lunedì 4 gennaio 2016

1973

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Nell'anno in cui nascevo succedeva.....
la crisi segnava la fine dei trenta gloriosi, ovvero di un enorme periodo di crescita economica, il maggiore che l’occidente abbia conosciuto a partire dalla fine della guerra. Occorre tuttavia chiedersi se il 1973 fu davvero la fine dei trenta gloriosi.
Quella del 1973 non è stata una crisi economica in senso proprio. L’interpretazione più diffusa è quella che vede confluire in essa tre crisi parziali, che insieme crearono una situazione di crisi diffusa.
È stata una crisi petrolifera, cioè una crisi settoriale, come era accaduto in passato con crisi agricole e industriali che avevano accompagnato lo sviluppo, senza tuttavia determinare una crisi complessiva. Così nel 1973 entrò in sofferenza un settore molto importante per l’economia, quello energetico e petrolifero. Fu anche in qualche modo una crisi economica o meglio la spia di una crisi economica, diversa tuttavia da quella del 1929. Fu un momento di passaggio e di difficoltà, perché appena due anni prima, nel 1971, c’era stata la grande svolta della fine del sistema di Bretton Woods, che aveva accompagnato complessivamente i rapporti finanziari e monetari dal dopoguerra.
Fu anche una crisi militare, infatti nel 1973 inizia la guerra del Kippur, che fu un momento di quel lungo conflitto arabo israeliano che costituisce, insieme a quello del Kashmir la più lunga dinamica di guerra presente nel mondo dopo il 1945. Sono le due aree in cui ancora oggi vi sono tensioni e conflitti. Sono anche guerre a bassa intensità rispetto ad altre, ma la loro durata nel tempo, soprattutto il conflitto arabo israeliano, ha un significato politico da tenere in considerazione.

Dal punto di vista militare, immediatamente prima della crisi del ‘73 nascono nell’area dei nuovi regimi militari, frutto di colpi di stato: la Libia (1969), il Sudan, la Siria e l’Iraq (1968). Sono quattro aree che negli anni a noi più vicini sono gli epicentri di maggiore crisi, fatta eccezione per l’Afghanistan che arriverà successivamente. Si tratta di un elemento importante per cercare di capire il lungo periodo. Il fatto che ancora oggi in queste aree vi siano tensioni e conflitti non vuol dire necessariamente che vi sia un legame causale tra le crisi di allora e le crisi di oggi, ma certamente vanno valutate nel lungo periodo le modalità di comprensione e di percezione di quei colpi di stato. All’epoca questi rovesciamenti politici in gran parte sono stati visti dalla sinistra con atteggiamento positivo, perché significavano la fine di regimi vecchi, arretrati e monarchici e quindi, benché fossero colpi di stato, si presumeva che fossero di stampo progressista. È un elemento importante da considerare, perché in tempi lunghi si può osservare che certi fallimenti di questi nuovi regimi apriranno le porte a un nuovo grande tema, che è quello della rinascita e della presenza nuova dell’Islam, con la rivoluzione iraniana del 1979. Non bisogna poi dimenticare che nel 1972, un anno prima della guerra del Kippur, c’è stato l’episodio nuovo e dirompente alle Olimpiadi di Monaco in cui un commando di terroristi dell’organizzazione palestinese Settembre Nero prese in ostaggio e uccise alcuni atleti israeliani.

È opportuno valutare anche quale legame esiste tra la crisi militare e quella petrolifera, per vedere se la prima produce, crea e favorisce la crisi petrolifera oppure se è la crisi petrolifera che precede, che crea le basi per questo conflitto.
Sicuramente la crisi petrolifera viene utilizzata nel corso del conflitto, perché l’uso politico del prezzo del petrolio costituisce un elemento importante che accompagna le vicende militari. Occorre tuttavia vedere chi trae vantaggio prevalentemente da questa crisi petrolifera, se i paesi ricchi, i paesi produttori o le multinazionali. Su questo ci sono risposte abbastanza diverse. Anche dal punto di vista militare occorre valutare se ne trae vantaggio Israele o i paesi arabi. Spesso in questo lungo conflitto si è visto che chi vince militarmente perde politicamente. Era stato certamente così nel ’56, forse non nel ’67, forse è così ora, questa è un’altra questione da affrontare.
Le interpretazioni su questo punto sono molteplici e diverse; alcuni sostengono che non vi è un legame tra guerra e crisi petrolifera, perché è la pressione occidentale verso i paesi produttori quello che costituisce il dato di continuità rispetto alla crisi petrolifera. Altri sostengono che non c’è un legame forte, anche se la guerra è un’occasione per poter passare, rispetto al petrolio, da un pieno controllo occidentale a una maggiore autonomia dei paesi produttori, come effettivamente accadde, di cui la guerra sarebbe quindi l’occasione e non la causa o l’effetto. Qualcuno dice invece che c’è un legame molto forte perché il desiderio di guadagno dei paesi dell’Opec spinge a legare fortemente la crisi petrolifera con l’occasione della guerra. Altri evidenziano che il fulcro della crisi petrolifera si colloca nel 1970-71, nel grande confronto con la Libia che, con il nuovo regime, pone nuove condizione, determinando un nuovo assetto dei rapporti di forza tra le “Sette sorelle”; questo ci fa vedere come all’interno dell’Opec ci fossero divisioni tra i paesi più moderati e quelli più radicali. Altri sostengono che il petrolio è l’arma principale utilizzata nel corso della guerra, più importante per gli effetti che avrà, anche nei rapporti di potere nell’area, dei risultati militari. Quindi ragionare sul rapporto guerra-petrolio è assai importante, cercando di tenere un po’ insieme le diverse interpretazioni, per capire quanti elementi diversi di causalità siano presenti in questo evento.
È interessante vedere gli effetti di lungo periodo della crisi, ovvero valutare se questa “quasi crisi” avrà effetti molto profondi, anche se non eclatanti, negli anni successivi.
Dal punto di vista economico gli anni successivi saranno quelli della grande inflazione, della contrazione dei consumi, della recessione, di quella che sarà chiamata stagflazione.
Sul terreno petrolifero si verifica un aumento dei prezzi e anche dei profitti in maniera un po’ differenziata. Ci saranno soprattutto nuovi accordi, da cui deriveranno effetti di breve e lungo periodo. Occorrerà porsi la questione di chi ci guadagnerà, se l’Opec o le “Sette sorelle” o entrambi, perché spesso dietro ai giudizi su quanto accadde si trova uno sguardo più ideologico che economico.
Da un punto di vista militare, cinque anni dopo vi furono gli accordi di Camp David che sembrarono allora una grande speranza e un’opportunità nuova per porre fine al conflitto arabo-israeliano, che invece poi farà diventare cronica la questione palestinese in modo diverso.
Altri effetti di lungo periodo sono da mettere in evidenza: a partire da questa crisi comincia in occidente il processo di terziarizzazione e di delocalizzazione, soprattutto delle strutture industriali, qualcosa che sarà molto più chiaro successivamente negli anni Ottanta; è appena all’inizio, in quegli anni, il processo di informatizzazione. È negli anni Settanta infatti che nasce l’information technology.
La crisi petrolifera finisce negli anni Ottanta. Se davvero è così, forse più che una crisi è stato un evento dirompente che ha avuto effetti importanti come un sasso nello stagno, con effetti diversi nel breve, nel medio e nel lungo periodo. E quindi forse è qualcosa di diverso da una crisi ciclica.

Anche in Italia vi è una forte percezione della crisi. Si parlava allora di austerità. Le foto di città prive di automobili e popolate da ciclisti, così come gli articoli di giornale sull’austerità si sono ripetuti per mesi; tuttavia guardando l’andamento e la crescita della disoccupazione, ci si accorge che non era così forte come nella crisi attuale, anche se effettivamente la disoccupazione era aumentata. C’erano attese con forti interrogativi sul futuro, ma nello stesso tempo ci si rendeva conto che a parte la domenica in cui si andava in bicicletta, invece che in macchina, tutto sommato la vita continuava nello stesso modo. Non è un caso che già pochi anni dopo, con l’emergere in Italia, per esempio, del terrorismo e della violenza, la crisi del ’73 abbia perso centralità nei ricordi complessivi del decennio.

La crisi energetica del 1973 fu dovuta principalmente alla improvvisa e inaspettata interruzione del flusso dell'approvvigionamento di petrolio proveniente dalle nazioni appartenenti all'Opec (l'organizzazione dei paesi esportatori di petrolio) verso le nazioni importatrici del petrolio. L'evento scatenante fu la guerra del Kippur, fra Egitto, Siria e Israele.

Nell'ottobre del 1973, il giorno dello Yom Kippur, l'esercito egiziano attaccò Israele da sud, ovvero dalla penisola del Sinai di concerto con quello siriano che attaccò invece da nord, dalle alture del Golan. Israele si trovò in grave difficoltà durante i primi giorni della guerra, ma dopo i primi momenti di smarrimento iniziale l'esercito israeliano risultò vincente su entrambi i fronti, tanto da minacciare Il Cairo.

La guerra finì dopo una ventina di giorni con la proclamazione di un cessate-il-fuoco tra le due parti. Contemporaneamente all'inizio dei combattimenti, gli stati di Egitto e Siria furono aiutati e sostenuti dalla quasi totalità dei Paesi arabi e anti-americani, che raddoppiarono il prezzo del petrolio e diminuirono del 25% le esportazioni, per ammonire l'occidente a non appoggiare Israele, appoggiato però dagli Stati Uniti. Ed è per questo motivo che i Paesi Arabi appartenenti all'Opec bloccarono le proprie esportazioni di petrolio verso gli Usa e l'Olanda fino al gennaio 1975.

Questo processo portò all'innalzamento vertiginoso del prezzo del petrolio, che in molti casi aumentò più del triplo rispetto alle tariffe precedenti. I governi dei Paesi dell'Europa Occidentale, i più colpiti dal rincaro del prezzo del petrolio, vararono provvedimenti per diminuire il consumo di petrolio e per evitare gli sprechi. In Italia il governo, presieduto da Mariano Rumor, varò un piano nazionale di “austerity economica” per il risparmio energetico che prevedeva cambiamenti immediati: il divieto di circolare in auto la domenica, la fine anticipata dei programmi televisivi, la riduzione dell'illuminazione stradale e commerciale. Insieme a questi provvedimenti con effetti immediati, il governo impostò anche una riforma energetica complessiva con la costruzione, da parte dell'Enel, di centrali nucleari per limitare l'uso del greggio.

In Europa Occidentale la crisi energetica portò anche alla ricerca di nuove fonti di approvvigionamento, che diede anche risultati positivi: la Norvegia trovò sui fondali del mare del Nord nuovi giacimenti petroliferi. Ci fu poi un forte interesse verso nuove fonti di energia alternative al petrolio, come il gas naturale e l'energia atomica per cercare di limitare l'uso del greggio e quindi anche la dipendenza energetica dai Paesi detentori del greggio. Infatti si diffuse la consapevolezza della fragilità e della precarietà del sistema produttivo occidentale, le cui basi poggiavano sui rifornimenti di energia da parte di una tra le zone più instabili del pianeta. E le conseguenze della crisi energetica non tardarono a manifestarsi anche sul sistema industriale, che a causa delle politiche di austerità applicate a partire da quegli anni nei Paesi occidentali non conobbe più i tassi di crescita registrati nei decenni precedenti. Negli Stati Uniti la situazione fu meno problematica, data la minor dipendenza energetica dai Paesi Arabi produttori di greggio. Nell'Europa dell'Est gli effetti della crisi furono gravi, perché mancavano i soldi per trasformare e modernizzare gli impianti industriali, che si avviarono a una lenta decadenza.

Per quanto riguarda invece i Paesi arabi detentori dell'oro nero, le conseguenze della crisi energetica furono positive perché le entrate degli Stati aumentarono in maniera considerevole, anche se spesso questa maggiore disponibilità finanziaria non portò considerevoli vantaggi alla popolazione. Per esempio tra Iran e Iraq - due Paesi produttori di petrolio - scoppiò una guerra con gravi lutti per la popolazione civile. Ma questi combattimenti posero fine anche alle alte tariffe petrolifere perché Arabia Saudita e altri Paesi dell'Opec aumentarono l'estrazione di petrolio e quindi il prezzo del greggio diminuì. La “crisi energetica del 1973” poteva dirsi conclusa.

La crisi energetica cambiò certamente la mentalità della popolazione su alcuni importanti temi. Si diffuse una maggior consapevolezza dell'instabilità del sistema produttivo e si rivalutò l'importanza del petrolio, che non fu più visto come l'unica fonte di energia possibile. Con la crisi energetica del 1973 cominciarono ad entrare nel vocabolario comune nuove parole come 'ecologia' e 'risparmio energetico', simboli di un cambiamento della mentalità della società europea.



Coscritti famosi:
Giancarlo Fisichella nasce a Roma il 14 gennaio 1973. Milita nei campionati nazionale e internazionale di kart otenendo un notevole numero di vittorie prima di raggiungere nel 1991 la sua prima squadra corse, la Formula Alfa Boxer. Successivamente partecipa per tre stagioni alla Formula 3 italiana.

Salvo Sottile nasce a Palermo il giorno 31 gennaio 1973, figlio di Giuseppe Sottile, ex capocronista del Giornale di Sicilia. Segue le orme nella professione del padre e comincia a lavorare molto presto, nel 1989, all'età di 17 anni seguendo i maggiori processi.

Matteo Salvini nasce il 9 marzo del 1973 a Milano. Iscrittosi alla Lega Nord a diciassette anni, ottiene il diploma classico al liceo "Manzoni" di Milano, e nel 1992 si iscrive alla facoltà di Storia dell'Università Statale (senza concludere gli studi).

Eva Herzigova nata il 10 marzo 1973 a Litvinov, Repubblica ceca, che ha lasciato nel 1989, anno della Rivoluzione di Velluto, è diventata fotomodella per caso.

Il portiere polacco Jerzy Dudek nasce il 23 marzo 1973 nella città di Rybnik. La sua carriera inizia con le squadre Concordia Knurow e Sokol Tychy (1995); dopo poco tempo passa alla più nota squadra del Feyenoord di Rotterdam.

Nato il 4 aprile 1973 a Castel San Pietro (BO) Loris Capirossi si appassiona alle moto già in tenerissima età. Sale sulle prime moto da fuoristrada quando ha appena cinque anni, dimostrando subito talento e imparando a dosare il gas.

Alessandro Preziosi nasce il 19 aprile 1973 a Napoli da una famiglia di avvocati. Laureatosi in Giurisprudenza, partecipa nel 1996 a una puntata dello show "Beato tra le donne", presentato da Paolo Bonolis, vincendola.

Heidi Klum, modella di fama internazionale, nasce a Bergisch Gladbach, piccolo centro vicino Colonia (Germania) il giorno 1 giugno del 1973. Assunta a dea dell'Olimpo delle supermodelle internazionali negli anni '90, ha poi esteso e prestato le sue qualità artistiche nei campi del fashion design.

Federica Mogherini nasce il 16 giugno del 1973 a Roma, figlio di Flavio, regista e scenografo. Conclusi gli studi superiori, si iscrive all'Università La Sapienza della Capitale, facoltà di Scienze Politiche, per laurearsi - dopo un viaggio Erasmus compiuto in Francia, ad Aix-en-Provence.

Giorgio Pasotti nasce a Bergamo il 22 giugno 1973. La sua è una famiglia benestante in cui si condividono passioni, successi e delusioni. Grazie al padre, profondo conoscitore delle arti marziali inizia un percorso di studio e apprendimento sia nel karate che nel kobudo e nel wushu.

Alessandra Moretti nasce il 24 giugno 1973 a Vicenza. Appassionatasi alla politica fin da adolescente, diventa nel 1989 segretaria dell'Associazione Studenti della sua città natale: è la prima donna a ricoprire questo ruolo. Dopo essersi laureata con una tesi in Criminologia in Giurisprudenza.

Mariastella Gelmini nasce a Leno, in provincia di Brescia, il giorno 1 luglio 1973. Dopo aver frequentato il liceo Manin di Cremona e per un breve periodo il liceo Bagatta di Desenzano del Garda, consegue il diploma presso il liceo privato confessionale Arici.

Nato a Bologna il 12 luglio del 1973, Christian Vieri è figlio d'arte: suo padre Roberto ha giocato in diverse squadre importanti: Sampdoria, Fiorentina, Juventus, Roma e Bologna nel ruolo di mezzapunta, tecnicamente molto dotata.

Simona Bonafé nasce il 12 luglio del 1973 a Varese. Dopo avere frequentato l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, iscritta alla facoltà di Scienze Politiche, si trasferisce in provincia di Firenze, a Scandicci, dove lavora come giornalista e collabora con numerose testate.

Monica Lewinsky l'ex stagista della Casa Bianca, diventata famosa per la sua relazione con l'ex-presidente americano Bill Clinton che quasi costò la poltrona di quest'ultimo, è nata il 23 luglio 1973 a San Francisco, da una famiglia benestante di ebrei tedeschi.

Il cantante Giovanni Di Tonno, conosciuto con il nome d'arte Giò Di Tonno, nasce a Pescara il 5 agosto 1973. Inizia presto ad approcciare la musica: a soli otto anni studia pianoforte.

Filippo Inzaghi nasce a Piacenza il giorno 9 agosto 1973. Campione del mondo con la squadra nazionale nel 2006, a livello di club è stato campione d'Europa con il Milan, nel 2003 e nel 2007, e campione del mondo per club sempre nel 2007.

Javier Adelmar Zanetti nasce a Buenos Aires il giorno 10 agosto 1973. Esordisce nel mondo del calcio professionistico nel 1991 nella primavera del Talleres de Remedios de Escalada. L'anno seguente passa in prima squadra, sommando 17 presenze e siglando 1 rete.

Maria Giuseppina Cucciari - in arte Geppi - nasce a Macomer (in provincia di Nuoro) il giorno 18 agosto 1973. Ex atleta di pallacanestro (ha giocato anche in serie A2), nel 2000 entra a far parte del laboratorio Scaldasole.

Marco Materazzi nasce a Lecce il 19 agosto 1973. Il padre Giuseppe era calciatore in Serie A negli anni '70 e ha poi allenato, nella sua carriera di tecnico, diverse squadre: Cerretese, Rimini, Benevento, Casertana, e nella massima serie, Pisa, Lazio, Messina, Bari, Padova, Brescia, Venezia.

Giovanni Vernia nasce a Genova il 23 agosto 1973. Lì vive e siccome è un giovanotto "che è studente che studia che si deve prendere una laura" (Totò Peppino e la Malafemmina) si Laurea in Ingegneria Elettronica col massimo dei voti.

Ilaria D'Amico nasce nella Capitale, il giorno 30 agosto 1973. Frequenta il corso di studi in giurisprudenza all'Università La Sapienza di Roma. Nel 1997, appassionata di sport e soprattutto di calcio, trova spazio all'interno della trasmissione televisiva "Giostra dei Gol" che conduce.

Fabio Cannavaro nasce a Napoli il 13 settembre 1973. Secondo di tre figli inizia subito a giocare al calcio e, alla tenera età di otto anni, entra nell'Italsider di Bagnoli, dopo avere speso, fino a quel momento, gran parte del suo tempo a scorazzare pallone al piede.

Nata a Stoccolma (Svezia) il 21 settembre 1973, Filippa Lagerback, dopo una carriera di fotomodella ha intrapreso la strada dello spettacolo, lanciata da uno spot pubblicitario. Debutta nel cinema in Italia con il film "Silenzio si nasce" (1996) di Giovanni Veronesi.

Federico Pizzarotti nasce il 7 ottobre del 1973 a Parma. Appassionato di judo fin da bambino (lo pratica per dieci anni) e di computer.

Michele Salvemini, meglio noto come Caparezza, nasce a Molfetta, in provincia di Bari, il 9 ottobre del 1973. Cantautore e rapper italiano, è considerato ormai dal 2000 una delle voci della musica tra le più talentuose del panorama nazionale.

Vincent Candela nasce il 24 ottobre del 1973 a Bédarieux. Cresciuto calcisticamente nel Montpellier, con il quale diventa campione di Francia a nemmeno diciassette anni (senza mai giocare), inizia la carriera di calciatore professionista nel 1992 al Tolosa.

Ines Sastre nata il 21 novembre 1973 a Valladolid (Spagna), la celebre modella ha cominciato presto la sua carriera. A dodici anni già compare in uno spot televisivo per una catena di fastfood e viene immediatamente notata dal regista Carlos Saura che la sceglie per recitare in "El dorado" con Lambert Wilson.

Cristina Zavalloni nasce a Bologna il 21 novembre 1973. Al termine degli studi liceali decide di dedicarsi professionalmente alla musica, allo studio del canto e della composizione classica.

Nata a Roma il 24 novembre 1973, Paola Cortellesi inizia la sua carriera nel mondo dello spettacolo alla giovanissima età di tredici anni: nella trasmissione "Indietro tutta" di Renzo Arbore.


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