venerdì 4 settembre 2015

LA LOMELLINA

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La Lomellina è una regione storico-geografica, sita nella zona sud-occidentale della Lombardia compresa tra: il Sesia a ovest, il Po a ovest e a sud, il Ticino a est e il Basso Novarese a nord.

Anche se oggi la Lomellina appare come una regione abbastanza omogenea e ben identificata, la sua formazione come precisa entità storico-amministrativa fu il frutto di un processo lungo e complesso, che si poteva dire concluso solo verso la fine del Medioevo.
Indubbiamente la Lomellina, nell'ambito della Pianura Padana, ebbe alcune caratteristiche peculiari. Qui più che altrove la fitta coltre boscosa che ricopriva la pianura in epoca preistorica si conservò a lungo: ancora in epoca rinascimentale la zona aveva ampie foreste, assai rinomate per la caccia, che facevano della Lomellina il luogo prediletto per gli svaghi dei Signori di Milano.

Questa situazione probabilmente non era venuta meno neppure in epoca romana, poiché non si trova traccia in Lomellina della centuriazione che caratterizza gran parte della Pianura Padana, se non attorno a Vigevano (che costituiva un lembo della campagna centuriata di Novara). La zona pertanto non vide una deduzione di coloni, e le popolazioni locali, di origine preromana, subirono un lento e forse pacifico processo di romanizzazione nel corso del I secolo a.C. La zona non doveva essere etnicamente compatta in epoca preromana: se è vero che i popoli antichi della pianura padana si raccoglievano attorno ai fiumi, principali vie di comunicazione in assenza di strade, la Lomellina doveva essere il luogo di confine e forse parziale sovrapposizione dei popoli che vivevano lungo i fiumi che circondano da tre parti la zona: i Levi del Ticino, i Marici del Po e i Libicii del Sesia (fondatori i primi due popoli di Pavia, e l'ultimo di Vercelli). Questi popoli facevano parte del residuo ethnos ligure padano; più a nord, verso Novara, si trovavano popoli di prevalente origine celtica (Victimuli, Vertamocori).
La regione aveva dunque centri urbani appena fuori dai suoi confini, ma costituiva un'area singolarmente vasta, per la pianura padana, priva ancora in epoca romana di centri urbani importanti. Questa situazione venne parzialmente mutando quando i Romani potenziarono la rete stradale a nord del Po, verso le Gallie: la Lomellina era attraversata da un'importante strada che da Pavia, attraverso Duriae (Dorno), Laumellum (Lomello) e Cuttiae (Cozzo), portava verso Torino e le Alpi (dunque le valli dei fiume Dora, Duriae, e la provincia delle Alpi Cozie, Cuttiae). È significativo che gli unici centri antichi conosciuti siano noti dagli itinerari e non da testi letterari o epigrafici (solo Lomello è citata in un testo storico, piuttosto tardo -355- e sempre in riferimento alla strada: Ammiano Marcellino, XV.8.18): per i romani la Lomellina era ancora solo una zona da attraversare. Questo peraltro non significa che la popolazione locale non avesse dato vita a insediamenti notevoli, anche se non urbani. In quest'epoca probabilmente la Lomellina era divisa tra i municipi di Vercelli, Novara e Pavia. La parte sudorientale della Lomellina si chiamava Aliana: si parla infatti di una regione Aliana inter Padum Ticinumque amnes (Plinio il Vecchio, Nat. Hist, XIX, 9), celebre per i lini. In prossimità c'era anche una regione Retovina il cui nome potrebbe derivare da un luogo detto Retovium, forse il Redobium del Medioevo, ovvero Robbio.

Un vero cambiamento si ebbe solo nella tarda antichità e nel primo Medioevo, a seguito dello straordinario aumento di importanza di Pavia, divenuta capitale dei Goti, dei Longobardi e dei Franchi in Italia. Come vedremo, il rapporto con Pavia fu decisivo per la Lomellina, anche se fu contraddittorio e spesso conflittuale. Indubbiamente il primo effetto fu l'aumento di importanza di Lomello, che divenne in epoca franca sede di contea. Lomello fu un primo centro urbano in grado di invertire la condizione di perifericità della Lomellina: sorto sull'Agogna, che era verosimilmente l'antico confine tra Pavia e Vercelli, riunì una vasta area dell'attuale Lomellina, anche se la parte orientale continuò a far capo a Pavia e altre zone marginali a Novara e Vercelli. Il rapporto di questa contea con Pavia ebbe un rapido e contraddittorio sviluppo: i Conti di Lomello divennero Conti del Sacro Palazzo di Pavia e Conti di Pavia, ma questo predominio lomellino si invertì quasi subito: Pavia prima scacciò i Conti, poi li combatté e infine li sottomise (1146). D'altra parte la Lomellina assoggettata assunse i connotati odierni, poiché Pavia diede il nome di Lomellina a tutti i suoi domini a occidente della città, comprendenti sia l'antica contea di Lomello, sia le terre adiacenti già pavesi, sia infine lembi del territorio vercellese e novarese che il potente comune pavese aveva conquistato. In tal modo possiamo dire che la Lomellina secondo il nostro concetto ha senso solo in quanto dominio pavese, lo stesso che si deve dire per esempio dell'Oltrepò Pavese; ma mentre quest'ultimo si definisce semplicemente come le terre situate a sud del Po, anteriormente prive di qualunque unità, che Pavia unificò conquistandole, la Lomellina presentava un nucleo indipendente di aggregazione che rende riduttivo vederla semplicemente come una parte del più vasto dominio pavese. Si aggiunga che la vicinanza di altri centri urbani (Vercelli, Novara, Alessandria e Milano) rese meno forte la presa del capoluogo sulla regione, specie quando la potenza di Pavia cominciava a declinare.

Dopo la conquista viscontea del territorio pavese la Lomellina veniva confermata alla Contea di Pavia, poi elevata a Principato. Ma nel XVII secolo, sempre nell'ambito dello Stato di Milano, la Lomellina cominciò ad avere una maggiore autonomia amministrativa (per esempio ebbe una propria Congregazione indipendente da quella cui faceva capo il resto del Principato), e nel 1707, conquistata dai Savoia durante la Guerra di successione spagnola (possesso confermato nel 1713 con la pace di Utrecht), divenne una provincia autonoma (l'Oltrepò fu a sua volta annesso nel 1743 e separato da Pavia, ma continuò a chiamarsi pavese; qualunque riferimento all'antico capoluogo mancava invece nel caso della Lomellina). Già nel 1532 una parte della Lomellina, comprendente Vigevano, Robbio e i paesi vicini, era stata staccata da Pavia e costituita in provincia a sé, col nome di Contado di Vigevano o Vigevanasco: anch'esso passò ai Savoia nel 1743, dunque dopo la Lomellina. In tal modo nell'età moderna si ebbe un'idea più ristretta della Lomellina. Solo nel 1818 le province di Lomellina, con capoluogo Mortara, e di Vigevano, furono riunite, e il nome Lomellina ricominciò a indicare l'intero territorio noto oggi con questo nome.
Nel 1859, ormai all'alba dell'unità nazionale, il decreto Rattazzi stabilì la riunione della Lomellina e dell'Oltrepò Pavese, già piemontesi, con la Provincia di Pavia tolta all'Austria, nella nuova provincia di Pavia, nell'ambito della quale fu istituito il circondario della Lomellina, con capoluogo Mortara.

La Lomellina, dal punto di vista geomorfologico, risale all'era quaternaria. Il territorio, fertile e pianeggiante, è caratterizzato dai lunghi filari dei pioppi, che delimitano le grandi estensioni dei campi e scandiscono il ritmo del tempo. Questa campagna è stata coltivata per diversi secoli principalmente a frumento, mais e foraggio; tuttavia, oggi, la Lomellina è il regno del riso e, grazie a ciò, la provincia di Pavia è la prima produttrice risicola italiana.

In origine, l'area fu modellata da fiumane che depositarono sabbia e ciottoli formando dossi, conche e avvallamenti che si conservarono, costellati di paludi e boschi, fino al Medioevo. L'ambiente che vediamo oggi è frutto di un lavoro che l'uomo ha intrapreso fino a rendere queste terre fra le più fertili del mondo. Infatti, nulla di questo tranquillo paesaggio è naturale: tutto è stato costruito, trasformato ed organizzato dall'uomo con infinita e secolare pazienza. Per natura questa terra di risorgive è stata per secoli un'impraticabile palude, ma le comunità dei monaci nel medioevo, che bonificarono la zona introducendo le marcite, la colonizzazione feudale nel duecento e le grandi riforme agricole introdotte dagli Sforza, che sperimentarono la coltivazione del riso, hanno fatto di questa zona un mosaico di ricchissimi campi di cereali. Al servizio di questa estensione di coltivazioni, a fianco dei tre fiumi naturali che delimitano la Lomellina, è stato organizzato un complesso sistema idrico di rogge e canali, che hanno dato vita alla costruzione dei mulini, e sono sorte le cascine "a corte chiusa", tipici insediamenti rurali della Pianura Padana.
Questo habitat lentamente sta recuperando il suo equilibrio biologico; sono stati compiuti alcuni significativi passi nella conservazione delle aree ambientali di un certo interesse naturalistico e tuttora diverse zone stanno per essere recuperate dal punto di vista ambientale; il primo e più importante passo compiuto è stata la costituzione del Parco Fluviale del Ticino, di primaria importanza per la conservazione di molte specie di piante e di animali. Particolare attenzione è stata rivolta alla protezione delle diverse garzaie, e sono stati conservati alcuni boschi con vegetazione autoctona della Pianura Padana; tra questi ricordiamo:

il "Bosco Siro Negri" a Zerbolò;
il "Bosco Giuseppe Negri", tra San Martino Siccomario e Pavia;
la "Palude Loya" tra Zeme e Sant'Angelo;
il "boschetto di Scaldasole", nell'omonimo comune.
Tra le aree in fase di costituzione o di rimboschimento ricordiamo la "Lanca dell'Agogna Morta", tra Nicorvo ed il confinante comune piemontese di Borgolavezzaro.

Diverse sono le possibilità che vengono offerte per poter conoscere la storia della terra, e gli aspetti culturali, le tradizioni, le arti ed i mestieri del mondo rurale della Lomellina.

Sono da segnalare alcuni musei, in cui vengono custoditi reperti archeologici rinvenuti nel nostro territorio, opere d'arte, ed altri vari oggetti che permettono di approfondire la cultura ed i modi di vita degli antenati.

Inoltre non possiamo dimenticare che il duro lavoro dei campi, le avversità della natura, le pene quotidiane, hanno nei secoli insegnato alla gente delle cascine che per la loro sopravvivenza erano necessarie valvole di evasione, che non fossero tuttavia in contrasto ne' con la saggezza, ne' con la religione. Ecco allora che le feste, le sagre, le fiere di paese erano attese come logica e giusta ricompensa di una vita di sacrifici. Partecipare è più che essere presenti. Si diventa attori e spettatori nello stesso tempo di una realtà che sconfina nel sogno. Carnevali in cui si recita a soggetto, processioni a cui si presenzia incolonnati quasi militi della Fede, canti e balli popolari in cui si intrecciano sentimento, nostalgia, desideri di incontri.
La campagna lombarda è stata palcoscenico ideale, per secoli, di questa gioia di vivere della gente comune. E ancora oggi, pur nello sconvolgimento del nuovo modo di intendere il divertimento, rimangono episodi e manifestazioni di così grande interesse che la loro fama ha valicato i confini regionali e nazionali.
Particolarmente vivo nella memoria è rimasto il ricordo delle "mondine".

I comuni che formano la Lomellina sono: Alagna, Albonese, Borgo San Siro, Breme, Candia Lomellina, Carbonara al Ticino, Cassolnovo, Castello d'Agogna, Castelnovetto, Cava Manara, Ceretto Lomellina, Cergnago, Cilavegna, Confienza, Cozzo, Dorno, Ferrera Erbognone, Frascarolo, Galliavola, Gambarana, Gambolò, Garlasco, Gravellona Lomellina, Gropello Cairoli, Langosco, Lomello, Mede, Mezzana Bigli, Mezzana Rabattone, Mortara, Nicorvo, Olevano di Lomellina, Ottobiano, Palestro, Parona, Pieve Albignola, Pieve del Cairo, Robbio, Rosasco,  San Giorgio di Lomellina, Sannazzaro de' Burgondi, Sant'Angelo, Sartirana Lomellina, Scaldasole, Semiana, Sommo, Suardi, Torre Beretti e Castellaro, Tromello, Valeggio, Valle Lomellina, Velezzo Lomellina, Vigevano, Villa Biscossi, Villanova d'Ardenghi, Zeme, Zerbolò, Zinasco.



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