sabato 27 giugno 2015

MARZIO



Marzio è un comune della provincia di Varese situato fra la Valganna e la Valceresio, era attraversato dalla Frontiera Nord, il sistema difensivo italiano verso la Svizzera, impropriamente noto come Linea Cadorna, di cui ancora oggi si possono visitare diversi manufatti.

Tranquilla e soleggiata località montana, Marzio è situata lungo uno stretto terrazzo morenico sul pendio del monte omonimo (878 mt.), dal quale si gode una stupenda vista sulla Svizzera e sul sottostante Lago Ceresio.
Marzio, che deve la sua fama di frequentato soggiorno turistico di villeggiatura, alla mitezza del suo clima nel periodo estivo, è sfiorato dal torrente Trallo, che sorge dai Monti Piambello (1129 mt.) e da un suo affluente, il quale scende poi in Valganasca per gettarsi infine nel lago.
Immerso nel verde di boschi prealpini e prati, questo attrezzato centro climatico a 728 mt. di altezza conta circa 300 abitanti e si estende su una superficie di 1,98 kmq., compresa anche la frazione di Roncate sulla strada provinciale per Ardena - Brusimpiano.

Il clima favorevole, asciutto d'inverno e particolarmente dolce d'estate, grazie a una costante ventilazione da nord e all'abbondante vegetazione in cui è immerso il paese, attira numerosi turisti soprattutto nel periodo estivo, quando le diverse associazioni presenti sul territorio organizzano spettacoli di intrattenimento.
Per gli amanti del trekking, o solo per chi vuole fare una passeggiata immerso nel verde dei boschi e godere di alcuni "punti panoramici",   è possibile seguire diversi, facili sentieri che partono tutti dal paese.

Incerta è l'origine del nome del paese. Secondo alcune fonti deriverebbe da toponimo gallico "mac", tenacemente conservato nel dialetto locale, che significa "piccolo villaggio" composto da povere capanne fatte di pali intrecciati, con pareti ad impasto di terra e di copertura di strame.
La presenza gallica è anche documentata nel vicino paese di Ardena, dove sono state rinvenute tombe e altri reperti tra cui un vaso a trottola dalle fattezze etrusche con l'iscrizione "kusikoi" in caratteri nord-Etruschi.
In documenti delle Pievi di Varese e della Valcuvia, risalenti al periodo fra il XII e il XVI secolo, compare alcune volte la località di Maggio, altra probabile trascrizione latina del toponimo riferibile a questo, paese a partire dal XVII secolo. Nei registri parrocchiali di Lavena nella parrocchia del paese (1647), risulta scritto come "Marcio" e poi Marzio.
Il più antico insediamento umano in questo centro, localizzato in particolare nella frazione di Roncate, risalirebbe all'Alto Medioevo, quando Marzio segue le sorti dei Contado dei Seprio.
Nel XII secolo fa parte della Valtravaglia e quindi appartiene ai Rusca, per essere poi inglobato nel Feudo della Quattro Valli, passando infine sotto il dominio dei Marliani e dei Crivelli prima della soppressione dei feudi nel 1796.

Il poeta dialettale varesotto Speri Della Chiesa Iemoli lo chiamò conca de smerald e lo dipinse con queste parole:«Qui too bosch rigoglios e pien d'ombria con qui maggion de vera tant gradua quel frecas che fa l’acqua, in armonia al ziffolá del merlo, lì sul praa. L’è un insema de roba insci fataa insci bei insci pien de poesia che a no commouves ghe veo ves malaa d’ipocondria».
Si può godere dell’intatto contesto naturale di Marzio grazie agli svariati itinerari montani, intrapresi con grande soddisfazione dai turisti che, soprattutto d’estate, raggiungono mete quali la Capanna di San Giovanni, la Madonna degli Alpini, le Rocce Rosse, il Sasso Paradiso, il Sasso Bolle (a 997 metri di altitudine) o la suggestiva frazione abbandonata di Roncate, a cui si aggiungono i numerosi e puri torrenti le cui acque sono densamente abitate dalle trote.

Le vie d’accesso a Marzio sono solo due, una sita a nord-est, che collega il paese con Brusimpiano, l’altra a sud-ovest che porta alla Valganna.Eppure l’afflusso turistico al borgo, sin dall’inizio del secolo scorso, è stato cospicuo e i visitatori vi hanno costruito signorili ville, impreziosite da giardini e parchi. Sono poi sorti gli alberghi e le annesse strutture comunali atte a facilitare il flusso di turisti, il tutto a testimonianza di quanto il paese sia in grado di attrarre visitatori, grazie alle sue qualità naturali. Ma neanche quelle artistiche sono da sottovalutare, in special modo quelle religiose.

La chiesa parrocchiale in stile Barocco, sorta tra il 1736 e il 1739 è dedicata a San Sebastiano. La costruzione è sorta sul luogo di un precedente tempietto risalente con ogni probabilità al 1500.
La parrocchiale, inaugurata nel 1739, come ricorda una lapide all'interno, fu consacrata successivamente, il 9 giungo 1779, dal Vescovo di Como. L'altare in marmi pregiati è attribuito alla scuola viggiunese e reca lo stemma dei Menefoglio. Nell'interno della chiesa vi sono interessanti dipinti settecenteschi di scuola lombarda. Di maggior pregio la tavola lignea con San Sebastiano e le tele raffiguranti la Comunione dei Santi, Sant'Antonio Abate e da Padova con le Sante Apollonia, Agata e Lucia. 
Apprezzabili anche, ai fianchi dell'altare, due affreschi del pittore contemporaneo Francesco Tomea, in cui sono rappresentate la Resurrezione di Lazzaro e San Pietro tra i poveri, eseguiti nel 1945. Degne di nota anche le vetrate del pittore milanese Lavagnini, messe in opera tra il 1945 e il 1960, con l'immacolata, San Giulio D'Orta, San Francesco d'Assisi e San Carlo Borromeo.
Inoltre, sulla facciata della canonica, il pittore Renato Reggiori di Varese ha dipinto una mappa dei sentieri di Marzio.

Il centro del paese, tra viuzze e scalinate, è caratterizzato da antiche dimore patrizie di notevole interesse architettonico. Queste dimore, appartenute a famiglie tradizionali locali come i Menefoglio, i Righini, i Maffei, risalgono in genere tra il 1600 e il 1700.
Fuori dal nucleo è presente una zona residenziale, composta per lo più di ville dotate di ampi giardini e parchi, risalenti agli anni compresi tra fine 800 e inizio 900.
In questi parchi e giardini sono presenti essenze botaniche esotiche che hanno raggiunto particolare bellezza; vi troviamo cedri atlantici e himalaiani, thuje, sequoie dell'America del Nord e araucarie sudamericane.

Di fronte al paese si nota subito l'imponenza del Monte Generoso attorniato a destra dal Monte San Giorgio e a sinistra dal Monte Sighignola.
A sud si domina l'intera conca della valle e ad ovest il Monte Piambello (1100 metri), un cono vulcanico in roccia di porfido, attivo fino a 250 milioni di anni fa e la cui colata lavica, ora ricoperta di boschi cedui, scende verso il centro della valle in direzione di Brusimpiano sulla sponda dei lago di Lugano.
C'è da osservare che l'intera valle è percorsa da una frattura geologica, che segue la direzione est-ovest, chiamata "faglia di Marzio" e che segna la demarcazione tra il Monte Marzio, composto da roccia calcarea di origine sedimentaria, il Monte Piambello e il Monte Derta, entrambi di rocce rosse di porfido di origine vulcanica (lave acide effusive ricche di quarzo).
Nei suoi dintorni Marzio offre pittoreschi punti panoramici raggiungibili attraverso piacevoli percorsi praticabili in ogni stagione.
Osservatori interessanti sono i belvedere sul Monte Marzio da cui si domina parte del Lago di Lugano e i monti ticinesi, dal Lema, ai Denti della Vecchia, al San Salvatore.

Si può inoltre ammirare lo stretto di Lavena e il bacino davanti a Ponte Tresa, da cui esce il fiume che fa da confine tra Italia e Svizzera, e il panorama spazia sulla pianura di Agno fino al Monte Ceneri.

Dal Monte Deserta è possibile abbracciare con l'occhio il Lago di Lugano da Morcote a Brusimpiano fino al golfo di Agno.

A sud ovest lo sguardo spazia verso la Valcuvia e sullo sfondo si staglia maestoso il Monte Rosa.

La tradizione del Canto del Maggio, di chiare origini pagane, si svolge il primo maggio per festeggiare l'arrivo della bella stagione.
A Marzio le prime notizie di questa tradizione risalgono a due secoli fa. Inizialmente partecipavano al canto solo le ragazze, più tardi si sono aggiunti anche i ragazzi.
Ancora oggi il giorno precedente alla festa viene prelevato un ramo di ciliegio selvatico in fiore che successivamente viene addobbato con i nastri e i fiocchi che una volta servivano alle ragazze per abbigliarsi. Il primo maggio il ramo fiorito viene portato di casa in casa dai ragazzi che intonano il Canto del Maggio.
Un tempo si cantavano frasi augurali differenziate per ogni singola famiglia, con strofe appositamente pensate per il sacerdote, il sindaco, la maestra, ecc. Gli abitanti del paese per ringraziare i ragazzi offrivano uova e salumi.
In passato era molto importante l'aspetto gastronomico di questa tradizione poiché, al termine dell'inverno, nelle famiglie più povere le ristrettezze alimentari si facevano sentire e la possibilità di una cena più ricca del solito era cosa molto gradita soprattutto ai ragazzi. Ogni anno a turno una mamma si prestava per organizzare la cena che si trasformava in una grande festa.
Con quanto ricevuto venivano preparate grandi frittate che erano poi consumate dai partecipanti in un'abitazione privata, poiché allora i ragazzi non erano soliti frequentare luoghi pubblici.
In seguito, poiché la maggior parte degli abitanti non lavorava più la terra e non allevava più animali, alle uova fu sostituito il denaro. Con il denaro raccolto era organizzato un pellegrinaggio la cui meta è stata per molti anni la Madonna di Caravaggio. Ancora oggi numerosi marziesi ricordano che da bambini non si allontanavano quasi mai dal paese e il pellegrinaggio era la sola possibilità di fare una piacevole gita alla scoperta del mondo.

La Vigilia di Natale, prima della messa di mezzanotte nello spazio sottostante la piazza, gli Alpini bruciano un imponente falò.
La tradizione, della cui origine si è persa traccia, vuole che serva per riscaldare la venuta di Gesù Bambino nella notte di Natale.
In origine il falò si svolgeva proprio a fianco della Chiesa, ma dopo l'asfaltatura della piazza fu spostato nella sua posizione attuale.
Un tempo il falò veniva preparato dai ragazzi che, già da San Martino, cominciavano raccogliere le fascine fatte con le stoppie del granoturco.

San Sebastiano, a cui è intitolata la chiesa parrocchiale, è il patrono del paese di Marzio.
Questa festa è legata alle origini del paese: non appena costituita la prima comunità ci si è proccupò subito di nominare come patrono San Sebastiano.
Nei tempi passati la festa si celebrava il 20 gennaio, anche se cadeva in giorno feriale. Attualmente invece è stata trasferita alla domenica più vicina a questa data.
Oltre alla Messa solenne del mattino, nel pomeriggio ha luogo la processione eucaristica per le vie del paese.
Caratteristica della festa è il tradizionale incanto delle offerte a beneficio della chiesa di Marzio in cui sono messi all'asta i prodotti offerti dalla popolazione.


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