mercoledì 14 ottobre 2015

CARBONARA AL TICINO



Carbonara al Ticino è un comune situato nella Lomellina orientale, sul ciglio del terrazzo che domina la valle alluvionale del Ticino, presso la riva destra del fiume.

Noto fin dal XIII secolo come Carbonaria, legato al feudo di Gropello, fu sotto la signoria dei Beccaria di Gropello e poi per eredità (XV secolo) dei Visconti del ramo di Breme e Gropello, dei quali Girolamo fu primo Conte di Carbonara (inizio del XVII secolo). Essi si estinsero prima della fine di quel secolo, e la contea passò ai loro congiunti Lonati Visconti. Nel 1768 Antonio Maria della Chiesa, che prese per adozione il cognome Malaspina della città di Bobbio (PC), fu creato Marchese di Carbonara. Nel 1713 il comune, seguendo le sorti della Lomellina, fu incluso nei domini dei Savoia. Nel 1863 prese il nome di Carbonara al Ticino. Tra le frazioni di Carbonara, due ebbero vicende particolari e furono comuni autonomi, Sabbione e Campomaggiore.

Sabbione, noto come Sablonum già nel XIII secolo, seguì feudalmente le sorti di Cava Manara e terre vicine, appartenendo agli Eustachi e poi ai marchesi Olevano di Pavia, essendo poi unito a Carbonara verso il 1800.
Campomaggiore, a causa dell'incerta collocazione tra la Lomellina e il Siccomario, fu causa, con altri tre paesi (Torre de Torti, fraz. di Cava Manara, San Fedele e Travedo, fraz. di Sommo), di un lungo contenzioso tra l'Austria e i Savoia, tra il 1710 e il 1738. Nel 1815 il comune (che contava circa 200 abitanti) fu soppresso e unito a Zerbolò, e solo nel 1866 ne fu staccato e unito a Carbonara.
La frazione Casoni è stata una delle location del film Il ragazzo di campagna (1984) diretto da Castellano e Pipolo ed interpretato da Renato Pozzetto.

Il territorio comunale fa parte del Consorzio Lombardo del Parco del Ticino, sorto nel 1974 con l’obiettivo di salvaguardare il patrimonio naturale, storico e culturale presente nella vasta zona che si estende dal lago Maggiore sino al Po. A dire il vero, la parte boschiva del nostro territorio comunale è formata da una sottile striscia di terra che accompagna lo scorrere del fiume, con interessanti viste panoramiche. A pochi chilometri, nei comuni di Zerbolò e Bereguardo si ha modo di ammirare una forestazione molto più estesa con zone umide e lanche attorniate da boschi di salici e pioppi bianchi e zone asciutte  con i resti della primitiva foresta padana con boschi di olmi, farnie, aceri e carpini bianchi e neri. La fauna è ricca di mammiferi (volpi, tassi, lepri, conigli e cinghiali) ma soprattutto di volatili sia stanziali (fagiano, airone cinerino, picchio e cuculo) che migratori (garzetta, airone rosso, anatra e folaga).
Numerose le specie ittiche d’acqua dolce e gli anfibi. Sul territorio comunale prevale l’attività agricola che negli ultimi anni ha tratto giovamento dalle opere di bonifica che hanno permesso l’estensione delle zone coltivabili. I prodotti agricoli più importanti sono, in ordine, il riso, il granoturco, la soia ed il frumento. Poche le piantumazioni, con prevalenza della coltivazione del pioppo.
Di importanza fondamentale per l’agricoltura sono le cascine che oggi servono per l’allevamento del bestiame e per il rimessaggio dei trattori  e delle attrezzature agricole, ma che erano un tempo il baluardo ed il simbolo di una economia a ciclo chiuso, abitate dal proprietario e da numerose famiglie di salariati (contadini a contratto fisso) e dotate di tutte le strutture per la vita sociale di allora e per la produzione agricola.
Le restanti attività si possono riassumere brevemente: piccole fabbriche situate sulla statale pe Pavia, commercio al dettaglio, ristorazione ed un albergo.



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