martedì 19 maggio 2015

I PAESI DELLA BRIANZA : LONGONE AL SEGRINO

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Longone al Segrino è un comune italiano della provincia di Como in Lombardia.

È adagiato in una piccola conca formata da colline moreniche.

Le notizie sui primi abitanti sono scarse e non si conosce nulla del luogo prima dell'arrivo dei Celti: popolazione caucasica emigrata nel nord d'Italia, i quali fondarono molti paesi della zona e probabilmente furono loro i primi abitanti di Longone al Segrino. Del loro passaggio rimangono numerose testimonianze archeologiche.

Longone iniziò a far parte dell’impero Romano nel 222 A.C. grazie al proconsole Caio Metello. Della dominazione romana sono rimasti resti rinvenuti tra la seconda metà del 1700 e la prima del novecento in occasione del rifacimento di edifici di quel periodo.
Nel periodo medievale queste terre furono ripetutamente oggetto di invasioni barbariche che si sono susseguite da 452 al 930 da parte degli Unni, Goti, Longobardi ed altre ancora. Furono proprio queste incursioni che suggerirono agli abitanti la costruzione di torri e castelli di cui è testimonianza la torre quadrata e massiccia fatta di blocchi lavorati, che sorge ancora oggi nel centro abitato di Longone e che veniva utilizzata come sbarramento sulla strada che porta ai piani d’Erba. Ad essa era annesso un possente castello di cui non vi è più traccia alcuna.
Longone apparteneva, in epoca feudale, insieme ai paesi di Canzo, Caslino, Castelmarte, Proserpio, Cassina Mariana e Cassina dei Zaini al Feudo della Corte del Casale.
Gli anni che vanno dalla prima metà del 1600 alla seconda del 1800 furono caratterizzati oltre che da scorribande di eserciti ed eventi meteorologici che determinarono forti carestie, da terribili pestilenze che causarono molte vittime tra la popolazione.
La maggior parte degli abitanti era dedita all’agricoltura, ma questo stile di vita non bastava più alla popolazione che visse l’introduzione dell’industria della seta.
Tra le notizie storiche sono da annoverare la fondazione della canonica di San Fedele che risale al 995, mentre già nel 1250 ci sono notizie della cappella di S. Fedele, dedicata a S. Fedele Martire di stile longobardo.


Dai dati storici risulta che a Longone nei giorni festivi veniva un canonico a dire la messa.

Secondo i primi dati disponibili la canonica di San Fedele fu fondata nel 995 dal prete Arderigo. Mentre nel 1250 risulta elencata la cappella di San Fedele (dati presenti nel catalogo di Goffredo da Bussero). La cappella di San Fedele, dedicata a San Fedele martire (i santi guerrieri erano molto graditi ai Longobardi), era di stile longobardo; misurava 16 braccia dalla porta al presbiterio, 13 braccia di larghezza e 11 di altezza. Il coro e l'altare misuravano 8 braccia in lunghezza e 3 in larghezza. Possedeva un unico altare e la volta era senza soffitto. Aveva un'unica porta con quattro gradini. Nel 1484 venne decorata e tali decorazioni vennero alla luce nelle riparazioni posteriori.

Nel 1517, dopo la morte del curato Leone del Conte, la Curia di Corneno era divisa in tre rettorie:

di San Giorgio con Corneno e Mariaga;
di San Fedele con Longone e Morchiuso;
di San Lorenzo con Penzano e Pusiano.
Il 15 ottobre 1519 il notaio Angelo De Vignaria assegna come rettore della chiesa di San Fedele il prete Bernardino De Parravicini di Mazzonico, già canonico di Corneno. Gli furono assegnati i seguenti beni:

mezzo staio di frumento per ogni focolare;
i terreni: Campo del Fico, Vilatica, Costa, in Costa, alla Costa, Campora, Camporetta e Bodiguzzo;
l'affitto di 200 lire pagato dagli eredi De Giudici per la Costaiola.
Il rettore doveva offrire ogni anno un cero di 12 once alla festa di San Giorgio a Corneno. Gli abitanti avrebbero provveduto alle suppellettili, ai paramenti, l'olio, la cera ed a quanto necessario per la celebrazione della messa.

Il 5 marzo 1567 gli abitanti di Longone supplicarono il cardinale Carlo Borromeo di creare la chiesa di San Fedele, con diritto di suggerire il sacerdote da eleggere, purché idoneo all'incarico ed approvato dalla curia. L'arcivescovo acconsentì alla domanda ed i parrocchiani si presero carico delle riparazioni future della chiesa ed alla fornitura di tutto il necessario per le funzioni religiose; promisero anche di fornire una mina di vino o 25 lire imperiali per focolare al parroco. Nel 1570 venne stabilito un aumento di 200 lire annue al parroco causa l'insufficienza dei redditi a sua disposizione.

All'inizio del XVIII secolo la popolazione andava sempre più aumentando e la chiesa parrocchiale non era più in grado di contenere tutti i fedeli, senza contare le riparazioni che andavano fatte. Il curato Giuseppe Farina nell'aprile del 1721 iniziò i lavori di ingrandimento che furono terminati nell'agosto del 1722. La chiesa così ingrandita fu inaugurata dal prevosto di Erba. Le chiesa ora era lunga 20,5 braccia, larga 13 ed alta 25; fu anche costruito il campanile come richiesto da San Carlo e dal cardinale Federico Borromeo. Nel campanile vi era una sola campana con inciso il motto: 'A fulgure et tempestate, libera nos Domine'.
Nel 1790 il curato Civati ottenne le tre campane appartenute al convento si San Vincenzo di Milano, soppresso nel frattempo. Nel 1904 il campanile ebbe al suo interno 5 campane.

Nel 1906 la chiesa di San Fedele e le sue suffraganee vennero comprese nel Vicariato foraneo di Canzo ed assegnate alla giurisdizione del Prevosto di Canzo restandovi fino al 1971-72 quando venne ricompresa nel Decanato di Erba.

All'uscita del paese, sulla strada verso il lago esisteva un antico oratorio, le cui origini si sono perse nel tempo.
Un'iscrizione antica afferma che nel 1327 venne usato come cappella e lazzaretto durante la peste.

Nel 1587 fu dipinta la pala dell'altare, nel quadretto della natività si può leggere: 'H. P. Pompeius Nasellus Ferrus F. 1587'. In alto vi è rappresentata l'istituzione del Santo Rosario con la Madonna che consegna un cesto di rose a San Domenico. In basso è rappresentato il trionfo della battaglia di Lepanto. Ai margini ci sono 15 quadretti che rappresentano i misteri del Santo Rosario. Il quadro grande non è un'opera d'arte, ma è stata fatta da un buon pittore.

In una notte del 1760 l'oratorio crollò e nel marzo del 1765 furono scavate le fondazioni del nuovo oratorio, dalle quali emerse un'ara dedicata al dio Ercole; quindi sembra che la struttura sia derivata da un tempio pagano riadattato al cristianesimo. Vennero anche esumati i cadaveri presenti nei sepolcri ed i loro resti vennero raccolti nel vicino ossario.
Al nuovo oratorio in stile barocchino venne aggiunto un piccolo campanile con una campana.

La devozione alla Madonna del Santo Rosario ha origini molto antiche e viene festeggiata la festa la prima domenica di ottobre.

Nel 1837 il signor Nava Giuseppe ha donato una statua in legno dorato. Nel 1839 papa Gregorio XVI ha concesso l'indulgenza. Nel 1840 venne costruita la facciata.

Il nuovo oratorio è attualmente la chiesa di Santa Maria.

Alla sera del 2 aprile 1574 giunse a Longone il cardinale Carlo Borromeo, con il suo seguito, proveniente da Proserpio. La sera stessa San Carlo Borromeo, dopo l'adorazione della croce, impartì la benedizione e l'indulgenza alla popolazione. Pernottò in una casa privata poiché non vi erano locali adatti nella casa parrocchiale. Al mattino celebrò la messa e amministrò la cresima. Subito dopo ordinò la costruzione del campanile e della sacrestia; raccomandò la frequenza alle funzioni religiose ed alla dottrina cristiana e nominò come nuovo parroco il reverendo Cesare Frigerio poiché all'epoca la parrocchia era senza prete.
All'epoca gli abitanti di Longone erano 254 divisi in 55 famiglie.

Ci furono anche altre visite pastorali: nel 1615 dal cardinale Federico Borromeo, nel 1709 dal cardinale Giuseppe Archinto e nel 1752 dal cardinale Giuseppe Pozzobonelli.

La prima confraternita di Longone fu quella dei Disciplini in onore della Madonna; tale confraternita ha origini molto antiche.

Secondo le prescrizioni di San Carlo si aggiunse la confraternita del Santissimo Sacramento a cui aderirono tutti gli abitanti senza portare nessun abito particolare durante le cerimonie. Nel 1759 l'arcivescovo Pozzobonelli concesse a 50 confratelli di indossare l'abito celeste e ad altri 50 l'abito rosso.

Nel 1786 l'imperatore d'Austria Giuseppe II, che in quel periodo aveva il controllo anche sulla Lombardia, soppresse le confraternite religiose incamerando tutti i beni nella congregazione della carità.
La confraternita del SS. Sacramento venne ripristinata nell'anno 1803 grazie all'interessamento del parroco Civati e dei deputati dell'estimo.

Nel 1671 il capitano maggiore di artiglieria Giudici Pietro Giovanni ha istituito una cappellania mercenaria nell'oratorio di Santa Maria. La dote era costituita da due case di Milano presso la chiesa di San Bartolomeo e dal capitale di 2.300 lire austriache depositate sul R. Monte con frutto di 100 lire milanesi annue. Il cappellano era tenuto a celebrare la messa quotidiana e festiva nell'oratorio, ad aprire la scuola gratuita ai bambini di Longone, all'assistenza agli infermi, alle funzioni ed alla dottrina. Ha nominato patrono il dottor Giudici Antonio, consigliere di governo, e il dottore Cesare Giudici, entrambi di Longone.

Nel 1679 il signor Andrea Staurengo ha lasciato una cappellania nell'oratorio di Santa Maria. La dote era costituita dal capitale di 705 lire imperiali depositate presso il banco di Sant'Ambrogio con il reddito di 140 lire annue. Il cappellano era obbligato a celebrare la messa festiva all'aurora. Ha nominato esecutori il parroco, il signor Giacomo Miglio, il signor Bartolomeo Magriglio e il signor Vincenzo Del Conte.

Il signor Paolo Chiodi nel 1728 ha lasciato tutti i suoi averi per una cappellania mercenaria nella chiesa di San Fedele con l'obbligo della messa quotidiana. La dote era costituita da 25 appezzamenti di terra di complessive 76 pertiche, da una casa civile con orto per il cappellano e di una casa colonica per i contadini. Ha nominato esecutori e patroni il reverendo Francesco Antonio del Conte ed il signor Antonio Appiani.

Nel 1867 venne promulgata una legge che sopprimeva le cappellanie e permetteva di l'incamerazione dei beni annessi.
Nel 1869 vennero soppresse la cappellania Giudici e Chiodi; nel 1870 fu la volta della cappellania Staurengo. La patronessa Giuseppina Bertani vedova Appiani rivendicò la cappellania Chiodi, che venne in seguito allivellata ai signori Tagliasacchi.

Non esisteva nessuna scuola pubblica a Longone ed i pochi che potevano mandavano i propri figli ad istruirsi in altri posti. Nel 1672 il cappellano Giudici aprì nella propria casa la scuola gratuita per i bambini. Tale scuola fu largamente frequentata fino al 1869 quando la cappellania venne soppressa. Qualche anno più tardi l'autorità comunale istituì la scuola elementare pubblica. Nel 1900 venne costruito un grande edificio al lato del municipio per poter contenere tutti gli scolari di Longone.

Gli abitanti di Longone sono sempre stati amanti della musica; infatti, nei registri parrocchiali, sono elencati fin dal 1600 stanziamenti per il suono ed il canto durante le funzioni religiose. Nel 1848 la ditta Bernasconi di Borto Varesino ha costruito l'organo per la chiesa parrocchiale (San Fedele); è stato rifatto nel 1950 e nel 1952 è stato motorizzato. Nel 1908 il parroco don Colombo ha istituito la banda musicale per accompagnare le processioni religiose, celebrare le solennità patriottiche e rallegrare la popolazione.

Era usanza seppellire i morti nei sepolcri sotterranei delle chiese di San Fedele e Santa Maria o nei cimiteri ad esse annessi.
Con una circolare del prefetto del dipartimento del Lario, signor Boara, datata 17 novembre 1804, venne rinnovata la proibizione di seppellire i morti nelle chiese ed ordinata la costruzione di un cimitero, fuori dall'abitato, in ogni comune. Il cimitero di Longone venne costruito nel 1817, successivamente ampliato grazie alla donazione del terreno da parte della famiglia Mauri.

La scarsità dell'acqua potabile ha sempre preoccupato gli abitanti di Longone; il vicino Lago del Segrino forniva acqua in abbondanza per scopi domestici, ma non era potabile. Le rocce arenarie, sopra le quali giace il paese, impedivano l'affiorare delle sorgenti. C'era chi usava l'acqua piovana più o meno sterilizzata, ma il disagio si aggravava soprattutto durante le frequenti siccità.

Nel 1853 i signori Tagliasacchi cedettero, agli abitanti di Longone, parte dell'acqua sorgiva che avevano scoperto nella galleria sotto la strada del Beldosso. Con tale acqua venne aperta una fonte potabile e venne alimentata una fontana costruita per la pulizia. Le sorgenti sulla collina sotto Inarca erano scarse.

Durante la siccità del 1919-1920 furono fatti assaggi al campo del Fico, sulla strada per Galliano, con esito favorevole; tuttavia l'acqua trovata non era sufficiente per tutto il paese.

Nel 1935 l'ingegnere Mistrangelo suggerì di effettuare delle ricerche nei pressi del Lago del Segrino ed è così che venne scoperta una sorgente d'acqua abbondante, eccellente e perenne. Vennero scavati pozzi profondi, sistemate le pompe e costruito l'acquedotto. Il 28 ottobre 1935 li podestà Luigi Pontiggia ne fece l'inaugurazione.

Fu grazie alla donazione del Commendatore dell'ordine della Corona d'Italia, D. Pietro Francesco Bignoli che la ricerca, ritrovamento ed esecuzione dei lavori per l'acquedotto della città furono effettuati. Il Comm. Bignoli era il proprietario della Villa di Beldosso ed amava profondamente Longone al Segrino, una lapide si trova tutt'oggi nei pressi del Lago del Segrino ricordando l'evento.

Molti signori di Milano attirati dalla amenità dei luoghi, dall'aria salubre e dalla comodità del viaggio, scelsero queste terre per costruirsi le loro ville.

Al Beldosso esisteva un antico casolare di contadini che l'ingegnere Carlo Caronni trasformo nel 1845 in un pittoresco edificio. Nel 1872 il celebre baritono Francesco Graziani, stanziò ingenti somme per abbellirlo adibendolo a villeggiatura principesca, dotata di ogni comodità e ornata con preziose suppellettili.
Nel 1901 il nuovo proprietario del Beldosso, il signor Radice Lorenzo, fece costruire all'entrata della villa l'oratorio in stile lombardo dedicato a Maria Nascente e nel 1905 lasciò un legato per la celebrazione della S. Messa festiva durante i mesi estivi per comodità della famiglia e del popolo.

Sino al 1938 la Villa di Beldosso fu proprietà dei Signori Bignoli di Galliate, ove ancora oggi si vedono le insegne gentilizie del Comm. Pietro Francesco Bignoli di Galliate, che fece ricostruire la Chiesa di Santa Maria d'Oropa, e che donò alla Villa le sue caratteristiche attuali.




Il lago del Segrino è uno dei cinque laghi di origine glaciale dell'alta Brianza e, assieme a quello di Montorfano, è uno dei più puliti e faunisticamente meglio conservati d'Europa.
Il bacino si presenta con una forma allungata in direzione nord-sud, con una lunghezza di circa 1.8 Km ed una larghezza massima, verso la parte meridionale, di 400 m; è inserito all'interno dei ripidi versanti dei monti Pesora e Cornizzolo (1200 m) ad est e Scioscia (671 m) ad ovest, nei comuni comaschi di Canzo, Eupilio e Longone al Segrino

è diventato Parco Locale di Interesse Sovracomunale e dal 2006 Sito di Interesse Comunitario.Il suo maggior pregio è quello di essere considerato il lago meno inquinato d’Europa, grazie alle sue fonti solo sotterranee e all'assenza di inquinamento da industria o da eccessivo sfruttamento turistico.




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