giovedì 13 agosto 2015

CAZZAGO SAN MARTINO



Cazzago San Martino è un comune situato in Franciacorta.

Il comune ebbe la denominazione di Cazzago fino al 1863, quando il Regio Decreto 8 febbraio 1863, n. 1192, stabilì quella attualmente in vigore. Nel 1927, con Regio Decreto 18 ottobre 1927, n. 2018 alla municipalità furono annessi i comuni soppressi di Bornato e Calino.

Dal punto di vista orografico, il territorio di Cazzago San Martino è caratterizzato sia dai territori pianeggianti dell'Alta pianura padana, presenti nella frazione Pedrocca, sia da quelli collinari franciacortini delle borgate di Calino e di Bornato.

Stando al Mazza, il nome di Cazzago deriverebbe da un supposto Cattiacus, aggettivo del nome personale romano Cattius. A dimostrazione dell'uso di questo nome durante l'epoca romana nella provincia di Brescia sono state rinvenute tre lapidi dedicate ad altrettante personalità. Secondo il Guerrini, il termine deriverebbe da Cassiciacus.
Stando a documenti del XI secolo, il comune è chiamato Casiago, mentre in quelli del XIII secolo è tramutato in Casago e nel XV Cazagum.

L’attuale comune nasce dall’unione, avvenuta nel 1927, di tre precedenti comuni: Cazzago, Bornato e Calino, ciascuno con una sua storia.

Il periodo romano è attestato dal ritrovamento di lapidi a Cazzago e a Bornato, oltre che dai resti di una villa romana individuata in località “Tre Mur”. Il culto di San Martino avvalora l’ipotesi di una dominazione dei Franchi a Cazzago, dove ebbe forse beni il monastero bresciano di San Salvatore.

Le terre passarono poi ai Cluniacensi e al vescovo di Brescia, che ne infeudò la famiglia che, prendendo nome dal paese (già munito di castello intorno al 1050), si chiamò Cazzago e, attraverso acquisti successi divenne nel ‘700 proprietaria di tutte le case dentro il castello.

Da documenti dell'archivio vescovile di Brescia si attesta l'esistenza del Castello (Castrum) nel 1050. A quell'epoca il borgo di Cazzago fu feudo del Vescovo bresciano che nominò come suo valvassore un rappresentante della famiglia dei Cazzago, i quali presero appunto il nome dal paese. I Cazzago possedevano la casa più grande posta del castrum; grazie a precedenti acquisizioni, nel XIII secolo essi divennero proprietari di tutti gli edifici posti all'interno della struttura fortilizia.

Stando al Cocchetti (1859), il castello fu ricostruito nel 1312 dopo essere stato distrutto da una contesa tra Guelfi e Ghibellini. Otto anni dopo fu espugnato dalle famiglie degli Oldofredi e dei Camuni.

Fra il Trecento e il Quattrocento, in mezzo alle lotte fra i Visconti e la Repubblica di Venezia per il dominio sui territori della repubblica comunale di Brescia, il castello si mantenne rifugio per la popolazione e si edificò la chiesa che due secoli dopo diventerà la parrocchiale della Natività. L'estimo visconteo del 1385 attesta che il comune faceva parte della Quadra di Rovato.

Durante il dominio della Serenissima, il comune rimase all'interno della Quadra di Rovato.

Il 23 gennaio 1438 Nicolò Piccinino, mentre poneva l'assedio a Bornato, tentò di conquistare anche il castello di Cazzago, senza esito.

Il Da Lezze, nel suo Catastico Bresciano (1610), testimonia la scomparsa del borgo fortificato, sostituito da un palazzo di proprietà dei Cazzago, l'attuale Villa Bettoni-Cazzago. A metà del Settecento si rifece la chiesa parrocchiale, mentre alla fine dello stesso secolo fu edificata Villa Guarneri.

A seguito degli eventi della repubblica bresciana (1797) il luogo di Cazzago rientrò nel cantone dell'Alto Oglio e quindi, con la riorganizzazione della Repubblica cisalpina del 21 vendemmiale anno VII, fece parte del distretto del Sebino del Dipartimento del Mella.

Nel riassetto definitivo della seconda repubblica cisalpina (1801) fu poi inserito nel distretto II di Chiari e, nel 1805, nel cantone III di Adro a sua volta appartenente al distretto già citato. In virtù del suo numero di abitanti, 1121, la municipalità di Cazzago si mantenne autonoma e fu classificata tra i comuni della terza classe. Nel 1810, ricevette i territori dei comuni di Bornato e di "Calino con Torbiato".

Con l'ingresso dei territori lombardi nel Regno Lombardo-Veneto dipendente dall'Impero Austriaco, il paese fu privato delle annessioni ricevute durante il dominio napoleonico e fu inserito nel distretto IX di Adro della provincia di Brescia (1816). A seguito della notificazione del 23 giugno 1853 fu spostato nel distretto XIII di Iseo.

Entrato a far parte del Regno di Sardegna, dopo la pace di Zurigo, il comune fu riorganizzato all'interno del Mandamento II di Adro facente parte del Circondario II di Chiari della Provincia di Brescia. Nel 1863, ormai parte del Regno d'Italia, ottenne la denominazione di Cazzago San Martino.

Nel 1911 il paese fu interessato dalla costruzione della ferrovia Iseo – Rovato ad opera della Società Nazionale Ferrovie e Tramvie (SNFT).

Nel 1927, durante la riorganizzazione degli enti locali operata dal regime fascista, il comune di Cazzago San Martino ricevette i territori dei soppressi comuni di Bornato e Calino.

Il comune di Cazzago San Martino è ricco di testimonianze storico artistiche che meritano una piacevole pausa per una visita. La frazione di Calino si estende su di un’area che comprende, poco distante, gli splendidi Palazzi Maggi costruiti nel Cinquecento dalla famiglia Calini e poi passati nelle mani della famiglia Maggi, oggi purtroppo non visitabili.

La residenza maggiore, il Palazzo grande Calini – Maggi, spicca per la sua struttura imponente, realizzata sulle mura difensive di un edificio trecentesco preesistente. Si presenta come una struttura disomogenea all’intero della quale si possono individuare blocchi di diversa origine e funzione: strutture difensive risalenti al XIV secolo e il vero e proprio palazzo del XV secolo con cortile del XVI secolo. L’interno è decorato con soffitti a cassettoni e affreschi ottocenteschi di Teosa.

Nel centro del paese il Palazzo piccolo Calini – Maggi, è una sontuosa residenza rinascimentale riccamente decorata e finemente arredata, costruita nella metà del Cinquecento per iniziativa dei nobili Calini.
La residenza fu realizzata in cotto di cui un esempio è il porticato colonnato. 
Le sale e i saloni interni sono tutti decorati da soffitti lignei e affrescati dall’artista Lattanzio Gambara.
Palazzo del Cedro, costruito nel Cinquecento su richiesta dei Calini, è oggi sede dell’oratorio parrocchiale. Il salone al piano terra è decorato con raffigurazioni delle scene della vita di Cleopatra, realizzate dal pittore Pietro Marone agli inizi del 1600.

La Chiesa della Natività di Maria Vergine è parrocchiale della borgata di Cazzago.

Fu costituita in parrocchia con Decreto da San Carlo Borromeo il 10 dicembre 1580 che fu poi sancito da un Breve emesso da Papa Gregorio XIII il 31 marzo dell'anno seguente. L'edificio, le cui origini risalgono al XIV secolo o al XV secolo, fu poi consacrato dal Vescovo di Brescia Marco Dolfin alla fine di quell'anno. Dopo la peste del 1630 fu elevato l'attuale altare di San Rocco, mentre risale al 1732 quello dedicato a San Francesco di Paola.

La chiesa parrocchiale fu completamente rifatta alla fine del XVII secolo. Nel 1744 fu dotata di un organo costruito da Cesare Bolognini e nel 1747 fu consacrata dal Cardinale Lodovico Calini.

Nel primo decennio del XXI secolo è stata sottoposta nuovamente a lavori di restauro i quali sono stati benedetti dal vescovo Luciano Monari il 15 giugno 2008.

Tra le opere d'arte presenti si annoverano la pala dell'Altare Maggiore, attribuita a Jacopo Palma il Giovane, gli affreschi ad opera del Trainini e del Calda e una statua della Madonna del XV secolo, alla quale la tradizione popolare del tempo attribuì poteri miracolosi.

La Chiesa di san Bartolomeo apostolo è la chiesa parrocchiale di Bornato.

Fu edificata dopo il 1630 e consacrata dal cardinale Pietro Ottoboni, il futuro papa Alessandro VIII, la seconda domenica di ottobre del 1666. È stata risistemata nel 1888 sulla base di un progetto redatto dall'architetto Angelo Bianchini.

La struttura è ad un'unica navata. All'interno erano presenti i seguiti dipinti ormai andati dispersi:

una rappresentazione del martirio di San Bartolomeo apostolo del 1656, opera del pittore napoletano Pietro Mango;
una raffigurazione della Passione di Gesù, ad opera di Gian Giacomo Barbello (1654);
tela sul Battesimo di Gesù, ad opera di Antonio Gandino.
La Pieve di san Bartolomeo apostolo è una chiesa di tipo plebano posta ai piedi del colle. Abbandonata nel corso del Settecento, di essa sopravvivono oggi alcuni ruderi.

Fu costruita nel Quattrocento sopra un edificio ecclesiastico preesistente, quest'ultimo edificato probabilmente nell'XI secolo poiché avente pianta in stile romanico. La struttura dell'edificio rinascimentale è composta da una navata principale e da una laterale a quattro campate. I resti degli affreschi sono databili tra il Quattrocento e il Cinquecento.

Nel 2009 il comune di Cazzago San Martino e la parrocchia di Bornato hanno costituito la Fondazione Antica Pieve di San Bartolomeo-Bornato, nata con il compito di conservare, manutenere e valorizzare il sito della Pieve.

Nei pressi del cimitero, lungo la strada che dal centro del paese va verso la frazione Barco, sorge il santuario della Madonna della Zucchella.

È stato costruito nel secondo dopoguerra per inglobare e proteggere un'edicola con l'affresco della Madonna della Zucchella. Negli anni sessanta tale affresco è stato strappato dalla sede originaria ed è stato collocato all'interno di una cornice.

Ogni cinque anni, a metà settembre, sono celebrate le Feste Quinquennali della Madonna della Zucchella, durante le quali l'effigie viene traslata dal Santuario alla Chiesa Parrocchiale per una intera settimana. In tale occasione, le vie del paese sono decorate con fiori di carta preparati dalle donne del paese.

La Chiesa di San Michele Arcangelo è la chiesa parrocchiale di Calino.

Ha una struttura settecentesca su disegno di Bernardo Fedrighini ed è stata consacrata il 25 settembre 1768 dal Cardinale Ludovico Calini. All'interno sono presenti una soasa lignea e l'altare, entrambe opera di Gaspare Bianchi, l'Ultima Cena, opera di Sante Cattaneo, affreschi del Teosa e una tela raffigurante San Pietro di chiara scuola tizianesca.

Il Santuario di Santo Stefano è nato come cappella privata dei conti Calini e poi è divenuto loro mausoleo funerario. Si presenta oggi come un edificio a due navate orientate a meridione con una cella campanaria; sul lato sinistro è presente un fabbricato aggiuntivo a pianta rettangolare avente scopo abitativo.

La struttura attuale è di origine cinquecentesca allargata sul finire del XVIII secolo per seguire le disposizioni che San Carlo Borromeo diede durante la sua visita pastorale del 1580 e per permettere ai Calini di avere uno spazio funerario. In origine il santuario era orientato verso est e possedeva due altari oltre a quello maggiore, dedicato al martirio di Santo Stefano. Dopo la ristrutturazione, quest'ultimo è sopravvissuto, ma è stato messo in secondo piano dal nuovo altare dedicato alla Presentazione al Tempio di Maria.

Gli interni presentano delle opere di metà Cinquecento che furono create da un artista locale, Giovanni Tommaso Pagnoni di Bornato: un dipinto raffigurante il martirio di Santo Stefano e due affreschi. Il primo raffigura la Madonna del Latte, mentre il secondo San Giacomo, sebbene in precedenza si ritenesse fosse ritratto San Rocco. Al centro della cappella funeraria si trova la lapide sepolcrale di Vincenzo Calini, datata 1574.

La Villa Bettoni-Cazzago fu costruita nel XVII secolo dai nobili Cazzago, quando decisero di abbandonare il castello per un edificio più adatto ai tempi e al loro rango.

Si tratta di un edificio con un corpo principale a pianta quadrata ai quali sono affiancati due corpi laterali. Il percorso per accedere alla villa dal portico-giardino è a doppia scala, di stile seicentesco. L'interno è caratterizzato da una galleria a soffitto ligneo e da sale affrescate in diverse epoche.

Palazzo Oldofredi prende il nome dalla nobile famiglia d'origine iseana che ne prese possesso fra il Seicento e il Settecento.

Il palazzo, costruito nel Seicento dai Bornati, è caratterizzato a meridione da un portico e da stipi alle finestre di stile rinascimentale. Il brolo, posto sul lato nord-est, è di aspetto severo; ad esso si affianca una torre a pianta quadrata.

Il Castello fu costruito negli anni sessanta del XIII secolo dalla famiglia Bornati in sostituzione del precedente castrum. È stato profondamente trasformato dalla famiglia Gandini, che ne diventò proprietaria nel 1562. Nel 1937 fu acquistato dall'armatore livornese Luigi Orlando dal quale deriva l'attuale denominazione alternativa di Villa Orlando.

La cinta muraria è in pietra grezza, circondata da un fossato e difesa da torri. All'interno è presente il palazzo voluto dai Gandini di chiaro stile rinascimentale che risulta essere stato costruito sul nucleo centrale del vecchio forte. Di questa struttura alto medioevale sono rimasti i resti in tre locali del piano terra.

Gli interni presentano affreschi del Sorisene e del Ghitti di origine settecentesca.

Il Palazzo Bornati secondo il Mazza (1986) sorse nella parte alta del paese sul finire del Settecento su terreni di proprietà della famiglia Bornati. Ha la tipica struttura da villa presente in numerose altre parti della Franciacorta con un portico alto retto da colonne in pietra di Sarnico. È inoltre sede della farmacia comunale, degli ambulatori e della sala civica. Secondo Vincenzo Peroni, il palazzo risale al Cinquecento e fu acquistato dall'arciprete Giambattista Beccarelli nel 1680.
La Villa Bornati-Secco d'Aragona fu eretta da Marco Antonio Bornati alla metà del XVI secolo. La sua proprietà passò ai Pulusella, e quindi ai Secco d'Aragona, tramite matrimoni. La villa è formata da due corpi uniti da un androne. Il più antico dei due corpi fu costruito nel Cinquecento ed è dotato di un portico a sei archi. Lo scalone fu aggiunto nel Settecento. Era presente un collegamento con il vicino castello, di cui oggi rimane traccia in alcuni frammenti di mura merlate.
La Villa Rossa si trova su un rilievo a nord del paese. Fu costruita nel Cinquecento da Ottavio Bornati e nei secoli successivi passò in eredità a diverse famiglie nobiliari. È dotata di ampio giardino, di uno scalone scenografico e di una torre cilindrica.

Detto anche Palazzo Piccolo, il Palazzo Calini-Maggi fu costruito nella metà del Cinquecento per iniziativa dei nobili Calini.

Il concetto fu quello di dare alla famiglia un edificio alto e massiccio, privo di ornamenti. Il risultato fu quello di non utilizzare la pietra, come avveniva per gli altri palazzi del periodo, ma il cotto: un esempio è il porticato colonnato. La costruzione dell'edificio fu abbandonata nei decenni successivi e ripresa dal conte Vincenzo Calini solamente nel 1697. I lavori terminarono nel 1706. Nel 1900 fu assegnata alla famiglia Maggi, imparentata coi Calini.

Gli affreschi del salone di rappresentanza sono opera di Lattanzio Gambara. I soffitti lignei degli interni sono tutti decorati.

Palazzo Calini detto anche Palazzo Grande, fu edificato sul finire del Cinquecento reimpiegando le strutture di un edificio più antico.

Si presenta con una struttura disomogenea che rivela le sue diverse origini. Nella parte rivolta ad oriente, si possono rilevare strutture di tipo difensivo costruite nel XIV secolo. I locali della parte centrale, rivolta a meridione, formano il vero palazzo e furono costruiti tra il XV e XVI secolo. La parte occidentale, infine, è composta dalle strutture costruite nel XVI secolo che racchiudono il cortile e conferiscono all'insieme l'aspetto attuale.

L'esterno si presenta privo di strutture architettoniche particolari, ad eccezione del cornicione posto sotto il tetto. Gli interni presentano affreschi del Teosa.

Palazzo del Cedro, fu costruito nel Cinquecento su richiesta dei Calini ed è divenuto proprietà della locale parrocchia nel 1952 che lo ha impiegato come sede dell'oratorio San Domenico Savio. Presenta un salone affrescato nel 1601 da Pietro Marone.
Casa Salonni, già Palazzo dei Lantieri di Paratico, è ora sede del Centro Oreb.

Nelle aree attorno alle borgate collinari di Calino e Bornato sono presenti le aziende vitivinicole produttrici del Franciacorta DOGC.

L'area di pianura, attorno a Pedrocca, Pedrocchetta e a meridione dell'abitato di Cazzago è invece caratterizzata dalla presenza di aziende agricole orientate alla coltivazione di cereali, principalmente mais.




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