venerdì 29 gennaio 2016

IL PASSO DEL GAVIA

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Il Passo del Gavia (2.652 m) mette in comunicazione la valle del Gavia (Valfurva) e l'alta Valle Camonica, ai confini fra le province di Sondrio e Brescia.

È meta turistica frequente di cicloamatori e motociclistici d'estate e con scarso traffico veicolare, soggetto a chiusura invernale.

In prossimità del passo (300 m circa) esiste, unico in Italia, un lembo di Tundra artica, relitto dell'ultima glaciazione (Glaciazione Würm), che copre una estensione di circa quattrocento metri quadrati, disteso su piccoli dossi morenici. Su suoli poligonali esso accoglie specie tipiche come: Polytrichum sexangularis, Salix herbacea, Carex curvula, Loiseleuria procumbens, Ranunculus glacialis, etc. Si tratta quindi di una zona ad alto valore naturalistico, nonché ad altrettanto elevata vulnerabilità, che meriterebbe una considerazione ed una descrizione assai più approfondita.

La salita del Gavia, classificabile come salita alpina lunga, dall'importante dislivello, dall'elevata quota altimetrica raggiunta e con pendenze medio-alte dal versante di Ponte di Legno, è meta frequente di cicloamatori d'estate. Meno duro (più lunga, ma pendenze meno difficili) il versante opposto da Bormio-Santa Caterina Valfurva.

Il Passo di Gavia è stato reso celebre dal Giro d'Italia di ciclismo, in quanto rappresenta una delle salite diventate ormai mitiche, nonostante sia una strada secondaria poco frequentata dal traffico veicolare. È stata Cima Coppi per 7 volte nel 1989, 1996, 1999, 2004, 2006, 2008, 2010.

La prima ascesa risale al 1960, con la celebre impresa del vicentino Imerio Massignan, passato solitario in vetta, ma che dovette cedere al lussemburghese Charly Gaul a causa di ben due forature in discesa, arrivando al traguardo di Bormio con 14 secondi di ritardo e con il tubolare a terra, poiché non aveva potuto sostituirlo in fase finale di gara. Allora la strada era ancora sterrata in molti tratti.

Nell'anno successivo il Giro doveva passare nuovamente dal passo, ma la corsa fu deviata per neve a favore del passo dello Stelvio.

Dopo di allora si tornò a salire il passo Gavia solo nel Giro d'Italia 1988, con una tappa divenuta mitica, corsa sotto un'improvvisa e inaspettata bufera di neve.

Nel 1989 la scalata fu nuovamente annullata per le avverse condizioni meteo mentre nelle edizioni del 1996, del 1999, del 2000, del 2008 e del 2010 si riuscì a transitare regolarmente, nonostante nel 2010 la tappa sia stata in dubbio fino alla mattina stessa della scalata; in quella occasione la salita al passo è stata affrontata, per la prima volta, dal versante di Bormio mentre in precedenza era sempre stata affrontata da quello, ben più difficile, di Ponte di Legno.

La seconda parte della salita al Passo dal versante bresciano di Ponte di Legno è stata asfaltata durante gli anni novanta proprio a causa del passaggio della manifestazione ciclistica.

Oggi, insieme al Passo del Mortirolo che si può percorrere in successione una volta scesi in Valtellina, rappresenta una delle mete più ambite dai cicloamatori.

Il transito sul passo era previsto anche nella 19ª tappa del Giro d'Italia 2013 (Ponte di Legno-Val Martello) assieme al Passo dello Stelvio, ma a causa delle avverse condizioni meteorologiche i due passaggi sono stati annullati e la tappa prima modificata in più punti e poi definitivamente annullata. La medesima tappa è stata riproposta per il Giro d'Italia 2014 e nonostante le condizioni meteo difficili (neve durante il passaggio in vetta), ha visto il transito per primo del colombiano Robinson E. Chalapud Gomez. La salita è stata affrontata dal versante di Ponte di Legno.

Il Passo Gavia, mette in comunicazione nella stagione estiva le province di Sondrio e Brescia, ed è uno dei valichi alpini più alti di tutta Europa.

Il passo è percorribile solo da tarda primavera fino ad autunno inoltrato. Ogni anno appassionati di ciclismo e motociclismo provenienti da tutta Europa scelgono su questa via non solo per le sue caratteristiche morfologiche e naturalistiche ma anche perché il traffico automobilistico è piuttosto scarso.


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