mercoledì 28 ottobre 2015

CILAVEGNA




Cilavegna è un comune di Pavia.

Il territorio di Cilavegna si presenta prevalentemente pianeggiante, contraddistinta da un'unica grande area boschiva (il "Bosco Oliva") che oggi è tutelato dall'amministrazione comunale che ne conserva la proprietà ma che l'ha concesso in affidamento ad un'associazione di appassionati locali con la finalità di un progetto per la ricostruzione di un bosco composto da specie autoctone.

Il nome di Cilavegna si trova per la prima volta in un documento del X secolo, in cui era citato come "Cilavinnis". Il nome, nei secoli successivi, si trasformerà via via in "Celavegna, Cellavegna, Cillavegna, Cellavigna". La prima parte del nome, "cella", è un toponimo che fa riferimento all'abitudine in epoca romana di costruire anche lungo le strade secondarie, una delle quali passava per Cilavegna, delle celle, o depositi, per l'annona militare; la seconda parte del nome, "vegna", fa riferimento alla cultura della vite particolarmente adatta a terreni non ancora irrigui. I due termini ci portano al significato finale del nome del paese: "Deposito presso le vigne".

Nel diploma di Federico II dell’8 agosto 1164, fra le terre concesse a Pavia, risulta anche Cilavegna, compresa nel Comitato di pomello, che costituiva il dominio feudale dei conti palatini; la concessione verrà rinnovata da Enrico VI nel 1191, Ottone I nel 1209 e da Federico II rispettivamente nel 1219, 1220 e 1230.

Cellavegna è citata nell’elenco delle terre del contado di Pavia nel 1250 come appare alla contea Lomellina, parte integrante del principato di Pavia.

Nel 1315 Pavia cadde in potere dei Visconti, che riorganizzarono il territorio in podesterie, i cui podestà erano eletti dal principe. Cilavegna fu sede di podesteria.

Nel 1355 alcuni documenti (Diplomi di Carlo V) confermarono il possesso di questi luoghi alla famiglia Beccarla, all’ultimo dei quali, Castellino, il duca Filippo Maria Visconti confisca il feudo e lo passa a Francesco di Castelbarco che a sua volta, lo cede ad Alberto Maletta, discendente dei conti palatini.

Nel 1395 Gian Galeazzo Maria Visconti fu creato duca di Milano dall’imperatore e il contado pavese venne eretto contea separata.

Nel 1447 la contea di Pavia passò agli Sforza.

Il feudo subì confische e reintegrazioni durante le guerre d'Italia; comunque dopo il 1525 la signoria di Cilavegna pare appartenesse agli Antellani, che si estinsero nel 1615. Cilavegna fu acquistata nel 1636 dai Taverna, conti di Landriano, ed a loro rimase fino all'abolizione del feudalesimo (1797).

Nel 1532 Cilavegna era stata staccata dal Principato di Pavia (cui apparteneva la Lomellina) e unita coi paesi vicini al nuovo Contado di Vigevano o Vigevanasco. Esso passò dal Ducato di Milano al Piemonte sabaudo nel 1743 (la Lomellina già nel 1707). Nel 1818 il Vigevanasco fu riunito alla Lomellina e nel 1859 entrò a far parte della provincia di Pavia.

Le origini della chiesa parrocchiale dei santi Pietro e Paolo risalgono al X secolo, dato tra l'altro confermato dagli scavi eseguiti in loco nel 1942 che hanno inoltre evidenziato come la struttura attuale, in gran parte risalente al XII secolo, sia una ricostruzione sulla precedente. La costruzione è stata però fortemente alterata nell'attuale stile barocco a partire dal 1669 a seguito di ampliamenti eseguiti a favore della popolazione aumentata.

La Chiesa dedicata a Sant'Antonio abate, risale al periodo romanico ed è ancora oggi posta nella parte meridionale del paese, lungo la strada che conduceva ad una porta che proprio da questa chiesa prendeva il nome.

La Chiesa di Santa Maria, nota anche col nome di Chiesa della Madonna del Santo Rosario,  venne eretta nel XV secolo ed interamente ricostruita a partire dal 1640. Caratteristica interessante è la pianta a croce greca con tre altari, di cui uno dedicato a San Giuseppe e l'altro al beato Alberto Calvi da Cilavegna, vescovo di Savona, le cui reliquie sono conservate all'interno del tempio. Gli affreschi interni risalgono al XVII secolo e raffigurano tra gli altri San Vincenzo Ferreri ed altri santi domenicani. Presso l'altare maggiore è conservata una statua d'epoca seicentesca rappresentante un Cristo morto. La chiesa venne sconsacrata nel Settecento ed utilizzata come deposito per il legname, per poi essere recuperata e restaurata in tempi successivi.

La Chiesa della Beata Vergine di Oropa venne realizzata su progetto di don Giovanni Del Console che però riuscì a terminarne solo l'abside, assieme al presbiterio ed al campanile.

Realizzata nel XVII secolo, la chiesa della Madonna del Carmine è contraddistinta da una pianta ad un'unica navata con due altari laterali e quello maggiore realizzato in marmo. Di rilievo sono anche il coro in legno e l'acquasantiera del Quattrocento.

Dell'originario castello di Cilavegna, risalente con tutta probabilità al X secolo, oggi rimangono solo poche tracce labili. Della primitiva rocca rimane oggi una traccia architettonica nell'area del palazzo comunale che sorge proprio sulle rovine dell'antico castello: nello specifico l'ingresso è contraddistinto da un torrione massiccio con una porta arcuata che corrisponde all'antico ingresso del fortilizio.

Il castello costituisce il nucleo del piccolo borgo. L'entrata al castello avviene attraverso un ponte levatoio ed un piccolo pontile per i pedoni. La storia racconta cose misteriose sui sotterranei del castello: trabocchetti e pozzi dalle cui pareti fuoriescono lamine per torturare gli sventurati che cadono in disgrazia al feudatario. Questo è rappresentato oggi dal moderno palazzo municipale, sulla cui facciata occidentale è identificabile, nel settore centrale della stessa, un torrione massiccio (nella foto) - in cui s'apre l’ingresso - nel quale il Rampi, storico locale, ha voluto ravvisare la traccia superstite della primitiva rocca.

Come la maggior parte dei paesi lomellini, fino alla metà del XX secolo la maggior parte della popolazione si dedicava prevalentemente all'agricoltura. L'insediamento di numerosi e moderni impianti industriali, in particolare meccanici, tessili e calzaturieri, ha modificato quasi completamente l'assetto economico del paese e molte sono state le energie e la creatività impiegate per riuscire ad acquisire il giusto valore in campo nazionale ed estero. Cilavegna ha dato i natali a Pietro Conti, che nel XIX secolo realizzò il tachigrafo, prototipo della macchina da scrivere, e a Mario Pavesi, creatore dell'omonima, grande industria dolciaria. Nonostante la crescente industrializzazione, si mantiene alto il valore della tradizione agricola scandita dai ritmi di una natura generosa che vede nella produzione dell'asparago la sua punta di diamante.


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