domenica 29 marzo 2015

LA RISERVA NATURALE DI CASTELLARO LAGUSELLO

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La riserva si trova in Lombardia, nell'Alto Mantovano, tra Castellaro Lagusello, frazione del comune di Monzambano e Cavriana. È inserita nel Parco regionale del Mincio.

Area a cavallo tra i comuni di Monzambano e Cavriana, al centro dell'anfiteatro morenico gardesano, caratterizzata prevalentemente da avvallamento intermorenico sul fondo del quale si trova il lago prospiciente il borgo di Castellaro.

L'area protetta è stata classificata dalla Regione Lombardia Riserva Naturale orientata nel 11.10.1984, mediante D.C.R. n°III/1738; rientra pertanto, con il n°377 cod.EUAP0289, nell'Elenco Ufficiale delle Aree Naturali Protette IV aggiornamento.
Successivamente con il decreto ministeriale 3 Aprile 2000 è stata inserita fra i Siti di Importanza Comunitaria ai sensi della direttiva 92/43/CEE. La superficie della riserva è di 209,72 ha.

L'antico abitato, alto al margine del laghetto, si specchia nelle sue calme acque.
Un cordone quasi continuo di colline avvolge il tutto in un cerchio irregolare. Dai loro fianchi, alimentati da numerose risorgive, scendono i fossi che confluiscono nel laghetto.
Sui versanti più ripidi strette strisce di bosco sono di tanto in tanto interrotte da prati aridi.
Lago, praterie igrofile, boschi e prati aridi costituiscono una componente di notevole valore naturalistico.
Il lago è uno degli ultimi laghetti intramorenici esistenti nell'area collinare.
Alla fine dell'ultima glaciazione infatti moltissimi laghetti andarono a formarsi nelle conche e negli avvallamenti che separavamo l'uno dall'altro i cordoni collinari formati dal ghiacciaio benacense. Durante il lungo periodo, circa 20.000 anni, trascorso da allora, il naturale interramento ha lentamente trasformato gran parte dei laghetti dapprima in zone paludose ed infine in praterie igrofile.
Saliceti ed ontaneti si addensano ai bordi del lago.
Il numero delle specie vegetali presenti è invero piuttosto limitato e l'ambiente, se confrontato con i boschi e i prati naturali delle colline circostanti, può a prima vista sembrare monotono.
Le rive sono segnate da una fitta cortina di canne palustri tra le quali allungano le loro infiorescenze tozze le tife. Nelle acque del lago vegetano la ninfea bianca e il nannufero. Sulle rive e nei fossi fiorisce l'hottonia palustre, l'iris giallo e il campanellino estivo.

Moltissime sono le specie di animali che, direttamente o indirettamente, trovano nel lago e nelle praterie umide che lo circondano fonte illimitata di nutrimento, nonché rifugio e protezione.
Il loro numero è infatti fra i più alti in assoluto, in rapporto agli ecosistemi esistenti in natura. Troviamo lo svasso maggiore, folaghe e gallinelle, il martin pescatore e il tarabusino, la cannaiola ed il canareccione, il cuculo, il migliarino di palude e il pendolino con il suo caratteristico nido, nitticore, garzette e aironi alla ricerca del cibo,nonché il falco di palude.
Molto interessante risulta il bosco di salici e ontani a sud del lago che, pur essendo di piccole dimensioni, è ancora ben conservato; esso potrebbe ospitare in futuro una piccola colonia di Ardeidi (Aironi) nidificanti, uccelli che già ora frequentano la zona.

Mentre i boschi vegetano sui versanti esposti a nord, su quelli esposti a mezzogiorno, dove l'aridità del suolo è più accentuata, troviamo alcuni prati aridi. Essi occupano aree molto ridotte, cosi scoscese che è stato impossibile metterle a coltura, ma la loro importanza, dal punto di vista floristico o più genericamente naturalistico, è notevole.

Il manto erboso è in prevalenza formato da graminacee.
Spiccano tra le erbe piccoli cespugli di ginestra spinosa, di citiso peloso e di coronilla minima. Qua e là si ergono fini cespugli di rosa selvatica o di roverella.
Caratterizzano questi ambienti alcune splendide fioriture primaverili, ad esempio quelle precocissime della potentilla primaverile o quelle, meno diffuse ma altrettanto belle, della Globularia punctata e della Veronica prostrata.

Lo stesso ontaneto, nei periodi di allagamento di fine inverno, costituisce il sito riproduttivo di alcuni interessanti anfibi.
A sud-ovest di Castellaro una stretta striscia di boschi riveste i versanti delle colline che guardano verso il laghetto.Questi boschi, tutti di ridotta superficie, vegetano sui versanti esposti a nord; per la loro forte pendenza e per la loro esposizione poco favorevole alle coltivazioni, sono stati rispettati dall'uomo.
L'albero che più di ogni altro dà la sua impronta a questi boschi è la roverella, la più frugale tra le querce nostrane.

E' un albero di piccole dimensioni e talora rimane allo stato arbustivo.
L'accompagnano spesso il cerro e il carpino nero. Nei suoli più freschi il cerro sostituisce quasi interamente la roverella.
Completano il manto arboreo l'orniello, l'olmo e l'acero campestre.

Tra gli arbusti che popolano il sottobosco troviamo il biancospino, il ciliegio canino, il nocciolo, il ligustro, lo scotano, l'emero, il ginepro e il nespolo.
Sempre presenti sono il pungitopo, l'edera e la vitalba.
Lo strato erbaceo è formato da un numero di specie piuttosto basso, ma molte di queste assumono un interesse sia per la loro rarità, relativamente ai nostri ambienti, sia per la loro bellezza.
Basta ricordare il giglio rosso, l'iris graminea e l'orchidea purpurea.

Il bosco è certamente uno degli ambienti in cui gli animali sono più difficilmente osservabili.
La vita che si svolge nascostamente fra le sue alte fronde, fra gli arbusti del sottobosco, fra le erbe del suolo, nella lettiera di foglie morte, sul fondo o nei cunicoli sotterranei è tuttavia intensissima.

In primavera i canti territoriali degli uccelli, gli animali che più si manifestano, ci danno efficacemente un'idea di questa vitalità: dovunque sentiremo cantare Merli, Usignoli, Capinere, Fringuelli e, qua e là, anche il più raro Pettirosso, il piccolissimo Scricciolo o il Rigogolo, dal bellissimo colore dorato, ma sempre nascosto tra le alte fronde;
fra di esse sentiremo il tubare del Colombaccio, abbondante in questi boschi, e della Tortora, o il verso rauco della Ghiandaia; ai margini del bosco risuonerà il canto monotono del Luì piccolo o quello più melodioso del Canapino e, dove la copertura è più fitta e il sottobosco più denso, sentiremo il verso acuto e insistente del Codibugnolo.

Le fioriture più importanti sono tuttavia altre: la splendida Pulsatilla montana, che fiorisce in aprile ai margini assolati dei boschi, e il giglio caprino che, all'inizio di maggio, invade i prati aridi. Più tardi fiorisce l'orchidea piramidale.Più rare sono l'orchidea fior di ragno e l'orchidea a fiore d'ape.


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