martedì 7 luglio 2015

PASPARDO



Paspardo è un comune della Val Camonica e sorge su un pianoro a quota 1000 metri, in una incantevole posizione dominante la Valle Camonica.
Il Comune di Paspardo sorge in una conca sulle pendici settentrionali del Pizzo Badile, dai castagneti di Deria, frazione sita sull'antica strada Valeriana poco distane dal fiume Oglio, alle cime del Tredenus. La maggior parte del territorio comunale è compreso nel Parco dell'Adamello. Da questo luogo il panorama può spaziare dal lago d'Iseo fino a Cedegolo, coprendo un'area di tredici comuni.
I primi insediamenti avvennero in epoca preistorica, la sua storia poi seguì le vicende della Vallecamonica.

L'8 aprile 1299 i consoli della vicinia di Paspardo si recano ad Cemmo dove è presente Cazoino da Capriolo, camerario del vescovo di Brescia Berardo Maggi. Qui giurano secondo la formula consueta fedeltà al vescovo, e pagano la decima dovuta.
Il 24 ottobre 1336 il vescovo di Brescia Jacopo de Atti investe iure feudi dei diritti di decima nei territori di Paspardo al Comune (vicinia) ed agli uomini di Paspardo.
Dal 1927 al 1947 Paspardo fu unita a Cimbergo nel comune di Cimbergo-Paspardo.

In questo antico borgo dal sapore medievale purtroppo vien meno la preziosa attività del contadino e con gli ultimi anziani del paese scompare anche il vasto mondo a essa legato: artigianato, medicina popolare, saggezza dei proverbi e dei modi di dire, cucina nostrana, dialetto (il gai).
L'allevamento del bestiame era l'attività principale svolta dagli abitanti di Paspardo: infatti l'economia diviene montana, gli spazi coltivati diminuiscono e si accentua la presenza di vasti pascoli sulle pendici del Colombè e del Frisozzo.
Il centro di questo paese contadino è uno dei più conservati. L'aspetto è duro, ferrigno; i disegni degli edifici sono semplici, essenziali, la realizzazione sommaria.
L'effetto d'insieme è forte e scabro, denota la povertà di vita e la grezza e possente lotta contro mille avversità, per sopravvivere. I muri realizzati quasi a secco, gli archi a tutto sesto, la presenza di vicoli oscuri immersi nelle case, sotto oscuri e sinuosi vòlti, l'intreccio viario animato dal continuo movimento delle pareti e delle gronde, creano però un effetto d'insieme di grande suggestione, che fa ben presto superare la prima sensazione di grezza povertà suggerita dalla qualità del materiale usato. La zona gravitante intorno a via Fontana ne propone l'esempio più vivo.

Del passato si trovano, nel nucleo storico, alcuni rustici portali, il resto è tutto modernizzato.Il "capitello dei due pini”, inciso nell’età del rame da progenitori delle genti camune è una composizione monumentale realizzata su una parete rocciosa verticale, a circa due metri d’altezza, preventivamente preparata al fine di ospitare le figure incise. Nell’arte preistorica non esiste per ora paragone di ricerca compositiva come quella espressa in questo monumento ricco d’essenzialità grafica, di delicatezza, di movimento, di linee curve, pur nella staticità delle figure incise sulla roccia. Nella composizione sono espressi il simbolo solare a raggiera esterna, i pugnali, una fascia o cintura, costituita da linee parallele, due alabarde ed una figura di cervide.

La Riserva Regionale Incisioni Rupestri di Ceto Cimbergo Paspardo è stata istituita nel 1983 per tutelare il patrimonio di rocce istoriate, di resti archeologici e l’ambiente naturale dei tre comuni di Ceto, Cimbergo e Paspardo.
Il territorio della Riserva, è situato sul versante sinistro orografico della media Valcamonica ed occupa una fascia che ha la sua quota più bassa nella località Zurla a metri 360 e quella più alta nell'abitato di Paspardo (1.000 metri circa).
E' divisa nella sua parte mediana dall'unico importante corso d'acqua: il torrente Re, che ha origine dalla confluenza del rio proveniente dalla conca Tredenus con il torrente che discende dalla conca di Zumella.
L'area della Riserva è coperta per la quasi totalità da boschi. Solo una piccola porzione è ancora coltivata a prato specie nella parte nord-occidentale.
Nel vasto territorio di Paspardo, nella fascia alta (dai 900-1.000 metri), incontriamo importanti località con arte rupestre: In Vall-Castello, Sottolaiolo, il Capitello dei 2 Pini e Dos Custapeta, anche oltre il perimetro della Riserva (e già nel Parco dell'Adamello) sono state individuate aree istoriate in località Dos Sulif, ben oltre i 1.000 metri di altezza.

Scendendo al di sotto di questa aree, e lungo la nuova strada collegante Paspardo con Capo di Ponte, si incontrano le località rupestri di Deria-Scale di Paspardo-In Vitt e Deria: qui l'ambiente è dominato dai grandi castagneti, da frutto e legno, con associazioni di nocciolo, ontano, olmo e ciliegio.

La chiesa parrocchiale di S. Gaudenzio, in stile barocco, si eleva sopra un altura; fu edificata nel '500 e ampliata intorno al 1950.E' impreziosita internamente da alcuni affreschi, sia antichi che recenti, realizzati da Oscar di Prata nel 1953 e da altari lignei di scuola fantoniana.

Nel borgo medievale di Paspardo ci sono alcune case signorili antiche, come Casa Bonfadini, nella piazza omonima, che conserva un frammento di affresco del '500 "Madonna con Bambino e Angeli".
Si trovano portali in pietra e granito in via Recaldini (1576 e 1671), via Fontana, via Croce e via Martinazzoli (1714) e affreschi murali.

Il santuario di Deria è l'emblema della fede popolare degli abitanti di Paspardo. Dedicato alla maternità di Maria, fu edificato in un bosco di castagni nel '700 per volere della popolazione, che desiderava assistere alle funzioni religiose anche nel periodo della raccolta delle castagne.

Il bosco di Deria è ricco di castagneti, alcuni ultracentenari, e di antiche baite con muri in granito e tetti in ardesia (piode). In estate e autunno è consigliata una passeggiata in questa località, ricompresa per la maggior parte entro il Parco delle incisioni rupestri di Ceto-Cimbergo-Paspardo.

Nel Comune di Paspardo, e in parte anche sul Comune limitrofo di Cedegolo, dove alcuni paspardesi hanno delle proprietà, esiste un vasto castagneto, la cui origine risale al secolo scorso e che ha avuto grande importanza nell'economia agricola del paese. Infatti la castagna, fino agli anni sessanta, ha costituito un importante alimento per la popolazione locale, insieme alla patata, alla segale, al grano saraceno e all'allevamento dei bovini e dei suini per il fabbisogno familiare.
Oltre a produrre la farina, la castagna veniva "barattata" nella "bassa bresciana" (da lseo fino oltre Rovato e Chiari) con granoturco, per ricavarne farina per polenta, e con crusca per maiali.
La maggior parte dei terreni coltivati a castagneto sono situati in una zona, chiamata Deria, che si trova a valle rispetto all'abitato ed è collegata con esso da una mulattiera disagiata. Per non costringere i paspardesi, che nel periodo della raccolta delle castagne (ottobre - dicembre) si recavano nella località Deria con famiglia e animali, a salire in paese per partecipare alle funzioni religiose, All' inizio di questo secolo fu costruita in quella zona una chiesa dedicata alla Madonna. Con il passare degli anni la prima domenica di ottobre cominciò a rivestire una particolare importanza e divenne il giorno del ringraziamento per il nuovo raccolto: i contadini portavano in "offerta" delle castagne che venivano poi utilizzate dal Parroco.
In seguito quella domenica rivestì un'importanza sempre maggiore fino quasi a diventare una sorta di "sagra" della castagna.
Dopo gli anni sessanta, come successe per il resto dell'agricoltura, anche la coltivazione e la raccolta della castagna venne sempre più abbandonata al punto che anche la chiesetta fu chiusa.
Nel 1983 la locale Pro Loco pensò di resuscitare quella tradizione e rilanciò la "Festa della castagna" da tenersi la prima o seconda domenica di ottobre a seconda dello stato di maturazione delle castagne. La festa si svolge all'aperto in una amena zona a castagneto, secondo un programma abbastanza standard: messa al mattino nella vecchia chiesa, pranzo sotto i castagni con menu tipico della stagione e del luogo, giochi per i più giovani, caldarroste e strinù nel primo pomeriggio.


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