giovedì 12 novembre 2015

OLEVANO DI LOMELLINA




Olèvano di Lomellina è un comune italiano della provincia di Pavia in Lombardia. Sorge a circa 800 m dalla riva sinistra del fiume Agogna in una zona pianeggiante al centro della Lomellina. L'abitato, che conserva l'aspetto del tipico borgo rurale, si sviluppa con pianta dispersa attorno alle strade provinciali SP 57 e 14. Stazione ferroviaria sulla linea Alessandria-Milano.

Un famoso storico lomellino dell'ottocento descriveva la popolazione lomellina come gente buona, laboriosa, proba ed istruita ma con lo spiccato difetto delle liti per ragioni di proprietà, è proprio in una sentenza del 10 luglio 789, emessa a seguito di una di queste liti, che viene citata per la prima volta una località di nome Orevanum. L'origine del borgo sembra essere tuttavia molto più antica: alcuni storici fanno derivare il nome di Olevano da Aula Laevorum, cioè Corte dei Levi, antiche popolazioni liguri che abitavano queste zone un millennio prima di Cristo; altri, forse con maggior ragione, derivano l'etimo dalla voce celtica Ianum, cioè pianura, o meglio dall'espressione Ol Ebam, con la quale i Celti avrebbero indicato la pianura nella valle.

I ritrovamenti archeologici effettuati nel 1892 nei pressi della cascina Melegnana ed in località Dosso di Francia e nel 1903 in località Mortizza hanno portato alla luce numerosi sepolcreti con i relativi corredi funebri di epoca gallo-romana, confermando che la zona orientale del territorio comunale era attraversata da un'antica strada romana che dal Sempione portava a Genova.

Nulla si conosce delle vicende del borgo sotto la dominazione dei Longobardi e dei Franchi. Nel 1014 lo ritroviamo citato in un diploma di Enrico II col nome di Olivolum, nell’elenco delle terre concesse al Vescovo di Vercelli. Nel corso del XI sec. entrò a far parte della Contea di Lomello, che, sotto la guida di Ottone, conte del Sacro palazzo di Pavia, si andava estendendo su tutto il territorio dell’attuale Lomellina. Nel 1164 l'imperatore Federico Barbarossa concesse il feudo ad Uberto de' Olevano, ammiraglio, giurista ed abile negoziatore dell'impero, capostipite della nobile famiglia Olevano, che pur perdendo i diritti feudali, conservò le numerose proprietà, dominando ininterrottamente dal poderoso fortilizio olevanese fino al XIX secolo.

Con l'avvento della signoria Sforzesca il feudo fu concesso nel 1467 agli Attendolo Bolognini che condivideranno i redditi del feudo camerale con la famiglia Beccaria (del ramo di Santa Giuletta) fino al 1630, quando, estinti questi ultimi, poterono riunire nelle loro mani le rendite del feudo. Nel 1688 fu acquistato interamente da Lorenzo Taverna, conte di Landriano e signore di Cilavegna, ed i suoi discendenti rimasero Signori di Olevano fino alla fine del feudalesimo (1797). Per quanto riguarda l’istituzione comunale, i delegati di Olevano parteciparono alla congregazione del principato di Pavia tenutasi a Pieve del Cairo nel 1566 in cui venne definito il corpo amministrativo delle comunità del Principato di Pavia.

A seguito della guerra di successione spagnola, nei primi mesi del 1707 (ma ufficialmente con il trattato di Utrecht, del 17 aprile 1713), l'Austria consegnò a Vittorio Amedeo II la Lomellina ed il 18 marzo Olevano e le altre comunità prestarono giuramento di fedeltà e omaggio al nuovo signore, entrando a far parte del regno sabaudo. In tale anno conta 525 abitanti.

Nel corso del Settecento Olevano cambiò volto: i marchesi Olevano trasformarono l'antico castello (di cui avevano mantenuto il possesso nonostante non fossero feudatari del luogo) in una comoda villa, ricostruirono con l'aiuto di tutta la popolazione una nuova chiesa ed intrapresero importanti opere di bonifica e canalizzazione, estendendo la coltivazione del riso.

Durante la parentesi napoleonica Olevano fu inserito nel dipartimento dell'Agogna, distretto di Vigevano e nel 1818, con l'istituzione della provincia di Lomellina, ne entrò a far parte. Nello stesso anno fu anche trasferito nella diocesi di Vigevano.

Dopo la seconda guerra di Indipendenza (1859) e l'annessione al regno di Sardegna delle province della Lombardia, Olevano ricadde sotto la provincia di Pavia, mandamento di San Giorgio. Dopo la costituzione del Regno d’Italia, nel 1863, cambiò la denominazione in Olevano di Lomellina (R.D. 15 marzo 1863, n 211) per distinguerlo dagli altri comuni recanti lo stesso nome: Olevano Romano e Olevano sul Tusciano.

Il Castello Medievale sorse, come la maggior parte degli altri fortilizi lomellini, verso il Mille per far fronte alle invasioni degli Ungari; ben presto fu ulteriormente fortificato, dotato di alte torri e di un fossato ad acqua corrente, che in parte sussiste anche oggi. Fu più volte distrutto o danneggiato ma sempre ricostruito e riparato. Gli assalti più noti cui venne sottoposto sono quelli del Barbarossa verso la metà del XII secolo, di Facino Cane nel 1404, delle truppe francesi nel 1557 e degli austro-piemontesi del 1745.

Nel 1758 Gerolamo III de Olevano affidò al suo architetto di fiducia, il pavese Lorenzo Cassani, il compito di sistemare il castello trasformandolo in comoda abitazione. L'artista, seguendo la moda del tempo, la cosiddetta poesia delle rovine, venuta dall'Inghilterra, seppe fondere gli antichi edifici medievali con la nuova costruzione realizzata secondo le forme del barocchetto.

Il romantico complesso è immerso in un caratteristico parco ben curato: a sud ha l'aspetto di una bella villa settecentesca mentre a nord presenta l'originaria fierezza delle fortificazioni medievali.

Il corpo murario è del Quattrocento ma l'alta torre a base scarpata risale al XII secolo: è alta 23 metri, coronata da una merlatura ghibellina ed ornata da una cornice seghettata e da due finestrelle in cotto, una monofora ed una bifora. L'accesso avviene attraverso un massiccio portone carraio, ai piedi della torre; sotto l'androne una lapide marmorea rievoca le vicende storiche del castello.

La facciata meridionale segue le forme tranquille ed armoniose delle ville piemontesi dello stesso periodo: ampie finestre incorniciate ed una doppia rampa di scale ne costituiscono gli elementi principali e si armonizzano perfettamente con il romantico giardino ottocentesco.

Annessa al castello è la piccola Chiesa del SS Salvatore, ricordata fin dal XII secolo e restaurata nel 1718.

Dal castello, per la via Uberto de Olevano, si raggiunge il palazzotto padronale chiamato tradizionalmente Castelvecchio. Ha pianta rettangolare con i muri perimetrali scarpati; la sua costruzione risale probabilmente al seicento quando doveva servire da residenza per le famiglie che detenevano i diritti feudali. Ora fa parte di un'azienda agricola San Giovanni che comprende anche una grandissima cascina a corte chiusa con stalle, fienili, case a schiera ed una casa padronale ottocentesca.

Nel centro del paese sorge la chiesa di San Rocco, un tempo oratorio della Confraternita dei SS. Rocco e Sebastiano. La costruzione, risalente al tardo medioevo come farebbe pensare l'alta navata finestrata, ha pianta a croce latina ed una sola navata con volta a botte. Il coro ed il transetto furono aggiunti alla fine del XVII secolo e nel 1830. L'edificio è stato recentemente restaurato e risanato (2006).

Sul lato esterno della chiesa è addossata l'antica sede del comune che ora ospita la Biblioteca; fino al 1965 esisteva un grazioso portico con volta a vela, sacrificato per rendere più agevole la viabilità sulla strada provinciale.

Seguendo la strada principale in direzione di Mortara, troviamo la Chiesa Parrocchiale, dedicata a San Michele Arcangelo. La primitiva chiesa romanica, ricordata nel 1259, divenne parrocchia nel XV secolo. Nel 1733 i feudatari olevanesi diedero avvio alla costruzione di una nuova chiesa, completata undici anni dopo.

Il progetto venne affidato all'architetto Lorenzo Cassani illustre esponente del barocchetto pavese. Nella chiesa l'artista espresse nuove tecniche architettoniche e decorative, trasformando la pesantezza del barocco milanese nella tranquilla sobrietà neoclassica. La facciata è giocata leggermente sulla linea curva con ampie finestre decorative.

L'interno, a pianta ellittica con inseriti quattro rettangoli corrispondenti all'ingresso ed ai tre altari, fu affrescato fra il 1897 ed il 1904 dai pittori Luigi Morgari, autore della "Lotta di San Michele contro le forze maligne", raffigurata sulla volta, e Vincenzo Boniforti, a cui viene attribuita la "Cena del Signore" che troneggia sul coro. L'altare maggiore, realizzato con forme barocche in un unico blocco di marmo, custodisce un bellissimo crocefisso ligneo risalente al Medioevo.

A sinistra si trova un pulpito barocco con confessionale in noce, mentre più avanti si apre l'altare della Madonna del Rosario, dove si ammira una statua lignea della Vergine, eseguita dal maestro Michele Tiraboschi nel 1741, e quattro tele, raffiguranti Sant'Agata, Santa Lucia, Sant'Apollonia e Santa Margherita, attribuite al pittore pavese Carlo Antonio Bianchi (sec. XVIII).

Dello stesso artista sono anche le quattro tele, raffiguranti San Ponzio, Sant'Antonio e due angeli, conservate nell'altare di destra dedicato ai SS. Gioachino ed Anna. Da quest'ultimo altare si accede alla cappella della Beata Vergine di Settembre e del Deposito, dove si ammira una statua lignea del cinquecento.

La sacrestia conserva antichi libri e documenti dell'archivio parrocchiale, raccolti fin dal 1595. L'alto campanile risale al 1749.

Di fronte al Castello, sorge il Museo di Arte e Tradizione Contadina.

Il museo raccoglie gli oggetti più significativi del mondo contadino lomellino dall'Ottocento agli anni sessanta del Novecento. Esso è ospitato in un edificio rurale ristrutturato, un tempo adibito a stalla e fienile.

La tradizione contadina fonda le sue radici nella madre terra, sono quindi i ritmi della campagna e delle stagioni ad accompagnare il visitatore lungo il percorso espositivo che è stato articolato in 5 aree didattiche: il ciclo dei lavori in campagna, ambienti di vita domestica, antichi mestieri artigianali, ambientazione stalla e scuderia, esposizione mezzi agricoli pesanti.
Al primo piano il percorso di visita inizia con la primavera, stagione dedicata alla sistemazione del terreno , dove sono esposti gli attrezzi utilizzati per l'aratura, l'erpicatura e la semina del mais e del riso.

Proseguendo nel periodo estivo, quando il terreno comincia a produrre i suoi frutti, si incontrano gli attrezzi usati per la fienagione, la monda, la mietitura, la trebbiatura e un angolo dedicato alla mondina forestiera.
L'estate sfuma nell'autunno con i lavori sull'aia meno faticosi di quelli nei campi e con i primi raccolti a rinvigorire le stanche braccia dei lavoratori. L'autunno e l'inverno sono i mesi dove la terra riposa , mentre il contadino si dedica alla raccolta e taglio della legna, all'uccisione del maiale per fare i salami, all'imbottigliamento del vino.
A questi lavori stagionali verranno affiancati alcuni mestieri tipici dell'artigianato rurale di fine Ottocento: il falegname, il cardatore ed il carradore.
Sempre al piano primo sono stati arredati due spazi abitativi tipici dell'intimità domestica delle case contadine di un tempo: la cucina e la camera da letto , dove trova spazio anche un espositore che raccoglie i semplici giocattoli con i quali si divertivano i bambini delle passate generazioni.
La visita prosegue al piano terra dove in una parte dell'ex-stalla sono esposti i finimenti del cavallo da tiro, del bue, della mucca e gli attrezzi usati dal maniscalco e dal mungitore.
All'esterno sotto il porticato sono esposti i mezzi agricoli più grossi e pesanti tra cui la mietilega, la trebbiatrice ed il selezionatore di sementi.

All'incrocio delle strade provinciali per Cergnago e Zeme, sorge la piccola chiesa della Beata Vergine Assunta, costruita verso il 1880 come cappella gentilizia della famiglia Zorzoli che verso la metà dell'800 acquistò la metà delle proprietà degli Olevano. La chiesa ha una sola navata ed un solo altare con un affresco del 1887 raffigurante l’Assunzione in cielo della Vergine del pittore Paolo Maggi.

L'attività principale è costituita dall'agricoltura con la predominanza della coltivazione del riso; marginali sono le coltivazioni di mais, tabacco e la pioppicoltura. Sul territorio comunale sono presenti alcune aziende artigianali operanti nel settore della carpenteria metallica e della lavorazione della materie plastiche.


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