venerdì 22 maggio 2015

IL CIMITERO MONUMENTALE DI BUSTO ARSIZIO

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Il cimitero monumentale di Busto Arsizio è uno dei tre attuali cimiteri della città, oltre a quelli di Borsano e di Sacconago. È situato all'inizio di via Favana, strada che prende il nome da una cascina che si trova sul suo percorso.

Alla fine del XIX secolo, il campo santo precedente, situato appena fuori dai confini dell'antico borgo (in prossimità della chiesa di San Gregorio in Camposanto), divenne troppo piccolo, nonostante l'ampliamento del 1825. Si rese pertanto necessaria la costruzione di un nuovo cimitero per la città di Busto Arsizio.

L'attuale cimitero monumentale fu progettato dall'ingegner Ercole Seves sul modello del cimitero di Milano di Carlo Maciachini. Venne edificato in un luogo allora lontano dall'abitato, all'incrocio tra la via per Lonate e la via Corbetta. Fu inaugurato nel 1894.

Circa trent'anni dopo si rese necessario il primo ampliamento, progettato dall'architetto Franco Poggi: la superficie quasi raddoppiò. L'area cosiddetta dei patii è stata progettata dall'architetto Luigi Ciapparella negli anni settanta del secolo scorso. Il completamento di tale ampliamento è previsto a breve.

Nel frattempo anche la città è cresciuta e il nuovo quartiere sorto intorno alla chiesa di Santa Maria Regina ha circondato l'area cimiteriale. Per tale ragione, non sono possibili ulteriori ampliamenti.

Il cimitero monumentale è un vero e proprio museo dell'architettura e della scultura del XX secolo. Tra le opere più interessanti dal punto di vista artistico si possono annoverare il mausoleo Ottolini progettato dall'architetto marnatese Camillo Crespi Balbi per la famiglia proprietaria del cotonificio Bustese, la piramide Tosi-Xeconti (oggi Comerio) di Amedeo Fontana e l'edicola Radice (1919) dell'architetto teramano Silvio Gambini.

La valenza artistica del patrimonio custodito tra le mura del cimitero è stata anche messa in evidenza attraverso una mostra fotografico–didattica dal titolo "Storia & Arte nei cimiteri di Busto Arsizio", curata da Gian Franco Ferrario ed allestita a Palazzo Marliani-Cicogna nei mesi di febbraio e marzo del 2008. Nel dicembre dell'anno successivo è stato organizzato dall'amministrazione comunale un itinerario dal titolo "Il Liberty nell'arte funeraria" volto alla scoperta dei piccoli capolavori architettonici e dei monumenti presenti, testimonianze di tale stile architettonico.

Busto Arsizio è stato il primo comune lombardo e il secondo in Italia dopo Novara nel quale è stato applicato il D.P.R. 10/09/1990 n. 285 sulla sepoltura dei bambini non nati  che in mancanza di esplicite richieste sarebbero smaltiti insieme ai rifiuti ospedalieri. L'associazione "Difendere la vita con Maria", che a Busto Arsizio ha avuto la sua prima sede a livello nazionale, è presente in 13 regioni italiane e si fa carico di tutti i costi.

I primi sette funerali vennero celebrati dall'allora decano monsignor Claudio Livetti il 29 settembre del 2000 insieme a don Maurizio Gagliardini, presidente dell'associazione.

Da quel momento, ogni ultimo venerdì del mese vengono seppelliti, attraverso un'inumazione collettiva, i feti abortiti in modo spontaneo o volontario. I bambini non nati sono sepolti nel campo 21, sul retro della chiesa posta al centro della zona vecchia del cimitero.



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