venerdì 4 settembre 2015

VOGHERA



Voghera è un comune della provincia di Pavia in Lombardia.

Il territorio di Voghera è situato nella parte sud-occidentale della Lombardia, a sud del fiume Po. Sorge sulle rive del torrente Staffora nel lembo iniziale della pianura padana. È il centro principale dell'Oltrepò Pavese e rappresenta un importante nodo ferroviario e stradale ed un rinomato centro vinicolo e industriale.

I primi insediamenti sul territorio risalgono al neolitico e sono dovuti, con tutta probabilità, al clima mite e alla presenza di corsi d’acqua.

Come si desume, da varie fonti storiche e dalle poche epigrafi ritrovate finora, Voghera sarebbe da identificarsi con l’antica Iria, insediamento fondato dai liguri Iriati di origine celtica.

Questo territorio, che vide anche la presenza degli Etruschi e dei Galli, venne inscritto nella IX Regione di Roma a seguito della suddivisione augustea. La presenza romana fa di Iria, grazie alla sua posizione geografica, un “centro di strada” di indubbia rilevanza logistica.

I pochi ritrovamenti archeologici non sono sufficienti a fornire dati certi sul nucleo romano originario, pertanto la fonte topografica rimane quella più importante per quanto riguarda l’identificazione della vecchia città. Con tutta probabilità l’antico abitato doveva sorgere nei pressi del Duomo, quindi in quell’area compresa tra le attuali via Emilia, via Cairoli, via Cavour ed il Castello.

Nel corso degli anni è verosimile che l’insediamento venga ripetutamente devastato dal passaggio di vari eserciti, tra i quali possiamo ricordare quelli di Magno Clemente Massimo (387 d.c.), Attila (452), dei Borgognoni e dei Rugi (fine IV secolo), e più volte ricostruito.

Alla fine del VI secolo Iria torna ad essere un villaggio, un “vicus” per l’appunto, ed è presumibilmente in questo periodo che il nome si modifica dando origine a quello attuale: “Vicus Iriae” poi volgarizzato in “Vicus Eira” e quindi “Viqueria”. Pertanto si può asserire che il borgo medioevale viene edificato sui resti dell’antica colonia romana.

Dopo la conquista longobarda di Pavia (572), Re Alboino, nella sua espansione verso il sud, conquista tutte le terre a destra del Po incluso il territorio ove sorge Voghera.
Il primo documento risalente al periodo Longobardo (su pergamena, datato 27 novembre 714, conservato presso l’Archivio di Stato di Milano), si riferisce all’esistenza a Voghera dell’Oratorio di San Pietro allo Staffora.

Durante il VII e l’VIII secolo il nucleo urbano, godendo dei benefici della vicinanza della capitale Longobarda (Pavia), si sviluppa sul vecchio “castrum” e vede sorgere le prime opere di fortificazione. La sua principale fonte di irrigazione è data dal torrente Staffora (da “stat foras” così denominato per il suo continuo straripare) e dalla sua deviazione, il canale Lagozzo che serve ad alimentare i nove mulini presenti nel borgo.

Nel 774, con la sottomissione del Regno Longobardo a Carlo Magno, ed in base alla nuova suddivisione in contee, il borgo di Viqueria viene annesso alla diocesi di Tortona ( alla quale appartiene ancora oggi).

A tale proposito si può citare un documento datato 1 febbraio 915, (nel periodo, quindi, in cui l’autorità temporale faceva capo al vescovo – conte di Tortona), in base al quale si apprende che Re Berengario I° concede alla Pieve di San Lorenzo di Voghera ogni pubblico diritto sulle acque dello Staffora, dalle sorgenti sino a tutto il territorio vogherese, (documento conservato nell’archivio della Curia Vescovile di Tortona).

E’ sempre in questo periodo che Voghera, oltre a divenire un centro di intensi scambi commerciali sede di mercati settimanali e di almeno due fiere annuali, vede accrescere la sua importanza quale luogo di transito e di sosta per i pellegrini diretti in terra Santa e a Roma. Ne sono prova la presenza di molti ospedali, di ricoveri per viandanti e la morte di San Bovo, avvenuta nel 986 di ritorno da un pellegrinaggio a Roma.

Nel XII secolo Voghera, contesa tra Pavia e Tortona, si schiera con Federico Barbarossa, ed è in questo periodo che compaiono le prime citazioni alle cinque porte di Voghera:
Porta San Pietro che sulla strada Romea verso est portava a Piacenza (l’attuale via Emilia su Piazza San Bovo).

Sotto il regno di Arrigo VI (figlio del Barbarossa) il borgo, viene esautorato dai poteri vescovili aumentando così la sua autonomia.
Comprova una ulteriore possibilità di autonomia il documento pergamenaceo dato in Pavia il 26 giugno 1271, (conservato presso l’Archivio storico del Comune di Voghera), dal quale risulta che il Comune di Pavia ha venduto alla comunità di Voghera il diritto di eleggersi il Potestà (ed i Consoli di giustizia, con decorrenza dal 1 gennaio 1272, con riserva di riscattare tale diritto).

Dal 1358 Voghera passa sotto il dominio dei Visconti, (fa eccezione il periodo maggio 1363 – luglio 1364, nel quale viene occupata dal Marchese di Monferrato).
Nel 1361 i Visconti fortificano il borgo circondandolo di mura e fossato e dando inizio alla costruzione del castello, con imposizione ai Comuni di Casteggio, Broni, Casei, Montebello, Rovescala, Nazzano, Oliva, Pietra, Fortunago, Montalto, Mondondone, Santa Giuletta, Gerola e Sale di contribuire all’esecuzione di quelle opere.
Infeudata nel 1436 da Filippo Maria Visconti alla famiglia Dal Verme, Voghera rimane terra del Ducato di Milano anche con gli Sforza e con Filippo II re di Spagna (1598). Con il decadere della sovranità spagnola passa sotto quella austriaca fino al 1743 quando, in forza del trattato di Worms, entra a far parte del Regno di Sardegna, di Carlo Emanuele III, il quale eleva Voghera a capoluogo della provincia piemontese, comprendente l’Oltrepo’ e il Siccomario.
L’8 giugno 1770, con Patente Reale 112 – reg.43 – il Re di Sardegna, riordinando amministrativamente lo Stato, elevò Voghera da borgo a città.
Con l’occupazione francese (1796) Voghera, come circondario, appartiene prima al dipartimento di Marengo e poi a quello di Genova. Il 22 giugno 1815, a seguito della restaurazione, ritorna al Piemonte e, dopo l’annessione della Lombardia al Piemonte (1859) la provincia di Voghera, parimenti a quella di Vigevano, entra a far parte dei territori con i quali viene costituita la provincia di Pavia.

Il XIX secolo, anche a seguito del grande aumento demografico, vede necessaria ed urgente la stesura di un piano regolatore (1835), la progettazione di opere di abbellimento e di ornato che permettono l’ampliamento, il rinnovamento e l’ammodernamento della città. Pertanto vengono abbattute la mura (1821 – 1830) e sul loro tracciato si sviluppa l’attuale circonvallazione interna.
Durante il secolo appena trascorso tale sviluppo architettonico e demografico si è intensificato così come la modernizzazione della città, corredata da grandi opere strutturali e viarie.

La città, a causa della sua posizione all'incrocio tra le direttrici Milano-Genova e Torino-Bologna, è duramente colpita dai bombardamenti alleati durante la seconda guerra mondiale. Voghera è anche un importante centro della Resistenza al nazifascismo e al termine del conflitto tre vogheresi, caduti per la libertà, vengono insigniti della medaglia d'oro al valor militare. Nel dopoguerra Voghera vive un nuovo sviluppo architettonico e demografico, si rinnova e si arricchisce di grandi opere strutturali e viarie. Il 31 maggio 1962 la stazione cittadina è teatro di un grave incidente ferroviario nel quale perdono la vita 63 persone.
Voghera, capoluogo della “Provincia d’Oltrepò” è sorta e si è sviluppata nella zona pianeggiante, o meglio all’inizio della stessa pianura padana, , proprio nel punto in cui la pianura si estende con lieve pendio fra le falde della fascia collinare appenninica e la sponda destra del Po, il torrente Staffora che scende dall’omonima valle la lambisce ad Ovest.  tra il Polo Nord e il Polo Sud : una centralità di cui i vogheresi sono fieri da sempre.

Voghera è nel cuore dell’Oltrepo e la terra d’Oltrepo appartiene ad una delle più nobili riserve vinicole della Lombardia perché qui la viticoltura ha origini antichissime. E’ del 1876 il ritrovamento presso Casteggio di un tronco di vite fossile del diametro di sei centimetri e della lunghezza di venticinque , prova inequivocabile della presenza di viti nella zona.
Nelle campagne vogheresi non esisteva fondo agricolo, piccolo o grande, in cui non ci fosse la vigna che produceva uva da vinificare anche solo per il consumo familiare e molti che erano venuti ad abitare in città avevano ancora la “vigna di famiglia” in campagna che mantenevano. Il vino prodotto era buono e genuino: la vendemmia era una specie di rito collettivo a cui tutti partecipavano.
La zona collinare che circonda Voghera, invece, da secoli, anzi si potrebbe dire da millenni, ha sempre regalato e regala vini di altissima qualità. E questi vini , grazie ad un marketing attento ed intelligente ed un lavoro di continua ricerca e perfezionamento nel campo della viticoltura e della tecnologia enologica, sono stati capaci di conquistare, soprattutto negli ultimi cinquant’anni, fette sempre più ampie di mercato nazionale ed internazionale.
L’Oltrepo Pavese è una zona da considerarsi ad alta vocazione viticola proprio grazie alle sue caratteristiche territoriali e climatiche, che ben si adattano alla coltura della vite. Bere vino, dunque , in Oltrepo è sempre stata una “cosa seria” e soprattutto particolarmente coinvolgente per chi ama il nettare di Bacco perché la gamma dei vini bianchi e rossi a disposizione è notevolissima.

La natura, le caratteristiche del territorio e la particolare ubicazione geografica hanno plasmato nel corso del tempo il volto economico sia di Voghera che delle zone economicamente gravitanti sulla città.
Le attività legate all’agricoltura sono state fino al XX secolo preponderanti: coltivazioni cerealicole, foraggiere e ortofrutticoltura hanno potuto alimentare un fiorente mercato che poteva contare sulla vocazione commerciale della città che, centro dell’Oltrepo e quindi punto di riferimento per tutta la Val Staffora, nonché già punto di incrocio di importanti vie consolari romane, ha sempre mantenuto il suo ruolo di convergenza economica e sociale per tutta la subregione.
Legata all’agricoltura è stata innanzitutto l’industria della trasformazione alimentare.
Agli antichi molini, un tempo presenti in molti Comuni come simbolo di un antico mestiere si sostituirono a poco a poco grossi impianti meccanizzati di macinazione delle granaglie, destinati a coprire le crescenti e sempre più specifiche richieste del mercato. Non meno importante la produzione industriale di confetture di frutta e mostarda legata quasi esclusivamente all’abbondante produzione locale.
La progressiva espansione urbanistica con la contestuale riduzione degli “orti” e lo sviluppo delle coltivazioni in serra nel vicino territorio alessandrino hanno ridimensionato le colture tradizionali, sostituite a partire dagli anni cinquanta e sessanta dalla coltivazione della barbabietola da zucchero. E’ di questi anni la crescita nella città di industrie di grandi dimensioni (compresa l’officina ferroviaria) che hanno assorbito la manodopera agricola proveniente anche dai paesi limitrofi e permesso un notevole sviluppo urbanistico.
A partire dalla metà degli anni ’70 il tessuto produttivo ha subito una nuova evoluzione con la chiusura di alcune grandi industrie. A queste si sono sostituite imprese piccole e medie ed attività artigianali caratterizzate da produzioni qualitativamente elevate. Inoltre negli anni ’80 si è sviluppato il settore dei servizi con particolare riferimento alla attività di consulenza tributaria, finanziaria ed all’attività creditizia.
Il progressivo aumento della popolazione ha reso necessaria la costruzione di nuove abitazioni determinando la crescita del settore edilizio e laterizio, quest’ultimo agevolato dalla presenza nella zona di materiale argilloso di ottima qualità. Di pari passo è cresciuto il settore della media distribuzione.
Le realtà produttive, commerciali, artigianali e turistiche della città e delle zone limitrofe hanno la possibilità di far conoscere la propria attività durante la Fiera dell’Ascensione, diventata una vetrina di importanza regionale per gli espositori presenti.

La stazione ferroviaria collega la città principalmente con Milano, Genova, Torino, Piacenza, Bologna (e località intermedie). Le linee ferroviarie passanti per Voghera, la Milano-Genova e la Alessandria-Piacenza rappresentano per il Nord-Ovest d'Italia la via su rotaia più diretta per raggiungere le località meridionali del Paese. Il 31 maggio 1962 fu teatro di un gravissimo incidente ferroviario, nel quale persero la vita 63 persone.

Tra il 1883 e il 1931 Voghera fu anche servita da due linee tranviarie extraurbane a vapore, dirette a Stradella (1883-1931) e a Rivanazzano e Salice Terme (1891-1929). Dal 1931 al 1966 la città era capolinea della Ferrovia Voghera-Varzi. Sul tracciato della linea ferroviaria dismessa, fino a Rivanazzano, è stata realizzata una pista ciclabile.



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