sabato 1 agosto 2015

CONCESIO



Concesio è un comune posto all'ingresso della Val Trompia, noto soprattutto per essere stato il paese natale di papa Paolo VI.

Concesio è situato nella bassa Valle Trompia, ai piedi del Monte Spina, che ne delimita i confini a nord-est con il comune di Lumezzane, e del Monte Stella che lo separa, a ovest, dal comune di Gussago.

Il Mella è il fiume che scorre anche nel comune di Concesio.

Nasce sui Monti Maniva, Colombine e Corna Blacca per poi confluire dopo circa 96 km nel fiume Oglio all'interno della stessa provincia.

Denominato "la Mèla" dagli abitanti dei paesi che attraversa, il corso d'acqua deriva il suo nome dal latino Mel o Mellis che significano miele, forse ad indicare le antiche qualità ed abbondanza che lo distinguevano. Fino ad alcuni decenni fa Concesio ha sempre avuto uno stretto rapporto con il fiume Mella che, essendo un corso perenne e dalla portata praticamente costante, ha ricoperto un ruolo fondamentale nell'economia della Valle sia in campo agrario (grazie ai numerosissimi canali di irrigazione costruiti fin dal Medioevo) che industriale, oltre che per uso privato nelle case dei cittadini. Naturalmente il fiume è stato anche portatore di numerosi problemi: in passato, infatti, non sono mancate alluvioni e distruzioni. Cause principali:

i torrenti che scaricavano l'acqua piovana nel fondovalle in modo irregolare;
la mancanza di argini delimitati che non impediva l'esondazione e la creazione di zone paludose, nonché la distruzione di edifici e ponti.
Questi problemi sono stati risolti solo tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX, con la costruzione intensificata di argini e protezioni in rete di ferro e pietre di fiume. L'ultima tragica alluvione risale al 1850. Importante da ricordare la presenza, più nota in antichità, di slarghi ed isolotti al centro del fiume, che permettevano il transito con carichi leggeri dove non fosse possibile con ponti. Al giorno d'oggi, sfortunatamente, il problema principale (in continuo aumento) riguarda il fattore inquinamento.

L'origine toponomastica del nome Concesio è probabilmente da ricercare nel termine "concaesa" che indica l'operazione di taglio dei boschi cedui: il territorio che divideva la città di Brescia e la Val Trompia era infatti molto ricco di legname che veniva tagliato ed utilizzato per la costruzione dei tetti delle abitazioni o per il riscaldamento durante i freddi inverni.
Il nome di Concesio (Conces(i)us) appare per la prima volta in un'epigrafe ritrovata ad Augusta, in Sicilia, anche se pare che un nome simile fu inciso su monete d'argento, risalenti al VI secolo, e riconducibili alle tribù galliche dei boi, o comunque transpadani.

Il territorio di Concesio è sempre stato conteso tra valligiani e cittadini privandolo per secoli e secoli d'una propria identità sociale. Gli abitanti stessi, boscaioli in prevalenza (o semplici contadini), vennero contesi da ambo le parti fino alla certa conquista romana. Questo travaglio storico non permise la costituzione d'un centro di aggregazione sociale, la nascita d'un villaggio, per cui non è possibile reperire documenti comprovanti l'esistenza d'un centro abitato diviso tra città e valle.
Nonostante questo tuttavia è possibile, anzi probabile, che il villaggio o pagus fosse più trumplino, cioè ligure o reto-ligure, che cenomane, ma è anche molto improbabile che conservasse a lungo intatte tali caratteristiche, stando gomito a gomito con la città prima celtica, ma ben presto italicizzata, anzi romanizzata anche nella composizione etnica.
Il famoso trofeo delle Alpi (CIL-V-7817) che elenca i nomi dei popoli vinti e sottomessi ad Augusto, comincia proprio con i Trumplini, a cui seguono immediatamente i Camuni. Infatti quando già da tempo la città di Brixia era romana, le popolazioni delle valli finitime erano ancora praticamente indipendenti; Augusto decise di sottometterle stabilmente con operazioni militari che ebbero la caratteristica di vere e proprie guerre più che di azioni di “polizia” interna. Per quanto riguarda la Valle Trompia, le truppe romane al comando di Publio Silio Nerva partirono da Brixia, nel 16 a.C., e forse mossero proprio da Concesio se, come è probabile, questo era l'avamposto dei romani verso la valle; nel 15 a.C. le operazioni si allargarono nella cosiddetta guerra retica condotta da Druso.
"Videre Rhaeti bella sub Alpibus / Drusum gerentem et Videlici" cantava Orazio (Od. IV 17-18), ma intanto la sorte dei Trumplini era già compiuta; se ci sia stata da parte loro qualche ribellione o minaccia alla città è cosa su cui non tutti gli studiosi sono d'accordo. Secondo alcuni le operazioni belliche non partirono da Brixia, ma Silio Nerva sarebbe venuto dall'Istria a marce forzate e, sconfitti i Trumplini (ribelli), si volse poi contro i Camuni.
In questa guerra il territorio, oggi Concesio, ebbe una parte importante solo se lo si pensa come punto di rifornimento all'esercito proteso a conquistare la Valle ribelle. Qualora stesse nascendo un primitivo agglomerato di case, con aspetti sociali tipici, le truppe romane insediatisi distrussero o modificarono radicalmente il carattere proprio di chi si era insediato stabilmente in questa zona boschiva.
Certo i Trumplini diedero del filo da torcere ai Romani, Brixiani compresi, se proprio loro aprono la serie dei popoli montani sconfitti da Augusto per mano dei suoi luogotenenti; e, una volta vinti, furono trattati, almeno in apparenza, assai duramente. Ci racconta Plinio che, dopo la sconfitta, furono dichiarati Venales, cioè schiavi vendibili con le famiglie e tutte le loro cose; ma i Romani erano usi in questi casi a far la voce grossa; applicare poi le terribili ipotetiche sanzioni... era un altro discorso.
Naturalmente tutte queste vicende riguardano Concesio solo indirettamente, se è vero che il villaggio fu integrato abbastanza presto nel territorio della città, municipio o colonia che fosse; ma proprio la sua particolare posizione ci impedisce di affermare con certezza se seguì fin dall'inizio tutte le vicende amministrative di Brixia. Comunque quando i Roscii vengono ricordati dai loro liberti nell'epigrafe a Giove protettore dei loro possessi in Concesio, tutti i Trumplini sono ormai da dodici anni cittadini romani a pieno diritto e, almeno da questo punto di vista, non c'è più differenza alcuna fra la città, Concesio e il resto della Valle; questa era già percorsa allora come oggi da una strada di notevole traffico, e proprio vicino a Concesio, ne sarebbe indizio il caratteristico toponimo Levata.

La storia Medioevale di Concesio presenta una caratteristica costante in moltissime terre di Lombardia, data cioè la permanenza di un vasto ceto dirigente nei Comuni rurali, come in quelli cittadini, di un vero e proprio patriziato. Questi nuclei di cittadini originari amministravano con il criterio "Bonus pater familias" la vita Comunale e i beni del patrimonio comune particolarmente abbondanti nella zona montana e silvestre di Concesio.
La vita, regolata dal suono delle campane, trascorreva serenamente in un'atmosfera di religiosità fondata sulla fede di questo laborioso popolo e sulla onestà dei costumi. Si trattava veramente di "nobiltà".
Il bosco ceduo che per secoli aveva servito la città di Brescia (e borgate limitrofe), si veniva man mano riducendo per far posto alla campagna, alle primissime officine che iniziavano a battere il ferro. Il vecchio nucleo veniva pian piano ingrandendosi fino a raggiungere un vero e proprio "loco trumplino", la presenza della «Pieve» che, qui costruita e già ampliata nel X sec., fu molto importante nella storia del paese perché facilitava l'aggregarsi di famiglie che dalla vicina città venivano a cercare lavoro in questo lembo di terra.
La strada principale della frazione Concesio dell'omonimo Comune, là dove si affaccia l'antico palazzo dei Conti di Lodrone (passato successivamente ai Montini e nel quale il 26 settembre 1897 vide la luce sua Santità Paolo VI, la più fulgida gloria della terra bresciana), porta da lunghi anni il nome di Rodolfo da Concesio. Con questa singolare figura di magistrato medioevale, si ricordava anche una storica famiglia le cui vicende può essere che si identifichino con quelle del luogo di origine e da essa certamente denominato.
Nel 1124 era console un Gandolfo da Concesio; seguendo poi le vicende del libero Comune di Brescia in questo secolo, accanto ai nomi dei gloriosi Valvassori ed Oprando Brusato vincitori della guerra che dal loro titolo feudale prende il nome, troviamo nel 1177 un da Concesio ricordato in modo tutt'altro che lusinghiero. Infatti Adelongo da Concesio e Adamo da Ome, furono severamente puniti da Ardiccio, preoccupato di rimettere ordine nel Governo e nella finanza.
Con Rodolfo da Concesio (uno dei promotori della resistenza al Barbarossa e della Battaglia di Legnano, 29/5/1176), firmatario tra gli altri per Brescia della "pace di Costanza", il nome della famiglia entra in un importante capitolo della storia nazionale ed europea. Rodolfo da Concesio figurerebbe tra i nobili bresciani che parteciparono alla Crociata del 1189. La notizia riferita in una cronachetta del Lauri stampata alla fine del '500, non trova però conferma in altri documenti.
Un'altra notizia di quell'anno, molto interessante ai fini della storia di Concesio, è che nel 1189 il Vescovo di Trento infeudava Lodrone ai Setauri, con il patto che essi non facessero alcuna vendita o cessione di terre ai bresciani. E come i Lodrone abbiano tenuto fede all'impegno è ampiamente dimostrato dagli acquisti che in seguito fecero nelle nostre valli, ed anche a Concesio dove ben presto si spinsero.
Nel sec. XII vediamo ricordata la casa posseduta dai da Concesio in Brescia, ed un altro personaggio della famiglia, Corrado, valoroso oppositore nel 1237 alle truppe imperiali di Federico II in Montichiari. Ma com'è noto la resistenza bresciana fu vana. Né maggior fortuna arrise nel 1260 a Patrizio da Concesio, podestà di Milano, deposto dalla carica in seguito alla assunzione di Martino della Torre, alla signoria cittadina.
Si può dire, senza paura di smentite, che la nobile famiglia dei «da Concesio» (ricordiamo anche Pattuccio di Concesio capitano del popolo a Firenze negli anni 1256/57 che aveva costretto alla rinuncia il ghibellino bolognese Brancaleone degli Andalò), ha scritto delle degnissime pagine nella storia non solo di Brescia ma anche delle vicine città lombarde, in modo particolare Milano. Mancano documenti intorno ad altre loro benemerenze, ma, da quanto avvenuto, si può intuire che questi nobili furono sempre amanti della libertà e della pace. Tali virtù, è indubbio, saranno rifulse nella borgata di Concesio che sempre si onorò, conservandolo, di quel nome in cui si unisce e si confonde la reciproca storia.

Agli inizi del sec. XV, come testimonia il registro delle entrate e spese della Camera di Pandolfo Malatesta signore di Brescia e Bergamo, si trovano nomi di personaggi della famiglia già ricordata dei da Concesio, insieme a quelli dei nobili agresti aventi dimora e beni nel Comune, alcuni di essi sono: Agostino de Soldo, Bertolino de Cirellis, Cristoforo de Castro, Giovannino Tamarate, Pecino de Villa. Questi nobili famiglie si spinsero fino in questa terra, non lontana dalla città, per l'acquisto di terre coltivabili, o per costruirvi delle piccole case ove passare in tranquillità i mesi più caldi dell'anno. La loro venuta fu di grande beneficio per tutti coloro che già qui vi abitavano poiché riuscì a dare lavoro a molti contadini, a molte donne in servizio e, anzi, la popolazione aumentò in fretta a causa di sempre nuove richieste di manodopera spicciola.
Alcune di queste famiglie sussisteranno ancora nei successivi decenni come prova il Registro Veneto dei Nobili estimati nel territorio bresciano tra il 1426 e il 1498, pubblicato dal Monti della Corte. E' interessante notare come si siano aggiunte altre famiglie, i nomi delle quali sussistono tutt'ora: De Rovetta, Petrinellis, De Zanottis, De Pasqualibus, Zapis (Zappa), De Lodrono (Lodrone), Fiorini provenienti dalla Valle Camonica, De Furno, De Bertolinus (Bertoloni), De Miliolis (Miglioli). Anche queste famiglie, provenienti da varie località, con le loro ricchezze, non solo economiche, portarono nuova linfa alla Comunità. Se per lunghi secoli questa terra d'incontro tra la città di Brescia e la Valle era nominata solo per il suo prezioso legname, grazie a questi nuovi insediamenti ora assume anche un posto di competenza nella storia bresciana.      
Concesio venne duramente provata dall'alluvione del fiume Mella nel 1856. Il fiume che tanto aveva dato a questa terra nei secoli precedenti, sembrò in un breve volgere di tempo, riprendersi tutto. I campi vennero allagati e il raccolto distrutto, le officine che forgiavano il ferro vennero gravemente danneggiate dalla furia dell'acqua che non risparmiò le case che si trovavano lì vicine. I Concesiani scriveranno nobili pagine di carità cristiana e di umana solidarietà anche in quelle tragiche ore, quando tutto ormai sembrava finito. Il coraggio degli abitanti di Concesio permise l'immediata ricostruzione delle case distrutte, delle officine danneggiate, dei campi infangati. Le nobili famiglie che qui avevano possedimenti ritornarono per aiutare nella rinascita un paese che, cambiato ormai per sempre, si presentava alla storia, pronto a scrivere nuove pagine da consegnare ai posteri. Oggi questo piccolo quadrato geografico di terra è noto a tutto il mondo: le attività agricole (anche se oggi si sono di molto ridotte) e soprattutto quelle industriali (che sono, al contrario, in piena espansione), il fervore di vita religiosa e caritativa fanno sì che Concesio possa degnamente meritare, per quello che ha potuto dire anche nella storia, una considerazione ed essere additato ad esempio.
Nessun titolo, comunque, né di città laboriosa, né tantomeno di città progressista farebbe onore a questo industrioso centro della provincia di Brescia, quanto quello che tutto il mondo, ammirato, gli riconosce: essere la terra che ha dato i natali all'illustre Pontefice Massimo Paolo VI.

Palazzo Montini è situato all'imbocco dell’antico borgo di Concesio, sulla strada che dalla città portava in Valle Trompia. E' una dimora signorile quattrocentesca che nonostante abbia subito trasformazioni e aggiunte successive lungo i secoli, ha mantenuto intatto il suo impianto originale. Una meridiana, all'interno del cortile, con la scritta "Aeternitatem horas labentes indico" porta la data del 1658 indicando così" un'ulteriore periodo nel quale si sono succeduti interventi che comunque non hanno modificato il progetto originario. Questi rifacimenti e aggiunte si protraggono fino al 1900 circa. La struttura è quella di una tipica casa signorile di campagna con la rimessa per le carrozze, il pozzo per l'acqua, il piccolo portico per gli attrezzi agricoli ed un piccolo giardino ombreggiato per il ristoro dalla calura estiva. Essa sorge a ridosso di una verde collinetta chiamata Colle della verdura. Massiccia e ampia, elegante e rustica insieme, offriva un rifugio solido e sicuro dai boschi limitrofi che a volte potevano riservare brutte sorprese ed un ambiente ideale per il lavoro non solo agricolo ma politico e sociale.
Questa casa venne fatta costruire dalla famiglia Lodron. I Lodron appartenevano ad una nobile famiglia proveniente da Trento, qui giunti verso la fine del XII sec. perché investiti del Feudo sito nella periferia della città comprendente il borgo di Concesio. Tra i Conti di Lodron figurano anche due vescovi: Francesco Lodrone del 1600 e Sebastiano Lodrone del 1643, ambedue battezzati nella Parrocchiale di S. Antonino e sepolti nell'attiguo oratorio di San Rocco di proprietà della famiglia stessa fino alla costruzione della nuova chiesa dedicata al Santo francese.
La costruzione originaria quattrocentesca è l'edificio a tre piani che si affaccia sull'attuale via Rodolfo da Concesio. E' stata costruita a forma rettangolare e alcuni particolari costruttivi e decorativi sono ancora esistenti e ben visibili, come le cornici alle finestre di facciata al piano terra in sfondato con archi inflessi (ha la sagoma dello scudo sannitico rovesciato), all'interno è possibile vedere ancora oggi i peducci delle volte e poi il tipo delle volte stesse. I soffitti del secondo piano a travetti lacunari con tavolette dipinte terminali indicano chiaramente lo stile elegante del '400. Sopra il portone d'ingresso nel XVII secolo venne costruito uno splendido balcone in ferro battuto inginocchiato che abbellisce e dona ancor più eleganza e stile all'intero edificio.
Varcato il portone, ci si trova sotto un ampio portico che immette nel giardino interno; qui una piccola porta, collocata sulla sinistra, conduce a due locali rustici a volta, intramezzati alla fine del secolo scorso, con un corrispondente portico a mattina. A monte di questi la tipica sala grande di soggiorno, la caminada, con volta a crociera assai simile alla seguente verso mattina. Fra i due locali lo stretto vano della scala originaria. La scala maggiore attuale venne ricavata nel Seicento nel vano di tre sale sovrapposte nel corpo principale. Altre aggiunte, che possono essere assegnate alla riforma della casa avvenuta sempre nel XVII secolo, sono il portico di quattro campate dalle colonne tozze e tre altri locali che completano il fabbricato a mattina.
Al primo piano la disposizione delle stanze segue con esattezza quella del piano terreno. La parte quattrocentesca è a locali con volte a crociera, come le sottostanti. La parte seicentesca è notevole soprattutto per la decorazione pittorica. Nei soffitti delle due sale in estremo est vi sono medaglioni centrali che recano i simboli del sole e dell'aquila, quest'ultima col motto In sublimis securitas. Più importante invece è la galleria impostata sul portico a monte, che presenta un soffitto a travetti decorati ed un'alta fascia con dodici piccoli medaglioni con paesaggi e macchiette entro i cartigli, di ottima mano, rappresentanti i mesi ed i segni dello zodiaco. Degna di nota è pure un'altra sala, sita in un corpo aggiunto a sud, costruita e decorata nel Settecento la cui volta è suddivisa in medaglie a stucco ed affrescate: la centrale con la Notte e l'Aurora, quelle d'angolo con putti, di discreto pittore nell'orbita dello Scalvini. Il secondo piano, nella parte verso sud venne rispettato dalle varie trasformazioni ed infatti i locali presentano tutti il soffitto a travetti, mensolette terminali, lacunari e tavolette dove vi si possono ancora leggere parti dei dipinti attribuibili al sec. XV.

Muovendosi verso l'interno del paese troviamo la Pieve, una chiesa fondata nel IX secolo, sulle rovine di un luogo di culto preesistente, forse un oratorio, alla quale venne poi aggiunto un piccolo cimitero e qualche costruzione correlata, che diede il nome alla zona (frazione) di Concesio in cui si trova: la Pieve di Concesio. Consacrata nel 1540 da monsignor Gerolamo Vascherio, e dedicata a Sant'Antonino di Piacenza, la chiesa mantiene ancora la forma e la posizione di allora.
Il 31 gennaio del 1650 venne donato dall'arciprete Caradelli, il primo organo, mentre più tardi, dal 1727 al 1730, Giovan Battista Marchetti, architetto del Duomo nuovo di Brescia, realizzò, su incarico della parrocchia, le cappelle del SS. Sacramento, e le due adiacenti dedicate a San Carlo Borromeo e a Santa Caterina d'Alessandria. Nel presbiterio campeggia l'altare maggiore, che colpisce per la propria maestosità, mentre sullo sfondo è raffigurato il Martirio di Sant'Antonino, opera del bolognese Giovan Gioseffo Dal Sole. La navata di destra contiene l'altare di San Lorenzo, con un dipinto di Cristo Spirante realizzato dal bresciano Daniele Olmi nel 1733, mentre a seguire troviamo l'altare di Pietro Scalvini, dedicato a Maria Assunta, che contiene un affresco riguardante l'assunzione di Maria, considerato da molti, uno dei più bei capolavori del Settecento bresciano.

L'oratorio di San Rocco, edificato sicuramente prima del 1500, era un luogo di preghiera della famiglia Lodron. Al suo interno possiamo trovare affreschi di Jacopo Palma il Giovane, come "Madonna col Bambino e i santi Rocco, Girolamo, Elena e Sebastiano", incastonato in soasa lignea dorata, contenuta tuttora nella chiesa di San Rocco a Concesio. Nel 1928 venne costruita a lato una chiesa più grande predominando così sulla più piccola, ma più antica costruzione, che in seguito divenne abitazione privata, anche se nella controfacciata "moderna", compaiono due affreschi appartenenti all'oratorio originale.

Un altro oratorio, quello di Sant'Andrea, situato presso la frazione chiamata Antegnago o Artegnago, dedicato al santo apostolo contribuirà a rinominare la frazione da Angegnago appunto in Sant'Andrea. È posto al di sotto del livello stradale, e tutt'oggi difficilmente visibile per via della posizione nei confronti della carreggiata stradale, viene fatto risalire intorno al XV secolo, così come il piccolo campanile annesso, che venne però ristrutturato nel 1620. Oggi è agibile, e completamente restaurata.

Nella zona di San Vigilio troviamo la chiesa di San Vigilio al monte, una piccola costruzione, situata in prossimità del colle principale di San Vigilio, che alcuni studiosi ipotizzano possa risalire al 500, e possa aver contenuto delle reliquie del santo a lei dedicata: San Vigilio. Al suo intero troviamo affreschi (presumibilmente) cinquecenteschi, oltre che una statua di San Rocco del 1700.

La parrocchia di San Vigilio, intitolata a San Gregorio, e venne costruita nei primi anni del Trecento, e poi ristrutturata nel 1632. Al suo interno è presente una tela di una tela Paolo Caylina il Giovane del 1540, la Madonna col Bambino tra Santa Caterina da Siena ed un'altra santa domenicana, insieme ad altre tele ed affreschi seicenteschi e settecenteschi.

Un particolare ruolo artistico-religioso è svolto dal santuario della Madonna della Stella, posto sul colle della Selva, poi rinominato della Stella, proprio grazie alla presenza del santuario mariano, tra San Vigilio, Cellatica e Gussago. Realizzato nei primi del Cinquecento, al suo interno sono custoditi quadri e sculture di indubbio valore artistico, realizzate tra il 1500 e il 1700. Tra gli artisti maggiori che abbellirono questo luogo troviamo il Romanino e Luciano Minguzzi.

La chiesa di Santa Giulia a Costorio venne realizzata verso fine Ottocento, per rispondere alla crescita continua della popolazione residente, ma la cui struttura originale viene fatta risalire al XVI secolo, come cappelletta dedicata alla Maria Vergine e a Santa Giulia martire. Venne inaugurata il 3 settembre del 1912, e finalmente intitolata alla Santa martire in Corsica. La facciata, divisa in tre parti da grossi cornicioni, presenta richiami ad elementi settecenteschi, oltre che quattro finte colonne ornamentali. All'interno troviamo la pala de La Madonna col bambino e I Santi Giulia, Lucia e Francesco D'Assisi, disegnati da Jacomo Ferrabosco nel 1688.

Attualmente Concesio è diviso in 8 frazioni distinte, ma confinanti una con l'altra, offrendo quasi sempre una certa soluzione di continuità del territorio.

Nella zona sud-est, confinante con il comune di Bovezzo, troviamo la frazione di Antegnago, o meglio conosciuta come Sant'Andrea, nata all'incirca nel XV secolo per via dell'oratorio da cui poi prenderà anche il nome.

A mezzogiorno troviamo la frazione della Stocchetta, facente capo anche al comune di Brescia, e il cui nome risale al tempo dei longobardi, quand'era chiamata "Cà d'Esem", ovvero "Casa d'Esimo".
Il nome Stocchetta deriva dalla probabile presenza nella zona d'una piccola fabbrica di stocchi, ovvero piccoli pugnali. Quest'ipotesi è accreditata anche da una satira di Vittorio Alfieri, il quale apostrofava le donne sue contemporanee per l'ostentata scollatura sul petto.

Campagnole è una frazione situata tra la "Stocchetta" e "Ca' de Bosio", e si caratterizza per l'esigua presenza di insediamenti abitativi per favorire uno sviluppo più che altro industriale. In passato la zona era adibita all'agricoltura, e alla pastorizia, oltre che alla pesca, data la vicinanza con il fiume Mella. Da qui il nome Campagnole.

Le Roncaglie sono la zona che congiunge "Sant'Andrea" e "Campagnole" dalla "Pieve di Concesio". Oggi è caratterizzata da un discreto insediamento urbano, tenuto conto della situazione scoscesa e sconnessa del terreno, dovuta alla vicinanza con il monte Spina. Questa sua natura collinare gli è valso l'appellativo di Roncaglie.

La Pieve di Concesio prende il nome dalla chiesa edificata sul suo territorio, anche se documenti storici sul suo conto, dimostrano che questa zona era già insediata molto tempo prima. È il cuore del paese, sia per la disposizione geografica che dal punto di vista storico. Da qui infatti, partì il motore che sviluppò il paese moderno.

Qui nacque Rodolfo da Concesio, magistrato medievale che fu tra i promotori della resistenza a Barbarossa, e firmatario della pace di Costanza.

San Vigilio situato in un'insenatura che dalla Val Trompia porta alla Franciacorta, ed attualmente confinante con i comuni di Cellatica e Gussago, era comune autonomo già nel 1297, e fu annesso al territorio comunale di Concesio nel 1928.

Gli elementi storici riguardo a questa frazione risalgono almeno all'epoca romana, e per alcuni versi la sua storia differisce quasi integralmente da quella di Concesio paese.

Costorio è l'ultima di Concesio prima del comune di Villa Carcina, ed è situato nella strozzatura che il fiume Mella dà con le colline circostanti. L'origine di questa frazione è attribuibile ai primi del Cinquecento quando venne edificata la piccola cappella dedicata a Santa Giulia. Ovviamente la forma e la densità abitativa attuali sono molto diverse da quelle che aveva all'epoca, quando ancora era una località agricola, più che altro di passaggio per raggiungere la Val Trompia.

Lo sviluppo che ha permesso lo stato attuale delle cose è databile nei primi anni del 1830, quando lavori di ammodernamento della Via Triumplina, permisero di ampliare le soluzioni urbane preesistenti, e di fare di Costorio una vera e propria frazione.

Concesio è famosa soprattutto per aver dato i natali il 26 settembre 1897 a Giovanni Battista Montini, che fu il 262º papa dal 21/06/1963 al 06/08/1978 con il nome di Paolo VI. Beatificato da papa Francesco il 19 ottobre 2014.

In tempi antichi fu patria di nascita di rilevanti personaggi come i principi-vescovi di Gurk, Sebastian e Franz von Lodron.

Inoltre Concesio è stata dimora per molti altri personaggi illustri, come Girolamo Sangervasio, patriota italiano, residente nella frazione Campagnola, Luigi Rizzardi, volontario garibaldino nei Mille, vissuto e morto a San Vigilio, Fausto Bertoglio, ciclista vincitore del Giro d'Italia nel 1975, e Mario Balotelli, calciatore del Liverpool che il 13 agosto 2008 ha ricevuto, dall'allora sindaco Diego Peli, la cittadinanza italiana. Legata a Concesio è anche la giornalista de Il Sole 24 ORE Cristina Balotelli, sorella del calciatore Mario, inviata in Afganistan.

A Concesio nacque anche Giovanni Battista Bosio, arcivescovo di Chieti e Vasto.

La principale squadra di calcio della città è Concesio Calcio A.S.D. che milita nel girone D lombardo di Promozione. È nato nel 1974.




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