giovedì 17 settembre 2015

CICOGNOLA

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Cigognola è un comune italiano situato nell'Oltrepò Pavese, su un colle dominante lo sbocco in pianura della valle Scuropasso, percorsa dell'omonimo torrente, di fronte a Broni. La cima del colle è ornata da uno scenografico castello.

Cigognola è citato nel diploma federiciano del 1164, con cui il territorio dell'Oltrepò settentrionale e centrale venne posto sotto la giurisdizione di Pavia. Da questo si deduce che doveva essere una località fortificata sotto un proprio signore locale (dominus loci). Fu successivamente signoria della potente casata pavese Sannazzaro, principale esponente di parte guelfa in Oltrepò, qui rappresentata da uno dei principali rami della famiglia (i de Cigognola). Nel 1406 furono estromessi, per gli intrighi dei Beccaria di Pavia, che si impadronirono del feudo. Nel 1415 però i Beccaria, coinvolti in una congiura contro Filippo Maria Visconti, conte di Pavia e duca di Milano, ebbero confiscato il feudo, che fu concesso allo scopritore della congiura, Giorgio Aicardi, e ai suoi famigliari, che per il privilegio concesso dai Visconti di assumere il loro cognome, diedero origine alla casata dei Visconti Aicardi, detti anche Visconti Scaramuzza da un soprannome. In realtà agli Aicardi toccava metà circa del feudo di Broni, comprese le terre usurpate ai Sannazzaro, come Cigognola; tuttavia di fatto ai discendenti rimasero, oltre al titolo nominale di conti di Broni, solo Cigognola con le sue lontane dipendenze di Canevino e Albaredo Arnaboldi (su cui ancora avanzavano pretese i Sannazzaro, quietati poi con un indennizzo in denaro).

I Visconti Aicardi Scaramuzza tennero il feudo di Cigognola, fino all'estinzione nel XVIII secolo, dopodiché passò a Barbara d'Adda e al figlio di lei, Alberico XII Barbiano di Belgioioso, ultimo feudatario di Cigognola. Il feudalesimo infatti fu abolito nel 1797. I feudatari avevano estesissimi beni a Cigognola, comprendenti anche il castello: in epoca napoleonica furono acquistati dai Gazzaniga e passarono per eredità agli Arnaboldi-Gazzaniga e agli attuali proprietari, Brichetto-Arnaboldi.

Il 23 marzo 1919 Benito Mussolini fondò in Piazza San Sepolcro a Milano il "fascio di combattimento". Fu così che quando sorse il fascismo, queste leghe e cooperative appena nate e conquistate attraverso lotte e sacrifici, diventarono subito dei focolai di resistenza ed il fascismo trovò grosse difficoltà ad imporsi in Oltrepò. Alla fondazione ufficiale del fascismo in Italia partecipava il professor Giovanni Masnata di Stradella che l'11 aprile 1919 fondò il "fascio stradellino", il primo della provincia di Pavia. Dopo vari tentativi falliti, la direzione provinciale del Partito Fascista riuscì, all'inizio del 1921, ad instaurare la dittatura anche nell'Oltrepò Pavese. Alla vigilia della "Marcia su Roma", l'amministrazione socialista di Cigognola (come avvenne anche per gli altri Comuni dell'Oltrepò) si dimise mentre la minoranza popolare dovette accettare, suo malgrado, i nuovi padroni. Lo squadrismo presente in Oltrepò costituì la struttura militare a sostegno del nascente regime, con tre legioni: l'ottava con sede a Stradella, la nona, denominata "Montebello", con sede a Voghera e la decima ("Monte Penice"), con sede a Varzi. Inizia così la dittatura fascista per Cigognola e tutto l'Oltrepò. Le squadre fasciste avevano armi, mezzi di trasporto, il tacito consenso di Carabinieri e Polizia per cui fu possibile per loro avere il sopravvento anche sui lavoratori più sovversivi come lo erano i contadini dell'Oltrepò Pavese e moltissimi antifascisti finirono in carcere o furono costretti ad espatriare. Il regime fascista raggiunse l'apice dei consensi negli anni Trenta quando Mussolini conquistò l'Etiopia (1935-1936); ben presto però l'Italia, per volere del Duce, entrò nella Seconda Guerra Mondiale al fianco dei tedeschi. L'esercito italiano fu sconfitto in Libia, in Grecia, in Etiopia ed in Russia. Fu subito chiaro come questa guerra, iniziata con l'appoggio dei tedeschi di Hitler, stesse diventando una guerra al loro servizio. A cavallo tra il 1942 ed il 1943 anche le truppe tedesche furono sonoramente sconfitte in Russia ed in Africa; crollò così il mito dell'invincibilità delle armate naziste. La situazione in Italia era drammatica: particolarmente difficile era la situazione nelle grandi città come Milano, Torino, Genova, Pavia e Voghera: ogni notte centinaia di vittime e migliaia di sfollati a causa dei continui bombardamenti aerei. Gli sfollati si rifugiarono così ancora una volta in Oltrepò, ritenuto zona più sicura, provocando disagi notevoli anche agli abitanti del posto. Problemi grossi dovuti alla scarsità di mano d'opera (essendo gli uomini impegnati nella guerra) portarono allo sfruttamento del lavoro femminile e minorile. Un elemento che assunse una grande importanza in questa situazione fu la stampa, arrivata dalle città anche in Oltrepò. Infatti, grazie ad essa, le idee avverse al regime cominciarono ad espandersi a macchia d'olio.
In un simile contesto di malcontento e disagio, la fine del fascismo era alle porte; la popolazione aveva maturato la capacità di mobilitarsi per distruggere l'ultima istituzione nazifascista, la Repubblica Sociale Italiana. Il contenzioso avviato agli inizi degli anni Venti e mai spento negli anni successivi stava per arrivare al suo epilogo. Sarà grazie alla RESISTENZA ed alla durissima e commevente lotta partigiana che il sogno della liberazione dai fascisti si realizzerà.

Le prime proteste del popolo si manifestano nella primavera del 1943 attraverso scioperi nelle fabbriche. Così fecero le maestranze della Cementifera di Broni, grazie soprattutto all'iniziativa delle donne che, nonostante divieti e minacce, avviarono la lotta e la inoltrarono per alcuni giorni. Fu questo uno dei primi segnali di protesta dell'Oltrepò Pavese. In seguito a tutte queste pressioni, unitamente allo sbarco anglo-americano del 10 luglio in Sicilia, il Duce viene arrestato. La notizia provoca in tutta Italia manifestazioni di gioia ed entusiasmo del popolo; anche in Oltrepò, vengono distrutti i simboli del regime fascista. Ma il 16 settembre 1943, il Duce, liberato dai Tedeschi, annuncia la formazione di un nuovo governo che prenderà il nome di Repubblica Sociale Italiana (con sede a Salò) e promette che spazzerà via "i traditori" del 25 luglio. Attraverso i famosi "bandi Graziani", i giovani vengono chiamati alle armi, con le buone o con le cattive maniere. Ma ormai l'animo partigiano e gli ideali antifascisti sono vivi in tutta la popolazione e la determinazione di schiacciare le forze nemiche è alta. Iniziano così, in tutta Italia, gli anni del terrore caratterizzati da scontri, guerriglie, torture, fucilazioni, evasioni.....

L'episodio che segna la storia di Cigognola si ricollega a quel lasso di tempo che precede la liberazione, fine delle illusioni nazi-fasciste. Nell'autunno del 1944, avendo i nazi-fascisti individuata la presenza di una radiotrasmittente nel castello di Cigognola, procedettero all'occupazione del luogo con forze della Sicherheits Abteilung. Questa unità faceva parte della 162° Divisione Germanica ed "era un corpo di polizia politica che aveva il compito di torturare e di uccidere più che di fare la guerra. Era sorto a Voghera per opera di Alfieri, un ex colonnello di aviazione divenuto tristemente famoso per le sue atrocità, cui più avanti sarebbe succeduto il colonnello Fiorentini. Vi si arruolarono uomini attempati e ragazzi. Molti purtroppo, assetati di sangue e di strage. A noi giungeva l'eco delle loro scelleratezze, catture, saccheggi, incendi, distruzioni, violenze, soprusi di ogni genere" scrisse Don Rino Cristiani. Ad occupare Cigognola fu il tenente Livio Campagnolo con le sue squadre, coadiuvato dal sergente Serra. Questi stazionarono nel castello per quasi sei mesi durante i quali si resero autori di indescrivibili atrocità. Il 20 marzo 1945 la liberazione era alle porte e la Sicherheits lasciava Cigognola nelle mani dei militi della Brigata Nera, in buona parte originari del luogo e assai meno feroci. Annotava mons. De Tommasi:" Da Cigognola scendono carri di ogni ben di dio della Sicherheits, hanno svuotato il castello che ora viene occupato dai militi della Brigata Nera". La formazione nazi-fascista vi ritornò però il 22 aprile per l'estrema resistenza prevista contro la calata dei partigiani. Dall'opera "Le brigate Garibaldi nella resistenza", al documento n°752 si legge: "a Cigognola la lotta è stata dura e lunga; gli uomini della 6° brigata che avevano circoscritto fin dall'alba il fortilizio nemico riuscirono ad occuparlo dopo un combattimento durato ben dieci ore".

La costruzione del castello di Cigognola viene fatta risalire al secolo XIII, ad opera dei Sannazzaro, in una posizione strategicamente importante, a guardia della Valle Scuropasso. Oltre alla sua posizione strategica per l'avvistamento, il castello possedeva anche due cerchia di mura atte, l'una, meno fortificata,ancora oggi ben visibile sul versante della Chiesa parrocchiale, a dar rifugio al popolo in caso di attacco. L'altra, più robusta, corrispondente al manufatto volto a sud, nel quale fu ricavato il portale d'ingresso al cortile del castello a difendere il castello stesso . La costruzione era anche dotata di un ponte levatoio che serviva ad attraversare uno scavo, detto "falsa braza", posto fra le due cerchia murarie e completamente diverso dai tradizionali fossati dei castelli di pianura. La parte più antica della costruzione si presenta verso nord- est, ed è contrassegnata da mattoni di cotto a vista e pietre di notevole dimensione. La rocca si accresce materialmente, adeguandosi alle esigenze difensive, ma la sua posizione la pone al centro delle continue lotte locali che devono lasciare vistosi segni se tra il 1444 e il 1447 la famiglia Astori, investita dallo Scaramuzza Visconti della terra di Cigognola, fa "riparare il castello che andava in rovina". La parte di edificio volgente a sud è di epoca successiva. Essa dovrebbe risalire al 1663, come testimonia una lapide in pietra bianca infissa nella muratura; la sua formazione fu certamente dovuta alle mutate esigenze d'uso del castello che, da prettamente difensivo si fece, col trascorrere dei secoli, residenziale. Nel cortile del castello è presente un finto pozzo con una sottostante cisterna, usata un tempo per la raccolta dell'acqua piovana, nella quale, durante il periodo nazifascista, venivano gettati, dopo averli torturati, i partigiani. Il vero pozzo si trova a poca distanza e forniva acqua potabile per gli abitanti del castello. Il più consistente rimaneggiamento, effetto dell'epoca romantica ottocentesca, è dovuto alla famiglia Arnaboldi. E' grazie agli Arnaboldi si intraprendono una serie di lavori per "ridurre all'antica" il fortilizio. Con queste opere di risanamento il castello fu definitivamente trasformato in una dimora di villeggiatura. L'intervento, svoltosi in tempi differenti, riguarda inizialmente il ripristino dell'immagine medievale della rocca: le mura vengono ornate alla ghibellina e si procede alla costruzione dell'imponente torre quadrangolare conclusa alla sommità da beccatelli coronati da merli ghibellini. Sotto a tanto coronamento vengono aperte, su ogni lato, due finestre ogivali. La torre viene eretta seguendo le forme di quella superstite della rocca di Stradella. Alla fine dell'800 il conte Bernardo Arnaboldi prosegue l'intervento. L'attenzione si sposta sul cortile e su alcune sale interne che vengono ornate con decori di gusto medievaleggiante. Labili tracce di queste decorazioni sono ancora visibili dopo l'incendio del 1982 che distrusse completamente l'interno del castello.

Nel 1623 papa Urbano VII, su espressa richiesta dei Visconti Scaramuzza, erse l'oratorio di S. Bernardo Abate, fino ad allora di privato possesso della famiglia, in parrocchia. Posto a breve distanza dal muro più fortificato del castello, questo oratorio si presume che esistesse già nel secolo XIV durante il dominio dei nobili Sannazzaro. Nel 1718 il conte Giuseppe Visconti Scaramuzza provvederà al restauro ed ampliamento della chiesa parrocchiale; in quella occasione vennero innalzati gli altari attuali, dotati di marmo, e probabilmente anche il campanile. Al termine della bufera napoleonica, Cigognola entrerà a far parte della ricostituita Diocesi di Tortona, staccandosi da quella di Piacenza. La chiesa conserva inoltre un dipinto raffigurante S. Mauro Abate, risalente al secolo scorso opera del pittore Rodolfo Arata; un'altra valida opera si trova nella pala ad olio dell'altare della B.V. della Cintura, raffigurante la Vergine con angeli e santi, opera del secolo XVIII realizzata dal pittore genovese Giovanni Evangelista Draghi, su commissione della contessa Barbara d'Adda.

L'oratorio di Vicomune, oggi Parrocchia, dipese sempre dalla Parrocchia di Cigognola.
L'oratorio, dedicato a S. Rocco, era già esistente nel 1518 e nel 1625, per comodità degli infermi, si celebrava la messa sia nei giorni festivi che nei feriali. Dal questionario pastorale del 1878 si apprende che detto oratorio aveva un solo altare e, in quel periodo non vi si celebravano funzioni ad eccezione di una messa festiva. La crescita della popolazione ed il disagio causato ai fedeli dal doversi recare sino a Cigognola per le Sacre funzioni, porteranno alla costituzione della nuova parrocchia di Vicomune che sarà eretta il 10 ottobre 1943 ed affidata a don Ernesto Guarnoni.

Il Parco delle Rimembranze è un simbolo emblematico di Cigognola, punto panoramico di straordinaria bellezza raggiungibile attraverso l'omonimo Viale.

Qui ippocastani secolari e cedri del Libano guidano i visitatori lungo un percorso di incredibile piacevolezza: raggiunto il Parco lo sguardo potrà spaziare sulle valli sottostanti fino a perdersi nell'orizzonte e scorgere, nelle limpide giornate primaverili la catena montuosa delle Alpi e le vetta del Monte Rosa.

All'interno del Parco, inoltre, è possibile ammirare il Monumento ai Caduti delle due Guerre.

Di significativa importanza è lo storico Pozzo di Talanca. Le opere di costruzione del Pozzo Comunale di Talanca con annesso abbeveratoio risalgono, come riportato da alcuni documenti dell'epoca, all'anno 1859.

La fonte di Talanca ha avuto primaria importanza per la vita cittadina di Cigognola in epoche passate, quale sorgente naturale di inestimabile valore e risorsa dalle proprietà benefiche e addirittura miracolose.

Oggi il Pozzo di Talanca rappresenta uno dei punti più caratteristici del borgo grazie alla vista che si estende sulla Vallescuropasso. Il Pozzo viene utilizzato, oggigiorno, quasi esclusivamente per scopi agricoli.

Il Comune è costituito da tre frazioni: Cigognola capoluogo, Vallescuropasso e Vicomune. Queste due ultime frazioni sono entrambe poste in pianura: l’una costeggia le rive del torrente Scuropasso e si trova ad est del centro principale; l’altra, situata invece a nord-ovest, è denominata Vicomune e la sua origine è probabilmente romana: “Vicum Viae” perché era precisamente un “vicum” che sorgeva a lato della via costruita da Paolo Emilio, detta tuttora Via Emilia.


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