martedì 1 settembre 2015

PERTICA ALTA

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Pertica Alta è un comune sparso situato nell'alta fascia della provincia e appartiene alla Comunità Montana della Valle Sabbia.

L'origine del nome è da ricercarsi nell'usanza longobarda di erigere dai famigliari di un guerriero caduto o disperso in battaglia, lontano da casa, una pertica sormontata da un simulacro di colomba rivolta verso il luogo dell'accaduto.

Il comune di Pertica Alta fu creato nel 1928 dalla fusione dei comuni di Bel Prato, Livemmo e Navono.

Popolazioni preromane come i Celti dovettero sicuramente abitare questa valle. Il loro ricordo è rimasto nei nomi di alcune località, come Avenone che ricorda i Galli Vennoni.
Anche i Romani dovettero mostrare interesse per la Pertica, assegnandone il territorio ai veterani degli eserciti imperiali, come ricorda lo stesso nome, essendo la pertica un’antica unità di misura proprio romana.
Al tardo periodo imperiale (IV-V secolo d.C.) sembrano ascrivibili numerosi frammenti di embrici, pesi da telaio e qualche moneta di bronzo occasionalmente riportati alla luce da scavi o smottamenti naturali presso l’abitato di Avenone e quello di Forno d’Ono.
Il Cristianesimo dovette affermarsi a fatica in queste valli riposte, tenacemente legate alla tradizione romana e quindi pagana. Solo in età carolingia (VIII-IX secolo) ebbe luogo l’edificazione dei primi centri di culto della nuova religione, le pievi, fra le quali quella di Savallo. Da essa le comunità della Pertica dipesero religiosamente fino al XIV secolo, quando iniziarono a mostrare il desiderio sempre più marcato di rendersi autonome.
Fu infatti in quel periodo che nei centri di Avenone, Levrange e Ono Degno sorsero piccoli ospizi per i viandanti o cappelle votive soggette alla pieve e dedicate rispettivamente a S. Bartolomeo, S. Martino e S. Lorenzo.
Nello stesso periodo si andò delineando anche una più precisa organizzazione amministrativa e economica delle tre comunità.
La vera novità fu data dalla nascita del comune come entità politica autonoma costituita dai capifamiglia. L’origine della Universitas Comunis Pertichae Vallis Sabii, comprendente anche le comunità dell’odierna Pertica Alta, quale solida struttura politico-amministrativa, risale certamente al XIV secolo, poiché nel 1382 essa si dotò di propri Statuti tesi a regolare le attività politiche e quelle economiche.
Il secolo XIV fu apportatore di un’altra grande novità per i borghi della Pertica, la cui economia era da sempre basata sulle attività agricolopastorali, vale a dire la lavorazione del ferro, destinata a accrescere il benessere dei montanari, tanto che nel XVII secolo lungo il corso del Degnone sorgevano due forni fusori e numerose fucine.
La costruzione del forno fusorio più antico risale al 1320, quando Lanfranco Alberghini, discendente da nobile famiglia di parte guelfa riparata a Marmentino durante l’assedio della città di Brescia da parte dell’imperatore Federico II, scelse le rive del Degnone per impiantare una nuova attività.
Fu però il figlio Bertolino a portare a termine il progetto nel 1335, dando così inizio, con la costruzione delle prime abitazioni per le maestranze e di una piccola chiesa (1338), alla fondazione di un nuovo borgo che prenderà il nome attuale di Forno d’Ono.
La famiglia Alberghini, grazie al commercio del ferro, prosperò a tal punto che nel 1401 Alberghino, nipote di Bertolino, fu investito del feudo comprendente la Pertica, il Savallese e altri territori della Valle Sabbia e della Valle Trompia.
Poco più tardi, nel 1427, anche la Pertica, come tutto il territorio bresciano, entrò a far parte della Repubblica di Venezia. Iniziò in questo modo un lungo periodo di pace e di benessere, grazie soprattutto ai privilegi e alle esenzioni concessi dal governo della Serenissima in cambio di aiuti, ma anche segnato da gravi catastrofi, quali il passaggio delle truppe di Niccolò Piccinino al soldo dei Visconti, che per rappresaglia distrussero nel 1439 l’abitato di Avenone con una o più case torri, la inondazione che colpì Forno d’Ono nel 1460, distruggendo molte abitazioni e danneggiando la chiesa, e, non ultima, la pestilenza del 1630 che decimò la popolazione, risparmiando in tutta la Valle Sabbia solo l’abitato di Ono Degno.
Quando nel 1797 le truppe francesi del generale Bonaparte abbatterono il governo della Serenissima, la Pertica entrò a far parte della Repubblica Cisalpina, divenuta Repubblica Italiana nel 1802 e Regno d’Italia solo tre anni più tardi. Il territorio della Pertica fu assegnato al Dipartimento del Mella e quindi al Distretto delle Fucine, con capoluogo Nozza.
Nel 1814 la dominazione francese fu sostituita da quella austriaca, che si dimostrò ancora più soffocante della precedente per i montanari che rimpiangevano i privilegi loro concessi dal governo di Venezia. I paesi della Pertica, assegnati al Distretto XVII di Vestone, pur già stremati furono oberati da esose imposte e da restrizioni economiche e politiche.
Per questo anche qui, come altrove, fu accolta di buon grado la nascita nel 1861 del Regno d’Italia di Vittorio Emanuele II.
Da quel momento la Pertica ha seguito le sorti di tutto il Paese fino ai giorni nostri, affrontando dure prove quali sono stati i due conflitti mondiali ai quali la popolazione contribuì con un pesante tributo di sangue, come ricordano i monumenti ai Caduti. Il territorio della Pertica fra il 1944 e la fine del secondo conflitto fu anche teatro delle operazioni belliche della brigata partigiana delle Fiamme Verdi intitolata a Giacomo Perlasca, forte di oltre 200 uomini e che contò ben 32 caduti.
Ancor più dolorosa fu la calamità naturale che nel 1959 portò al crollo dell’intero abitato di Levrange. La tenacia degli abitanti, pur così gravemente colpiti, consentì però di ricostruire il paese dopo soli tre anni in un luogo geologicamente più sicuro.

Il comune si posiziona fra la Valle Trompia e la Valle Sabbia, nella piccola valle circoscritta fra i Torrenti Degnone e Tovere. Il territorio di Pertica Alta appartiene storicamente e geografiacamente alla Valle Sabbia. È attraversato dalla strada provinciale SP50 Tavernole-Nozza; questa si diparte dal comune di Tavernole sul Mella e connette la Valle Trompia alla Valle Sabbia attraverso il Passo Termine, punto di confine tra i comuni di Marmentino e Pertica Alta e, per esteso, tra le Valli Trompia e Sabbia. All'interno del comune di Pertica Alta mette in comunicazione gli abitati di Lavino, Odeno, Livemmo e Belprato, scendendo poi nel centro di Nozza, frazione del comune di Vestone. Pertica Alta è collegato al vicino comune di Pertica Bassa tramite la SP110 Forno d'Ono-Livemmo, strada che si diparte dall'abitato di Forno d'Ono di Pertica Bassa e, attraversando la borgata di Avenone, si congiunge alla SP50 Tavernole-Vestone a Livemmo di Pertica Alta.

A Livemmo, sede municipale, si possono visitare i ruderi dei forni dove anticamente si fondeva il ferro che veniva trasportato da Collio, in Valle Trompia, attraverso una comoda strada mulattiera che passava per “Crùsh”, Piazze, Valle di Boino e Fusio.  L’industria siderurgica era fiorente perché amministrata e diretta con onestà e sagacia; dovette in seguito soccombere di fronte alla concorrenza del ferro straniero. I territori di Livemmo e Odeno disponevano di una grande quantità di piante di noce, una vera selva. I frutti venivano portati a Livemmo dove per mezzo di un apposito frantoio si otteneva un olio prelibato per i più svariati usi domestici.

Belprato è un balcone sulla valle. Si dice che in origine fosse posto in luogo diverso e che venisse distrutto per opera del mercenario Niccolò Piccinino nel quattrocento. Secondo la tradizione locale l’antico paese si chiamava Aven e si trovava nei prati sottostanti l’odierna strada che porta a Livemmo.

La tradizione chiama Castelletti la zona dove un tempo si trovava un paese distrutto da chissà quale sventura e poi ricostruito nelle contrade di Noffo e Lavino in un tempo imprecisato.

Con Navono si entra nella valle del Tovere e questo paesino dà l’idea di essere l’ultimo piccolo avamposto umano dopo il quale è il regno della selva e della valle regnano. Anche qui ci sono belle case, anche medioevali, di un’antica ruralità benestante con arcate, portali, affreschi e la fontana coperta.

Odeno è tra le più interessanti località della Pertica. Si trova a circa 920 metri sul livello del mare. È costituito da un gruppo di vecchie ma belle case signorili e sorge sopra un piccolo altopiano, in mezzo a prati e boschi. Aveva anche un castello che dominava la sottostante valle del Tovere, del quale resta soltanto il nome alla località dove sorgeva.

La chiesa di Sant'Andrea risale al XIV secolo. L'architettura del Trecento lombardo si evidenzia nelle monofore romaniche strombate della parete sud e nelle monofore ogivali del campanile.

La pala, opera dello statunitense Woodron Robarge, fu donata dai parrocchiani di Novato (California) all’atto dell'inaugurazione dei restauri (28 giugno 1987) finanziati da Angelo Turrini, la cui famiglia emigrò da Pertica Alta verso gli Stati Uniti d’America alla fine dell’Ottocento. L'affresco più pregevole è quello della Crocifissione da alcuni accostato al Maestro di Nave. Presso la chiesa è stato collocato il sacrario ai caduti nella lotta di Liberazione, i cui nomi figurano su altrettante steli. Poco distante, si può ammirare la settecentesca cappella di Barbaine.
La Parrocchiale di Livemmo è dedicata a San Marco Evangelista, unica parrocchiale intitolata a questo santo in Valle Sabbia, venne ricostruita a partire dal 1490. Il campanile fu eretto nel 1648 da Giacomo Lascioli. All’interno si possono ammirare dipinti di Pietro Marone e Pietro Scalvini, in soase lignee dei maestri della famiglia Pialorsi di Levrange detti Boscaì, autori anche degli intagli degli altari e dei banconi da sacrestia.

La Parrochiale di Odeno consacrata al culto di Sant'Apollonio, domina la vallata del Tovere. Riedificata nel corso del XVI secolo, conserva al proprio interno una pala seicentesca di Giovan Battista Bonomini di Livemmo. Fa bella mostra una soasa di Francesco Pialorsi (1705 circa), realizzata insieme ai Bertoli e agli Obertini.

La Chiesa di Navono edificata a partire dai primi anni del Seicento (1611) è dedicata al Santo Nome di Dio. Contiene opere lignee di Francesco Pialorsi (1724), di Giovan Battista Bonomi (1756) e marmoree degli artisti rezzatesi Paolo Bonpastone e Domenico Tagliani. Sono inoltre presenti dipinti degli artisti Quintini.

L'oratorio di San Rocco collocato sul suggestivo passo che separa Livemmo ad Avenone, venne edificato nel 1630 per voto contro la peste di manzoniana memoria.

La Parrocchiale di Lavino dedicata a San Michele arcangelo, venne realizzata nel periodo compreso tra il 1713 e il 1720. Il tabernacolo è opera dell’artista rezzatese Paolo Bonpastone (1772) e ancona di Carlo Antonio Bragnoni (1775). Di notevole pregio una soasa di Faustino Bonomi (1733) e una pala seicentesca attribuita al Bagnadore. Nel locale adibito a sacrestia sono conservati due pannelli lignei dipinti datati 1541.

L'oratorio di San Bernardo, edificato nell’arco di tempo compreso tra il 1775 e il 1780 su progetto del bovegnese Bartolomeo Gatta, è localizzato lungo il percorso della vecchia strada che dalle Pertiche conduceva a Nozza.

La Parrocchiale di Belprato dedicata alla devozione di Sant'Antonio abate, raffigurato nella pala dell'altare maggiore, opera di Antonio Paglia, racchiusa in soasa lignea dei Boscaì. Un'altra pala è dell’artista gavardese Francesco Nomenta (1840).

Nel 1999 il Forno di Livemmo, da più di 150 anni in disuso e dimenticato nella boscaglia, del quale si potevano invidiare solo alcune cavità semisepolte (depositi di carbone), è stato oggetto di una ricerca archivistico-documentale da parte dello storico dell’economia Giancarlo Marchesi. Dall’indagine è emersa la complessità dell’apparto architettonico dell’impianto fusorio di Livemmo e la grande importanza rivestita in passato da tale struttura produttiva. Grazie alle mappe ottocentesce è stato possibile risalire all’esatta localizzazione dei vari elementi di cui si componeva il complesso: dalla “macchina” di fusione, il cosiddetto “cannecchio”, ai depositi di carbone, agli spazi di stoccaggio del minerale.
Nel 2001 l’area sulla quale insiste l’antico impianto è stata acquisita al patrimonio comunale di Pertica Alta e, nello stesso anno, è stata oggetto di una operazione di disboscamento.
Nel luglio del 2004 è iniziata una attenta e mirata campagna di scavi guidata dall’archeologo Brogiolo. L’équipe che ha condotto le operazione di scavo si prefiggeva di riportare alla luce almeno una parte dei resti dell’impianto fusorio. Grazie a tale campagna, nell’estate 2004 è stato possibile far emergere la struttura del “cannecchio”, vale a dire la “macchina” fusoria.
Tale ritrovamento ha un’importanza notevole nel campo dell’archeologia industriale, poiché il Forno di Livemmo è l’unica struttura fusoria del Bresciano che abbia conservato l’aspetto primordiale, cioè quello descritto dagli statuti di Valle Sabbia del 1573. Infatti il Forno fusorio di Livemmo, posto lungo il torrente Tovere, è una testimonianza viva dell’attività che per secoli ha animato l’economia delle valli bresciane.
Ad una analisi attenta emerge che la località di Livemmo ha visto nascere il “cannecchio”, vale a dire l’altoforno “alla bresciana”, il tipo di impianto metallurgico che costituì, per i tre secoli dell’età moderna, un vero e proprio primato tecnologico degli operatori mierario-metallurgici delle valli bresciane.

La situazione del mercato occupazionale di Pertica Alta riflette i rapidi e profondi mutamenti avvenuti, negli ultimi decenni, nel mondo sociale e in quello del lavoro. Nell’arco di un ventennio, l’occupazione nel settore agricolo è diminuita costantemente, non trovando però compensazione nella crescita degli altri settori.
La popolazione di Pertica Alta trova attualmente occupazione nei maggiori centri del fondovalle valsabbino (Vestone, Casto, Pertica Bassa, Sabbio), dove a partire dagli anni Settanta del Novecento si è sviluppato un importante tessuto di piccole e medie imprese dedite in particolare ad attività legate ai settori siderurgico e meccanico.
Il territorio del comune di Pertica Alta è indubbiamente un’area a forte potenzialità turistica: il patrimonio naturale e quello storico-artistico, rappresentano varie opportunità che in questa fase vengono sfruttate solo parzialmente. Infatti il flusso turistico al quale è legata la realtà di Pertica Alta interessa soprattutto week-end o vacanze brevi vacanze estive. Di richiamo è anche la manifestazione legata al Carnevale di Livemmo.

Le caratteristiche strutturali dell’agricoltura di Pertica Alta sono il risultato delle condizioni naturali, sociali e giuridiche che hanno agito nel tempo sul settore. Dal Dopoguerra ad oggi, l’agricoltura ha subito una profonda evoluzione. Molte aziende troppo piccole, non strutturate e poco redditizie sono scomparse, spesso in occasione dell’avvicendamento generazionale. I pochi giovani rimasti hanno avuto, in qualche fortunato caso, la possibilità di ampliare le aziende e procedere ad una ristrutturazione. Nonostante la razionalizzazione di cui si accennava più sopra, l’agricoltura di Pertica Alta è ancora caratterizzata da piccole imprese a gestione familiare.
Date le caratteristiche del paesaggio, il settore di produzione principale è rappresentato dall’allevamento bovino. Comparto che permette di valorizzare la superficie agricola utile, costituita per buona parte da prati naturali e pascoli, ai quali si aggiungono i pascoli alpestri e 6 malghe di proprietà comunale.
Il contributo dell’agricoltura all’economia di Pertica Alta va però ben oltre la produzione di alimenti e va valutato in funzione del suo ruolo multifunzionale. Appunto per questo, nel territorio delle Pertiche l’agricoltura va vista quale fornitrice non solo di prodotti naturali, ma anche di un servizio. In quest’ottica le prestazioni del settore primario si estendono alla salvaguardia del paesaggio e delle aree naturali di pregio, fino alla trasmissione alle nuove generazioni del patrimonio di cultura e tradizioni della terra (saperi), di cui fanno parte i tipici prodotti agricoli.


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