martedì 21 aprile 2015

PERSONE DI CITTIGLIO : ALFREDO BINDA

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Alfredo Binda (Cittiglio, 11 agosto 1902 – Cittiglio, 19 luglio 1986) è stato un ciclista su strada e pistard italiano. Professionista dal 1922 al 1936, vinse cinque Giri d'Italia, tre campionati del mondo su strada, quattro Giri di Lombardia, due Milano-Sanremo e quattro Campionati nazionali su strada. Inoltre vinse, tra le altre classiche, due Giri del Piemonte e due Giri di Toscana. Forte sia in pianura che in salita, è considerato uno dei ciclisti più grandi di sempre.

Figlio di Maffeo, imprenditore edile, decimo di quattordici figli, Binda cominciò a correre in Costa Azzurra, dove era andato a imparare dallo zio il mestiere di stuccatore. Non ancora ventunenne, colse il primo importante successo: «Nizza-Mont Chauve: la più dura corsa in Costa Azzurra. Arrivo in salita: aspra, cattiva, sterrata. “Maledettissime erte”. Una classica allora, negli anni Venti. Eletta a Gran Criterium Internazionale della Montagna. Alla partenza francesi, belgi, spagnoli, italiani. Scalatori. L’Italia era rappresentata dal numero uno: Costante Girardengo. E anche dal numero due: Tano Belloni.

Crebbe a Nizza, dove iniziò l'attività professionistica nel 1922; rimase in Francia fino al 1924, quando aveva già vinto 30 corse. Nel 1925 passò alla Legnano con cui vinse cinque edizioni del Giro d'Italia (1925, 1927, 1928, 1929 e 1933), record assoluto condiviso con Fausto Coppi ed Eddy Merckx; nell'arco della carriera conquistò complessivamente 41 tappe al Giro, record mantenuto fino al 2003, quando fu superato da Mario Cipollini. In tutto rimase in testa alla classifica generale per 60 tappe. Nel 1927 vinse 12 delle 15 tappe del Giro e nel 1929 ben otto tappe consecutive: entrambi record imbattuti.

A causa della sua manifesta superiorità, nel 1930 fu pagato dagli organizzatori per non partecipare al Giro, ottenendo 22.500 lire, una cifra corrispondente al premio per la vittoria finale e ad alcune vittorie di tappa.Nel 1933 fu il vincitore della prima cronometro della storia del Giro: 62 km da Bologna a Ferrara.

Non ottenne invece mai risultati di rilievo al Tour de France, al quale partecipò di rado anche negli anni del suo dominio in campo internazionale. Affrontò il Tour nel 1930 (anno della sua forzata rinuncia al Giro), vincendo due tappe consecutive, a Pau e a Luchon, avviandosi a dominare la corsa insieme al suo compagno di squadra Learco Guerra; tuttavia, dei dissidi con la federazione italiana, che ancora non gli aveva versato l'indennizzo promesso per non aver partecipato al Giro, lo spinsero ad abbandonare. Nel suo ricco palmarès figurano anche tre campionati del mondo (record), due Milano-Sanremo, quattro Giri di Lombardia e quattro campionati italiani.

Lasciò l'attività nel 1936, dopo un incidente che gli provocò la frattura del femore. Diventò commissario tecnico della Nazionale italiana, ruolo che ricoprì per ben dodici anni, in cui accumulò fama e successi degni della sua carriera da corridore: guidò infatti le trionfali spedizioni alla Grande Boucle con Bartali nel 1948, Coppi nel 1949 e 1952, e Nencini nel 1960. La sua riconosciuta abilità tecnica e diplomatica fu alla base dell'accordo fra Bartali e Coppi e del massimo rendimento della squadra.

Amato padre di due figlie e nonno, affrontò incarichi di rappresentanza in organismi sportivi nazionali e internazionali con spirito di servizio. Pur continuando a risiedere a Milano, volle  dedicare del tempo anche al proprio paese d'origine impegnandosi come consigliere comunale. Mito e maestro dello sport, Binda fu punto di riferimento per il ciclismo intero e per i giovani che vedevano in lui l'interprete dei valori autentici dello sport. Dopo la morte, avvenuta nel 1986,  il ricordo è mantenuto vivo dal Museo, voluto dall'amministrazione comunale di Cittiglio e dalla famiglia e da manifestazioni e iniziative, oltre che da gare, che continuano a essere organizzate nel suo nome.  Ora, dopo anni e anni, si potrebbe immaginare che la figura del grande Alfredo risulti un po' sfocata, che piano piano dimenticanza e oblio prendano piede. Eppure recenti sondaggi, realizzati anche in campo nazionale, testimoniano che il suo nome è ancora molto considerato dal pubblico degli sportivi e che nella classifica dei più grandi italiani di tutti i tempi lui è ancora presente. Si aggiunga poi che il Museo attira centinaia e centinaia di visitatori ogni anno.

Morì nel 1986 e le sue spoglie mortali oggi riposano nel cimitero di Cittiglio.



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