martedì 19 maggio 2015

I PAESI DELLA BRIANZA : ERBA

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Erba è un comune italiano della provincia di Como in Lombardia.

Il paese sorge ai piedi delle Prealpi lombarde, a 320 m s.l.m., in Brianza.

L'origine dei vari borghi che in seguito diedero vita ad Erba è piuttosto antica. Il luogo venne infatti abitato in epoche precedenti a quella romana; vi si sarebbero alternati gli Orobi, i Liguri ed i Celti, ma soprattutto i secondi vi lasciarono le loro consuetudini.

L'abitato si è prevalentemente sviluppato alla destra del Lambro e ad ovest della Strada Vallassina ed è lambito a sud dalla SS n.639 del Lago di Pusiano e di Garlate (che collega Lecco a Como), oltre la quale si spingono tuttavia alcune proliferazioni edilizie prevalentemente industriali.
Il territorio comunale confina, da Nord ed in senso orario, con i comuni di Faggeto Lario, Caslino d'Erba, Ponte Lambro, Castelmarte, Proserpio, Longone al Segrino, Eupilio, Merone, Monguzzo ed Albavilla, tutti in provincia di Como.
Il territorio comunale ha una superficie di 1813 ha, di cui 718,91 ha. (39,65%)., costituiscono la superficie agricola utilizzata, ha. 344,24 (18,99%) la superficie a bosco e 163,81 ha. (9,04%) quella improduttiva. La superficie liquida (Lago di Alserio: 28 ha.) e la superficie urbanizzata dovrebbe ammontare a 586,04 ha. (32,32%), in essa comprese le aree con vocazione edificatoria.
Il territorio comunale è pianeggiante solo in prossimità del Lago di Alserio (Piano d'Erba o delle Eupili); per la parte restante è collinare ed in parte anche montuoso: infatti, esso risulta compreso tra le quote 260 (Lago di Alserio) e 1.304 (pendici del monte Bollettone).
L'area urbana risulta formata dall'aggregazione di vari nuclei abitati i quali, espandendosi soprattutto lungo le strade che li collegano e che se ne diramano, si sono progressivamente estesi, in qualche caso saldandosi l'un l'altro.
Ne risulta perciò più propriamente un insieme di abitati, cuciti da una trama viaria irregolare, distribuiti a cavaliere del Lambro, ma prevalentemente alla sua destra. In questa situazione è indefinibile e priva di senso una quota media dell'area urbana in quanto si sviluppa tra le quote 275 e 295 -è vero altresì che gli altri nuclei giacciono quasi "tutti a quote più alte, comprese tra i 300 ed i 350 m.
Gli insediamenti occupano, infatti, le protuberanze collinari e persino le pendici del Monte Bollettone, con frequenti ville signorili, circondate da ampli parchi e giardini.

Erba deve il suo rapido sviluppo, oltre che all'amenità dei luoghi, anche alla felice posizione rispetto alla grande maglia viaria regionale, trovandosi a mezza strada dell'itinerario Lecco - Como (che delimita il bastione morenico dell'alta Brianza) ed all'incrocio di questa con la strada Milano - Bellagio (strada Vallassina).

Il vasto piano meridionale a cavallo del Lambro - lambrone che comprende, appunto, il Piano d'Erba e che sale poi lentamente verso "lo stretto solco vallivo di Ponte Lambro; in esso sorgono gli abitati di Incino, Vill'Incino, Erba (in basso) ed il nucleo di Cassina Mariaga, nonché i recenti insediamenti industriali di Pradelmatto-Sassonia, California e Molinara;
La fascia che delimita a nord-ovest la zona piana e che, con andamento piuttosto mosso, costituisce quasi un terrazzamento di passaggio tra la 'pianura e la montagna; in questa zona sorgono gli abitati di Parravicino, Campolasso, Pomerio, Buccinigo, Erba in alto, Crevenna e Mornìgo;
La zona collinare ad est del Lambro che delimita a nord-est la zona piana ed ha una configurazione piuttosto movimentata, caratterizzata da una più marcata ondulazione (contrapposta al terrazzo precedente); su di essa sorgono i nuclei abitati di Morchiuso, Bindella, Incasate e -più a nord -Brugora, Torricella, Arcellasco, Carpèsino e S.Bernardino. Questa zona rappresenta l'estremità meridionale dell'area collinare compresa tra la valle di Caslino ed il bacino del lago del Segrino;
La zona montana di nord-ovest che, saldandosi al terrazzo pedemontano, occupa le falde sud-orientali del M. Bollettone (1304 m.) e quelle sud-occidentali del M. Croce o di Maiano (1153 m.) e della Bocchetta di lemma (1171 m.).
Sotto il profilo geologico, il territorio "basso" è formato dalle alluvioni fini del Lambrone, prevalentemente marnose ed argillose, le quali - trasportate a valle - hanno lentamente " colmato " l'antico vasto golfo del mare Pliocenico. Il territorio "alto"' fa già parte, invece, del cosiddetto triangolo lariano, una "regione prealpina" situata tra i due rami meridionali del Lario (comasco e lecchese) e marcatamente incisa dalla Vallassina, cioè, da quel tratto della valle superiore del Lambro (nella quale esso prende il nome di Lambrone) che va dalla sorgente (a NO di Magreglio) fino alla "stretta" da cui esso sbocca nella conca pianeggiante di Erba.
Più a sud, le alluvioni del Lambrone formano un vasto dosso al quale si debbono probabilmente il colmamento dell'antica unica e grandiosa conca lacustre che si estendeva per tutto l'attuale Piano d'Erba e la separazione dei due laghi pedemontani di Pusiano e di Alserio.
Il vincolo idrogeologico copre la quasi totalità delle pendici montane del settore-ovest. Tale vincolo - stabilito in base alla legge 30 dicembre 1923, n.3267 -interessa infatti -a partire dalla quota 350 circa- le pendici del Monte Bollettone, le quali si presentano orograficamente accidentate e che, ove non fossero adeguatamente protette, sarebbero suscettibili di erosione del versante, con conseguente pericolo di degrado.
Tale vincolo, ripreso dalla recente legislazione urbanistica regionale lombarda (LUR-n.51/1975), impone sostanzialmente il mantenimento della situazione arborea e colturale in atto, al fine di non compromettere la stabilità dei suoli, consentendosi peraltro il normale governo forestale e rurale.
Il torrente Bova, altro corso d'acqua che interessa il territorio erbese, scende con forti pendenze solcando le pendici di questo versante prima di immettersi nel Lambrone, al confine di Erba con Ponte Lambro.

L'origine di Erba si perde nella notte del tempo, oltre alle testimonianze del Buco del Piombo altri ritrovamenti attestano che il luogo venne abitato nelle epoche precedenti quella romana; vi si sarebbero alternati gli Orobi, i Liguri ed i Celti. Erba, ai tempi dei Romani, era denominata: "Herba" mentre Incino, originariamente "Liciniforum".
Nelle torbiere di Bosisio e di Pusiano (ora abbandonata) sono stati trovati numerosi utensili di silice (coltelli, punte di frecce e di lance, piccole scuri con manico di osso) a testimonianza del fatto che il Piano d'Erba è stato abitato dall'uomo sin dall'età neolitica. In realtà in quell'epoca il Piano non c'era, in quanto i laghetti di Pusiano, Alserio ed Annone formavano l'unico grande lago di "Eupili" su cui gli abitanti (delle età della pietra e del bronzo) avevano costruito le capanne su palafitte in cui vivevano. Reperti del neolitico (punte di freccia), sono stati rinvenuti anche nella grotta denominata "Buco del Piombo" , in territorio erbese .
Non si sa se questi primi abitanti fossero Oròbi, Etruschi od Umbri: da ritrovamenti avvenuti a Buccinigo (tombe) si riconoscono con sufficiente certezza elementi della cultura celtica.
Sull'origine del primo nucleo Incino, e sullo stesso toponimo sussistono tuttora dei dubbi: la tradizione più antica vuoi far risalire il nome "Incino" all'antico Liciniforum citato da Catone e da Plinio; ma presumibilmente il Liciniforum di Catone è Lecco (da Licini, infatti, si fa derivare Lencini e Lenci che è il nome fatino di Lecco), mentre l'etimologia di Incino è forse da ricercare più nel mondo germanico che in quello latino. Stando alla tradizione più condivisa (che vuole Incino derivato da Licinoforum), quel nucleo sarebbe stato fondato da un Licinio Crasso nel 608 dalla fondazione di Roma, cioè quasi un secolo prima di Cristo; ma ciò non è provato: le prime iscrizioni -su frammenti di lapidi rinvenute nei campi presso Incino -possono essere infatti datate solo.al V sec. D C (in una di esse si parla di un Longino e di un Fausto, Consoli nel 490 DC).
Di Erba si hanno notizie ancora più scarse, anche se in tutta la zona pedemontana che va da Vill'Albese a Crevenna sono state rinvenute numerose tombe, in cui sono stati trovati monete, vasi lacrimatoi ed ornamenti metallici . A giudicare dai numerosi ritrovamenti di epoca romana è tuttavia quasi certa l'esistenza, in questi luoghi, di un abitato romano di qualche importanza.
A guardia delle strade di comunicazione per Corno, Milano e Lecco stettero comunque i due castelli di Erba e di Incino.
Del Castello di Erba non rimangono, purtroppo, vestigia, salvo il nome della "piazza del Castello" ad Erba in alto.
E' tuttavia impossibile sapere con certezza quando esso sia sorto: alcuni storici ne parlano a proposito dell'invasione degli Ungheri (a partire dal 889); altri lo citano a proposito della difesa dei Municipi della Martesana da Ariberto da Intimiano (arcivescovo di Milano ed ideatore del Carroccio), insieme ai nomi di Buccinigo e di Parravicino.
Nel Medioevo due importanti castelli dominavano il territorio , uno posto in posizione elevata (Erba alta), di cui rimangono alcuni ruderi e l'altro nell'odierna Villincino ove si trova ancor oggi la pusteria ed una torre con inserita una graziosa bifora.
Del Castello di Incino rimane invece un significativo avanzo di portale ancora ben conservato.

Nessuna testimonianza rimane delle dominazioni longobarde e franche, che lasciarono tuttavia nella zona la divisione feudale; Erba ed Incino ne rimasero fortunatamente indenni e vissero come liberi comuni anche durante le calate del Barbarossa. Quest'ultimo, nella vicina Tassèra di Carnìgo, fu sconfitto dai milanesi ai quali quei liberi comuni (Orsenigo e tutta la Pieve di Incino) avevano dato un valido e decisivo aiuto (1160). Milano ricompensò questi modesti ma valorosi comuni alleati investendoli del diritto di fregiare le proprie insegne con lo stemma di Milano: il che comportava a loro favore una serie di privilegi oltre ad ampie immunità. Per effetto di tali concessioni la Comunità di Erba fu aggregata ai cittadini milanesi di Porta orientale, nella parrocchia di S. Babila. Tali privilegi restarono operanti fino all'invasione francese del 1796.
Nel corso del secoli fatti ed avvenimenti di ogni genere coinvolsero gli abitanti di Erba e particolarmente il XII e il XIII secolo furono teatro di guerre e distruzioni rimane famosa oltre alla battaglia di Tassera, anche le terribili e ripetute distruzioni di Incino, prima per opera dei Visconti nel 1278 e poi dai Torriani nel 1285.
Durante il XIII ed il XIV sec. Erba seguì le vicende di Milano, che era contesa tra i Torriani ed i Visconti. Infatti i Torriani, dopo aver devastato molti paesi della Martesana e particolarmente Incino, si impadronirono nel 1278 del Castello di Erba. Sette anni dopo fu la volta di Ottone Visconti che occupò Incino, ne abbatté la rocca e ne incendiò e rovinò il borgo.
Successivamente Ottone diventò padrone di Milano e scacciò i Torriani, mantenendo la Signoria Viscontea fino al 1447. Erba rifiutò in ogni modo di essere infeudata, facendo valere i privilegi del 1160.Nel 1404 i Signori (Rusca) di Corno fecero Erba l'oggetto di ripetute scorrerie, approfittando del fatto che i Dal Verme non volevano intervenire in difesa del borgo, non avendo questo voluto rinunciare a quei particolari privilegi che lo proteggevano dall'infeudazione. Comunque, dai Visconti il Piano d'Erba passò prima agli Sforza (1453-1470) -che concessero ad Erba una limitata autonomia rispetto al Vicario della Martesana -e poi agli Spagnoli, i qual i restaurarono le antiche strutture feudali e cedettero il territorio ai Conti Archinto (1647).
Negli “Statuti delle acque e delle strade del contado di Milano fatti nel 1346” Erba risulta incluso nella pieve di Incino e viene elencato tra le località cui spetta la manutenzione della “strata de Niguarda” come “li zentilhomini da Herba” (Compartizione delle fagie 1346). Nel 1441 Erba, con tutta la pieve di Incino nella quale risulta collocato, venne concesso in feudo dal duca Filippo Maria Visconti ai conti Dal Verme (Casanova 1904). Nei registri dell’estimo del ducato di Milano del 1558 e dei successivi aggiornamenti del 1590 e del XVII secolo, Erba risulta ancora compreso nella pieve d’Incino (Estimo di Carlo V 1558, cartt. 24 e 25) dove ancora lo si ritrova nel 1644 (Relazione Opizzone 1644). Con istrumento rogato il 6 luglio 1647 il comune venne concesso in feudo al conte Carlo Archinto (Casanova 1904). Nel “Compartimento territoriale specificante le cassine” del 1751, Erba era sempre inserito nel ducato di Milano, nella pieve di Incino, ed il suo territorio comprendeva anche i cassinaggi di “Molino del piano”, “Cassina sopra il Monte detto Alpe”, Alpetto, Mirabello, Ginochio, Meano, Meanolo, Corgiago, Malpirana e Bajta (Compartimento Ducato di Milano, 1751). Dalle risposte ai 45 quesiti della giunta del censimento del 1751 emerge che il comune, infeudato al conte Filippo Archinti al quale la comunità versava a titolo di convenzione la somma annua di lire 87, contava in tutto 690 anime. Disponeva di un consiglio particolare costituito da 17 deputati ed un sindaco-cancelliere che venivano eletti dal convocato generale con l’intervento del podestà. Restavano in carica tre anni ed a loro era affidata l’amministrazione del patrimonio e la vigilanza sui pubblici riparti. Il sindaco-cancelliere, che veniva retribuito con salario annuale, aveva incarico di conservare presso la sua casa le scritture della comunità. Incaricato delle riscossioni dei carichi e del pagamento delle spese era un solo esattore che veniva eletto con pubblico istrumento per tre anni. Il comune era sottoposto alla giurisdizione di un podestà feudale al quale versava un salario annuo, oltre che alla banca criminale di Milano. Il console prestava annualmente giuramento ad entrambi i giusdicenti (Risposte ai 45 quesiti 1751, cart. 3034). Sempre inserito nella pieve di Incino, Erba compare nell’“Indice delle pievi e comunità dello Stato di Milano” del 1753 ancora appartenente al ducato di Milano (Indice pievi Stato di Milano, 1753).
Furono inoltre edificati numerosi conventi come l'Abbadia di S. Antonio a San Maurizio e Santa Maria degli Angioli vicino a Crevenna, dove venivano anche tinti con il mallo delle noci i panni e le tuniche di tutti i frati della Lombardia. Per quanto riguarda l'aspetto religioso la chiesa di Sant'Eufemia rimase per secoli il punto di riferimento principale di tutta l'omonima Pieve. Sulla fine del 1500 San Carlo ordinò il trasferimento della Prepositura da S. Eufemia(Incino) a S.Maria Nascente (Villincino), poiché l'antica chiesa era ritenuta insicura ed inadeguata alle nuove esigenze pastorali. Il periodo delle infeudazioni e della dominazione spagnola sono una triste parentesi per la storia di Erba che si temprò e rifiorì nel 1700.Con Maria Teresa iniziò un periodo di benessere e di sviluppo per tutta la plaga erbese, sorsero filande e numerose ville signorili che ospitarono insigni personaggi della cultura: Monti, Parini, Foscolo.
Nel nuovo compartimento territoriale dello Stato di Milano (editto 10 giugno 1757), pubblicato dopo la “Riforma al governo e amministrazione delle comunità dello stato di Milano” (riforma Stato di Milano 1755), il comune di Erba venne inserito tra le comunità della pieve di Incino, nel territorio del ducato di Milano. Nel 1771 il comune contava 1.200 abitanti (Statistica anime Lombardia, 1771). Solo con la successiva suddivisione della Lombardia austriaca in province (editto 26 settembre 1786 c), il comune di Erba, sempre collocato nella pieve d’Incino, venne inserito nella Provincia di Como. In forza del nuovo compartimento territoriale per l’anno 1791, la pieve di Incino, di cui faceva parte il comune di Erba, venne inclusa nel VII distretto censuario della provincia di Milano (Compartimento Lombardia, 1791).
A seguito della suddivisione del territorio in dipartimenti, prevista dalla costituzione della Repubblica Cisalpina dell’8 luglio 1797 (Costituzione 20 messidoro anno V), con legge del 27 marzo 1798 il comune di Erba venne inserito nel Dipartimento del Lario, Distretto di Erba (legge 7 germinale anno VI). Con successiva legge del 26 settembre 1798 il comune venne trasportato nel Dipartimento dell’Olona, Distretto XXVI di Erba (legge 5 vendemmiaio anno VII). Nel gennaio del 1799 contava 1240 abitanti (legge 20 nevoso anno VII). Secondo quanto disposto dalla legge 13 maggio 1801, il comune di Erba, inserito nel Distretto primo di Como, tornò a far parte del ricostituito Dipartimento del Lario (legge 23 fiorile anno IX). Con la riorganizzazione del dipartimento, avviata a seguito della legge di riordino delle autorità amministrative (legge 24 luglio 1802) e resa definitivamente esecutiva durante il Regno d’Italia, Erba venne in un primo tempo inserito nel Distretto VII ex milanese di Erba (Quadro dei distretti 1802), classificato comune di III classe (Elenco dei comuni 1803), e successivamente collocato nel Distretto I di Como, Cantone IV di Erba.
Ma è il 1800 che determino per Erba il periodo d'oro e di notorietà culturale e turistica.
In base alla nuova compartimentazione territoriale del Regno Lombardo – veneto (notificazione 12 febbraio 1816), il comune di Erba venne inserito nella Provincia di Como, Distretto XIV di Erba. Il comune di Erba, dotato di convocato, fu confermato nel Distretto XIV di Erba in forza del successivo compartimento delle province lombarde (notificazione 1 luglio 1844). Col compartimento territoriale della Lombardia (notificazione 23 giugno 1853), il comune di Erba venne inserito nella Provincia di Como, Distretto XIV di Canzo. La popolazione era costituita da 1562 abitanti.
Subite le occupazioni francese ed austriaca (1814), il Comune fu invaso dal Piemonte nel 1859 ed annesso al Regno d'Italia.
In base al compartimento territoriale del Regno d’Italia (decreto 8 giugno 1805 a) il cantone IV di Erba, compreso nel dipartimento del Lario, distretto I di Como, includeva i seguenti comuni: Albesio, Alserio, Anzano con Cassina Pugnano, Monticello e porzione di Monguzzo, Arcellasco con Torricella, Carpesino, Brugora e Cassina Torchiera, Brenno con Camisasca, Buccinigo con Molena, Carcano con Corogna, Casletto, Cassano con Sirtolo, Centemero con Musico, Colciago con Cassina Marcetta, Cassina Careggia, Cassina Visconti e porzione di Calpuno, Crevenna con Mornigo, Erba, Fabbrica, Incino con Villincino, Rogora e Ferrera, Lambrugo, Lezza, Lurago con porzione di Calpuno, Merone, Moiana, Monguzzo con Nobile, Nibionno con Tabiago e Zibrone, Orsenigo con Parzano, Parravicino con Pomerio e Caseglio, Ponte con Cassina Busnigallo, Rogeno con Calvenzana, Maggiolino, Molino del Leone e Molino del Maglio, Tregolo con Costa Masnaga, Somarino e Pettana, Villa Albese con Cassina Saruggia. La popolazione complessiva era di 18.885 abitanti. Con il decreto di aggregazione e unione dei comuni del dipartimento del Lario (decreto 4 novembre 1809), che disegnò il nuovo assetto amministrativo del territorio comasco, il numero dei comuni del cantone passò da 28 a 12: Albese, Alzate, Anzano, Carcano, Erba, Lurago ed uniti, Merone, Nibionno ed uniti, Ponte, Rogeno, Tregolo e Vill’Albese. La popolazione ammontava a 15.184 abitanti. Il decreto di concentrazione e unione dei comuni del dipartimento del Lario (decreto 30 luglio 1812) confermò, per i comuni del cantone IV di Erba, le variazioni previste dal precedente provvedimento del 1809, eccezion fatta per l’ex comune di Albese che venne aggregato a Vill’Albese e per il comune di Merone che assunse la denominazione di comune di Nobile.
In seguito all’unione temporanea delle province lombarde al regno di Sardegna, in base al compartimento territoriale stabilito con la legge 23 ottobre 1859, il comune di Erba con 1.589 abitanti, retto da un consiglio di quindici membri e da una giunta di due membri, fu incluso nel mandamento XI di Erba, circondario I di Como, provincia di Como. Alla costituzione nel 1861 del Regno d’Italia, il comune aveva una popolazione residente di 1.676 abitanti (Censimento 1861). In base alla legge sull’ordinamento comunale del 1865 il comune veniva amministrato da un sindaco, da una giunta e da un consiglio. Popolazione residente nel comune: abitanti 1.724 (Censimento 1871); abitanti 1.717 (Censimento 1881); abitanti 2.016 (Censimento 1901). Nel 1906 il comune di Erba venne aggregato al nuovo comune di Erba Incino.
In base al compartimento territoriale del Regno d’Italia (decreto 8 giugno 1805 a) il cantone IV di Erba, compreso nel dipartimento del Lario, distretto I di Como, includeva i seguenti comuni: Albesio, Alserio, Anzano con Cassina Pugnano, Monticello e porzione di Monguzzo, Arcellasco con Torricella, Carpesino, Brugora e Cassina Torchiera, Brenno con Camisasca, Buccinigo con Molena, Carcano con Corogna, Casletto, Cassano con Sirtolo, Centemero con Musico, Colciago con Cassina Marcetta, Cassina Careggia, Cassina Visconti e porzione di Calpuno, Crevenna con Mornigo, Erba, Fabbrica, Incino con Villincino, Rogora e Ferrera, Lambrugo, Lezza, Lurago con porzione di Calpuno, Merone, Moiana, Monguzzo con Nobile, Nibionno con Tabiago e Zibrone, Orsenigo con Parzano, Parravicino con Pomerio e Caseglio, Ponte con Cassina Busnigallo, Rogeno con Calvenzana, Maggiolino, Molino del Leone e Molino del Maglio, Tregolo con Costa Masnaga, Somarino e Pettana, Villa Albese con Cassina Saruggia. La popolazione complessiva era di 18.885 abitanti. Con il decreto di aggregazione e unione dei comuni del dipartimento del Lario (decreto 4 novembre 1809), che disegnò il nuovo assetto amministrativo del territorio comasco, il numero dei comuni del cantone passò da 28 a 12: Albese, Alzate, Anzano, Carcano, Erba, Lurago ed uniti, Merone, Nibionno ed uniti, Ponte, Rogeno, Tregolo e Vill’Albese. La popolazione ammontava a 15.184 abitanti. Il decreto di concentrazione e unione dei comuni del dipartimento del Lario (decreto 30 luglio 1812) confermò, per i comuni del cantone IV di Erba, le variazioni previste dal precedente provvedimento del 1809, eccezion fatta per l’ex comune di Albese che venne aggregato a Vill’Albese e per il comune di Merone che assunse la denominazione di comune di Nobile.
La popolazione industriosa ha saputo ben utilizzare le risorse presenti sul territorio e, con l'avvio delle Ferrovie Nord nel 1879, si è decisamente imposta come centro attivo, ricco di storia e di cultura.
Nel 1912 giunse da Como la tranvia, prolungata nel 1927 fino a Lecco. Le comunicazioni con i maggiori centri vicini furono così completate ed Erba - che nel 1906 si era unita ad Incino -iniziò il suo fortunato decollo. commerciale e produttivo.
Nel 1927 venne ricostituito il comune autonomo di Erba con i soppressi comuni di Bucinigo, Cassina Mariaga, Crevenna ed Erba Incino, disaggregandone il territorio dal comune di Erba Incino (R.D. 15 dicembre 1927, n. 2515). In base alla legge sull’amministrazione locale emanata nel 1926 il comune veniva amministrato da un podestà. Nel 1928 al comune di Erba vennero aggregati i soppressi comuni di Arcellasco e Parravicino (R.D. 11 ottobre 1928, n. 2542). Nel 1928 dal comune di Erba venne staccata la frazione di Pontenovo, aggregata al comune di Merone (R.D. 1° novembre 1928, n. 2563). Popolazione residente nel comune: abitanti 8.537 (Censimento 1931). Nel 1935 dal comune di Erba vennero staccate le frazioni di Molena e Ferrera, aggregate al nuovo comune di Albavilla.

L'attuale comune di Erba è formato dall'unione dei soppressi di Erba Incino, Buccinigo, Cassina Mariaga, Crevenna, Arcellasco e Parravicino. Le varie adesioni si svolsero in varie tappe successive: primo passo il 21 agosto 1906 con la storica unione di Erba con Incino, poi nel 1923 l'adesione di Crevenna, Buccinigo e Cassina Mariaga ed infine nel 1928 l'aggiunta di Arcellasco e Parravicino completarono la formazione del nuovo comune. Il 12 maggio dell'anno 1970 il Presidente della Repubblica decreta al Comune di Erba il titolo di Città, confermandone così le importanti caratteristiche socio-economiche che pone l'abitato di Erba tra i luoghi più rappresentativi ed operosi dell' Alta Brianza.

Erba presenta ovunque una singolare struttura urbana " a nuclei ", che consiste in una pluralità d'insediamenti, diversi per qualificazione e per consistenza e dislocati in un ambito spaziale palesemente "sproporzionato. Infatti, quella che molto impropriamente chiamiamo area urbana non ha il consueto carattere del continuum edificato , ma si presenta piuttosto come un "tessuto" disuniforme in cui i compatti "nuclei" originari (salvo quelli del tutto stravolti e soffocati dai più recenti sviluppi insediativi) sono ancora abbastanza individuabili ed appaiono come dispersi (cioè debolmente "legati") in un inconsistente tessuto connettivo generalmente tenue e comunque ancora tanto "poroso" da risultare scarsamente agglutinante.
I .fattori polarizzanti dei più recenti sviluppi non sono, curiosamente, i singoli nuclei originari: la maggior parte di essi ha perso ormai ogni residua forza aggregante, tant'è che qualcuno è tuttora estraneo ai processi urbanizzativi in atto; sono piuttosto le vecchie arterie di traffico (ed ora anche le nuove) ormai convertite al ruolo di arterie primarie interne; oppure, per gli sviluppi turistici, sono le "emergenze" paesaggistiche.
Ovviamente, il nucleo centrale composite (Erba-Incino-Ròvere) esplica il maggiore effetto polarizzante, non solo per la sua "centralità" ma anche per il suo più alto livello d'infrastrutturazione. Qui i processi di sviluppo edilizio sono perciò più accelerati, convulsi e consistenti, con le inevitabili ed immaginabili conseguenze negative: elevato sfruttamento del suolo, rottura del quadro urbano, disordine ambientale, decadimento estetico complessivo, mortificazione (e talvolta manomissione) delle preesistenze storico-artistiche, carenze infrastrutturali e dotazionali, congestione circolatoria, promiscuità funzionale ecc. Effetti più che normali di un processo urbanizzativo largamente "spontaneo" o troppo debolmente" guidato" da una strumentazione urbanistico-edilizia forse inadeguata a sorreggerlo. Il risultato di un tale distorcente sviluppo è che il secolare equilibrio multipolare, che assegnava ad ogni nucleo un ruolo, una funzione ed una "personalità urbanistica", si va irreversibilmente frantumando, sicché i caratteri originari di ciascuno si stanno perdendo senza essere rimpiazzati da altri caratteri egualmente accettabili né da altre funzioni parimenti gratificanti. In virtù di questo crescente squilibrio la zona centrale dell'area urbanizzata stenta infatti ad assumere quel "volto urbano" che né l'altezza degli edifici, né il loro singolo eventuale pregio architettonico, né la dignità di talune sistemazioni ambientai i riescono da soli ad assicurare; mentre i nuclei periferici rischiano un'irrefrenabile decadenza o per lento ma progressivo svuotamento (di abitanti e di funzioni) oppure per un (non meno allarmante) progressivo processo di "periferizzazione", indotto da sviluppi edilizi tanto banali quanto anomali, non di rado a carattere speculativo o "valorizzativo", che violentano l'integrità delle vecchie concrezioni edilizie e brutalizzano i lineamenti essenziali dell'ambiente.
Egualmente incoerente squilibrato e disarticolato è, nel suo insieme, il processo insediativo delle attività produttive.
Sorretto inizialmente da una logica localizzativa esso è divenuto, nell'ultimo ventennio, incerto contraddittorio e dispersivo, rinunziando alla sicure "economie esterne" che gli sarebbero derivate da un'ordinata concentrazione spaziale, più agevolmente infrastrutturabile e dilagando in "ordine sparso" nel piano, sensibile al solo richiamo delle nuove grandi arterie di traffico od al basso prezzo delle aree più marginali.

Monumenti e luoghi di interesse:

Chiesa di Sant'Eufemia romanica con il campanile risalente alla fine dell'XI secolo;
Monumento ai caduti della prima guerra mondiale di Giuseppe Terragni (1930 circa);
Teatro all'aperto "Licinium";
"Torre di Incino", resti di un antico castello medievale;
Palazzo Chiesa Molinari con annessa cappella, riadattati dall'architetto Simone Cantoni di Muggio;
Grotta naturale Buco del piombo;
Sentieri montani verso le vette dei monti Bollettone (o Bolettone), del Bolletto (o Boleto) e del Panigas, dai quali si gode di ottima vista su tutta la Brianza;
Villa Amalia, villa neoclassica realizzata nel 1801 dal famoso architetto Leopoldo Pollack; ha ospitato Ugo Foscolo e Vincenzo Monti. Ora è sede del Liceo Carlo Porta.
Da visitare:

il centro medievale di Villincino nel cuore della città;
la chiesa romanica di Sant'Eufemia
gli oratori di San Bernardino ad Arcellasco, con affreschi del ‘400
e di San Pietro a Buccinigo dove, a seguito di restauri sono venuti alla luce una crocifissione del 1513 firmata Andrea de Magistris ed un affresco della metà del Trecento, raffigurante un vescovo.
Interessanti i due castelli di origine medievale di Casiglio e di Pomerio: il primo fatto costruire dal cardinale Beltramino Parravicini ed il secondo dimora fortificata con belle bifore e torre lombarda corte chiusa e sale in parte affrescate.
Vale la pena di vedere nella chiesa di S. Maria Assunta di Casiglio il monumento funebre del cardinale Beltramino, opera pregevole del 300, di Giovanni da Campione.
Degna di nota a Crevenna, la chiesa di santa Maria degli Angioli, unico resto dell'ex convento francescano, con il grande affresco della Crocifissione risalente al Cinquecento. Sull'area dell'ex convento Leopoldo Pollack costruì tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento, Villa Amalia, frequentata dal Parini, dal Monti e dal Foscolo.
Altri monumenti da segnalare sono la villa Majnoni, sede del Comune, con il suo bel parco ricco di essenze arboree di particolare pregio,
la Villa Ceriani, ottocentesca, sede del Civico Museo. Tra i reperti più importanti conservati sono da segnalare una spada longobarda con impugnatura argentea e due massi avelli di epoca tardo romana.
Ricordiamo poi il monumento ai Caduti dell'architetto Giuseppe Terragni ed il teatro Licinium costruito nel 1928, un suggestivo e unico scenario.
Da un punto di vista naturalistico oltre che storico va segnalata la grotta Buco del piombo, uno dei siti paleolitici più importanti della Lombardia. Ne sono testimonianza numerosi reperti litici (schegge di selce usate da cacciatori nomadi) nonché resti dell'Ursus spelaeus. Da non dimenticare infine le propaggini prealpine del Triangolo Lariano, che fanno da sfondo ad Erba e dalle quali si gode una meravigliosa vista sulla Brianza.



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