martedì 21 aprile 2015

LA CHIESA DI SAN BIAGIO A CITTIGLIO

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A Cittiglio la festa di San Biagio è in occasione della ricorrenza del Santo, il 3 febbraio, con la S. Messa e al temine benedizione della gola, falò, distribuzione di panettone e vin brulè mentre la “Gnoccata a San Biagio”, è una manifestazione che si svolge solitamente l’ultimo fine settimana d’agosto, più raramente il primo week-end di settembre.

Il giorno di San Biagio per i cittigliesi è tutto particolare; oltre alla devozione per il santo protettore della gola, ci sono almeno altri due motivi per fare festa, ovvero la presenza di una chiesetta romanica antichissima dedicata a Biagio e la presenza di una frazione del paese che porta il nome del santo. Nel corso degli anni, grazie al ricavato delle feste estive, si sono finanziati i lavori di recupero di una delle chiese più antiche della Valcuvia; lavori fermi da un paio d’anni a causa del cambio di parroco. La prima tranche dei nuovi lavori si è conclusa il 28 gennaio con la messa in opera delle mattonelle in cotto dell’aula della chiesa; la sigillatura dei vari elementi e la posa del pavimento nel presbiterio proseguirà dopo la festa di San Biagio. I lavori in corso rispettano il progetto a suo tempo approvato dalla Soprintendenza di Milano. Dal dicembre del 2006 al luglio 2009, la chiesetta di San Biagio è stata oggetto di importanti scavi archeologici che hanno portato alla luce parti antiche dimenticate.

L'edificio è situato sul colle denominato San Biagio, che domina l'abitato di Cittiglio; tale area fu probabilmente colonizzata già durante la preistoria e sicuramente in epoca romana, come testimoniano alcune epigrafi funerarie rinvenute durante alcuni scavi archeologici. Un'altra epigrafe, interrata (appartenente ad un quadrumviro che probabilmente villeggiava nel cittigliese), costituisce la soglia della chiesa stessa.

La chiesa è il più antico edificio religioso di Cittiglio; strutturalmente, si presenta come una cappella ad ala unica con l'altare a ovest e il campanile allineato alla facciata, ove si trova l'unico ingresso dell'edificio.

La facciata dell'edificio è a capanna, con singolo portale centrale ad arco a tutto sesto sormontato da una piccola monofora. L'edificio viene aperto solo in occasioni particolari e vi si celebra settimanalmente una Santa Messa in rito romano (giacché Cittiglio appartiene alla diocesi di Como).

Nell'VIII secolo d.C. sul colle venne eretta una prima chiesetta, di dimensioni ancor più ridotte di quella attuale. Si trattava essenzialmente di una cappella privata, appartenente alla famiglia nobile dei Sanbiagio, proprietaria di un contiguo castrum militare, e portava l'intitolazione a San Biagio e Sant'Andrea (questo secondo titolo fu poi perso in epoca ignota).

Siffatta chiesa si trovava ad un livello più basso rispetto all'edificio attuale ed era strutturata in maniera diametralmente opposta ad esso: altare ed abside erano rivolti ad oriente e vestibolo ad occidente.

Attorno l'anno 1000, la primitiva chiesa venne abbattuta e ricostruita: la navata venne allungata e il pavimento rialzato. Sempre in questo periodo venne edificata la torre campanaria, di struttura cuspidata, avente nella sommità una cella aperta su tre lati da bifore, inframezzate da una colonnina con capitello a stampella.

Tra gli anni 1050 e 1075 fu edificato dinnanzi all'ingresso un nartece, che fu adibito ad ospitare tombe gentilizie. Tale struttura aveva egual larghezza della chiesa vera e propria, e lunghezza pari circa 1/2 dell'aula. Nella sacrestia attuale è conservato ancora una porzione della facciata di tale ambiente, la cui costruzione non comportò tuttavia la demolizione della facciata della chiesa. Nel XIV secolo, nel corso di lavori di ristrutturazione che portarono ad un ulteriore innalzamento del pavimento, tale diaframma fu abbattuto e chiesa e nartece divennero un unico ambiente.

Nel periodo intercorrente tra gli anni 1627 e 1635 venne modificato l’orientamento della chiesa. Venne infatti demolito l'abside, sostituito dal nuovo ingresso; quello vecchio fu murato e tramutato nel nuovo presbiterio. Il piano di calpestio fu ulteriormente sopraelevato e, a ridosso della parete settentrionale dell’edificio, fu realizzato un ossario.

La chiesa aveva ormai assunto la fisionomia che conserva attualmente: l'unica aggiunta fu, nel 1722, la costruzione di una nuova sacrestia, poco dietro il campanile. Sempre nella prima metà del XVIII secolo fu aggiunto sull'altare un paliotto su base gessata.

Nel corso dei secoli seguenti, la chiesa fu oggetto di un certo degrado: ai primi del XX secolo fu aggiunto un solaio al di sotto delle capriate del tetto (fino a quel momento a vista); negli anni seguenti le pareti furono intonacate e ricoperte con dei listelli di perlinato bianco, celando affreschi e pietre a vista. La chiesa perse così la sua connotazione romanica: negli anni 1980 le pareti esterne erano pesantemente intonacate e l'interno appariva come uno spoglio corridoio completamente bianco.

Nel 1988 fu costituita l'associazione Amici di San Biagio, avente l'obiettivo di raccogliere fondi ed indirizzare gli sforzi verso il restauro dell'edificio sacro; nel 1990 fu approntato e approvato dalla Soprintendenza per i Beni culturali della Lombardia il progetto dei lavori, che partirono nel 1992, con la rimozione delle superfetazioni di maggiore entità (solaio, perline ai muri) e rifacimento del tetto a capriate. Nel 1994 fu asportato l'intonaco dalle pareti esterne ed interne; in tal modo, entro il 1995, ritornò alla luce un primo ciclo di affreschi. Sempre nel 1995 si mise mano alla porta d'ingresso, i cui contorni furono rifatti in granito e venne installata una nuova vetrata istoriata sulla monofora; l'anno successivo un falegname del posto ricostruì i battenti della porta.

Nell'aprile 1999 fu attuato un intervento di restauro di interni ed esterni, mentre nel 2000 fu restaurato il paliotto settecentesco dell’altare, gravemente danneggiato.

Nel 2006, data la necessità di realizzare un vespaio di aerazione, si iniziò a mettere mano al pavimento: ebbe così inizio un'opera di scavo archeologico, finanziata dagli Amici di San Biagio ed effettuata dalla SLA (Società Lombarda di Archeologia), sotto la supervisione della Soprintendenza Archeologica lombarda.

Il pavimento come si presentava fino a quell'anno era stato posato negli anni 1970: lo scavo fece rinvenire tre pavimenti più antichi, l'uno sovrapposto all'altro; nella fattispecie uno in cotto risalente al 1630, uno del 1200 in malta rossa e un altro dell'anno 1000 in battuto di malta. Oltre a siffatti pavimenti, lo scavo ha riportato alla luce i resti della piccola chiesa precedente l’attuale, e dell'antico abside dipinto, demolito a seguito dell'inversione di orientamento della chiesa, attestato intorno al 1630.

Sono state altresì rinvenute diciassette monete risalenti al XII-XVI secolo, ciotole, coltelli, frammenti di tessuto, un anello, fibbie, borchie e altri oggetti, tra i quali una capasanta, tipico souvenir dei pellegrini che si recavano a Santiago di Compostela.

Riemersero altresì ventuno sepolture, sia semplici inumazioni che in loculi realizzati con lastre di pietra. Tra le più interessanti ve ne sono: la numero 19 realizzata con un loculo in pietra di forma antropomorfa, ove è stato rinvenuto lo scheletro di un'adolescente; la numero 13, ospitante lo scheletro di un maschio adulto, deceduto a seguito di decapitazione, che presentava ulteriori fratture dovute a colpi di spada sul cranio (da questo sepolcro riemersero anche una lucerna vitrea, chiodi bronzei e frammenti di vaso fittile). Tale individuo decapitato era probabilmente un membro della famiglia De Citillio, i cui appartenenti usavano farsi seppellire nell'atrio dell'antica chiesa di San Biagio e Sant'Andrea.

Dai livelli interrati della chiesa riemersero anche alcuni affreschi, tra i quali uno del periodo 1000 – 1100 raffigurante la Chimera, animale mitologico con tre teste (a forma di leone, serpente e capra). Risulta insolito rinvenire in uno spazio sacro una siffatta effigie, che venne restaurata nel mese di luglio 2007.

Conclusi gli scavi, nel 2009, partirono i lavori di ripristino del pavimento interno, che fu realizzato allo stesso livello di quello degli anni 1970, in materiale cotto alternato a lastre di vetro, per evidenziare quanto rinvenuto durante la campagna di rilievi archeologici.


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