venerdì 22 maggio 2015

IL PALAZZO MARLIANI CICOGNA A BUSTO ARSIZIO

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Palazzo Marliani-Cicogna è un edificio di Busto Arsizio, in passato dimora dei conti Marliani, che attualmente ospita la biblioteca comunale e le civiche raccolte d'arte.

Il palazzo fu dimora dei conti Marliani, proprietari del feudo di Busto Arsizio tra XVI secolo e il XVIII secolo. Il conte Luigi Marliani decise di stabilirsi a Busto Arsizio e acquistò nel 1624 un'abitazione rurale, probabilmente a impianto rettangolare o a cortili centrali. Affacciata su una grande piazza con annessi orti e giardini, tra il 1624 e il 1653, la dimora fu trasformata in palazzo. Tra gli anni '30 e '40 del Settecento fu oggetto di un completamento: le due ali vennero collegate da un muro curvilineo che si affaccia sulla piazza e vennero modificate le cornici delle finestre e i ferri battuti. Vennero a crearsi due corti interne, una delle quali collegata alla piazza pubblica e unita, tramite un porticato, al giardino e all'orto posti a nord del palazzo, a ridosso del terrapieno di difesa del borgo.

Le notizie certe relative a palazzo Marliani-Cicogna si trovano a partire dal 1822, quando il comune acquistò l'edificio. All'epoca l'attuale piazza Vittorio Emanuele II era di forma rettangolare e presentava, sul lato nord, il palazzo e case rurali e fienili sugli altri tre lati. Era collegata al borgo attraverso due strade che conducevano, la prima, alla piazza San Giovanni e al quartiere Basega (basilica), e la seconda alla porta dei Re Magi e ai quartieri di Pessina (piscina) e Sciornago.

Nel 1861 venne aperta la via Pozzi, diretta verso l'odierna piazza Garibaldi, e vennero insediati gli uffici comunali di Busto Arsizio all'interno del palazzo, dopo una serie di interventi di adeguamento e ampliamento. A ovest fu costruita una cortina di uffici rispecchiando lo stile che caratterizza il palazzo seicentesco e vennero realizzati la scala e il disimpegno dei locali dell'ala est. Risale invece al 1855 l'inaugurazione delle carceri ottocentesche progettate dall'architetto Giuseppe Brivio sul lato nord di palazzo Marliani-Cicogna.

Nel 1899, in seguito alla costruzione delle scuole Carducci (oggi liceo classico Daniele Crespi), una nuova strada parallela a via Pozzi venne fatta sfociare sulla piazza del Conte, che intanto aveva assunto il nome di piazza Vittorio Emanuele II.

Nel 1910, nel corso di agitazioni popolari, il leone in pietra, simbolo della famiglia Marliani, posto sopra il cancello che si apre nel muro ondulato verso la piazza venne abbattuto. Nel 1936 venne realizzata via Borroni, che dalla piazza va verso nord: per fare ciò, nel rispetto del piano regolatore della città del 1933 di Cesare Albertini, venne demolita la parte orientale del palazzo.

Nel 1971-1972 il comune di Busto Arsizio fece realizzare un rilievo grafico e fotografico del complesso edilizio che versava in condizioni di importante degrado, in particolare nella copertura e nei solai lignei. Nel 1972 l'architetto Giuseppe Magini riportò alla luce tre dei quattro soffitti in legno decorato appartenenti ai locali del primo piano prospettanti sulla piazza. Altri tre soffitti decorati furono scoperti nel 1976 per volere della Soprintendenza ai Monumenti della Lombardia.

Nel 1976-1977 la copertura in legno venne sostituita da una struttura in cemento armato in modo da renderla più sicura contro gli incendi; i soffitti decorati vennero comunque mantenuti.

Dopo essere stata dimora nobiliare, sede di uffici comunali e, dal 1918 al 1969, sede della Procura del Re, dal 1969 ospita la biblioteca alla quale, dal 1990, si affiancano le civiche raccolte d'arte.

Le Civiche Raccolte d'Arte, ospitate all'interno di Palazzo Marliani-Cicogna, costituiscono insieme al Museo del Tessile e della Tradizione Industriale i musei civici della città di Busto Arsizio.

Era il 1960 quando il "Museo civico storico artistico" di Busto Arsizio venne  istituito con apposita deliberazione del Comune di Busto Arsizio. Già dall'anno  precedente era attivo un comitato con il compito di dare forma all'idea di un  Museo della Città, che custodisse in sé tutte le testimonianze storiche, ma  soprattutto artistiche, entrate a far parte del patrimonio municipale. Per diversi  anni, però, l'idea del Museo rimase sulla carta in mancanza di una sede  adeguata per esporre i reperti e le opere d'arte. Nel decennio seguente gli  amministratori lavorarono per dare alla collezione una sede definitiva: venne  individuato Palazzo Marliani Cicogna, di proprietà Comunale dal 1820.

Già a partire da questo momento, il patrimonio civico venne suddiviso in due ambiti: da una parte il patrimonio della collezione museale, dall'altra il ricco insieme di opere destinato a rimanere negli uffici e nelle sale di rappresentanza del Municipio. Dopo i primi anni di vita del Museo, al nucleo iniziale si aggiunsero altre opere, frutto di donazioni ed acquisti dell'Amministrazione, tra cui la donazione Gaetano Crespi Legorino (1991) e la donazione Don Marco Rossi (1994). Inoltre, dal 1996, l'istituzione dei Premi di pittura della Città di Busto Arsizio permise valide occasioni di confronto sulle tendenze più attuali e la formazione della sezione di arte contemporanea, attraverso l'istituto dei premi acquisto. Nel 2002 nuovi interventi di restauro resero possibile il raddoppio degli spazi espositivi, l'apertura di depositi attrezzati per le opere, spazi di servizio per archivi e biblioteca nonché un'area per le mostre temporanee. Numerose e di vario genere quelle ospitate negli anni dal museo. Dalle rassegne dedicate agli artisti locali della prima metà del Novecento, a quelle di valore storico, che hanno mostrato immagini, ricerche e documenti inerenti il territorio, sino a quelle di valore didattico e ai laboratori a tema, proposti alle scuole e alle famiglie, per far vivere la collezione attraverso un approccio ludico e al contempo istruttivo. Negli ultimi anni, con impegno importante, il museo ha proposto alcune rassegne di spessore, tra cui si ricordano quelle dedicate ad Arturo Tosi e Daniele Crespi nel 2006, "La città si fa bella" (2008) sulle trasformazioni urbanistiche a Busto tra le due guerre, la bella mostra "Moderni ma non troppo", dedicata alle collezioni bustesi degli anni Trenta (2009) e "Confraternite. Fede e opere in Lombardia dal Medioevo al Settecento" nel 2011.

Il museo è stato aperto al pubblico nel 1990 per dare sistemazione alle più significative opere d'arte di proprietà comunale, databili dal XVI secolo fino ai giorni nostri. Le opere della collezione sono esposte secondo epoca e stile, nelle seguenti sezioni:

Arte devozionale: testimonianze di devozione popolare provenienti da antiche edicole, oratori o cascine bustesi, ispirate ai modelli della cosiddetta arte colta, in particolare ai dipinti del Santuario di Santa Maria di Piazza. Si tratta in gran parte di opere di autori anonimi, ma si trovano anche opere di illustri pittori, come l'Assunzione della Vergine di Gaudenzio Ferrari.
Arte lombarda del XVI-XVIII secolo: composta dai quattordici dipinti della donazione di don Marco Rossi, in maggioranza opere di arte sacra del Seicento - Settecento; tra queste, sono sicuramente degne di nota il Ritratto di Francesco Bonaventura Cavalieri del pittore bolognese Giacomo Cavedoni e le Due figure di Santi vescovi di Pietro Maggi. In questa sezione si trovano anche dipinti di Giuseppe Nuvolone e del Morazzone.
Due artisti bustesi: Biagio Bellotti e Giuseppe Bossi: Biagio Bellotti fu canonico della Basilica di San Giovanni Battista, si distinse nelle arti figurative lasciando nelle chiese della città stupendi esempi di pittura e di scultura. Giuseppe Bossi, esponente del neoclassicismo milanese, fu valente disegnatore e pittore e ricoprì la carica di segretario dell'Accademia di Brera. Questa sezione ospita alcuni dei loro dipinti, tra i quali si possono ricordare Madonna con il Bambino dormiente di Bellotti e Ritratto di Alessandro Volta sessantenne di Bossi.
Ottocento romantico e verista: di ambito romantico è esposto il Ritratto del Conte Ambrogio Nava (in deposito dall'Accademia di Brera) di Francesco Hayez, mentre il verismo italiano è ben rappresentato dalla Popolana di Giacomo Favretto. Importanti sono anche le opere di Emilio Magistretti ed Enrico Crespi, raffiguranti i soggetti tipici del tardo romanticismo e del naturalismo lombardo.
Donazione Crespi Legorino: pervenuta nel 1991, raccoglie principalmente ritratti di famiglia eseguiti dai fratelli Enrico e Ferruccio Crespi.
Arturo Tosi: diversi dipinti testimoniano il suo tipico espressionismo naturalistico in cui forma e colore non ricostruiscono la realtà, ma una visione interiore in cui il paesaggio è filtrato dalla mente dell'artista.
Artisti locali: numerosi sono gli autori che hanno svolto la loro attività nel territorio; ad un primo gruppo databile agli anni '20-'30 del Novecento, si affianca il lavoro di artisti la cui ricerca è ancora in corso.
Arte contemporanea: un discreto insieme di opere proviene dalle quattro edizioni del Premio di Pittura della Città di Busto Arsizio, a cui si affianca la recente donazione dell'artista Federica Giglio.
Numerose mostre temporanee affiancano, nel corso dell'anno, la collezione permanente.

Dal dicembre 2007 il museo è una delle 167 strutture (97 musei e 70 raccolte museali) insignite da Regione Lombardia con il marchio di qualità, che attesta l'alto livello dei servizi resi al pubblico.

Il Museo offre, su prenotazione, visite guidate e laboratori didattici per gruppi e scolaresche. In loco è possibile, inoltre, consultare la Biblioteca d'Arte, che raccoglie numerosi volumi specialistici sulla storia dell'arte e sull'evoluzione dell'arte locale.




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