domenica 6 settembre 2015

FORMULA 1 E INQUINAMENTO

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La Formula 1 non è solo un mondo dorato dove si spendono centinaia di migliaia di euro per una piccola appendice aerodinamica: una maggiore attenzione verso l’ecologia ha portato alla riduzione delle emissioni inquinanti e le tecnologie sviluppate in questo sport hanno trovato spesso applicazione in altri campi, alcuni impensabili e lontani dal mondo dell’automobile.

La Formula 1 viene spesso additata come la sintesi perfetta di un mondo eccessivo, sprecone e inquinante come tutto l’ambiente che gli gira intorno fatto di vip, superyacht, top model ed elicotteri. Ma bisogna riconoscere a questo sport di essere anche la fucina di un gran numero di innovazioni a favore dell’ambiente.

Una delle maggiori ossessioni in Formula 1 è sempre stata quella della riduzione dei consumi di carburante, perché meno benzina imbarchi e più veloce riuscirai ad andare. Come risultato di questo, sono nate e sono state affinate tecnologie come quella del turbocompressore, dell’iniezione diretta e dei sistemi di recupero dell’energia cinetica (il Kers), ora presenti sulle auto di serie.

Negli ultimi anni, quando la coscienza ecologista è aumentata nell’opinione pubblica mondiale, la Formula 1 ha esteso i suoi studi sulle proprie emissioni inquinanti non solo alle monoposto in gara ma anche a tutto il processo di sviluppo e produzione che ne sta dietro.
Una ricerca commissionata alla Trucost aveva messo in luce come, abbastanza sorprendentemente, i gran premi di Formula 1 fossero responsabili solo dello 0,3% delle emissioni totali di questo sport. Richard Mattison, CEO della Trucost, spiega così questo risultato: “Le gare sono di gran lunga la parte più piccola dell’equazione. La più grande fetta delle emissioni viene dalla produzione delle monoposto e delle materie prime, nonché dall’uso di energia elettrica. Le squadre utilizzano una grande quantità di potenza di calcolo durante le prove e le gare“. Più che i motori ad inquinare sono così i tanti computer al lavoro nei box e nelle fabbriche di un team.



Una macchina da Formula 1 ha consumi che non sono in linea con la nuova coscienza ecologica che permea i cittadini e i produttori di veicoli. Le monoposto da corsa consumano, in media, qualcosa come 75 litri di carburante ogni 100 chilometri percorsi e i loro potenti motori V8 sono ben lontani dall’essere ecologici.
La domanda posta dall’Unione Europea alla Fédération Internationale de l’Automobile, il comitato organizzatore dei gran premi di Formula 1, è di cominciare a progettare e incorporare veicoli verdi ed elettrici nelle proprie gare. In questo modo la UE ritiene che si possa aumentare il livello di coscienza ecologica dei cittadini europei e creare un interesse positivo nei confronti dei trasporti ecologici. Per ora il piano dovrebbe prevedere delle gare di speciali veicoli, come una categoria di kart o monoposto elettrici, ma in futuro potrebbe riguardare anche le prestigiose automobili da Formula 1.
Non tutti sono d’accordo - Secondo il presidente della FIA, Jean Todt, ci si può pensare: “Vogliamo il prima possibile includere nuove categorie con nuove energie. Non appena possiamo farlo in tutto il mondo, lo faremo”. Ma non sarà un passaggio facile, sempre secondo Jean Todt, il punto focale è che i costruttori di auto da corsa sono interessati a sviluppare le performance, mentre lo sviluppo di tecnologie verdi nelle corse non sono all’ordine del giorno nell’agenda dei team sportivi, perché aumentano i costi per la ricerca ma non incrementano le prestazioni in gara.



Il Mercedes è il più casinista, di una rumorosità metallica. Il Ferrari sembra tutto elettrico, sia sulla F14 T che sulla Sauber ronza come un moscone. E il Renault ha un turbo che fischia come un treno.  Ma il vero problema è che le nuove F1 a motore turbo fanno meno rumore. Una volta, quando erano in pista, le sentivi ovunque; adesso, dopo quattro curve, le vedi ma non le senti. Il rumore dei nuovi motori è di appena 9 decibel inferiore a quello dei “vecchi” V8 aspirati. Ma ad orecchio si fa fatica a crederlo. Di sicuro le frequenze sono diverse, manca la sonorità metallica degli scarichi, i gas sfogano quasi tutta la loro energia fra le palette del turbo.

Successe lo stesso così anche nel 1981, quando i turbo sostituirono gli aspirati. Un borbottìo sommesso e cupo invece di un suono fragoroso che spaccava i timpani. D’altronde è naturale: il turbo è come se fosse una specie di silenziatore messo all’uscita dei collettori di scarico. I silenziatori delle marmitte stradali di auto e moto sono formati da un grosso tubo pieno di paratìe dove i gas di scarico, incuneandosi e girando attorno a questi ostacoli, perdono gran parte del loro potere sonoro. Nel turbo avviene lo stesso effetto: i gas di scarico, invece di fluire liberamente e fragorosamente dai collettori di scarico diritti, vengono deviati verso una turbina girevole a palette e con la loro pressione la fanno vorticare a un regime elevatisssimo (50mila giri); ma in questo modo disperdono gran parte della propria energia sonora e quando poi escono all’aperto il suono risulta strozzato.



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