, la cultura e la comunicazione (CLEACC) e in Giurisprudenza (CLG). Introduzione del nuovo modello didattico.
2001: attivazione di nove corsi di laurea triennali. Nascono il corso di laurea in Economia dei mercati internazionali e delle nuove tecnologie (CLEMIT) e il Bachelor in International Economics and Management (BIEM), il primo corso di laurea Bocconi completamente in lingua inglese. Il Corso di Laurea si chiama ora Bachelor in International Economics, Management and Finance (BIEMF).
2005: approvazione di un nuovo Piano strategico decennale (2005-2015), che si articola su quattro linee guida: Europa, competitività, responsabilità, cultura del merito. Vengono attivati 11 corsi di laurea specialistica, alcuni dei quali interamente in lingua inglese.
2006: il Piano strategico prevede anche una profonda ristrutturazione a livello organizzativo. Alla SDA si affiancano quattro Scuole, cui afferiscono tutti i programmi formativi: la Scuola Universitaria, la Scuola Superiore Universitaria, la Scuola di Dottorato e la Scuola di Giurisprudenza. A questa riorganizzazione segue la creazione di sette nuovi Dipartimenti.
2008: terminano i lavori per la costruzione del nuovo edificio di via Roentgen, che ospita gli uffici della faculty e una nuova aula magna. Il complesso è inaugurato alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, del Presidente della Commissione Europea José Manuel Durão Barroso e del Sindaco di Milano Letizia Moratti
2009: L'Ateneo milanese è obiettivo di un attentato terroristico rivendicato dal Gruppo Anarchico Informale con una lettera al giornale Libero. Nella notte tra il 15 e il 16 dicembre in un corridoio dell'edificio di via Sarfatti esplode solo parzialmente un ordigno che causa lievi danni alla struttura; al momento del sopralluogo vengono però ritrovati 2 kg di dinamite dall'alto potenziale distruttivo e la ricostruzione rivela che nella notte è esploso solo il timer che non ha innescato così il resto dell'esplosivo.
2010: Il corso BIEMF diventa, dopo CLEF e MSc Finance, il terzo programma ad essere riconosciuto dal CFA Institute come partner.
Nel 2014, nella tradizionale classifica stilata dal Censis, in collaborazione con la Repubblica, risulta essere la terza tra le università private (col punteggio di 91.6), la seconda in ambito nazionale per qualità della sua facoltà di Giurisprudenza (superata di qualche punto dalla Liuc di Castellanza) e la prima per qualità della sua facoltà di Economia.

Anche il Sole 24 Ore e la rivista Campus premiano la Bocconi di Milano, ponendola in vetta alla classifica.

Nel 2007 si è classificata tra le prime venti Business schools del mondo nella classifica stilata dal Wall Street Journal, grazie al suo programma di Master in Business Administration. Secondo la rivista americana Forbes è la numero uno nella specifica categoria "Value for Money". Nella classifica del Financial Times è risultata la 5º in Europa e la 16º nel mondo nella classifica "Executive education", mentre il corso di laurea magistrale in International Management si è classificato come il 26° master in management al mondo[6] e il master CEMS in International Management (offerto come dual degree nei percorsi specialistici di International Management e di Management) si classifica al 2º posto nel 2010.

Sempre secondo il Financial Times, il Master of science in Finance, corso di laurea magistrale in finanza impartito in lingua inglese è l'8° al mondo nel 2014. Nella classifica di Times Higher Education - QS World University Rankings, la Bocconi si trova al 46º posto in classifica per le scienze sociali.

Nel World University Rankings 2012 di QS la Bocconi si colloca 19ª nella classifica dei migliori atenei per finanza e accounting e 17ª per economia ed econometria (rispettivamente al 2º e 1º posto tra gli atenei dell'Europa continentale). Nella classifica dell'École des Mines, che si basa sulla formazione superiore dei CEO delle Fortune Global 500, la Bocconi occupa, a pari merito con la Cambridge University (UK), il 30º posto.

Risulta al 9º posto, nel mondo, per l'MBA secondo le classifiche della EdUniversal Ranking.

Secondo Francesco Sylos Labini, invece, la Bocconi nelle classifiche generaliste (che considerano anche università specializzate), è assente tra le prime 400, 500 o 700 università del mondo in ben 7 ranking su 8. Nella recente Valutazione della Qualità della ricerca, gestita dall'ANVUR, il 33% dei "prodotti della ricerca" della Bocconi è stato giudicato di qualità “limitata”, e la migliore università italiana nell'area di scienze economiche è quella di Padova.
L'Ateneo ha costruito una rete di scambi e relazioni con istituzioni accademiche e culturali. È associato al Partnership in International Managment (PIM) e al Community of European Management Schools (CEMS), e ha complessivamente 170 università partner in 48 paesi del mondo, con le quali collabora su attività di ricerca e progetti didattici congiunti: tra di esse la Fudan University di Shanghai, l'Indian Institute of Management di Ahmedabad, la Moscow State Institute of International Relations di Mosca, l'ESADE di Barcellona, l'HEC School of Management di Parigi, e l'Università della California. L'Università offre scambi all'estero con istituzioni di prestigio internazionale come Harvard, Wharton School of the University of Pennsylvania, Columbia University, Cornell University, Dartmouth College, Boston College, Berkeley, New York University, University of Chicago, University of Southern California, Washington University in St. Louis, Emory University, University of Texas at Austin, University of Wisconsin-Madison, McGill University, University of British Columbia, HEC Paris. È inoltre iscritta a network internazionali come l'Erasmus Student Network, e spesso è promotrice di numerose attività rivolte agli studenti, come il Model United Nations (MUN, detto anche Simulazione ONU), e i tradizionali campionati di matematica.
La biblioteca Bocconi, inaugurata nel 1903, ospitata nella sede attuale realizzata da Giovanni Muzio nel 1962, è la più fornita in Italia in campo economico-manageriale, con oltre 700.000 volumi, 30.000 titoli di riviste in formato cartaceo ed elettronico, working papers e statistiche. Raccoglie tutte le tesi di laurea dalla fondazione dell'Università, numerose collezioni specializzate e offre collegamento a 60 banche dati di varia tipologia (bibliografiche, numeriche, testuali) che coprono le principali aree disciplinari dell'Ateneo (economia, finanza, gestione aziendale, diritto, matematica, statistica, storia) e che sono consultabili anche da postazioni esterne alla rete universitaria.
La biblioteca è la sede di un Centro di Documentazione Europea, il CDE, che raccoglie tutte le pubblicazioni ufficiali dell'Unione europea, ed è depositaria delle pubblicazioni dell'Asian Development Bank (AsDB). La biblioteca è membro dell'Associazione Italiana Biblioteche (AIB) e dell'International Federation of Library Associations and Institutions (IFLA).
Nel 2009 alcuni media affermano nei loro articoli, a seguito di segnalazioni, che alla Bocconi durante gli esami scritti molti studenti ricorrono al metodo del copiare per superare i relativi esami. Altro metodo di irregolarità nel sostenere gli esami è quello adottato da alcuni studenti che sono stati sorpresi a sostenere esami al posto di altri, con tessere di iscrizione contraffatte (altro caso di cui si è occupata la commissione disciplinare dell’ateneo riguarda uno studente che aveva in tasca un tesserino universitario modificato, con il suo nome associato alla fotografia di un amico, iscritto a un’altra università, che avrebbe dovuto sostituirlo a un esame). L'università al riguardo si è difesa affermando che tali prassi irregolari saranno contrastate con un codice d’onore per richiamare le matricole ai valori condivisi di ateneo, pena il biasimo della comunità, oltre alle punizioni già previste. L'ateneo per contrastare tali fenomeni ha affermato di avere adottato delle contromisure come quella di distanziare in aula in aula gli studenti per evitare che copino e svolge controlli severi sull’identità di chi ritira il compito.

Nel dicembre 2012 il Fatto Quotidiano e Roars mettono in luce una serie di dati che portano a ritenere, secondo loro, che la Bocconi rappresenti una finta eccellenza sia nel panorama italiano sia internazionale. Gli autori dell'inchiesta giornalistica affermano: che se si guardano le classifiche scorporate o il numero di pubblicazioni e o citazioni delle singole discipline, vi è di molto meglio; però lo Stato sovvenziona i suoi studenti e la Bocconi non paga l’IMU. A supporto di ciò affermano che: Ad esempio la Bocconi nelle classifiche generaliste (che considerano anche università specializzate), è assente tra le prime 400, 500 o 700 università del mondo in ben 7 ranking su 8. Di parere contrario invece due docenti famosi dell'ateneo milanese, Giavazzi e Alesina, i quali hanno affermato che la Bocconi non riceve sussidi pubblici, si finanzia con rette scolastiche che sono modulate in funzione del reddito, ed è uno dei pochi atenei italiani che non fa brutta figura nelle classifiche internazionali.

Nel febbraio 2015 in un articolo della rivista specializzata sulle università, Roars, si afferma che stando alla classifica ANVUR la Bocconi è da ritenersi un ateneo di serie B. Ciò lo si è avuto dopo le dichiarazioni del premier Renzi che ha affermato che in Italia ci sono atenei di serie A e di serie B.


LEGGI ANCHE : http://asiamicky.blogspot.it/2015/02/milano-citta-dell-expo-conosciamola.html


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