domenica 14 giugno 2015

PALAZZO DELLA LOGGIA A BRESCIA

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Palazzo della Loggia fu progettato nel 1484 quando le autorità cittadine decisero di donare alla cittadinanza un nuovo palazzo che fosse espressione grandiosa del "buon governo", sostituendo così la loggia originaria ed aumentando la monumentalità di piazza della Loggia, che stava all'epoca sorgendo.

La funzione del palazzo, durante la dominazione veneziana su Brescia, era quella di ospitare le udienze del podestà veneziano, il Consiglio Cittadino e il Collegio dei Notai, a dimostrazione della centralità che questo edificio ha da sempre rivestito nella vita cittadina; sia dal punto di vista geografico, che politico.

Inizia nel 1433 la lunga storia di Piazza della Loggia, la "platea magna" di Brescia;nell'autunno del 1435 la piazza era pressoché compiuta, e già in fase avanzata la costruzione della Loggia, iniziata solo pochi mesi prima e destinata a ospitare le riunioni del governo cittadino. Poco dopo, nel 1437, riprese però la guerra tra la Repubblica di Venezia e il Ducato di Milano: di nuovo Brescia, città di confine, fu coinvolta nel conflitto, e i lavori per la piazza furono, ovviamente, interrotti. Nel 1454 il trattato di pace di Lodi riconobbe definitivamente alla Repubblica di Venezia il dominio su Brescia: e anche il cantiere della 'platea magna' riprese a funzionare con regolarità (Frati - Gianfranceschi - Robecchi, 1995).
I lavori si susseguono fitti per tutta la seconda metà del secolo: costruita la Loggetta, dove nel 1489 Vincenzo Foppa dipingerà a fresco la Giustizia di Traiano, sistemata la torre dell'orologio, selciata la piazza; ma due, soprattutto, sono gli interventi di grande valore simbolico: la costruzione del cosiddetto 'Lapidarium' o Monte Vecchio di Pietà, sul lato meridionale della piazza, e il nuovo palazzo della Loggia; entrambi con una inedita, fino ad allora, per Brescia, veste architettonica all'antica.
A Tommaso Formenton, nel 1484 l'amministrazione cittadina aveva commissionato il modello per il nuovo Palazzo della Loggia, che doveva sorgere al posto della vecchia Loggia d'inizio secolo ed era destinato a diventare sede del Palazzo di Giustizia.
Non abbiamo alcuna certezza, anche in questo caso, sul vero autore del progetto della Loggia: sappiamo solo che dall'autunno 1493 furono presenti in cantiere, con diversi livelli di responsabilità, due architetti, il bergamasco Bernardino da Martinengo e il milanese Filippo Grassi, già soprintendente di fabbrica per il prospetto meridionale della piazza (Frati - Gianfranceschi - Robecchi, 1995). Ma anche qui, come nel caso del Lapidarium, i due ebbero probabilmente il solo compito di dirigere i lavori, che si svolsero con rapidità: il primo ordine, infatti, risulta già concluso nel 1504; e contemporaneamente, tra il 1493 e il 1501 si lavorava anche alla decorazione scultorea (Lupo, 2002).
L'apparato decorativo fu infatti progettato e realizzato in stretta relazione con le forme architettoniche: per l'esecuzione furono chiamate maestranze di origine diversa, lombarda, ticinese e veneta.

La facciata di marmo bianco di Botticino verticalmente si compone di due sezioni architettoniche distinte. Nella sezione inferiore, ultimata nel 1501, sono presenti una serie di colonne e pilastri che sostengono, intervallate da pennacchi che ospitano l'importante ciclo dei trenta Cesari, ventiquattro dei quali scolpiti da Gasparo Cairano, principale artefice della scultura rinascimentale bresciana, mentre sei dal Tamagnino. Le grandi arcate del loggiato, di pianta quadrata, sono aperte su tre lati dell'edificio. Il secondo livello, corrispondente alla fase tardo cinquecentesca del cantiere, ospita grandi lesene adornate che inquadrano finestroni disposti in serie, in corrispondenza di ogni arco del loggiato sottostante, e che ricoprono tutte e quattro del facciate del palazzo.

La copertura è in legno rivestita da lastre di piombo, a forma di carena, aggiunta nel 1914 al posto del soffitto provvisorio posto nel 1769 ad opera di Luigi Vanvitelli, per rievocare il soffitto originale che conteneva, tra l'altro, tre dipinti di Tiziano, bruciati nell'incendio nel 1575 che aveva portato anche alla distruzione del primo tetto.

Al palazzo è stato inoltre aggiunto, negli anni dal 1503 al 1508, un edificio, posto sul lato settentrionale della costruzione, contenente l'originario scalone per il salone superiore della Loggia. Il portale sulla strada, altra opera di Gasparo Cairano, presenta in sommità una lapide del 1177 che ricorda una condanna per tradimento e spergiuro proveniente dalla basilica di San Pietro de Dom. Oggi questa costruzione, utilizzata solo per particolari esigenze, si affaccia su Largo Formentone, noto come piazza Rovetta.

Il portico al piede del palazzo è coperto da volte a crociera ornate da un ciclo di chiavi di volta eseguito ancora da Gasparo Cairano e aiuti tra il 1497 circa e il 1502. Entrando nell'ingresso si nota chiaramente il portale progettato da Stefano Lamberti nel 1552 affiancato da colonne e da due fontanelle in marmo di Botticino ad opera di Nicolò da Grado, che introduce alla scala rinascimentale progettata da Antonio Tagliaferri nel 1876, che venne poi adornata nei primi del Novecento da pittori come Arturo Castelli che dipinse la "Brescia armata" nel soffitto sopra lo scalone, Cesare Bertolotti che dipinsa "Mercurio e Venere" sulla lunetta sulla parete sinistra dello scalone, e Gaetano Cresseri a cui si deve la "Roma vincitrice" nel soffitto dell'atrio.

Al piano superiore si accede al vasto salone ottagonale progettato da Luigi Vanvitelli, e per questo chiamato "Salone Vanvitelliano", che presenta un soffitto in legno sorretto da otto colonne in mattoni poste ai quattro angoli, poggianti su altrettanti basamenti marmorei. che presenta al suo ingresso una lunetta contenente l'affresco dell'"Officina di Vulcano", opera di Cresseri, così come altri dipinti al primo piano come il "Ritrovamento della Vittoria Alata", nello studio del Segretario Generale), i "Fanciulli danzanti", posto nella segreteria.

Sotto il porticato, dal novembre 2011 è nuovamente esposta la Lodoiga, antica "statua parlante" di Brescia dalla storia singolare e controversa.



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