sabato 13 giugno 2015

LA TORRE DELLA VITTORIA A BRESCIA

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In Italia il grattacielo nacque durante il ventennio fascista, sulla scia dell'influenza internazionale esercitata dalla Scuola di Chicago, la madre di questo genere architettonico. I contatti tra progettisti europei e statunitensi sul tema "skyscraper" toccarono l’apice in occasione del concorso per la Chicago Tribune Tower nel 1922, a cui parteciparono da Loos a Gropius e Meyer, dai Taut all’italiano
Marcello Piacentini. E’ quest’ultimo l’artefice, non privo di contraddizioni, della nascita del grattacielo in Italia.
L’architetto del novecentismo di regime, dapprima ostile verso l’elevazione in altezza degli edifici, per ragioni storiche ed estetiche, ripiegò in un secondo tempo sulla necessità di variare le altezze del costruito, non disdegnando le "torri" con argomenti diametralmente opposti a quelli iniziali. E’ così che sorse, tra il 1928 e il ‘32, nell’ambito dei risanamenti urbanistici voluti dal regime nei centri
storici delle città medio-piccole del nord Italia, il Torrione (guai associarlo all'America, meglio allinearlo alla tradizione costruttiva italica della torre civica) di piazza della Vittoria a Brescia, di 13 piani, il primo grattacielo d'Italia. Il Novissimo Melzi del 1960 lo incluse nell’elenco degli edifici più alti del mondo, col nome "Casa Alta", attribuendogli 60 m di altezza.
L'Illustrazione Italiana, rivista settimanale degli avvenimenti e personaggi contemporanei sopra la storia del giorno, la vita pubblica e sociale, scienze, belle arti, geografia e viaggi, teatri, musica, mode, ecc. indicò nel 1932, il Torrione di Brescia, come il più alto edificio in cemento armato d’Europa.
E' interessante sottolineare almeno due aspetti di questa "importazione tipologica": per la gioia degli appassionati di numerologia, si ha il medesimo numero di piani, 13, del primo grattacielo americano (e mondiale); c'è un filo diretto che lega la storia del grattacielo, tipicamente americana, con la storia del grattacielo in Italia e in Europa, nel suo esordio bresciano.
Marcello Piacentini, adattò per la nuova piazza di Brescia il progetto di grattacielo (ma il regime impose di definirlo “edificio multipiano”, torre o “torrione”) con cui l'architetto nel ’22 aveva partecipato, con esito negativo, al noto concorso americano per la Chicago Tribune Tower. Con i medesimi presupposti realizzò poi, nel 1940, il grattacielo Piacentini di Genova.
Il Torrione di piazza Vittoria, con struttura in cemento armato, alto 57 metri, aveva un ristorante panoramico all’ultimo piano (poi studio dell’architetto Fedrigolli) raggiungibile per mezzo di un modernissimo ascensore elettrico. Nell’aspetto ricalca il gusto eclettico dei primi grattacieli nord-americani, con archi e rivestimento in mattoni a vista, scostandosi dal candore della bicromia marmorea degli altri edifici della piazza. Sul basamento porticato campeggiava un bassorilievo di Arturo Martini, oggi perduto.
Le cronache del giorno dell'inaugurazione narrano, con un filo di retorica, che il duce Benito Mussolini sfidò il nuovissimo ascensore elettrico: scelse le scale e salì a piedi i 13 piani del grattacielo, giungendo per primo alla terrazza panoramica, senza che i molti inseguitori riuscissero a tenergli il passo…
Fino al 1954 è rimasto il grattacielo più alto d'Italia e, fino al 1952, l'edificio in cemento armato più alto d'Europa.



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