domenica 19 luglio 2015

BERBENNO

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Berbenno è un comune situato in Valle Imagna.

Il paese vanta una storia antichissima. I primi resti di presenza umana infatti risalgono addirittura all’età del rame, come si evince dal recente ritrovamento di sepolture umane, comprendenti ossa e relativo arredo funebre, avvenuto nella grotta denominata Büs del cunì.

Si presume comunque che il territorio fosse abitato anche in epoca etrusca e dai Galli Cenomani, poco prima dell’arrivo dei Romani.

In tal senso si possono avanzare molteplici ipotesi circa l’origine del toponimo: una prima teoria vorrebbe far derivare il nome dall’etrusco, visto il suffisso -enno, mentre una seconda lo farebbe originare dal latino verbascum, del quale avrebbe mantenuto la prima parte verb. Tuttavia la più accreditata sembra quella che vedrebbe il nome discendere dal celtico Bere, ovvero montagna.

È comunque in epoca medievale che il paese comincia ad assumere una fisionomia ben precisa, tanto da essere citato in documenti ufficiali per la prima volta nell’anno 1187, quando viene sancita la gestione delle rendite di questi territori a favore della diocesi di Bergamo.

L’epoca medievale vide imperversare nella zona scontri cruenti, molto più che nelle altre zone della provincia bergamasca, tra guelfi e ghibellini. Questo per il fatto che la valle Imagna, prevalentemente guelfa, era in netta contrapposizione con l’attigua valle Brembilla, schierata con i ghibellini. In tutta la zona sorsero numerose fortificazioni, e Berbenno non fu da meno, anche se queste costruzioni non sono arrivate fino ai giorni nostri. Comunque all'interno stesso del paese erano presenti esponenti delle due differenti fazioni, tra le quali si distinse il ghibellino Jacopo Gritti de' Locatelli.

I primi scontri videro prevalere i guelfi, tanto che i ghibellini chiesero aiuto ai Visconti, signori di Milano. Questi riuscirono a sconfiggere gli avversari e ad estendere il proprio dominio sulle valli della zona. Il modo con cui infierirono sugli avversari portò i guelfi a cercare più volte la vendetta con ulteriori uccisioni.

Dopo continui ribaltamenti di fronte il dominio dei Visconti e dei ghibellini fu definitivo, anche se il rancore guelfo dava spesso seguito a rivolte popolari, avvenute nella zona nel 1363, nel 1376 e nel 1407, e soffocate con le armi.

La situazione si rovesciò quando la zona passò sotto il controllo della repubblica di Venezia che, in contrapposizione con i Visconti, sosteneva lo schieramento guelfo. Seguirono distruzioni nei confronti dei possedimenti ghibellini, mentre i paesi guelfi ebbero un trattamento di favore come citato in documenti dell’epoca:

« I Valdimagnini per la loro integrità della fede e fedeltà alla Repubblica, difendendola contro il Duca di Milano, furono dal Doge con privilegi, grazie e favori arricchiti et onorati »
(Effemeridi di Padre Donato Calvi)
I secoli successivi videro pochi fatti di rilievo coinvolgere la piccola comunità che, forte del proprio isolamento, seguì le vicende del resto della provincia senza parteciparvi in modo diretto.

Berbenno si presenta come una terra ricca di sorprese per gli appassionati della natura. Ma vasto è anche il patrimonio culturale ed artistico, con alcune chiese che hanno fatto la loro storia religiosa della stessa Valle Imagna.

Su tutte la Chiesa di San Pietro, o "chiesetta San Piro", la più antica, si dice, di tutta la Valle Imagna, porta su una collina del Monte Poren, a 993 metri di altezza, dove si ammira uno splendido panorama. Al santuario si arriva percorrendo una mulattiera di tre chilometri: in passato, fino a una ventina d'anni fa, era tradizione salire fin quassù in processione, per concludere le celebrazioni del Corpus Domini. Comunque, anche ai giorni nostri i fedeli salgono al santuario, per pregare i loro morti. Infatti, in tutta la Valle Imagna si è soliti citare i "mòrcc de San Piro", alla luce del fatto che sotto il pavimento furono composte le vittime della peste del 1630.

Altra tappa di un possibile itinerario religioso conduce alla Parrocchia di Sant'Antonio Abate. Costruita alla fine del XVII secolo su una preesistente chiesa quattrocentesca, subì un forte rifacimento nel 1949. Al suo interno, si custodiscono, fra l'altro affreschi di Vincenzo Angelo Orelli e tele di Pietro Ronzelli, Mauro Picenardi e Gioachino Manzoni. Inoltre, è presente un prezioso organo Serassi nel 1784. Ma il pezzo raro è un crocefisso cinquecentesco in legno, appartenuto a un tale Frà Francesco, nobile di Berbenno, al secolo Francesco Personeni Passeri, morto a Roma in odore di santità nel 1626.

Il territorio del Comune di Berbenno risulta interessato dalla numerosa presenza di nuclei e aggregazioni insediative di origine e tipologia rurale di antica formazione che si pongono in organico rapporto con il paesaggio circostante. Sono presenti tre centri storici (riferimento IGM 1931) Ponte Giurino, Berbenno e Piazzasco, tre sono i tracciati viari storici, la strada principale della Valle Imagna e le due strade di collegamento dei nuclei di Berbenno e Ceresola con il fondo valle, ed opere edilizie legate alla viabilità stradale, all’attraversamento ed alla regimentazione del sistema acque, all’architettura religiosa, storica e del lavoro. L’abitato di Berbenno è da sempre noto come balcone panoramico della valle. Il nucleo principale è collocato su un dolce pianoro sotto il crinale che divide la Valle lmagna dalla Valle Brembilla a circa 675 metri di altitudine. L’altro nucleo di maggiore importanza è quello di Ponte Giurino, situato a valle lungo il corso del torrente Imagna e attraversato dalla strada provinciale di collegamento con i comuni della valle e la pianura.
Il recente passato di Berbenno è caratterizzato da un uso del territorio e da un insediamento umano di carattere rurale di cui ancora oggi permangono diverse testimonianze nelle numerose piccole frazioni e nuclei abitati sparsi nel comune che in molti casi hanno conservato le loro caratteristiche edilizie originarie. In queste zone in cui permangono anche costruzioni di epoca medioevale, è caratteristica la presenza delle case-stalle di pietra, con i caratteristici tetti a piode a forte pendenza, copertura tipica dell’architettura minore valdimagnina formata da grosse lastre di pietra abilmente sovrapposte.

Tra questi insediamenti meritano una citazione: Cà Baffeno: antico nucleo dal quale passava la mulattiera che collegava Bergamo e il fondovalle con la Valle Brembilla, prima della costruzione del ponte sul Brembo a Sedrina, qui durante la dominazione veneta erano dislocate le carceri con la caserma Prato del Sole: un gruppetto di abitazioni e stalle che gode di una costante esposizione al sole, qualità che fece dire dei berbennesi “i brustolicc de Berbenn”, gli edifici sono collegati tra loro da gradini, scale, mulattiere e sentieri, non mancano i tetti a piode e di particolare interesse sono i portali e gli ingressi dei fienili.

Cà Previtali: tipica contrada valdimagnina ancora ben conservata presenta i tipici tetti in piode, ripidi spioventi, mura in pietra, loggiati e ballatoi in legno. Il nucleo era insieme struttura abitativa e di lavoro con stalle, magazzini e fienili all’estremità di un gruppo di case.

Cà Passero: con i suoi due nuclei di “Sopra” e di “Sotto” dove permane la presenza di antiche dimore medievali tipiche della Valle Imagna di impronta veneziana tra cui una palazzina a tre piani con loggiato a quattro colonne e un portico.

Ceresola: nucleo adagiato su un dolce pendio, di cui gli elementi principali sono l'oratorio di S. Francesco, la fontana, e la torretta a difesa del nucleo, composto da due corti, una rurale con portico con loggiato diviso in cinque partiti e ballatoio ligneo, l'altra nobile sulla quale si affaccia la torretta merlata ed il doppio loggiato ad archi.

Il Monumento Naturale della Valle Brunone è situato in Valle Imagna, nel territorio del Comune di Berbenno, poco distante dalla località Ponte Giurino. Gli abitanti del luogo conoscono l’area con il nome di Scanarola, ma già nel 1863 viene riferita come Valle Brunone.
Questo luogo è stato riconosciuto come Monumento Naturale perché ricco di giacimenti paleontologici, risalenti al Triassico Superiore. I ritrovamenti effettuati sono di grande interesse e di rilevanza mondiale. Questa splendida valletta, poco antropizzata, si sviluppa lungo il corso del torrente Brunone ed offre al visitatore la possibilità di fare escursioni naturalistiche, e di scoprire angoli pittoreschi ed inaspettati.

Si segnala anche la presenza di antiche fonti sulfuree, ora pressoché inattive, che nel secolo scorso l’hanno resa famosa. Il monumento naturale della Valle del Brunone fa parte della rete “Triassicco II” che comprende: Il Museo Civico di Scienze Naturali E. Caffi di Bergamo, il Parco Paleontologico di Cene e il Museo Brembano di Scienze naturali di San Pellegrino terme.

Vari sono i punti di accesso alla valle del Brunone, il più facile è sicuramente quello che, partendo dalla strada provinciale in prossimità del campo Sportivo di Ponte Giurino (ingresso 1) porta alla sorgente sulfurea. E’ un sentiero di facile percorrenza, ben tracciato e segue il corso del torrente: maggiore attenzione, invece è richiesta nella seconda parte, dove una rete di sentieri ad anello si districano nella valletta lungo i suoi versanti, gradoni di roccia, in prossimità di cascatelle e si ridiscende per recuperare ancora il corso d’acqua.



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