sabato 1 agosto 2015

NAVE

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Nave  è un comune situato nella Valle del Garza.

Sul territorio di Nave -il cui nome nella toponomastica alpina viene in genere interpretato  con significato fisico-geografico di  “pianura circondata dai monti” o “conca prativa”- i  più antichi insediamenti finora scoperti sono rappresentati dalla cultura materiale  di comunità  neolitiche (6000 anni fa)  scoperta  su due siti di diversa morfologia: : in zona montana  sotto roccia in località Vhò  e di pianura sulla sponda destra  del torrente Garza in località Molino.
Il rinvenimento del Vhò, nel punto dove la valle del Garza si restringe , ha restituito reperti   di selce, faunistici e ceramici che hanno confermato la frequentazione del  sito  nella prima metà del IV millennio a.C. Il sito  del Molino indagato con un  scavo stratigrafico tra il 1993 e 1997 e databile anch’esso al IV millennio a.C., si è rivelato di notevole interesse scientifico per la presenza di strutture insediative e rituali funerari inediti, rappresentati  da una rara sepoltura di  inumato e  fosse contenenti resti di incinerati, che   hanno consentito  di acquisire  nuove  conoscenze  sulle pratiche di culto del Neolitico nell’Italia settentrionale. Al successivo periodo eneolitico sono stati attribuiti alcuni rinvenimenti in località Val Listrea e Corna di Caino in zona di riparo sotto roccia.

Nonostante le numerose epigrafi romane rinvenute sul territorio non è stato possibile, data la loro mobilità nel tempo,  collegarle con certezza al sito del loro rinvenimento.
Un importante contributo alla conoscenza di Nave in età romana avvenne nel 1978  con la scoperta  della necropoli del “Camp dei  morc” a Cortine di Nave. Data l’importanza del rinvenimento la Soprintendenza ai Beni Archeologici della Lombardia ne avviò il recupero sistematico con sei campagne di scavo che portarono alla luce  52 tombe datate tra l’età repubblicana e l’età flavia (30 a.C.-96 d.C.).  Lo studio della necropoli oltre ai  reperti  vegetali , animali,  ossei, oggetti di ornamento e le  varie forme vascolari di tradizione indigena e romana prese in esame per la prima volta  l’aspetto  interpretativo sulle modalità del rito funebre: dalla consacrazione del luogo del sepolcro alle esequie attraverso un tipo di rituale sottolineato nello stesso titolo della pubblicazione edita nel 1987: Sub Ascia. Successivamente alla necropoli di Cortine sono state scoperte nella valle del Garza, tra il 1982 e 1997,  le tracce di una decina di insediamenti rappresentati da livelli di crollo, pochi corsi di alzato di murature e reperti databili dal I al V sec. d.C.
La topografia degli insediamenti e necropoli finora scoperti  ha consentito di delineare, nella loro distribuzione, una viabilità antica sia in prossimità del Garza che sulle fasce pedemontane a Nord e Sud della Valle del Garza. Le numerose presenze archeologiche d’età romana  sono testimonianza della prosperità di questo distretto territoriale che nel suo habitat assai vario ha favorito l’insediamento umano fin dalla preistoria e costituito per le comunità del territorio occidentale bresciano il passaggio  più breve, attraverso il passo S. Eusebio, verso le valli Giudicarie del Trentino.

Il periodo altomedievale (V-VI / X sec d. C.) pur rappresentato da rare sepolture di inumati in cassa litica   individuate in loc. Castrino e Campanile di Nave ci collega agli edifici di culto più antichi rappresentati in Valle dalla pieve di S. Maria della Mitria e di S. Cesario che hanno restituito il maggior numero di reperti architettonici  relativi a questo periodo.
La lavorazione in zona del ferro e della carta risale al sec. XI. Dal 1270 al 1420 (quando fu assorbito dagli agostiniani di San Giovanni de Foris di Brescia) fu attivo in contrada Campanile il convento domenicano di San Pietro martire, fondato dai fratelli Giovanni e Girardo de Bestino.

Nel 1439 il paese subì, durante l'assedio di Brescia, la violenza dei viscontei comandati dal Piccinino. Nel luglio 1512 i francesi dell'Aubigny saccheggiarono barbaramente Nave, distintosi nel febbraio precedente, con Valerio Paitone, nella rivolta antifrancese repressa col rovinoso sacco di Brescia. Poco dopo un'epidemia colpì centinaia di navesi, così come avvenne anche nelle pesti del 1577 e del 1630.

Nel 1701-05 il territorio fu occupato, durante la guerra di successione spagnola, dall'esercito ispano-francese prima e dalle truppe imperiali di Eugenio di Savoia poi. L'archivio comunale di Nave andò in fiamme nel 1797, durante uno scontro tra truppe della Repubblica bresciana (affiancate dai francesi) e bande controrivoluzionarie valsabbine.

Nel 1859, dopo gli eventi della Seconda guerra di indipendenza italiana entrò a far parte della provincia di Brescia del Regno di Sardegna, dal 1861 divenuto Regno d'Italia. Nel 1927 al comune fu aggregato il territorio del comune di Caino, soppresso con Regio Decreto 11 dicembre 1927, n. 2350). Nel 1956, il Decreto del Presidente della Repubblica 23 gennaio 1956, n. 88, ripristinò l'autonomia municipale del comune cainese che fu quindi disaggregato.

La Pieve della Mitria una costruzione plebana dedicata all'Annunciata. L'attuale fabbrica fu ricostruita nella prima metà del Duecento e ristrutturata alla fine del Quattrocento. Costituisce un incontro tra i gusti gotico e rinascimentale. Contiene affreschi che spaziano dal Duecento a tutto il Cinquecento, alcuni attribuiti al "Maestro di Nave". È presente inoltre una Pietà attribuita a Vincenzo Civerchio.

In precedenza sorgeva un edificio costruito nel IX secolo sulla strada romana per il valico di Sant'Eusebio. Il nome Mitria deriverebbe dal ritrovamento, nel 1951, dell'altorilievo Uomo che lotta con un animale (forse un leone), che fece ipotizzare un luogo sacro a Mitra. La base di un pilone è un blocco di marmo del IV secolo che rappresenta una Fatica di Ercole; vi sono inoltre capitelli reimpiegati.

La Parrocchiale di Santa Maria Immacolata fu edificata nel 1711-30 su disegno di Bernardo Fedrighini da Predore. Oltre alla pala del bolognese Franceschini, vi sono una tela di incerta attribuzione (Grazio Cossali o Antonio Gandino) e dipinti di Pietro Natali e Giulio Motta. Ai lati della parrocchiale due oratori, già sedi di discipline.

La casa salesiana sorge nella contrada "Campanile", in un area consacrata, fin dal secolo XIII, al culto, alla preghiera, allo studio, al lavoro e all'apostolato.

Le fonti storiche ricordano la posa della prima pietra della Chiesa, dedicata a San Pietro martire, il 17 Luglio 1270. La popolazione navense, riunita attorno al Vescovo di Brescia Martino ed alle autorità civili, è testimone dell'inizio di una nuova presenza nel paese. Tre anni dopo, infatti, la Chiesa è ultimata e con le prime professioni religiose sorge la comunità domenicana che, secondo lo spirito e la tradizione agostiniana, si apre alle esigenze pastorali e sociali della zona. I Canonici Lateranensi di S. Giovanni eressero nel secolo XV una casa di villeggiatura che, dopo il 1771, fu dalla Repubblica Veneta ceduta alla famiglia Venturi di Brescia e che, successivamente, passò in proprietà della famiglia Mazzoleni e Reggis.
La Comunità salesiana, guidata dal direttore don Agostino Desirello, fece il suo primo ingresso in Nave il 14 Ottobre 1938: 39 giovani tra i 17 e i 20 anni, provenienti da Lombardia, Emilia, Piemonte e Veneto, iniziavano la loro formazione religiosa e, contemporaneamente, completavano la formazione culturale, frequentando il liceo classico.
Nei 70 anni della sua esistenza, dalla casa salesiana sono passati molti giovani, ora impegnati in campo educativo, culturale, ecclesiale, civile. Dal 1981 la casa viene "rifondata" per rispondere in modo più qualificato alle nuove prospettive di formazione della Congregazione ed alle esigenze dei tempi e dei giovani. lì Centro di studio, dedicato a "Paolo VI", che visse il primo anno di vita a Nave, è un biennio filosofico e pedagogico affiliato all'Università Pontificia Salesiana di Roma, che rilascia il titolo di studio: Baccalaureato in filosofia.
Il Centro di studio dispone di una Biblioteca, aperta al pubblico, di circa 60.000 volumi, soprattutto nel settore della filosofia, delle scienze umane e della teologia.

La comunità cristiana di Muratello, legata fin dagli inizi della Parrocchia di Nave, acquista autonomia quando viene terminata e consacrata la Chiesa di S. Francesco, resa possibile dalla generosità di due lasciti testamentari. È però solo con l'elezione a parrocchia, il 1 Dicembre 1963 e con la costruzione della nuova Chiesa parrocchiale, inaugurata dal Cardinale Luciani, poi Papa Giovanni Paolo I, e consacrata il 18 Settembre 1976 da Mons. Luigi Morstabilini, Vescovo di Brescia, che inizia il nuovo cammino della comunità cristiana che è in Muratello di Nave.

La Parrocchia San Marco Evangelista di Cortine venne eretta il 5 dicembre 1565, staccandola dalla Pieve di Nave. Di particolare rilevanza sono gli affreschi all'interno della Chiesa, datati 1513 e raffiguranti la Madonna col Bambino, San Costanzo e Sant'Onofrio.

La chiesa di S. Cesario risale al XII secolo, ma parecchi frammenti indicano la probabile esistenza di una chiesa forse dell'VIII secolo. A sua volta questa chiesetta altomedioevale deve essere sorta su un delubro pagano: supposizione, questa, resa plausibile dai ritrovamenti archeologici della zona.
E' certo, comunque, come afferma il Guerrini, che S. Cesario è una delle più antiche chiese del bresciano. Il nome di S.Cesario, titolare della chiesa, risale a quello del diacono africano martire, invocato contro gli annegamenti.
Ricostruita dopo il terremoto del 1233, la storia di questa chiesa è documentata ampiamente dalla seconda metà del XVI secolo negli Atti delle visite pastorali.
Un cenno particolare merita la Torre, che si staglia alta e robusta sulla strada che entra nella contrada. Essa risale assai prima del 1669: vi si accenna negli atti della visita apostolica del vescovo Bollani, avvenuta nel 1567.
L'avevano fatta costruire gli imprenditori locali della carta e delle fucine per ottenere la dispensa dal santificare alcune feste votive, in virtù della congiuntura economica favorevole, non senza resistenze da parte della Assemblea Generale delle Vicinie.
Venne rifatta più grande e più bella nella seconda metà del ‘600.

L'eremo di Conche posto a 1109 metri di altitudine, da dove la vista spazia in ogni direzione, è legato al nome di S. Costanzo eremita e ad un'epoca, l'XI e il XII secolo, in cui, passate le grandi paure delle invasioni barbariche e dell'anno Mille, si moltiplicavano scismi ed eresie, ma si avvertivano anche ansiti di genuina religiosità. Di cui, appunto, fu interprete il soldato Costanzo, proveniente dalla Valcamonica e che, in Conche, lasciò il segno della sua conversione e della sua fede.
Di quel primo edificio, ampiamente rimaneggiato nel ‘400, restano alcune strutture, specie il campanile, una bella torre di pietra del periodo romanico-gotico del XII-XIII secolo.
Le vicende del cenobio lungo i secoli si intrecciano con quelle dell'Ordine degli Umiliati, prima, e del monastero di S. Caterina a Brescia, poi. Fino allo scontro sulle Reliquie del Santo fondatore fra la popolazione di Nave, che le voleva per sé, e il Podestà di Brescia, che ordina di portarle a Brescia. Cosa che avvenne non senza uso della forza ed impiego di soldati.
Le reliquie tornarono a Nave nel 1805, richiesta dall'Amministrazione comunale del tempo ed ora si trovano nella chiesa parrocchiale di S.M.Immacolata.
Nel frattempo, gli immobili di Conche annessi al Santuario passarono in proprietà del Comune di Nave, dopo essere stati per lungo tempo in mano a privati: un gruppo di cittadini li avevano acquistati e donati alla pubblica Amministrazione. Ricevette la donazione il sindaco Giuseppe Fiori, davanti al notaio Barcella, il 30 dicembre 1880.
Con atto successivo il Comune ha concesso l'uso degli immobili alla Diocesi di Brescia e questa alla Parrocchia Maria Immacolata di Nave.

Il riflesso delle pratiche religiose nel rituale funerario è evidenziato in maniera esemplare dalla "necropoli di Nave", costituita dai corredi di 52 sepolture e sviluppatasi lungo l'arco cronologico di un secolo (fine I secolo a.C. - fine I secolo d.C.).

I materiali, rinvenuti nel 1978 a Cortine, in località "Camp de Morcc", ad opera della Soprintendenza della Lombardia, sono ora conservati presso il Museo di S. Giulia, esposti in vetrine particolarmente ideate.

Tra tutti, particolare attenzione meritano la brocca di vetro giallo ornato di macchie bianche (un esempio della tecnica detta a spruzzo), l'insolito vaso di terracotta decorato da un volto umano (detto antropoprosopo), il poppatoio, l'anforetta dalla forma assai inconsueta, brocche, vasetti di terracotta, balsamari di vetro, lucernette pure di terracotta, coltelli ed infine delle stanghette di ferro, dette cavicchi, che servivano a tenere insieme il lettino funebre sul quale veniva adagiato il morto per esservi cremato.

Palazzo Micheletti, già Paitoni, sorto tra Quattrocento e Cinquecento, fu residenza della famiglia Paitoni, alla quale appartenne Valerio, morto nella rivolta antifrancese del febbraio 1512.









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