domenica 14 giugno 2015

PALAZZO BROLETTO A BRESCIA



Il Broletto fu eretto fra il XII e il XIII secolo, a lato del Duomo Nuovo di Brescia, ed è considerato fra i palazzi municipali più eleganti della Lombardia. Così chiamato perché costruito su un’area prima adibita a brolo, ossia ad orti, l’edificio è massiccio e severo e appare corroso dal tempo: tuttavia, nonostante le numerose trasformazioni ed aggiunte realizzate dai Visconti, dai Malatesta e dai Veneziani, la costruzione presenta ancora qualche elemento che testimonia l’originario stile romanico. Il Broletto è stato a lungo occupato dai magistrati della repubblica: attualmente è sede di pubbliche amministrazioni.
L’esterno è dominato dalla Torre del Popolo, detta del “Pégol”, e dalla chiesa di Sant'Agostino. La notevole facciata, caratterizzata da trifore e quadrifore, fu restaurata nel corso dell’Ottocento.
L’interno è formato da un ampio cortile, che si raggiunge superando un bell’ingresso decorato con affreschi del Trecento. Al centro del cortile s’innalza una preziosa fontana settecentesca; ai lati si allungano due bei porticati. L'ala più vecchia del cortile costeggia il Duomo e si appoggia alla torre. In un secondo cortile, chiamato settentrionale, è stato scoperto un bel loggiato del Quattrocento, voluto da Pandolfo III Malatesta.
Nella via attigua al Broletto, si notano ancora tracce interessanti di architettura romana, con finestre tipiche ed ornamenti di diverse epoche.

Si accede al Broletto attraverso il portale ovest del 1606 ornato da colonne monolitiche di epoca romana in granito egiziano, già elementi decorativi dell’accesso della demolita cattedrale di San Pietro de Dom; la parte superiore del portale è stata progettata dal Tagliaferri alla fine del XIX secolo. Nell’androne la lapide abrasa dai giacobini, posta sotto la scultura della Giustizia in trono, rappresentava il leone di San Marco. A destra è ancora visibile l’affresco trecentesco della Madonna con bambino in trono.

Nel grande cortile meridionale, ornato da una fontana settecentesca al centro, danno a ovest e a sud le ali di edificazione più antica del palazzo nuovo maggiore dove si aprivano portici oggi murati; pregevoli sono i capitelli antelamici delle polifore al primo piano, soprattutto quelli della quadrifora di sinistra che ha nella lunetta un oculo lobato, rappresentanti dodici figurazioni dei mesi. Si noti la ricostruzione dell’antica scala in legno che dava, nel Medioevo, accesso alla grande sala del Maggior consiglio al primo piano.

Il lato orientale e occupato dal palazzo nuovo minore così detto perché completato successivamente (1232) a quello del primo edificio del lato ovest. Nel primo ventennio del XV secolo fu arricchito dalla loggia malatestiana,con quattro raffinati archi a sesto leggermente acuto, volte a crociera e costoloni. Pandolfo Malatesta fu pure il committente degli affreschi di Gentile da Fabriano, dei quali sono stati recentemente rintracciati pochi frammenti; altri affreschi di Lattanzio Gambara, che decoravano la loggia, andarono purtroppo distrutti nel bombardamento che colpì il Broletto e la piazza Paolo VI il 13 luglio del 1944. La base dei pilastri recentemente messa a nudo, evidenzia il livello del terreno all’epoca, inferiore a quello attuale.

Il lato settentrionale del cortile è occupato da una costruzione del 1626 con portico di gusto classicheggiante, bugnato, con mascheroni nelle chiavi degli archi, e loggiato.

Il portale est (1610) è perfettamente allineato -sul tracciato di un antico decumano- con quello a ovest che dà su Piazza Paolo VI. Entrandovi per qualche metro, prima del secondo portale (1626) che dà nel cortile, si incontra sulla sinistra lo scalone del Lezze (1610) che conduce agli uffici dell’anagrafe.

Superati lo scalone e il corridoio con i soffitti decorati da Tommaso Sandrini e Francesco Giugno (1574-1651) si entra nella sala del Podestà, un tempo sala unica di 52 per 15 metri, ridotta nel ‘600 in quattro sale.

Anche l’altezza della sala originaria (9 metri) è stata ridotta ed ognuna delle quattro sale attuali ha una volta affrescata: La Forza che trattiene la Fortuna e Virtù sulle nubi che preme il mondo di Antonio Gandino, L’abbondanza nella seconda sala, sempre di Gandino, e nelle due successive affreschi di Tommaso Sandrini: L’allegoria del Tempo nella terza e figurazioni allegoriche femminili nella quarta. Nel vano tra le volte delle sale dell’anagrafe e il tetto a capriate dell’antica sala del Maggior consiglio, si trovano gli antichissimi affreschi della seconda metà del XIII secolo dei Cavalieri fatti prigionieri, interrotti nella parete nord dall’affresco dell’inizio del XIV secolo La pace di Berardo Maggi di ben più raffinata fattura.

La torre del Pegol o torre del popolo è un edificio in pietra alto circa 54 metri, annesso al palazzo Broletto.

Non si conosce con esattezza ne la data ne l'origine di questa costruzione medievale, ma si trovano alcune tracce in alcuni manoscritti del XII secolo, in cui si sottolinea la particolare resistenza dell'edificio che resistette ad un violento terremoto nel 1159 che provocò circa 20.000 morti.

Nel 1178 ai suoi piedi nacque la Laubia lignorum, prima sede del governo della città di Brescia, mentre nel 1235 venne innalzata la nuova Campana Militum, campana in bronzo che fungeva da richiamo per le truppe cittadine in caso di attacco nemico, finché dal 1434, sotto la dominazione veneziana, fino ad inizi dell'Ottocento, vennero ordinate numerose e continue ristrutturazioni del campanile e della campana, che ne modificarono in parte la struttura.

A seguito di queste ristrutturazioni venne sostituito anche l'antichissimo orologio che scandiva il tempo cittadino, di cui non si ha più alcuna traccia, e l'antica campana, di circa 800 Kg, che venne fusa per ricavarne quattro più piccole, tutt'oggi presenti nella sommità della torre.

Venne poi utilizzata dagli austriaci come roccaforte durante le dieci giornate di Brescia, passo ripreso anche dal poeta bresciano Angelo Canossi.

La torre si compone di quattro livelli ben visibili. Il primo al piano terra è formato da un grande basamento in pietra bianca di Botticino Il secondo livello è percorso longitudinalmente da uno stretto tunnel di due metri, mentre il terzo livello che rientra ancora nelle alte muraglie dell'antico palazzo è collegato al quarto ed ultimo livello da una scala interna, modificata poi nel XVI secolo ad opera di Dionisio Bolda, in uno scalone elicoidale.

Dopo alcune ristrutturazioni moderne, la torre è tornata visitabile dalla cittadinanza nel 2007.



LEGGI ANCHE : http://asiamicky.blogspot.it/2015/06/visitando-brescia.html


.

FAI VOLARE LA FANTASIA 
NON FARTI RUBARE IL TEMPO
 I TUOI SOGNI DIVENTANO REALTA'
 OGNI DESIDERIO SARA' REALIZZATO 
IL TUO FUTURO E' ADESSO .
 MUNDIMAGO
http://www.mundimago.org/
.
 GUARDA ANCHE


LA NOSTRA APP



http://www.mundimago.org/



Nessun commento:

Posta un commento


Eseguiamo Siti e Blog a prezzi modici visita: www.cipiri.com