lunedì 16 marzo 2015

LA VETTABBIA

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La roggia Vettabbia o Vettabia è un canale agricolo in cui si raccolgono le acque derivanti dal Seveso e dalla Mollia, a sud di Milano.

La Roggia Vettabbia nasce in epoca romana, durante le opere di convogliamento delle acque provenienti da nord Milano; il canale riprendeva in parte il corso naturale del Seveso e venne creato con funzioni di scarico delle acque del Seveso deviato a Milano, della Mollia e di altri corsi d'acqua minori. Sfocia nel Lambro in prossimità di Melegnano.

L'origine del nome si rifà probabilmente al termine latino vectabilis (capace di trasportare) in quanto navigabile in epoca antica e una delle ipotesi avanzate sulle ragioni della deviazione dell'Olona a Milano ci dice sia stata quella di aumentare la portata della Vettabbia stessa. A quei tempi i due corsi d'acqua si riunivano alla Vetra, nel luogo dove oggi esiste la piazza omonima, nei pressi della basilica di San Lorenzo. La Vettabbia fu poi, fino alla copertura nel 1929, lo scaricatore principale della fossa interna, dalla quale usciva nei pressi di porta Lodovica. Subito a sud di questa, ha ricevuto fino al 1786 il flusso del cavo Redefossi, scaricatore delle piene della Martesana e del Seveso ed era una costante minaccia, con le sue esondazioni spesso disastrose. Fu proprio il progetto elaborato dall'ingegner Pietro Parea, ingaggiato da un gruppo di "utenti della Vettabbia", a risolvere il problema delle inondazioni provocate dal Redefossi, prolungandolo sino quasi a Melegnano. Attualmente scarica le acque del Grande Sevese e parte di quelle della Darsena che riceve dall'emissario Ticinello e una porzione delle acque depurate di Nosedo.

Superato il problema delle esondazioni, il cavo Vettabbia divenne il tranquillo canale irriguo che è ancora oggi, anche se prima di cominciare a scorrere nelle campagne attraversa a cielo aperto la città per un lungo tratto, probabilmente il più lungo dopo quelli del Naviglio Grande e del naviglio Pavese. Appare con acque limpide in via Carlo Bazzi a Morivione, nell'ex-area OM (Quartiere Spadolini), tra prati ben curati, percorsi pedonali e ciclabili, edifici moderni e piccole vecchie case ristrutturate. Morivione era un antico borgo dove si festeggiava San Giorgio patrono dei lattai e delle latterie e la leggenda dice che prenda il nome dal bandito Vione che ai tempi di Luchino Visconti (signore di Milano) ne taglieggiava e impediva i commerci con la città e nel borgo nel 1349 fu giustiziato per squartamento (qui morì Vione); alla fine dell'Ottocento vi avevano sede la più grande riseria del Milanese e una grossa fornace, che si approvvigionava d'argilla nei dintorni, e un secolo dopo venne la grande fabbrica di veicoli industriali. Attraversata la via Ripamonti, si addentra nel Vigentino e qui, in una laterale senza sbocco, tra via Rutilia e via Serio, sul lato destro troviamo un mulino risalente al XVII secolo. Il restante percorso nell'abitato cittadino è ricco di anse, ma passata via dell'Assunta il canale si inoltra nella campagna rettilineo fino a Vaiano Valle, una frazione agricola di Milano. Sfiora poi Nosedo e sempre con lunghi segmenti diritti giunge a Chiaravalle Milanese. Siamo nell'area del Parco Agricolo Sud Milano, ulteriormente impreziosita da parchi locali che valorizzano gli antichi borghi e i monumenti insigni che ospitano o colgono l'occasione di moderne infrastrutture di non facile impatto (come il depuratore di Nosedo, uno dei più grandi d'Europa) per raggiungere importanti risultati paesaggistici e ambientali.

Uscendo dall'ambito comunale milanese, la Vettabbia attraversa il territorio e il centro abitato di San Donato e il territorio di San Giuliano sul quale incontra l'abbazia benedettina di Viboldone. Avvicinandosi a Melegnano compie un'ampia ansa a nord, sottopassa la via Emilia alla Rampina, e sfocia nel Lambro a nord della città, in una vasta area boscata che ospita anche un'oasi del WWF. Un tempo, secondo le testimonianze storiche, qui sorgeva il porto Portus mediolanensis) dove si svolgevano intensi scambi da e per Milano.

Negli ultimi decenni del XX secolo, la Vettabbia offriva un evidente esempio del generale malgoverno della natura: le sue acque, che pure nei secoli precedenti avevano veicolato i reflui fognari di Milano nelle campagne fertilizzandoli e arricchendoli, erano così cariche di inquinanti di origine industriale da non potere più essere usate nell'irrigazione; persino il bestiame alimentato con il foraggio ottenuto si ammalava. Prati, marcite e risaie vennero espiantati e si diffuse il mais praticamente in forma di monocultura; ora, soprattutto dopo l'entrata in funzione del sistema depurativo di Milano, la situazione è in netto miglioramento e tornano, in diversi casi, le coltivazioni tradizionali. Ora, dopo i buoni risultati ottenuti, le idee e le iniziative si moltiplicano e dalla Regione viene la proposta di un "percorso verde" che partendo dal Parco delle Basiliche a Milano possa raggiungere Melegnano attraversando l'intera valle e coinvolgendo anche le vicine aree del Ticinello e del Lambro meridionale.


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