mercoledì 1 luglio 2015

LE FRAZIONI DI DARFO BOARIO TERME



Boario è centro turistico e termale.
La prima menzione di "polle medicinali" è da attribuire a Padre Gregorio Brunelli (Valle Camonica - 1698), ma le proprietà terapeutiche delle fonti termali sono note sin dal XV secolo e segnalate da medici illustri.
Con il trionfo della moda di "passare le acque", nella seconda metà dell'Ottocento Boario Terme divenne un "salotto all'aperto", luogo di cura e ritrovo mondano per la ricca borghesia cittadina: proprio in questo scorcio di secolo, l'acqua Antica Fonte compare nei negozi degli speziali milanesi, accolta come un vero e proprio toccasana.
Uno dei suoi più noti estimatori fu Alessandro Manzoni, che ne ordinò - tramite una lettera oggi conservata negli archivi delle Terme - più di cento bottiglie, per trattare un'affezione epatica. Anche la sua seconda moglie, Teresa Stampa, ebbe modo di apprezzare personalmente la straordinaria efficacia di queste acque termali, come testimonia una sua lettera datata 16 dicembre 1845: "...avevo poi anche desiderato e stabilito tante volte di volerle dir io, di mia mano, che la mia totale guarigione l'ho dovuta alle acque di Boario".
Risale invece al 1913 la costruzione della cupola Liberty di marmo bianco, con balconata sostenuta da colonne a capitelli ionici: un tempo sede di orchestre, oggi emblema e simbolo delle nuove Terme di Boario.
Le quattro acque di Terme di Boario sono vere fonti di benessere, i cui benefici si apprezzano giorno dopo giorno, per tutto l'anno. Le preziose qualità risiedono naturalmente nelle alpi che circondano la Valle Camonica.
Queste acque di tipo solfato – bicarbonato – calciche - magnesiche fredde (13-15°C), si purificano e si arricchiscono dei preziosi elementi minerali con cui entrano in contatto, determinando così l’insieme di proprietà terapeutiche.
Le fonti si differenziano per concentrazione di sali, caratteristica che permette diversi impieghi terapeutici di prevenzione, cura e riabilitazione.
Le acque delle Terme di Boario sono note per la loro azione benefica nell'alleviare i disturbi dell'apparato digerente ed epatico, disturbi da ricondurre allo stress e alle tensioni della vita quotidiana.
Bere queste acque e godere della natura del Parco termale che circonda le fonti è ideale per chi conduce un’esistenza intensa e ritmata.
Fra gli ospiti illustri dei primi anni di apertura delle terme, si riporta la frequentazione abituale di Alessandro Manzoni. A partire dai primi anni del XX secolo, le terme diventeranno un luogo di villeggiatura mondano, in seguito all'apertura dell'allora Grand Hotel des Thermes.
Da allora le attività termali hanno costituito la principale attrazione turistica attorno alla quale ruota la vita della cittadina. Dopo una fase di calo strutturale e di crisi delle attività termali avvenuta durante gli anni novanta, a partire dalla ristrutturazione del 2007 le terme hanno ripreso a essere un polo di attrazione, soprattutto per le cure estetiche e per i centri benessere. Le attività e le cure termali sono praticabili nel parco delle terme, nell'attiguo Centro Cure Violati, oltre che nei centri benessere dei numerosi hotel della zona.
Il parco comunale delle incisioni rupestri di Luine si trova in posizione rialzata rispetto al centro di Boario, sulla destra orografica della valle, ed è raggiungibile a piedi dalla strada che collega Boario Alta a Gorzone.
Si tratta di un luogo ricco di numerose rocce d'arenaria rossa recanti le caratteristiche incisioni rupestri della Val Camonica, oltre a un piccolo stagno e a sbalzi erbosi. Nel parco sono visibili anche alcune marmitte glaciali, testimonianza dell'ultima glaciazione.
Fra le incisioni visibili nel territorio di Boario, va menzionato il megalite con figure di alabarde, chiamato Masso dei Corni Freschi. Il megalite e i suoi petroglifi sono visibili al di là della piccola collina di arenaria rossa detta "Monticolo", che si trova a est del centro di Boario Terme. Le incisioni raffigurate sul megalite risultano essere isolate, dato che nella stessa area non sono stati rinvenuti altri petroglifi.
Dal punto di vista stilistico, queste raffigurazioni sono assimilabili alle molte statue stele rinvenute in Valle Camonica e attribuite al periodo del Calcolitico Camuno, come del resto i più noti Massi di Cemmo e il Capitello dei Due Pini, considerati anche dello stesso periodo.
L'Archeopark sorge in prossimità del megalite, un parco tematico dedicato alla preistoria alpina, costruito attorno ad un laghetto artificiale. Il parco mostra le condizioni e le tecniche di vita dei popoli della preistoria alpina. Ospita inoltre numerosi laboratori archeodidattici e di archeologia sperimentale. Vi si trova anche un piccolo labirinto di rocce che, secondo alcuni archeologi, venne usato come prova di coraggio per far diventare adulti i ragazzini. Inoltre, dalle incisioni esaminate dagli studiosi, si pensa che essi, alla fine del labirinto, combattessero con scudo e spada.
Il Santuario della Madonna degli Alpini è stato inaugurato nel 1957 per commemorare i caduti della Battaglia di Nikolaevka.
Oltre alle cure termali e di benessere e alle escursioni al Parco delle Terme e alle Incisioni rupestri, è agevole praticare una serie di sport.
Nel periodo invernale, gli impianti sciistici di risalita di Borno e di Monte Campione sono raggiungibili con 40 minuti circa di automobile.
Nel 1982 Boario Terme fu sede di arrivo di una tappa del Giro d'Italia.

Montecchio è costruito in un punto strategico della valle, a ridosso del Monticolo una collina presente nel fondovalle della Valle Camonica: a causa di tale rilievo il fondo valle in quel punto ha una strettoia naturale, da cui è facile controllare l'accesso alla media e alta valle.
Anticamente chiamato Monticulus, in seguito Montegio o Montigio.
La storia di Montecchio è strettamente legata al castello.
Il castello di Montecchio fu un'importante rocca di costruita in posizione strategica per il controllo della bassa Valle Camonica, in un punto dove un ponte congiungeva le due sponde del fiume Oglio, nel comune di Darfo Boario Terme in frazione Montecchio.
Sorgeva sul dosso a sud del Monticolo, monticello di arenaria posizionato nel centro della vallata, luogo già frequentato in epoca antica come mostrano le incisioni preistoriche dei "Corni freschi".
Un importante documento storico del 21 maggio 1200 si ricorda un accordo effettuato tra i signori di Montecchio (tra i quali è citato "Lanfranco capo dei Federici") e Vicini della corte di Darfo riguardo alla spartizione di alcune isole create probabilmente da un'esondazione del fiume Oglio che divideva le due comunità.
Nel 1249 Giovanni e Teutaldo figli di Saporito, e Teutaldo Pagnono di Montecchio ricevono privilegi da Brescia, per la quale avevano recuperato l' "arcem et locum de Montegio", presumibilmente caduto in mano alla fazione antibresciana camuna.
Negli "Statuti contro i ribelli di Valcamonica" emessi dal Comune di Brescia nel 1288 si vede come il castello fosse stato nuovamente riconquistato dalla parte antibresciana (a quel tempo legata alla famiglia Federici) e la città in cambio della cattura del "Castro, rocha et terra de Montegio" prometteva mille libbre imperiali.
A seguito della Transictio del 1291 il castello rimase sei anni sotto il controllo di un podestà scelto dal Capitano del Popolo di Milano, Matteo Visconti (il quale era intervenuto come arbitro tra le due parti), per poi passare allo scadere dei sei anni nelle mani del Comune di Brescia.
Nel 1415 il castello è sotto il controllo di Pandolfo III Malatesta, e ne fa castellano di rocca tale Ziletto de Londres, sostituito nel 1416 da Maimosio Foresti.
Nel 1427 Francesco da Bussone, detto il Carmagnola, occupa la rocca per la Repubblica di Venezia e decreta la distruzione del castello. Forse una ulteriore distruzione si ebbe nel 1455 quando la Serenissima decretò l'abbattimento di tutte le rocche della Valle Camonica.
All'inizio del XX secolo rimaneva il basamento di una torre ed un sotterraneo con volta a botte e tracce di affreschi (chiamato bus dei pagà).
Il paese fu quasi integralmente distrutto nel 1471 da una frana alluvionale.
Importante in passato per le comunicazioni: vi si riscuotevano le gabelle e vi era presente l'unico ponte esistente tra Cividate Camuno e Pisogne. Il ponte costruito nel 1686 sostituì un più antico ponte in legno. Nei pressi del ponte si teneva il mercato franco. Probabilmente aveva anche un porto (esiste ancora la Piazza del Porto).
La parrocchiale di Santa Maria Assunta, ricorda l'esondazione del torrente Rovinazza abbattutasi sull'abitato nel 1471, che cancellò quasi del tutto l'antica parrocchiale. L'attuale venne edificata nel 1623, ed ampliata nel 1911.

Erbanno si trova ai piedi del Monte Altissimo. Sorge sulle sponde del torrente Budrio. Prima di diventare frazione fu comune autonomo.
La Chiesa di Santa Maria del Restello si trova all'ingresso settentrionale del centro storico. costruita dai Federici nel '500, contiene affreschi di Callisto Piazza. San Carlo, pur lasciando alla chiesa il titolo di parrocchiale, consigliava l'amministrazione dei sacramenti in Santa Maria, poiché più adatta e posta in luogo più decente.
La Chiesa di San Martino ha sul portale la data 1465 e l'autore: Bartolomeo da Erbanno. Contiene affreschi del XIII secolo. All'esterno una lapide che ricorda come Abramo Federici deviò il corso dell'Oglio a Montecchio.
La parrocchiale di San Rocco fu iniziata nel '600 e ultimata nel 1844.
La chiesetta di Santa Caterina e Gottardo si trova tra la torre ed il palazzo Federici, è del secolo XVI (rimaneggiata nel XVII).
La chiesetta di San Valentino con annesso Eremo si erge lungo il sentiero che da Erbanno porta alla cima del Monte Altissimo.
Il borgo medievale è ricco di cortili e portali in pietra intagliata.
Erbanno si trova nella bassa Val Camonica. Il nucleo storico del paese è stato edificato alle pendici dei monti che circondano il lato occidentale delle valle, in particolare alle pendici del monte Altissimo e dell'omonimo monte Erbanno, leggermente al di sopra del fondovalle. Molti sono i sentieri che partendo dal paese raggiungono le vette, in particolare è doveroso citare il sentiero CAI n. 155 che parte dalla piazza del paese passa per il santuario di S. Valentino (663 m s.l.m.) e raggiunge la vetta del monte Altissimo a quota 1.703.
Tra il 1545 ed il 1549 Esine ed Erbanno si contendono il bosco delle Toroselle.
Nel 1610 Giovanni da Lezze sostiene che i migliori vini della Val Camonica provengano da Erbanno.

Gorzone sorge alle pendici del Monte Altissimo. Fino al 1929 fu comune a sé stante.
Risalendo la Val Camonica verso nord est lungo il fondovalle, giunti a Boario Terme i massicci montuosi che compongono il lato ovest della valle si aprono: tra i monti Pora e Altissimo preannunciano l'inizio della Val di Scalve. Poco prima di Angolo Terme, lungo la strade che da Boario si avvia alla Val di Scalve, si trova Gorzone. Il paese è arroccato sulle pendici meridionali del Monte Altissimo, qualche decina di metri al di sopra del fiume Dezzo. Da Gorzone è possibile giungere alla cima del monte Altissimo seguendo una strada sterrata che passa da Terzano (in territorio di Angolo Terme).
La zona di Gorzone è probabilmente una delle prime località ad avere una presenza umana stabile in Valle Camonica, come dimostrano le incisioni rupestri presenti nel Parco archeologico comunale di Luine.
Alla confluenza con la Valle di Scalve fu un centro nodale tra gli scambi alpini.
Il 3 agosto 1198 Brescia stipulò un patto con Bergamo dando 400 lire imperiali in compenso di quanto i bergamaschi avevano pagato ai Brusati per il feudo di Gorzone, chiamato curte Gorzolli e dopo castrum Gorzoni.
Il castello di Gorzone appartenne alla nobile famiglia dei Federici.
Il castello sorge su uno sperone roccioso compreso tra Gorzone ed il fiume Dezzo, è una costruzione spoglia, austera, con finestre ad arco acuto, senza più torri. In una foto del 1920 si vedono i resti di almeno una torre.
All'esterno un ampio parco orientato verso est, mentre sui lati meridionale e occidentale è presente una scoscesa scarpata che scende nel fiume Dezzo.
La struttura risalirebbe al 1160, ad opera della famiglia Brusati, poi divenuta Federici, ghibellini, alleati di Federico Barbarossa.
Nel 1287, a seguito della grande ribellione camuna, il comune di Brescia, emette un bando contro la famiglia Federici con una ricompensa per la distruzione delle sue rocche. Il castello venne distrutto e saccheggiato nel 1288, ma grazie alla riappacificazione tra la famiglia ghibellina ed il Comune bresciano, grazie all'arbitrato di Matteo Visconti, la rocca venne ricostruita tra la fine del XIII e l'inizio del XIV secolo.
Negli anni 1490-1495, grazie alla pax veneta, il castello perde la sua funzione di rocca e si trasforma in residenza signorile, ampliandosi e costruendo un loggiato interno in stile veneziano.
Inciso sulla pietra simona del portale d'ingresso, oltre allo stemma dei Federici (scacchi d'argento trasversali in campo azzurro) c'è quello dei signori veronesi Della Scala.
Il giardino interno, sul quale si affaccia un loggiato con archi e colonne ricchi di stemmi, presenta un pozzo di raccolta d'acqua piovana.
All'interno sono presenti sale, pareti finemente decorate, soffitti a cassettone con pregevoli decorazioni.
Al di sotto del castello vi erano delle gallerie, oggi parzialmente crollate, che comunicavano con l'esterno, verso il Dezzo e la Casa Caffi, che apparteneva ai Federici del ramo cadetto.
L'importante complesso artistico gorzonese è l'unico castello in Valcamonica rimasto integro in tutta la sua struttura.
Il castello è separato dal gruppo di case della contrada da un muraglione in pietra viva che ha inizio dal portale d'ingresso e prosegue collegandosi con il fianco esterno della chiesa di S. Giovanni Battista. L'ampio portale trecentesco d'entrata è formato da conci in arenaria rossa. Sul muro di cinta alla destra del portale, si trova un concio di pietra disposto orizzontalmente che reca incisa l'iscrizione: 1.6 / 4 / GB.
Superato il portale, concluso il tratto di rampa a selciato è presente sulla destra un secondo muro di cinta, basso e terminato da merli che immette nella spianata antistante al lato sud-est del castello.
Il lato sud-est è costituito a destra da una porzione in pietra viva, una centrale dove è presente la porta di accesso al cortile principale e a sinistra un corpo su due livelli con l'entrata al cortile minore.
Il lato sud-ovest si affaccia sulla forra del fiume Dezzo, presenta le facciate dei due corpi di fabbrica che costituiscono i blocchi formanti il cortile minore del castello. Un muro di cinta a terminazione orizzontale più basso che chiude il cortile minore del castello e che presenta nel mezzo un ampio arco a pieno centro oggi murato, chiude lo spazio fra i due corpi di fabbrica.
La parete destra può essere divisa in tre fasce cronologiche: quella centrale è databile tra la fine del XIII e il primo quarto del XIV; l'estremo lato destro e il lato sinistro possono essere correlate al periodo a cavallo tra la fine del Quattrocento e l'inizio del secolo XVI.
Il muro della facciata del corpo di fabbrica di sinistra non presenta aperture di particolare rilievo ma nell'angolo in basso a sinistra, è presente una piccola apertura trecentesca che immette su una terrazza esterna.
Il lato nord-ovest è diviso in tre settori con differenti altezze, è fissato su una scarpata di arenaria rossa e si presenta nella sua totalità composto da varie successioni architettoniche tutte riferibili al XIV secolo.
Il lato nord-est è a tre livelli e mostra anch'esso una successione di varie fasi evolutive susseguitesi nel corso del Trecento. Nell'angolo in basso a destra è presente una scaletta con rampa che porta attraverso un pianerottolo ad una porta.
Il paese è ricordato (Ghorzò) nel 1509 nella mappa della Valle Camonica disegnata da Leonardo da Vinci e conservata a Windsor.
Nel 1929 viene aggregato al comune di Darfo Boario Terme.

Nel mese di agosto ad Angone si tiene una sagra con punto di ristoro dove viene servita l'anatra ripiena con verza e polenta, una specialità tipica.
Confina a nord con Pian di Borno a est con Sacca a sud con Erbanno e a ovest con il comune di Borno

Capo di Lago, costituita da un borgo di poche decine di abitanti, è sorto sulle sponde del lago Moro tra le colline delle Sorline e di Rodino alle pendici del Monte Pora.
Presso Capo di Lago passavano antiche strade di comunicazione, tra cui un troncone della via Valeriana costruita dai Romani, che ricalcava in gran parte antichi sentieri battuti da millenni dalle popolazioni autoctone.
Fino al 1959 ha fatto parte del comune di Angolo Terme.
La chiesetta di Sant'Apollonia fu costruita nel Settecento su una cappella preesistente.
Il paese ha una piccolo, ma significativo, indotto dovuto al turismo legato al vicino lago.



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