lunedì 15 giugno 2015

IL MUSEO DELLE ARMI A BRESCIA



Il Museo delle Armi Luigi Marzoli, che si trova nel Mastio Visconteo del Castello, espone una delle più ricche e storicamente interessanti raccolte di armi antiche d'Europa.

Questa raccolta è il frutto del munifico lascito testamentario, 26 gennaio 1965, con cui l'imprenditore Luigi Marzoli di Palazzolo sull'Oglio legò al comune di Brescia la propria collezione privata di armi antiche, raccolte in un cinquantennio di attente ricerche in Italia e nel mondo. La collezione è una di quelle rammentate da Douglas Cooper nel suo volume del 1963, Great private Collections, accanto alle raccolte dei Rotschild e di sir Denis Mahon.
Inaugurata nel 1988 su allestimento di Carlo Scarpa, opera completamente postuma. 580 pezzi (parte dei 1090 pezzi del lascito di Luigi Marzoli). Al nucleo portante della raccolta si aggiungono inoltre altri 300 pezzi appartenenti alle Civiche raccolte, specialmente armi da fuoco del XIX secolo. Dieci le sale espositive.

Al nucleo portante della raccolta si aggiungono inoltre altri trecento pezzi appartenenti alle Civiche raccolte, specialmente armi da fuoco del XIX secolo.
Lungo un percorso di dieci sale espositive, il Museo ripercorre la storia di un artigianato che tocca i confini dell’arte, partendo dai significati dell’armatura nel Quattrocento, il secolo della cavalleria pesante, in cui elmi e corazze diventano elemento strategico.
Fra i pezzi più significativi per rarità si distinguono un grande elmetto alla veneziana e il bacinetto con visiera a muso di cane, oltre a una spada risalente al Duecento che costituisce il pezzo più antico in esposizione.
Ampia la rappresentanza di armi del Cinquecento, in cui cambiano le tattiche offensive e la costruzione delle mosse in battaglia diventa sempre più dinamica, richiedendo armature maggiormente confortevoli e leggere, come la superba armatura alla Massimiliana, dai contorni lucenti e quasi scenografici. Accanto alle esigenze sul campo di battaglia, fra le sale del Museo è possibile cogliere anche la parallela finalità di rappresentanza e di riconoscimento sociale che armi e armature iniziano ad acquisire nelle parate pubbliche, come motivo di ostentazione e di ammirazione.
Lo testimonia la suggestiva ricostruzione, nella Sala detta dell’alce, dei due drappelli di scorta del cavaliere, formati da fanti e uomini a cavallo, che armati di alabarde e ronconi aumentano il senso di spettacolarità dell’insieme.
Il gusto estetico non abbandona mai la mano artigianale, talvolta anzi prende il sopravvento sulle esigenze tecniche, come nelle due rotelle da parata cui è dedicata la Sala delle armature di lusso: rotelle di cui una siglata e datata 1563, ammirevoli per la lavorazione a sbalzo con sezioni dorate e il soggetto raffinato del Trionfo di Bacco, che ne fanno una vera opera d’arte.
Il viaggio storico-artistico in ascolto di ciò che le armi raccontano comprende anche la storia evocativa della spada, che da arma mista, da botta e da taglio, si evolve per diventare un sottile strumento per la scherma, come documentano gli esempi esposti dalla metà del Cinquecento al Settecento, sempre più funzionali e studiati per proteggere la mano del contendente.
Fra alabarde, bocche da fuoco, mosconi e spingarde, ampio spazio viene dedicato in un’apposita sezione del Museo alla ricca rappresentanza di armi da fuoco, realizzate dai più famosi maestri di canne come i Cominazzo, i Chinelli, i Dafino e gli Acquisti. Originali sia per lo studio dei meccanismi di accensione della polvere da sparo che per le decorazioni, le armi esposte, di fabbricazione bresciana o straniera, rappresentano un insolito specchio di un lavoro di ingegneria artigianale lungo i secoli.
Per gli amanti delle architetture e dell’arte antica, la visita al Museo delle Armi permette di apprezzare porzioni di affreschi di epoca viscontea che decorano le sale del Mastio, unica testimonianza dell’assetto difensivo dato alla rocca nel Trecento.
A creare un contesto espositivo carico di atmosfera è anche la coesistenza di un tempio romano del I secolo d.C., su cui l’edificio insiste, di cui è visibile il perimetro delle fondamenta e un’ampia scalinata, retaggio dei diversi templi che sorgevano sul Cidneo, prestigiosa acropoli per l’epoca romana.



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