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lunedì 16 febbraio 2015

LA VITA IN POESIA CANTANDO

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« Il definire la natura dell'entità chiamata vita è stato uno dei maggiori obiettivi della biologia. La questione è che vita suggerisce qualcosa come una sostanza o forza, e per secoli filosofi e biologi hanno provato ad identificare questa sostanza o forza vitale senza alcun risultato In realtà, il termine vita, è puramente la reificazione del processo vitale. Non esiste come realtà indipendente »

In biologia la vita è la condizione propria della materia vivente, che la distingue dalla materia inanimata. La biologia si occupa della vita in quanto proprietà emergente dell'organismo vivente, disinteressandosi di concetti come quello di forza vitale sviluppato dai vitalisti.

L'idea che esista una "forza vitale" è stato argomento di dibattito filosofico, che ha visto contrapporsi i sostenitori del meccanicismo da un lato e dell'olismo dall'altro, circa la possibilità che esista un principio metafisico che porterebbe gli organismi a non obbedire esclusivamente alle leggi della chimica e della fisica, a differenza dell'opinione per cui tutti i processi degli organismi, dall'interazione delle molecole alle funzioni complesse del cervello e di altri organi, e a risalire a quelli dell'intero organismo, seguirebbero rigorosamente delle leggi fisiche. In ogni caso, dove gli organismi differiscono dalla materia inanimata è nell'organizzazione dei loro sistemi e soprattutto nel possesso di informazioni codificate. Pertanto la vita, per la "scienza ufficiale", e sulla base delle sue conoscenze, potrebbe essere definita come l'insieme delle reazioni chimiche che, consumando energia, portano alla formazione di proteine da parte di acidi nucleici, le quali a loro volta catalizzano la sintesi di altre molecole di acidi nucleici.

Ogni organismo vivente ha il proprio ciclo vitale, e all'interno di questo, si riproduce per perpetuare nel tempo la vita stessa.

Il termine "vita" si contrappone parzialmente a morte, ma anche a "non vita", in quanto la condizione della materia morta non coincide con quella della materia che non ha mai avuto vita.


Mi viene in mente una canzone per rallegrare un pò la monotonia dei giorni:

C'è, c'è chi soffre soltanto d'amore 
chi continua a sbagliare il rigore 
c'è chi un giorno invece ha sofferto 
e allora ha detto "io parto 
ma dove vado se parto 
sempre ammesso che parto". 
Ciao! 

A chi sbaglia a fare le strissie (Ciao!) 
a chi invece avvelena le bissie 
uno tira soltanto di destro 
l'altro invece ci ha avuto un sinistro 
e c'è sempre qualcuno che parte 
ma dove arriva se parte. 

E, la vita la vita 
e la vita l'è bella, l'è bella 
basta avere l'ombrella, l'ombrella 
ti ripara la testa, 
sembra un giorno di festa. 
E, la vita la vita 
e la vita l'è strana, l'è strana 
basta una persona, persona 
che si monta la testa, 
è finita la festa. 

C'è c'è chi un giorno ha fatto furore 
e non ha ancora cambiato colore 
c'è chi mangia troppa minestra 
chi è costretto a saltar la finestra 
e, c'è sempre lì quello che parte 
ma dove arriva se parte. 
Ciao! 

A chi sente soltanto la radio 
e poi sbaglia ad andare allo stadio 
c'è chi in fondo al suo cuore ha una pena 
c'è chi invece ci ha un altro problema 
e c'è sempre lì quello che parte 
ma dove arriva se parte. 

E, la vita la vita 
e la vita l'è bella, l'è bella 
basta avere un'ombrella, l'ombrella 
ti ripara la testa, sembra un giorno di festa. 
. . . 
E, la vita la vita 
e la vita l'è bella, l'è bella 
basta avere l'ombrella, l'ombrella 
ti ripara la testa, 
sembra un giorno di festa. 

E, la vita la vita 
e la vita l'è strana, l'è strana 
basta una persona, persona 
che si monta la testa, è finita la festa.


Una poesia per far che la nostra vita dia un'interminabile festa.

La tua vita sarà un'interminabile festa.
Sia il servizio buono
il piatto di tutti i giorni,
la tovaglia ricamata
quella dei giorni comuni;

Nei bicchieri di cristallo
mescerai la semplice acqua,
e con le posate d'argento
servirai l'umile insalata.

E' in te la giornata che accenderà tutte le le altre.
E' tra le tue mani la fiamma che accenderà candela.

La Vita sarà la tua festa
quando il giorno comune
si accenderà della tua voglia di vivere.
Rendi la tua Vita un'interminabile festa.

martedì 27 gennaio 2015

LEGGENDE.:I GIORNI DELLA MERLA



I cosiddetti giorni della merla sono, secondo la tradizione, gli ultimi tre giorni di gennaio (29, 30 e 31) oppure gli ultimi due giorni di gennaio e il primo di febbraio. Sempre secondo la tradizione sarebbero i tre giorni più freddi dell'anno. .L'origine della locuzione "i giorni della merla (o Merla)" non è ben chiara. Sebastiano Pauli espone due ipotesi:

« "I giorni della Merla" in significazione di giorni freddissimi. L'origine del quel dettato dicon esser questo: dovendosi far passare oltre Po un Cannone di prima portata, nomato la Merla, s'aspettò l'occasione di questi giorni: ne' quali, essendo il Fiume tutto gelato, poté quella macchina esser tratta sopra di quello, che sostenendola diè il comodo di farla giugnere all'altra riva. Altri altrimenti contano: esservi stato, cioè un tempo fa, una Nobile Signora di Caravaggio, nominata de Merli, la quale dovendo traghettare il Po per andare a Marito, non lo poté fare se non in questi giorni, ne' quali passò sovra il fiume gelato. »

Secondo altre fonti la locuzione deriverebbe da una leggenda secondo la quale, per ripararsi dal gran freddo, una merla e i suoi pulcini, in origine bianchi, si rifugiarono dentro un comignolo, dal quale emersero il 1º febbraio, tutti neri a causa della fuliggine. Da quel giorno tutti i merli furono neri. Si noti che se alcune leggende parlano di una merla, nella realtà questi uccelli presentano un forte dimorfismo sessuale nella livrea, che è bruna (becco incluso) nelle femmine, mentre è nera brillante (con becco giallo-arancione) nel maschio.

Secondo una versione più elaborata della leggenda, una merla, con uno splendido candido piumaggio, era regolarmente strapazzata da gennaio, mese freddo e ombroso, che si divertiva ad aspettare che lei uscisse dal nido in cerca di cibo, per gettare sulla terra freddo e gelo. Stanca delle continue persecuzioni, la merla un anno decise di fare provviste sufficienti per un mese, e si rinchiuse nella sua tana, al riparo, per tutto il mese di gennaio, che allora aveva solo ventotto giorni. L'ultimo giorno del mese, la merla, pensando di aver ingannato il cattivo gennaio, uscì dal nascondiglio e si mise a cantare per sbeffeggiarlo.

 Gennaio se ne risentì così tanto che chiese in prestito tre giorni a febbraio e si scatenò con bufere di neve, vento, gelo, pioggia. La merla si rifugiò alla chetichella in un camino e lì restò al riparo per tre giorni. Quando la merla uscì, era sì salva, ma il suo bel piumaggio si era annerito a causa del fumo, e così essa rimase per sempre con le piume nere. Come in tutte le leggende, esiste un fondo di verità: infatti nel calendario romano il mese di gennaio aveva solo ventinove giorni. Sempre secondo la leggenda, se i giorni della merla sono freddi, la primavera sarà bella; se sono caldi, la primavera arriverà in ritardo.
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