giovedì 5 novembre 2015

GRAVELLONA LOMELLINA



Gravellona Lomellina è un comune situato nella Lomellina nordorientale, nella pianura alla destra del Terdoppio.

Ritrovamenti archeologici fanno risalire i primi insediamenti nella zona alla tarda età del bronzo, contemporanea della cultura di Golasecca (ovvero pre-celtica). Il toponimo potrebbe risalire agli etruschi, per via del suffisso "ona", o per il prefisso "grava" (ghiaiosa), inteso nel senso di greto alluvionale. Sono presenti anche tracce di insediamenti abitativi risalenti all'VII secolo, ovvero all'epoca dei Celti, nell'età del ferro. Ben visibile anche nella toponomastica è invece la presenza romana, testimoniata, tra l'altro, dalla scoperta di due sarcofagi. Secondo la tradizione locale, il cartaginese Annibale avrebbe sostato prima dello scontro vittorioso contro Scipione, padre di Publio Cornelio Scipione Africano nella famosa battaglia sul fiume Ticino in un accampamento tra Gravellona, Cassolnovo e Piccolini, (odierna frazione di Vigevano). Numerose monete, risalenti perlopiù all'epoca imperiale (intorno al 20 a.C.), testimoniano la presenza di un insediamento stabile già nella prima età imperiale.

Dipendeva nell'alto medioevo dal vescovo di Novara, che lo infeudò a Ingone, il quale deteneva di fatto potere esecutivo. Risale a quest'epoca un edificio fortificato (il castello), dotato anche di una basilica, risalente al secolo X. Esso fu distrutto non più tardi del 1361, e di esso rimane solo il nome del rione. Ignota la mano che lo distrusse: furono le truppe di Berengario oppure quelle di Gian Galeazzo Visconti, quando mosse contro Vespolate

Nel 1152 il re Federico I detto Barbarossa confermò il possesso del feudo a Manfredo - Cavalcasella - della famiglia Barbavara. I Barbavara erano originari della Valsesia, e già feudatari (come risulta in un editto di Carlo Magno nell'811) di Pallanza e di altri paesi sul Lago Maggiore.Caso raro di stabilità, la signoria dei Barbavara si prolungò per secoli, fino all'abolizione del feudalesimo (1797). Da loro prese nome la principale frazione del comune.

Gravellona passò sotto il controllo di Pavia probabilmente nel 1164, e nel 1250, nell'elenco delle terre pavesi, appare come Gravalona. Nel 1332 il castello di Gravellona risulta però proprietà dei conti Cavallazzi, i quali, assieme ai Barbavara e ai Tornielli, sono i più antichi feudatari di Gravellona. Nel 1581, la popolazione gravellonese si attestava sui 1000 abitanti.

Nel 1532 Gravellona (che nel frattempo era ritornata al Contado di Novara) fu unita alla nuova provincia del Contado di Vigevano o Vigevanasco. Nel 1543, con il Vigevanasco, fu assorbita dai domini dei Savoia, cui già dal 1707 apparteneva la Lomellina.
Nel 1818 il Vigevanasco fu riunito alla Lomellina, che nel 1859 entrò a far parte della provincia di Pavia. Pur essendo in provincia di Pavia, al confine della Diocesi di Vigevano, appartiene sempre alla Diocesi di Novara (con l'unica eccezione degli anni dal 1817 al 1829, in cui Gravellona apparteneva alla Diocesi di Vigevano, per poi essere ceduta a Novara in cambio di Sozzago).

Il principale settore dell'economia gravellonese (come tra l'altro dei comuni limitrofi della Lomellina) è l'agricoltura. In particolar modo una intensissima risicoltura, coltivazione garantita dall'apporto idrico in particolare del Canale Quintino Sella e del Terdoppio. In particolare, le qualità di riso coltivate in maggior parte sono il Carnaroli, l'Arborio ed il Baldo. Ad affiancare la coltura del riso, è presente anche la pioppicultura e la coltivazione del mais. Da segnalare inoltre la presenza di una piccola zona artigianale.

La chiesa della Beata Vergine Assunta, che sorge nella piazza principale del paese, fu terminata il 17 aprile 1617 al posto della precedente chiesa (dedicata a S. Maria). Rivolta ad occidente, ha al suo interno un altare maggiore in marmo policromo, tre cappelle con santi sul lato destro e due sul lato sinistro, con l'ingresso per la Cappella del Crocifisso. La facciata è stata rimodellata su modello tardo-ottocentesco in uno stile pseudo-barocco. Il pavimento è stato realizzato a mosaico. In questa chiesa sono conservate le reliquie di San Faustino martire, patrono del paese, traslate in questo luogo nel 1850, dalle catacombe di Santa Ciriaca a Roma. L'altare maggiore, il coro a doppio ordine in noce e il tempietto marmoreo sovrastato da quattro angeli e da candelieri risalgono al 1775 circa. Gli angeli sono stati restaurati nel 1958 da Don Gilio Masseroni.

La chiesa ha una pianta a tre navate. Nella navata destra (rispetto all'ingresso) è dotata di tre cappelle: la Cappella di San Giovanni Bosco (presso la quale sono inumate le spoglie dei benefattori Marco Bellini e Giuseppina Tornielli), la Cappella del Sacro Cuore e quella di San Giuseppe. Le statue che decorano gli altari provengono dalla scuola d'Arte di Ortisei in Val Gardena. Nell'altra navata, oltre a un piccolo battistero affrescato e racchiuso da una cancellata ferrea, sono presenti la Cappella esterna del Crocifisso, la Cappella della B.V. del Carmine e del S. Rosario, con annessa la cappella contenente il corpo del patrono S. Faustino, separato da essa da una cancellata in ferro battuto. Lo scurolo è stato realizzato da Don Giuseppe Silva nel 1886. Il soffitto della chiesa è realizzato con volte a botte nella navata destra e a crociera nella navata sinistra e centrale, affrescate con figure di santi, così come nella parte centrale del tetto. Sopra l'altare maggiore, vi è un affresco raffigurante "Gesù nel tempio".

Nel 1884 la facciata della Chiesa fu rifatta, così come il sagrato in granito, opera dell'Architetto Don Ercole Marietti. La facciata fu rifatta nuovamente (com'è visibile attualmente) e inaugurata nel 1933, commissionato dal parroco Don Domenico Fonio, opera dell'architetto Giovanni Lazanio di Novara, conservando lo stile barocco. Le statue in pietra che adornano la facciata (restaurate negli anni 2000) sono state realizzate da Giuseppe Martelli, i graniti originari dell'Ossola mentre le tre porte lignee in noce furono realizzati dai gravellonesi Corsico, Mantegazza e Travaglino. Sempre al 1933 risale la pavimentazione a mosaico.

L'interno della chiesa è stato restaurato nel 1999 per volere del parroco don Camillo Colli.

La Cappella del Crocifisso, facente parte della chiesa parrocchiale della Beata Vergine Assunta, conserva al suo interno un crocifisso ligneo e l'urna con una statua (lignea anch'essa e fatta restaurare da Don Sergio Bagliani) del "Signore deposto dalla Croce", opera di anonimo, che viene portata nella tradizionale processione per le vie del paese alla sera del venerdì santo. All'esterno sono ancora visibili, nonostante i segni del tempo, alcune pitture murarie.

Il Santuario della Madonna di San Zeno sorge sopra un'antica chiesetta, risalente a prima dell'anno mille (ma le prime notizie del santuario risalgono al 1347) e ricostruita interamente nel Settecento. La chiesa antecedente era dedicata a San Zenone, allora invocato come protettore dalla peste, e in essa veniva venerata un'immagine della Madonna, di un autore anonimo.

L'edificio, di forma ottagonale e in stile settecentesco (1762), presenta sfumature di ispirazione bramantesca e richiama l'Oratorio di San Biagio in Rossate.

Presso questo santuario è inoltre venerata Maria Bambina (da qui il duplice toponimo con cui è noto il santuario). Il Santuario presenta, al suo interno, due opere di particolare valore estetico: una pala d'altare raffigurante Sant'Anna e Maria Bambina incoronate ed un Cristo in croce, vero capolavoro dell'arte scultoria anatomica. Interessante è anche la pala dell'altare di San Zeno. Il santuario sorge in prossimità del cimitero del paese. Nel corso di alcuni restauri tardo-ottocenteschi, è stata manomessa l'immagine originale della "Madonna col Bambino", avanzando l'ipotesi che il dipinto potesse rappresentare "S.Anna con Maria Bambina".

Nei pressi del Santuario, la seconda domenica di settembre, viene celebrata la Festa della Madonna di San Zeno.

A partire dal 2013 è in via di restauro per opera di Don Sergio Bagliani e Don Gilio Masseroni. Nel settembre 2014 è terminato il restauro dell'interno della chiesa, che ne ha esaltato i colori pastello dei marmi policromi rosa ed in particolare la volta celeste, oltre alle numerose nicchie trompe l'oeu che ne alleggeriscono la struttura.

La chiesa di San Lino (oggi sospesa al culto) è sorta alla fine del Cinquecento (risulta già attiva nel 1596), adiacente al Convento dei Frati Agostiniani Scalzi (ora abitazione privata), che si occupavano di celebrare messa. La chiesa era dedicata a S.Lino Papa, successore di San Pietro. Essa si compone di tre navate, e in passato era dotata di 5 altari, di cui uno marmoreo. Con la soppressione degli Ordini Religiosi fatta dopo la conquista di Napoleone nel 1804, i frati cessarono il loro servizio e la chiesa diventò di proprietà del Comune. Fu restaurata nel 1959, e utilizzata per alcune funzioni religiose fino agli anni ottanta. Prima sede della Biblioteca del paese, ora viene aperta durante la Festa dell'Arte e viene utilizzata come mostra-mercato permanente di oggetti ritrovati. Viene aperta la prima domenica di ogni mese.

La chiesa di Sant'Eustachio nella frazione Barbavara risale al Seicento, contiene un affresco quattrocentesco raffigurante la crocifissione, traslato nella chiesa dal refettorio dei convento, recentemente restaurato. Opera probabilmente dovuta a Tommasino da Mortara.

L'Oratorio San Faustino eretto nel 1914, nacque come un salone per le attività ricreative dei giovani del paese, grazie allo sforzo congiunto di Don Fonio, di Don Gino Barbavara e Adolfo Nicola. Nel 1934 fu creata una villetta come residenza per l'assistente ecclesiastico. Dal 1949 fu restaurato e fu allargato con la Sala di Proiezione (oggi Teatro) San Faustino. Nel 1954 il terreno (possesso della famiglia Nicola) fu ceduto tramite usucapione alla Parrocchia. Sempre risalente al 1954, fu costruita la Statua votiva della Madonna, come ricordo per la visita della Madonna Pellegrina.

Il teatro San Faustino, adiacente all'oratorio (circolo ANSPI), risale agli anni '50, eretto per volere di Don Gilio Masseroni.

Il teatro, a platea frontale, può ospitare 150 spettatori. Sede di un cinema dagli anni '50 fino agli anni '80 (il primo film proiettato è stato "Gran Premio"), è ancora in attività per quanto riguarda gli spettacoli teatrali.

La Villa dei conti Barbavara risalente al Settecento e tuttora dimora privata degli eredi dei conti, vanta un parco all'inglese di sette ettari di superficie, uno dei più grandi della Provincia di Pavia e che contiene anche un laghetto di circa 84 m². La villa è dotata anche di una torre a pianta circolare alta 30 metri. La casa con la torre, costruita sopra a un edificio pre-esistente, contiene un salone delle feste con cantoria. L'edificio sembra essere concluso in epoche diverse.

Nel 1870 la famiglia Barbavara si sposta dalla casa con torre verso la villa nelle prossimità della piazza, e adibisce la vecchia villa a fattoria.

La casa con torre è stata restaurata nel 1990, ed è visitabile durante la Festa dell'Arte (durante la quale ospita anche un concerto ambientale).

L'Ospedale Bellini - Silva venne fondato nel 1832 dal Conte Marco Bellini e dalla Contessa Giuseppina Tornielli (che finanziarono anche altre infrastrutture, come il Liceo Tornielli Bellini a Novara), e portato a termine da Giuseppe Silva. Tuttora sede della casa di riposo.

La sede della società di mutuo soccorso fu costruita nel 1905, al posto di una "casa della prevostura" ceduta dal conte Giuseppe Cesare Barbavara di Gravellona, per le necessità sociali degli operai e dei contadini dell'inizio del Novecento.

Di particolare interesse, al primo piano della struttura, il teatro (ora Sala delle Feste). Restaurato nel 2005,in occasione del centenario della Fondazione, il teatro è a pianta esagonale con uno spalto sorretto da sei colonnette ferree. Lo stile liberty con cui è stato costruito l'edificio si può notare dai lucernari tondi ferrei che illuminano il teatro, e dalle decorazioni (in particolare l'affresco sul soffitto della sala del teatro). Su un lato dell'ottagono vi è un piccolo palco tondeggiante.

Il parco dei Tre Laghi, progettato nel 1993, e aperto nel 2006, è uno dei più grandi parchi comunali del pavese, con i suoi 232.000 m². Ospita al suo interno una riproduzione di un Cromlech, un calendario astronomico pre-celtico. Come dice il nome, il parco è composto da tre laghi, (il lago della Volpera, il lago dei Pescatori e il lago delle Streghe, adibito a riserva naturale).

Dal 2013, nel primo weekend di Maggio, ospita la manifestazione "il Fiore ed il Lago", mercato florovivaistico con annesse molte attività di intrattenimento. Il primo plenilunio di Giugno il parco ospita l'evento "Notte delle Anime". Il parco viene aperto ai visitatori la sera, ed è possibile passeggiare al chiaro di luna, spesso imbattendosi nelle lucciole, oltre a godere di alcuni spettacoli ambientati.

Il territorio di Gravellona Lomellina ha numerosi edifici un tempo utilizzati per l'agricoltura e ora ricordo storico, come per esempio il mulino ad acqua e le cascine presenti sul territorio.

Gravellona Lomellina è conosciuto in Lomellina come "paese d'arte" per gli affreschi e murales che decorano le case, le cabine elettriche trasformate con occhi e orecchie, gli artistici paletti delle piste ciclabili, le figure in ferro battuto sui tetti, i mosaici sui marciapiedi e altri elementi decorativi realizzati in vari materiali e posizionati nel paese. Questa decorazione artistica, che richiama soprattutto alla natura agricola del paese, è iniziata nel 1992 alla frazione Barbavara per poi estendersi a Gravellona.

Ogni anno, le prime settimane del mese di giugno, a partire dall'anno 1996, viene organizzata la "Festa dell'Arte". La festa coinvolge tutto il paese, e per ogni edizione viene installata una differente opera artistica nel paese.

La Festa dell'Arte è nata come mostra tematica all'aperto, con 70 murales (molti dei quali purtroppo perduti) presso la frazione Barbavara, ispirandosi ad un'analoga esperienza del 1956 nel comune di Arcumeggia nel Varesotto.

Le principali festività di natura cristiana sono tre.

San Faustino: festa del Santo Patrono del paese (giovane martire cristiano del I secolo d.C.) viene festeggiato il primo weekend di giugno, di norma assieme alla Festa dell'Arte.
Divina Misericordia: celebrazione tenuta la domenica dopo Pasqua, voluta dal Prevosto Don Sergio Bagliani.
Madonna di San Zeno: festa tenuta il secondo weekend di settembre
La frazione di Gravellona Lomellina è Barbavara.

La cascina di Barzo è sede di un tribunale per cause minori nel XVII secolo, per la giurisdizione di Cilavegna e Gravellona Lomellina. Al suo interno vi era una chiesa datata XII secolo, con un colonnato simile a quello presente nella Cavallerizza del Castello Sforzesco in Vigevano. La chiesa era adibita a stalla ed è ora in disuso. Alcuni resti romani, in particolare un ponte, fanno pensare che essa sia stato un nodo importante già nei secoli precedenti.


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