venerdì 1 gennaio 2016

PRATA CAMPORTACCIO

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Prata Camportaccio è un comune situato su un pendio percorso dal torrente Schiesone ed è attraversato dalla Statale 36 dello Spluga e del Lago di Como e dalla linea ferroviaria Colico-Chiavenna con due stazioni: quella di Prata Camportaccio e quella di San Cassiano Valchiavenna.

Tra le frazioni la più popolosa è San Cassiano, conosciuta dagli appassionati di bouldering e da loro frequentata nel periodo autunnale ed invernale.

Il suo territorio giace ai  piedi dell'austero e solenne Pizzo Prata (m.2727)   che fa da perno tra la bassa Valchiavenna e la Val Bregaglia, e si estende per la lunghezza di sette  chilometri  nell'antico piano di  Chiavenna  tenendosi sempre molto vicino alla montagna.
La sua storia,  pur essendo lunga  e  travagliata,  non presenta episodi famosi. La sua sorte è sempre stata legata al borgo di Chiavenna di cui siamo stati  fedeli alleati nella buona e nella cattiva sorte.
Bisogna premettere che Prata e S.Cassiano,  le frazioni più grosse del Comune, hanno avuto vicende molto diverse, quasi opposte: antiche quelle di Prata, recenti o recentissime quelle di S. Cassiano.

Prata è stata nella preistoria della valle un  importante punto di riferimento  come testimoniano le incisioni sui balzi di Dona.  Non è ancora possibile spiegare compiutamente l'esistenza ed il significato delle rocce incise con  figure di lance,  ma è comunque sufficiente per ipotizzare che nella tarda età del bronzo o nella prima età del ferro , quando il lago di Como si incuneava nella valle almeno fino ai piedi  della  collina di S. Caterina di Gordona,  sui  nostri  monti,  nei  luoghi  più  riparati , vivevano degli  uomini  primitivi.
 
Ai  tempi degli antichi Romani era nota la pietra ollare e sembra che a Prata vi fossero delle  trone  e dei  tornii  per la sua lavorazione utilizzando l'acqua abbondante dello Schisone.
Per sapere qualche notizia dobbiamo aspettare il  973  d.C.  quando Prata viene citata in un documento di vendita di terreni. Si  parla di Prata,  ma,  forse, bisogna intendere una zona  molto  meno  vasta,  probabilmente la zona dei crotti.
Un altro documento del  992  ci  parla di Berzo, anche  qui ci sono dei crotti, si  può  ritenere che i  pochi abitanti  vivessero con le loro greggi in  queste caverne naturali e lì  vicino abbiano costruito rustiche abitazioni.
Prata e Berzo appaiono come due masserie di un villaggio dipendente dal Conte di Chiavenna,  forse tramite "vavassori"; il "vicus" abbracciava  tutto il territorio ad est ed  a  sud/est di Chiavenna,  "dall'Acqua Pluviosa"  ( tra Prosto e Campedello)  a   Pizzo. Le due masserie erano attraversate dalla via che congiungeva la Corte regia  della "Ripa di Mezzola" (qui c'era l' approdo per i  barconi  provenienti da Como)  con  Chiavenna, e, lungo la  stessa, nei  punti  più  difficili o di  maggior pericolo, per l' attraversamento  di  torrenti o per  paludi ancora  presenti ,si costruirono delle piccole Chiese.
Nel  frattempo sorgono altre località: Stabiana nel 1048,  Dona o Duano nel 1089, Stoa nel 1153, Cantabene nel1175, A Maria nel 1116, Tanno nel 1189.
Nel  documento citato riguardante Prata si parla solo di una selva di castagno, in quello del 992  di  un campo a Berzo; forse alcune selve  che erano state di importanza fondamentale per l'alimentazione nei secoli precedenti,  erano state convertite in altre colture. La popolazione era aumentata ed occorreva provvedere ulteriore cibo a scapito dei pascoli, delle selve e dei boschi e nel  medesimo tempo  terreni incolti  venivano messi  a coltura.
In questo periodo (1178) sorge l'abbazia di Dona, e, senza dubbio, i  monaci cistercensi hanno dato un grande impulso alla bonifica ed al dissodamento di vasti  territori. La trasformazione di selve di castagno in campi e vigne su tutto il territorio di Prata è documentata da un inventario dei primi decenni del  duecento dal titolo molto  significativo :"Hae terrae fuerunt silvae castanearum" "queste terre furono delle selve di castagni" ed elenca ben sessanta fondi ridotti a coltura, non solo a Prata,  ma anche a Mese.
Tra queste selve si evidenziano  per numero quelle di Gallo, Berzo e S.Cristoforo;  sul versante destro della valle dello Schiesone: Lottano e Valbovera. A queste località si devono aggiungere alcuni alpeggi  la cui espansione è  dovuta all'incitamento dei  monaci: Pratella, Uschione, Pizzo sopra Prata, e Prato  Merlano oltre Campodolcino.
Contemporaneamente alle bonifiche vengono  costruite case e strade ed iniziano delle attività artigianali.
Nel 1062 nei pressi delle selve di Dona era in funzione  un tornio ad acqua per la lavorazione della pietra ollare. Nel 1400   ne esistono in funzione a Pizzo e a Madrea; sulla strada per Uschione ci sono due cave di "piode".
La  nascita di case, stalle, fienili ed opifici è facilitata dal territorio vasto ed ancora  vergine e soprattutto dalla sua ubicazione lungo la strada e vicina al borgo di Chiavenna.
Questa struttura urbanistica costituita da gruppi di case e  stalle poste lungo la strada  pubblica  rimarrà  tipica fino ai nostri giorni ed ancor oggi possiamo verificarne i vantaggi e  gli  svantaggi.
Verso la  metà  del duecento gli abitanti delle masserie situate tra Campedello e Pizzo si costituiscono in Comune, a seguito anche dell' ordinanza del 14 marzo 1199 del Comune  sovrano di Como che stabiliva che tutti gli uomini abitanti  nelle "ville" del Vescovado  dovessero  " facere in vicinantia cum  aliis rusticis, et  facere  sicut alii  faciunt rustici"  ordinava quindi che gli abitanti  dei  villaggi  si  unissero in comunità.
Il provvedimento voleva organizzare il  territorio del Vescovado soprattutto ai  fini fiscali e militari. Queste unioni  tra simili  spiegano il sorgere di tanti  comuni, anche  vicini, ma  che  ritenevano di possedere qualcosa che li diversificava dal  vicino.
Il Comune di  Prata compare citato nelle carte nel 1246, quando era console Guido da Roncaglia, e poi in atti notarili nel 1292,  nel  1298 e nel 1301;  nel 1467 era console Gregorio di Campedello; nel 1486 Lorenzo del Magnioche di Madrea; nel 1541 Lorenzo  del Olzadello di Stovano inferiore.
Al  Comune appartenevano oltre alla  contrada di Prata : Comportaccio, Gallo, Stovano, Madrea, Dona, Berzo, Stabiana,S.Cristoforo, Reguscio, la contrada del Mulino, Tanno, Roncaglia  e Campedello.
La  popolazione continua ad aumentare ed aumenta anche il territorio bonificato,  ma sempre sopra Pizzo, il  territorio nel piano a  sud della "Cappella del Pizzo"  era di proprietà del Comune di Chiavenna.  C'erano  masserie a Malaguardia, Rebbia e Bellaspada.
I  confini comunali   rimangono invariati. Nel 1492  la  " vicinanza" di Campedello chiede al Duca di Milano di staccarsi da Prata per unirsi a Chiavenna, ma inutilmente. Solo nel secolo  successivo  riuscirà ad avere un suo territorio ed  un proprio estimo.
Una svolta importante all'economia del Comune viene data quando  nel 1541  i comuni di Prata, Mese e Gordona ottengono "a livello" ( una specie di affitto) dai Grigioni una parte della fattoria "Trivulzia" che il conte Gian Giacomo Trivulzio, maresciallo di Francia, aveva impiantato nel piano di Samolaco.
Durante il  sedicesimo secolo i Pradini e vari allevatori della Val S. Giacomo  riescono a farsi cedere dai Pestalozzi, Mauro, Stampa, Paruta, Dolzini ed altri Signori di  Chiavenna e della Bregaglia gli immobili che possedevano nel piano, anche se Malaguardia e Bellaspada saranno considerate a lungo semplici stazioni invernali.

Ancora  all'inizio del 1800  il piano di Chiavenna era giudicato non "suscettibile di grande miglioramento anche  perché "aggravato dalla servitù di compascuo"; i terreni a sud di S.Cassiano rimanevano di proprietà di un ramo dei Pestalozzi detti "Porettini". Molte proprietà a Porettina verranno cedute solo all'inizio di questo secolo.
L'assetto definitivo  del Comune di Prata avviene durante il dominio austriaco tra il  1816 ed il 1820. Nel 1809,  per motivi di risparmio, con decreto napoleonico, il Comune   era stato unito, con Piuro e Villa, a Chiavenna  per formare un unico Comune, ma la cosa non era piaciuta, tanto che, appena caduto Napoleone (Congresso di Vienna 1815) , si chiede e si ottiene un nuovo assetto territoriale.
La frazione di Uschione viene sottratta a Prata e aggregata a Chiavenna, "le campagne di circa 380  pertiche censuarie del Fossato  sino alla stretta di  Tanno  verso levante, della  Petossa  e  delle Bolgiole  sino alla " Colonna Infamia"  verranno assegnate  a Chiavenna  nonostante le energiche opposizioni dell'Amministrazione comunale nei confronti della Delegazione  Provinciale di Sondrio (10 gennaio 1819).                                                        
Sono di  questi anni  (1818-1820)  la costruzione della strada imperiale dello Spluga,  l'incanalamento della Mera (1822-1824) e la costruzione della linea ferroviaria (1886) . Queste grandi opere frenano momentaneamente l'emigrazione che era stata una vera piaga nei secoli precedenti e favorisce l'immigrazione da altre regioni italiane (Veneto e Piemonte).
Il  paese,  soprattutto S.Cassiano,  ne traggono grandi benefici e, da qui,  possiamo dire inizia la storia moderna  del  nostro  territorio.  I nostri emigranti in Svizzera o in America con i loro risparmi  favorirono l'acquisto o il riscatto degli ultimi  "livelli",  la costruzione di nuove case  e  permisero di  pensare anche alla costruzione di opere di vita comunitaria e sociale.  
Nei  primi decenni del 1800   anche le condizioni economiche  del piano di Chiavenna migliorano, a seguito soprattutto  della costruzione  della  strada "imperiale" in sostituzione della vecchia pedemontana  che correva lungo le pendici  dei  monti ed era spesso impercorribile per il ruscellare dei torrenti o per i massi  che frequentemente la ingombravano.
Lungo il suo percorso sorgono nuovi gruppi di case, molto spesso i  nuovi abitanti provenivano da case sommerse da straripamenti di torrenti.
Verso il 1822  ripresero  i lavori di incanalamento e arginatura della Mera che durarono diversi decenni anche perché furono anni di tremende alluvioni  e straripamenti ;  più volte si  dovettero rifare lavori già conclusi.
Più  volte di seguito il Comune si trovò  a dover concorrere alle spese per la ricostruzione del "ponte dei carri" (allora unico collegamento tra i due versanti della valle); a ricostruire il "ponte dell'acqua" del Mulino. La gente aveva spesso reclamato perché i fondi "sotto Pizzo sono occupati dalla Mera e la strada è spesso ridotta ad un torrente".
Iniziano anche i lavori di bonifica nel piano con lo scavo delle  Merette, i lavori dureranno vari decenni, e causeranno  aspre polemiche  tra cui  l'accusa di aver causato il tifo a Somaggia  perché avevano iniziato gli scavi a monte e l'acqua  anziché scorrere verso il lago stagnava.
Il  dottor Geronimi Pasquale, medico condotto di Prata,  in una sua relazione datata 1865 scrive che" il Comune di Prata è composto da  cinque  frazioni montuose ( Lottano, Stovano sopra,  Stovano sotto, Rebbia e Motta)  nelle quali vive la maggior parte della popolazione (totale del Comune 1159) ".
Nel 1863, nel regno d'Italia, il Comune, per evitare sgradevoli omonimie, aggiunge al suo nome il  toponimo di Camportaccio  dal nome di una località del comune (zona dei crotti).
Nel 1865 si stabilisce presso i Crotti di  Prata una fabbrica di birra, il famoso " birrone",  proveniva da Chiavenna, perché, dicevano, che lì dovevano pagare troppe tasse.
Finalmente,  nel  1886, viene portata a termine la ferrovia i cui lavori erano stati interrotti a Campo e si erano perse le speranze per il suo completamento,  anche se l'esproprio dei terreni era già stato effettuato.
Il 16 agosto 1887 il torrente Vallaccia in piena per un violentissimo temporale travolge la Chiesa di S. Cassiano,  il  piccolo cimitero, costruito nel 1842, ed alcune case, non vi furono vittime in quella sciagura perché d'estate nessuno  vi soggiornava in quanto ancora paludoso e malarico. In paese c'erano solo due persone che cercarono di ricuperare il possibile della Chiesa, il Parroco, Gian Battista Rota Negroni, d' estate  fungeva da cappellano a Pianazzola  fu avvisato il giorno successivo. Il sei settembre dello stesso anno fu benedetto  dall'arciprete di Chiavenna un locale che prima era adibito a scuola maschile. L'anno successivo un violento incendio devastò i  poveri  resti della Chiesa.
Nel 1887 ci furono allagamenti e straripamenti,  anche se di  minore gravità  un  po' ovunque. Il  torrente Trebecca demolisce e ricopre di massi le case di Porettina che devono essere sgomberate; a Prata  viene travolto il ponte sullo Schisone  ed il  ponte dei carri;  il  Caurga  minaccia le case di Malaguardia,  ma fortunatamente le briglie,  appena costruite,  riparano le case, la strada  statale viene interrotta in più punti.
Bisogna ricordare che  nei decenni precedenti erano stati effettuati notevoli tagli di legname sulle pendici dei monti.
Riprendono massicce, dopo questi eventi,  le emigrazioni non solo in Italia o la vicina Svizzera,  ma anche verso la Francia, la Germania e le Americhe.

Inizia il nuovo secolo, la ferrovia e la statale hanno cambiato percorso per essere più sicure, vengono scavate le gallerie ferroviarie di Pizzo e di Tanno (durante i lavori ci fu anche un  morto) Nel 1909 S.Cassiano ottiene una fermata facoltativa dei treni, Prata, avendola osteggiata allora, la otterrà solo negli anni ottanta. Si  costituiscono varie cooperative sia a Prata che a S.Cassiano. A Prata erano in funzione, già da almeno due secoli il torchio consortile,  tre mulini  e una cava di "piode"; a S.Cassiano erano in funzione due mulini.
In ambedue i paesi le cooperative agricole vendono prodotti per l'agricoltura, quella di S.Cassiano diventerà anche centro propulsore per l'illuminazione elettrica e con  i suoi  fondi  permetterà   la fondazione dell'asilo infantile. Ambedue le società  affitteranno i loro locali per le scuole comunali.
Nel 1935 a  Prata viene costruito il  nuovo edificio per le scuole elementari su progetto dell'ing. M.Cereghini  liberando i locali della  cooperativa che verranno  occupati dall' ufficio comunale che vi rimarrà  fino al 1955;  allora viene acquistato e ristrutturato un edificio che sarà adibito a sede comunale fino al 1988,  quando verrà demolito e ricostruito come nuova sede municipale. L'archivio viene sistemato in un ampio salone al secondo piano, purtroppo però, tra poco troverà posto nel seminterrato per  far posto alle aumentate esigenze di spazi degli uffici comunali.
Nell'anno 1937 nei giorni 14-16 agosto una grossa alluvione del Torrente Vallaccia colpisce  il territorio di  S.Cassiano.  Il torrente scende verso il Cimitero scavando un grande fosso attorno al  recinto, ostruisce la statale, si dirige verso le nuove case di  Porettina  formando un pericoloso lago  e distrugge i  raccolti  già scarsi per la siccità.
In quell'occasione l'intervento personale del Prefetto, fatto su sollecitazione  del  parroco,  permette la sistemazione del Cimitero  (sono stati fatti in quell'occasione i cordoli, la croce ed il tavolo per le bare (ora scomparso) che ornano la parte occidentale del Cimitero,  per una spesa di £ 450)  che viene trovato dai  tecnici della Prefettura  mal  tenuto,  lo scavo di  un  pozzo per l'acqua potabile alla Porettina (1939) e  una  nuova deviazione della strada statale tra la "Tomba" e  l' attuale Campofiera.

Arriva la guerra con i suoi lutti ed i suoi dolori. Dopo anni di  miseria e "borsa nera"  la vita  riprende con la costruzione della centrale idroelettrica, i lavori tolgono un po' di  miseria.  Il progresso arriva, anche se lentamente, risorgono attività che sembravano morte.
Inizia l'era dell' automobile.

Nel luglio del 1953 dopo vari giorni di piogge il torrente Schisone alluviona il  piano, sposta di oltre venti  metri verso valle il  ponte della ferrovia, sommerge case e vigne a Pizzo e la melma arriva fino a S.Cassiano.
I  locali della Cooperativa di Consumo di S. Cassiano vengono ricoperti da circa cinquanta centimetri di fango. La  ripresa è ancora una volta lenta, gli  aiuti  scarsi.

Nasce a S. Cassiano il nuovo edificio scolastico sul lato occidentale della strada statale. Gli anni sessanta vedono sorgere lo stabilimento Berkel, sembra un miracolo, ma l'illusione non è durevole.
Iniziano anni  febbrili  per l'adeguamento delle strade alle nuove esigenze viabilistiche, il Comune diventa sempre più popoloso perché i paesi a mezza montagna si spopolano, S:Cassiano  può ospitare molta gente, in pochi anni la popolazione raddoppia, si costruiscono case ed opifici ovunque. Vengono effettuati lavori alle arginature del Vallaccia e, nel tratto vicino alla statale durante i lavori muore per un incidente un operaio originario di S.Cassiano.
Negli anni sessanta, dove iniziava il paese prima della tragica alluvione del 1887, si costruisce il "Campo Fiera" ; avrebbe dovuto essere un punto di  aggregazione per tutte le manifestazioni agricole della Valle, ma  la scarsa lungimiranza di tanti  ne ha  ritardato lo sviluppo.                                                          
Sorge una nuova Chiesa più  grande,  quella della fine del secolo scorso viene trasformata in sala -cinema ed oratorio,  viene costruita una nuova scuola materna  e dedicata alla memoria di Domenighini Mansueta, ed il campo sportivo; anche la latteria sociale viene ricostruita; Il Cimitero non è più sufficiente e per la terza e, negli anni  novanta, per la quarta, viene ingrandito.
Si inizia la costruzione di  un altissimo campanile,  sulla  cui sommità  verrà collocata  la croce della  vecchia Chiesa.  Chissà  se gli abitanti di  S. Cassiano  d'ora in poi sentiranno le campane,  col  "vento"  o con la "breva".
Prata  sembra immobile, insensibile,  ma ecco che, quasi improvvisamente scoppia:nel piano di Tanno sorge, di  fronte alle case della "vecchia Edison" un  nuovo  paese; sul conoide dello Schisone verso "Quattroventi e Pizzo" nascono le nuove villette residenziali quasi a far corona alla  scuola materna  ed alle scuole elementari dedicate alla  memoria di Mario Del Grosso,  maggiore di fanteria, caduto  nel 1917 sul  monte Cucco.
Nel frattempo viene ricordato anche il partigiano e uomo politico Giulio Chiarelli  con l'intitolazione della sala Consiglio  nell' edificio comunale; con l'intitolazione di  una strada vengono  ricordati  anche  Paggi Dante "medaglia d'argento" e Don Olimpio Giampedraglia,  Superiore  generale per  vari  anni dei Guanelliani, ambedue originari di S.Cassiano. Allo stesso  modo verrà  ricordato a  Prata Guidi  Alfonso, medaglia d'argento.

Il suo territorio è disseminato di gruppi di case e piccole frazioni abbarbicate sulle pendici del  Pizzo Prata, ora per lo più abbandonate o ridotte a case di villeggiatura, ma abitate permanentemente fino a poche decine di anni or sono per utilizzare tutte le limitate risorse del territorio.
La  struttura  urbanistica del Comune è caratterizzata, come altri comuni della provincia, da  un' origine rurale dove la lavorazione della  terra era generalmente di  pura  sopravvivenza.  Le  fattorie  di  medie dimensioni  sono  nate, per lo più,  nella  seconda  metà  del  secolo  scorso , dopo  la costruzione dello "stradone"  che  aveva favorito il miglioramento delle comunicazioni e, soprattutto  nella  parte più  meridionale, dopo lo scavo delle merette che ha  permesso la bonifica delle  paludi , vere protagoniste della storia del  piano di Chiavenna fino a quel momento.
I nuclei abitati  sono sorti lungo la strada, quasi a suo servizio, ed ogni  volta che questa veniva deviata o rifatta per le numerose alluvioni che si sono susseguite, sorgevano  nuovi  nuclei.  Spesso  si abbandonavano i  vecchi, altre volte se ne costituivano  dei  nuovi  dove si insediavano piccoli allevatori e cavallanti che alternavano le cure dei campi  a lavori di  trasporto sulla strada dalla Riva fino a Chiavenna e verso la Valle  S.Giacomo, da cui provenivano quasi  tutti gli abitanti del piano di S.Cassiano
                     
Da qualche anno, in occasione della penultima domenica di novembre, presso l'area crotti di Prata si svolgono I mercatini di Natale, iniziativa per famiglie e bambini che riscuote un notevole successo per la location suggestiva e la cura delle numerose bancarelle.

Il patrono del Comune di Prata Camportaccio è Sant'Eusebio di Vercelli.


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