mercoledì 24 giugno 2015

MOLTRASIO



Moltrasio è un comune della provincia di Como posto sulla sponda occidentale del lago di Como.

Vi sono diverse teorie sull'origine del nome, almeno tre, di cui una a sua volta si diversifica.
La prima dice che il nome originale era Monte Larice o Monte dei Larici, poi, essendo stato raso al suolo, divenne Monte Raso, quindi Moltrasio. Sulla causa c'è chi dice sia dovuta ad un incendio, chi invece al seguito di una battaglia coi nemici di Torno. Una seconda versione parla di luogo dove si ricavava la malta (nel dialetto locale molta). Infine c'è chi attribuisce il nome al fatto di trovarsi tra i monti..

Sul territorio di Moltrasio sono stati fatti alcuni ritrovamenti archeologici: un'ascia di rame databile a circa 2000-2500 anni fa, un pavimento romano a mosaico e alcuni oggetti.

Un'ascia di rame databile intorno al 2500-2000 a.C. dimostra la presenza umana già in quei lontani tempi. Fu trovata in uno strato di argilla nel 1895 durante i lavori di ampliamento del cimitero. In quell'occasione furono portati alla luce anche un pavimento romano a mosaico e alcune monete romane.
Nel 1910, nella frazione di Vergonzano, furono trovate due tombe gallo-romane nelle quali si rinvennero, oltre agli scheletri, coltelli di ferro e braccialetti di bronzo.
Il primo documento conosciuto che presenta il paese come un comune risale al 1058. Le adunanze degli abitanti (almeno dal XIII secolo) si tenevano sotto il "coperto" davanti alla chiesa di San Martino. Nel 1292 Moltrasio ebbe il titolo di borgo. Nel 1405 Giovanni Maria Visconti concesse ai moltrasini la cittadinanza comasca e con essa alcuni privilegi.
Nel 1522 Torno, schierata con Francesi e Svizzeri, fu saccheggiata dai soldati spagnoli e ducali. I Tornaschi, a loro volta, attaccarono e saccheggiarono Moltrasio, schierata con i loro nemici.
Il paese fu colpito dalla peste del 1630. La tradizione racconta che diversi moltrasini lasciarono le loro case per rifugiarsi all'Alpe del Segrèe, ma non sfuggirono alla morte. Per timore del contagio furono dati alle fiamme anche i registri parrocchiali. Nel 1578 il paese contava 550 abitanti. Dopo la peste, nel 1632 la popolazione era di sole 177 persone. Diventeranno 426 nel 1671 e 502 nel 1758.
Durante l'epidemia di colera del 1854, i malati vennero ricoverati nella chiesa di Sant'Agata, trasformata in lazzaretto.
La pietra di Moltrasio era un tempo largamente utilizzata in zona. Oggi l'attività di estrazione è abbandonata.
In passato erano attivi alcuni mulini.

Nell'ultima guerra Moltrasio è stata teatro, soprattutto su i suoi monti, della guerra partigiana con la presenza di alcuni gruppi collegati alla brigata Garibaldi. Al termine sempre le sue valli vicine alla Svizzera sono state percorse da decine e decine di uomini che per arrotondare i magri stipendi e per permettere ai figli un futuro migliore, portavano i sacchi con merce di contrabbando. Il fenomeno è terminato quando questa attività è stata dominata da uomini che "giravano con la pistola". Si raccontano ancora alcune fughe molto ardite e pittoresche da parte di spalloni braccati dai finanzieri.
Nell'era moderna Moltrasio rimane un luogo dove molte persone continuano a svolgere attività e lavori di cui in altri paesi si è persa la presenza.

La Chiesa dei SS Martino ed Agata è situata nella centrale frazione di “Borgo”, la facciata, in pietra locale, fu realizzata nel 1935 in seguito ad un ampliamento. Tutto l’esterno della Chiesa compresa la facciata, sono stati da poco restaurati. All’interno è ricca di numerosi dipinti e stucchi eseguiti in varie epoche. Non è sicura la data della sua costruzione ma un atto notarile documenta la sua esistenza già nel 1207. Gli affreschi più antichi presenti nel presbiterio ed in tre medaglioni dell’abside risalgono al secolo XVII e vennero realizzati dai fratelli Recchi, la cappella laterale dedicata alla  reliquia della Sacra Spina e  l’altare maggiore sono arricchiti da dipinti di Giovan Mauro Della Rovere detto “Il Fiamminghino”,  da ammirare è sicuramente la splendida pala del pittore Alvise Donati eseguita nel 1507, che è, senza dubbio, l’opera artisticamente più preziosa conservata in questa chiesa.

La splendida chiesa di Sant’Agata, è la più antica testimonianza di architettura romanico–Lombarda nel territorio. E’ situata nella frazione Vignola, lungo il percorso dell’antica via Regia e la sua costruzione risale alla seconda metà dell’ XI secolo. La si raggiunge dal lago salendo la spettacolare “Scala Santa” e svoltando quindi a sinistra per “Pos Palaz”. Nel Quattrocento la chiesa subì alcune modifiche alla struttura e venne ingrandita. Durante i restauri eseguiti nel 2006 si verificarono altri importanti ritrovamenti: un affresco del primo ‘500 con raffigurati il Cristo pantocratore e ai lati i santi Rocco e Antonio Abate e dei lacerti da affreschi medioevali.

La Chiesa Regina Pacis si trova nella frazione di Tosnacco ed è stata edificata tra il 1945 e il 1946.
Nel piazzale davanti alla chiesa di Tosnacco è posto un crocefisso in bronzo che venne fuso dal pittore e scultore locale Franco Pizzotti. Il crocifisso rimase fino agli anni '60 sulla tomba dei genitori. Quando fu rimosso dal cimitero di Moltrasio, il figlio del pittore, Marino Pizzotti, lo donò alla Parrocchia in ricordo del padre.
 
L'oratorio di San Rocco, di presunte origini quattrocentesche, fu restaurato in epoca barocca, come evidenzia il grazioso portale sormontato da un'elegante cimasa in stucco con una testa di putto e piccole volute. Esso é fiancheggiato da finestrelle sagomate e sovrastato da un medaglione con rocailles recante l'intitolazione della chiesa al Santo di Montpellier. L'interno presenta una sola navata con abside poligonale, dove una ricca incorniciatura in stucco inquadra sull'altare maggiore un affresco assai guasto raffigurante la Vergine col Bambino tra i SS. Rocco e Sebastiano* di Giovanni Paolo Recchi. Questo era stato coperto da un quadro recente in occasione di restauri nel 1926.

Lungo il viale che si affaccia sul lago, poco distante da Piazza San Rocco (imbarcadero), é stato posto il monumento a Vincenzo Bellini, il grande musicista catanese che soggiornò a lungo a Moltrasio, dove compose alcuni brani delle musiche de La straniera e de La sonnambula.
Moltrasio ha voluto ricordare Bellini con questo monumento, voluto e finanziato dalla signora Lillian Villinger Sacchi, già presidente del Circolo Bellini e realizzato dallo scultore Massimo Clerici, che vive e opera a Moltrasio.

Moltrasio è situato sulla riviera occidentale nel primo bacino del lago di Como. Per le sue famose ville, dimore anche di personalità illustri, i suoi giardini, il clima mite e soleggiato ed il panorama incantevole, è definito una delle perle del Lario.E’ costituito da tante caratteristiche frazioni che dal lago salgono fino ai monti. Di Moltrasio sono famose le antiche “cave di pietra moltrasina” ancora visibili percorrendo il “Sentee di Sort”. La pietra di Moltrasio, vanto dei Maestri Comacini, è stata utilizzata a Moltrasio per costruire i numerosi crotti, ove si conservava fresco e frizzante il buon vino locale, oggi privati e non più visitabili. I caratteristici terrazzamenti realizzati con muri a secco, sono  presenti ancora oggi, se pur in numero minore a causa dell’accrescimento edilizio, non più utilizzati come vigneti, ma come orti o giardini privati.
Subito dopo l’anno 1000, Moltrasio vive la sua epoca di maggiore splendore. E’ in questo periodo che vengono realizzati i monumenti più antichi del paese.

Ghita era una bella ragazza di Moltrasio. Un giorno era andata a Cernobbio a trovare dei parenti ed era rimasta da loro fino a tardi. Sulla via del ritorno si imbatte in un malintenzionato contrabbandiere svizzero. Lei vorrebbe tirar dritto, ma lo sconosciuto con un ghigno da demonio si mosse per abbrancarla; la Ghita, lesta più ancor di lui, spiccò un salto nel burrone e quel tristo che la stava per afferrare cadde giù con lei. Ghita si salvò perché i suoi vestiti si impigliarono tra i rovi e la trattennero, mentre il cattivo precipitò. Da quella sera, quando il tempo è burrascoso, proprio come quella notte in cui avvenne il triste caso, si vede un fuoco dove il contrabbandiere era caduto: che sia il suo spirito oppure il demonio condannato qui a far penitenza?


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