giovedì 30 aprile 2015

LE CITTA' DEL LAGO MAGGIORE : LEGGIUNO

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Località turistica posta sulle rive del Lago Maggiore, confina a nord con Laveno-Mombello, a est con Sangiano e Caravate, a sud-est con Besozzo, a sud con Monvalle, ad ovest e a sud-ovest col Lago Maggiore e quindi con il Piemonte e la Provincia del Verbano-Cusio-Ossola. Sulla sponda del Lago Maggiore si trova l'Eremo di Santa Caterina del Sasso, simbolo della città e dello stemma comunale leggiunese.

L’origine del nome “Leggiuno” è senza dubbio molto antica ed altrettanto controversa; Una prima ipotesi, peraltro attualmente considerata poco affidabile, lo fa risalire al latino “Legio-una” (da cui Legiunum) riferendosi allo stanziamento di una legione di Giulio Cesare. Secondo un’altra ipotesi il toponimo è composto dal gallico ”dunum” (fortezza) e da un nome personale (forse “Laegus” o “Lugh Lugus” una divinità panceltica) L’ipotesi più verosimile lo fa derivare dal celtico “Leze” (ai piedi) e da “dunum” (colle-fortezza). Cioè “ai piedi del colle” forse Mirasole. La presenza di estesi ghiacciai rese difficoltosa, se non impossibile, la presenza dell’uomo nel periodo preistorico. Le uniche tracce di vita nella zona , riconducibili peraltro a piccole comunità riparetesi in grotte, sono state rinvenute ad Angera. Nel 1864 vennero rinvenute nella Torbiera di Mombello, sul confine con Leggiuno, resti di palafitte (poste su duplice ordine di pali di pioppo), frammenti di vasi, armi, utensili e residui di pasti (conservati nei Musei Civici di Varese) ascrivibili al Neolitico inferiore e all’Eneolitico. Verso la fine dell’800, durante l’abbattimento di un grosso castagno in località Marzaro, affiorò una tomba quadrangolare formata da pietre sovrapposte. Ulteriori scavi misero in luce altre tombe con vasellame in terracotta. Queste sepolture risalgono all’età del Ferro. Nel 1969, presso la località “le Rupi” ad Arolo, furono portati alla luce alcuni resti riferibili all’età del Bronzo finale ed ai primi periodi della cultura di Golasecca. Tra i resti vi erano un bracciale, uno spillone e un torques di bronzo, una punta di giavellotto e una lancia. I ritrovamenti testimonierebbero che l’area fu interessata dalla presenza di una necropoli databile tra il 2200 ed il 2000 a.C. Intorno al 1947-1950, in una piccola grotta (lunga circa 23 m) a qualche centinaio di metri a sud del santuario di S. Caterina del Sasso denominata Bus di Curnaà furono ritrovati cocci ceramici di età Gallo-Romana ed ossa di piccoli animali. Dopo la seconda guerra punica il territorio varesino venne occupato dalle legioni romane. Tra le testimonianze di tale epoca citiamo due cippi funerari della famiglia Viniciana, una lapide della dea Diana ed una al dio Sole. Altre lapidi testimoniano la presenza anche della famiglia Viria. Alcune di questi resti sono ammirabili sul sagrato della attuale chiesa romanica dei SS. Primo e Feliciano che è stata presumibilmente edificata, e in un primo tempo dedicata a S. Siro, in un’area sacrale pagana. Non sono rimaste tracce dell’epoca delle dominazioni barbariche se si esclude una tomba rettangolare, scavata in roccia dolomitica rinvenuta sul Monte Piaggio ad Arolo. Un documento dell’anno 846 riporta la notizia che Eremberto, vassallo dell’imperatore Lotario, fece traslare nella chiesa di S.Siro le reliquie dei SS. Primo e Feliciano donategli da papa Sergio II. Dopo il regno di Berengario I, Leggiuno divenne un comune indipendente e, in seguito, anche sede di una corte e di una pretura feudale. La peste del 1554 e del 1630 inflisse una duro colpo al benessere del borgo. Solo nel XIX secolo Leggiuno tornerà ad essere un centro importante contando nel 1861, 704 abitanti e, nel 1867, 764. Nel XX secolo il comune di Leggiuno si è esteso inglobando anche gli ex comuni di Arolo, Ballarate e Cellina. Per alcuni decenni di tale secolo è stato anche unito con quello di Sangiano. La prima visita pastorale di Carlo Borromeo alla pieve di Leggiuno, nel 1574, é documentatata da atti notarili, rogati dal notario di curia che accompagnava l'arcivescovo e conservati presso l'Archivio Storico Diocesano di Milano. Coloriti particolari della visita a Mombello sono noti attraverso una memoria contenuta nel "Libro de' legati ad pias causas" della Parrocchia di Mombello. Mercoledì 14 Luglio  Borromeo compiva la sua visita pastorale secondo il metodo descritto dal Possevino, ripreso da Giussano e da Roger Mols illustrato quale modello di validità perenne per le visite diocesane odierne. L'arcivescovo celebrava la messa nella parrocchiale di S. Stefano, distribuiva la comunione, visitava il ss. Sacramento, il battistero, i sacri olli, amministrava la cresima, teneva il sermone consueto delle visite. Oltre all'altare maggiore, la parrocchiale, a tre navate, aveva nelle navate laterali gli altari di S. Caterina e di s. Maria Maddalena. Nel rimanente della mattinata il cardinale dava pubblica udienza agli "huomini" della comunità, trattando dei legati, dei beni della chiesa, delle elemosine, delle usurpazioni dei benefici, con a fianco il notaio che registrava le risposte, alla presenza di Matteo Caccia, preposito di Leggiuno e titolare della parrocchiale di Mombello. Il 15 Luglio, giovedì, probabilmente nella mattinata, l'arcivescovo visitava, a Cellina, S. Giorgio (chiesa semidistrutta, chiericato vacante in quel momento, mentre i beni risultavano usurpati) e S. Andrea (diroccata, che verrà poi rasa al suolo per sua disposizione). Ad Arolo le condizioni erano migliori: la chiesa di S. Pietro Martire, situata in riva al Verbano, era dotata di beni e la messa vi era celebrata dai frati di S. Caterina in virtù di legati. In seguito il cardinal Federico Borromeo erigerà Arolo in parrocchiale autonoma, smembrandola da Leggiuno, ed una nuova chiesa, dedicata poi a S. carlo, sostituirà per le funzioni sacre l'antico oratorio di S. Pietro Martire. L'arcivescovo passava poi da Ghirate, (dove una chiesa dedicata ai SS. Gervasio e Protasio, in mezzo ai prati, un tempo dotata di beni, ed in cui non si celebravano più messe) e, andando verso Sangiano, visitava S. Maria in Bassa, distante dalla prepositurale di Leggiuno un quarto di miglio, con attorno il cimitero: in essa si celebravano "ex devotione populi" le messe nei giorni festivi. Ritornato verso Leggiuno, nello stesso giovedì, l'arcivescovo visitava la chiesa dei SS. Primo e Feliciano, risalente al periodo carolingio, costruita in onore di s. Siro dal vasso Eremberto e dotata di beni da quell'illustre personaggio. La cappellania nel XIV secolo era giuspatronato dei "de Besutio". Sotto la datazione "die jovis xvj julii" (in realtà 15) era visitata la chiesa di S. Agata, "sita in vinea domini Bernardi de Besutio", e quindi la chiesa di S. Ambrogio, attigua alla prepositurale di S. Stefano, con un altare dove si officinava la messa una volta alla settimana. L'arcivescovo rimase a Leggiuno dal giovedì alla domenica, visitando anche la chiesa di S. Margherita "antigua et fere diruta" (attaccata alla quale vi era una cascina di massari): in essa si celebrava una messa settimanale. La sera del 18, domenica, il cardinale partiva per Besozzo, il 19 era ad Ispra, il 20 a Comabbio. Carlo Borromeo ritornava a visitare la pieve di Leggiuno nel Luglio 1581, ma già nel novembre 1578 vi era inviato un visitatore delegato, il solerte Bernardino Tarugi. Il 12 Luglio l'arcivescovo era a Leggiuno, in visita alla collegiata prepositurale, a S. Primo ed a S. Clemente in Monte.

Leggiuno era un tempo a capo dell'omonima pieve. Fa parte della diocesi di Milano, zona II di Varese, decanato di Besozzo, e comprende nel suo territorio 2 parrocchie: Parrocchia di Leggiuno (6 chiese) e di Arolo (una chiesa). Esse, con la vicina parrocchia di Sangiano, formano l'unità pastorale di Leggiuno-Arolo-Sangiano. In questa zona è presente l'Eremo di Santa Caterina del Sasso, costruito su una roccia che si affaccia direttamente sul lago. Particolarmente suggestive sono la Sala dell'antico Refettorio dei frati, le cappelle medievali del Beato Alberto Besozzi, di Santa Maria Nova, di Santa Caterina e di San Nicolao, anticamenti luoghi distinti tra loro e poi unificati a fine Cinquecento in un'unica bella chiesa.

Un'altra chiesa da visitare è la chiesa dei Santi Primo e Feliciano costruita su un preesistente edificio di culto pagano.

Nel comune è presente anche la chiesa di San Pietro e S. Carlo, parrocchiale di Arolo, edificata nel 1500; qui è riposto un organo della metà dell'Ottocento, costruito da Fortunato Ossola di Groppello. Nel centro di Leggiuno è presente inoltre la Chiesa Parrocchiale di Santo Stefano, patrono del paese, adeguatamente ristrutturata e ampliata nel XIX secolo (compreso il campanile, eretto in precedenza su quello romanico).

Altre chiese:
Chiesa di Santa Maria Stella Maris, edificata negli anni cinquanta;
Chiesa di Santa Maria Assunta, costruita alla fine degli anni trenta;
Chiesa del Cuore Immacolato di Maria, degli anni cinquanta.

Il comune è ricco di boschi e sentieri boschivi. Questi sono tutti pedalabili per l'80% circa. Infatti vengono organizzate dalla Pro Loco del Comune gare ciclistiche di mountain bike anche in ambito regionale. Leggiuno è anche uno dei pochi comuni in Lombardia ad aver aderito al progetto di Greenpeace Città amiche delle foreste.

Leggiuno è attraversato dal "Sentiero del Verbano" (Sesto Calende - Laveno-Mombello) che costituisce la prima realizzazione del progetto Vie Verdi dei Laghi. Questo sentiero è identificato con la sigla VB su tutta la segnaletica verticale. Inoltre, è attraversato dall'Anello di Santa Caterina, nella fascia costiera compresa tra Laveno-Mombello e Monvalle, interessando quello che si può considerare il gioiello storico-architettonico della provincia di Varese: l'Eremo di Santa Caterina del Sasso.




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